martedì 8 dicembre 2015

Mitomane o burlone?

Dopo la leggenda di Spalletti, ne prendiamo adesso in esame una seconda, quella di Lorenzo Allegranti, anch’egli autista di ambulanze seppure soltanto volontario. Nella notte di sabato 19 giugno 1982 era alla guida del mezzo che intervenne per soccorrere Antonella Migliorini e Paolo Mainardi a Baccaiano. Su istanza di Nino Filastò, difensore di Mario Vanni, il 16 dicembre 1997 (vedi) rese testimonianza in aula. Due erano gli elementi che avevano indotto l'avvocato a richiederne la deposizione. Il primo, comune agli allora giovanissimi colleghi che lo accompagnavano (Allegranti però era già un padre di famiglia), riguardava la posizione di Mainardi al momento dei soccorsi, incompatibile, secondo Filastò, con il racconto di Lotti. Il secondo riguardava delle strane telefonate ricevute dopo il delitto, origine della leggenda della quale qui si sta trattando. Lasciamo la parola allo stesso Filastò (“Storia delle merende infami”):

Allegranti si presenta nella stazione dei carabinieri di Montespertoli qualche giorno dopo il duplice delitto, e dice di aver ricevuto una telefonata. Qualcuno che parlava un italiano corretto, senza inflessioni dialettali, e che quindi non era sicuramente né Pacciani, né Vanni, gli ha telefonato a casa. Ha detto che telefonava per conto della Procura di Firenze, addirittura diceva di parlare dal telefono della Procura, egli si trovava là, voleva sapere che cosa avesse detto il giovane Mainardi durante il percorso in autoambulanza, prima di spirare all'ospedale. Allegranti, che non è nato ieri, risponde che se la Procura vuol sapere qualche cosa da lui, non ha che da convocarlo, lui sarà ben lieto di andare in ufficio e di riferire tutto quello che sa. L'interlocutore, allora, molto irritato dall'atteggiamento del testimone, ha provato ad insistere, poi ha interrotto bruscamente la comunicazione.
I carabinieri verbalizzano. [...]
Il fatto […] si ripete, non una, ma più volte. Lo sconosciuto ritelefona a casa dell'Allegranti, una volta lo raggiunge al suo posto di lavoro. La domanda è sempre quella: "Che ha detto il Mainardi?". Ma nelle occasioni successive l'interlocutore ha un tono più urgente, addirittura minaccioso. "Sono il mostro" dice "rispondi alla mia domanda, altrimenti farò un'altra strage a Baccaiano". Allegranti, benché terrorizzato, lo manda a quel paese. Da bravo e onesto cittadino, qual'è, torna dai carabinieri, riferisce e fa verbalizzare quello che gli è capitato.
Fine luglio 1984. C'è stato da poco il duplice delitto di Vicchio: vittime Pia Rontini e Claudio Stefanacci. Lorenzo Allegranti si trova con la famiglia in vacanza a Rimini, in una pensioncina economica da 'tutto compreso'. Sta cenando tranquillamente […]. "La vogliono al telefono", gli dice il cameriere. […] "Sta' attento" dice la voce, fredda, ma col tono di chi non è abituato a parlare a vuoto, "tu sei un uomo finito". Brusca interruzione della comunicazione.

Nessun dubbio per Filastò che a chiamare fosse stato il Mostro. E se al tempo del processo Vanni l’elemento per lui più importante era la voce del telefonista, differente da quelle sia dello stesso Vanni sia di Pacciani, al tempo della scrittura del libro (2005) ciò che più lo interessava erano i presunti indizi in favore di un mostro poliziotto che le telefonate parevano offrirgli. Questa sua ipotesi, divenuta ormai anch’essa una leggenda, sarà l’argomento di un prossimo post; per il momento limitiamoci a osservare che Filastò non offre alcuna prova che a chiamare Allegranti fosse stato il Mostro, ma esprime soltanto un proprio convincimento personale. In più, come in molte altre occasioni, trucca un po’ le carte, lasciandosi forse trascinare dalla propria formazione di avvocato, per la quale non conta tanto la verità vera quanto quella che si riesce a dimostrare. Anche se, almeno in questo caso, non la dimostra affatto.
Per quale motivo, secondo Filastò, il Mostro avrebbe chiamato Allegranti? Forse il lettore ricorderà che i giornali, dopo aver comunicato, il 21 giugno, la notizia che Mainardi era morto in ospedale senza poter parlare, di concerto con la Procura il giorno dopo avevano fatto marcia indietro, asserendo invece che forse era riuscito a descrivere il proprio assassino. Era un tentativo così e così d’indurre il Mostro a compiere un passo falso (a parere di chi scrive l’astuzia si ritorse contro gli investigatori, ma questa storia la vedremo in un altro articolo).
Lasciamo ancora la parola al libro di Filastò:

C'è un motivo speciale, riguardante l'assassino, per cui lo sconosciuto interlocutore telefonico importuna più volte il povero Allegranti, al punto di terrorizzarlo? Si capisce che c'è. Riguarda appunto quella specie di trappola messa in piedi dalla dottoressa Della Monica. Lui sa bene che quanto meno una parte di verità c'è in quello che hanno pubblicato i giornali. Il Mainardi vivente non è un'invenzione dei cronisti, l'ha visto che si muoveva, mentre stava abbandonando a precipizio il luogo dove aveva compiuto il duplice omicidio. Per questo ha sparato quell'ultimo colpo. Ma è possibile che l'abbia mancato, stavolta gli è mancato il tempo di accertarsi, come nelle altre occasioni, della morte di entrambe le vittime. È più che possibile che Mainardi abbia parlato, durante il percorso per raggiungere l'ospedale. E cosa può aver detto? Qualcosa per lui di molto compromettente, che può portare su di lui l'attenzione degli inquirenti.

Il ragionamento prosegue, ma in questa sede non è il caso di riportarlo, poiché ci condurrebbe troppo all'interno dell’ipotesi del mostro in divisa. Possiamo intanto osservare che, nel viaggio verso l’ospedale, Allegranti guidava nel chiuso della propria cabina, mentre accanto al ragazzo morente c’erano i suoi colleghi. L’informatissimo Mostro poliziotto, in grado persino di scoprire in quale pensione di Rimini avrebbe alloggiato Allegranti nel 1984, non lo sapeva? A dire il vero, però, che lo scopo delle telefonate fosse quello di conoscere le ultime parole di Paolo Mainardi era soltanto un’illazione, come risulta da questo scambio in aula (domanda Filastò, risponde Allegranti): “Senta, ma cosa voleva sapere da lei, questo signore, in particolare?”, “Io penso volesse, penso – non che me l'ha chiesto – che volesse sapere se lui mi aveva detto alcune cose”. Insomma, Allegranti lo sospettava, ma in effetti una domanda in tal senso non gli era mai stata posta, e il racconto di Filastò riportato in “Storia delle merende infami” è dunque censurabile, se non altro perché dà per scontato quello che scontato non è affatto.
Anche sul numero delle telefonate Filastò bara, almeno a giudicare da quanto si venne a sapere durante la deposizione di Allegranti: prima di quella di Rimini non furono molte, ma soltanto due. Lo si deduce dal verbale compilato dai carabinieri di Rimini quando lo stesso Allegranti, il 18 agosto 1984, si recò presso di loro per denunciare la telefonata appena ricevuta in albergo. Lo lesse in aula il PM:

Dopo circa 8-10 giorni dal mio intervento, mentre mi trovavo nella sede della Croce d'Oro, [telefonò] uno sconosciuto [dalla] voce alterata. Il quale, presentandosi come 'il mostro di Firenze', mi avvertiva con la voce: 'Stai attento, che la cosa non finisce qui'. Poi, chiudeva la comunicazione.
Altra telefonata veniva ricevuta dopo 20-25 giorni dalla prima. Questa volta in abitazione, più o meno alla stessa ora della precedente, circa alle 3 di notte. Ed anche con questa, dopo essersi assicurato che stava parlando col signor Allegranti di Montespertoli, mi comunicava: 'Sono il mostro di Firenze, è ora di farla finita'. A seguito della seconda telefonata, mi recai al locale Comando Carabinieri, sporgendo regolare denuncia. Da allora non ho più ricevuto altre telefonate.

È il caso di osservare che, poco prima della lettura del verbale, Allegranti aveva parlato di 10-12 telefonate, e che l’unica sua denuncia ai carabinieri di Montespertoli, cui fa cenno il verbale di Rimini, non era stata rintracciata. In definitiva il testimone non parve troppo affidabile, e Filastò avrebbe fatto meglio a fare la tara ai suoi racconti prima d'interrogarlo e correre il rischio di squalificarne anche la testimonianza sulla posizione di Mainardi.
Per completezza è il caso di riportare queste ulteriori dichiarazioni, tratte da un’intervista pubblicata su “Visto” (vedi) in data imprecisata (comunque dopo il processo), dove Allegranti dimostra di aver letto il libro di Filastò, almeno per la parte che lo riguardava (o forse era stato Filastò ad aver letto l'intervista prima di scrivere il libro):

Al lunedì sono stato ai funerali dei due ragazzi: li conoscevo bene. Alle due del mattino dopo sono stato svegliato da una telefonata. Ho risposto e ho sentito quella voce: «Allegranti, se parla lei è un uomo morto. Farò una strage. Si ricordi: il Mostro colpirà ancora». E ha riattaccato. Una sera dopo cena, mi ha telefonato e mi ha detto: «Sono della magistratura. Siccome lei ha messo a verbale cose diverse da quelle riferite dagli altri testimoni, voglio che mi racconti esattamente tutto quello che sa». E io ho risposto: se vuole questo mi convochi in Procura o dai carabinieri. Al telefono non le racconto un bel niente.

A questo punto proviamo a tirare le conclusioni, magari dopo aver ridato un'occhiata ad alcune delle frasi che il sedicente Mostro avrebbe pronunciato:

Stai attento, che la cosa non finisce qui. 
Sono il Mostro di Firenze, è ora di farla finita. 
Allegranti, se parla lei è un uomo morto. Farò una strage. Si ricordi: il Mostro colpirà ancora. 
Sono il Mostro, rispondi alla mia domanda, altrimenti farò un'altra strage a Baccaiano. 
Stai attento, tu sei un uomo finito.

Il lettore converrà che riesce molto difficile vedere il misterioso assassino mentre pronuncia le frasi precedenti. A parere di chi scrive rimane quindi da risolvere un unico, atroce dubbio: a telefonare era un mitomane oppure un burlone?

40 commenti:

  1. Peccato che la stessa voce sentita dall'allegranti, ovvero voce con accento in perfetto italiano, fu sentita molte altre volte per gli altri delitti.

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    1. devi essertela sognata, quella voce.
      MOLTE ALTRE VOLTE per GLI ALTRI DELITTI?
      Hai le registrazioni? Le hai comparate?
      IO VI MULTEREI PER QUESTI ATROCI COMMENTI.

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    2. Non dimentichiamo la ragione per cui ancora si dibatte su questa "voce senza inflessioni". Gli inquirenti non hanno messo sotto controllo le utenze telefoniche di Allegranti. La Della Monica lo definì un proprio errore. Del resto lei aveva ordito la trappola e poi, non intercettando, l'aveva resa inefficace. Purtroppo il dubbio rimane e forse non è il caso di scaldarsi troppo.

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  2. Oppure, peggio ancora, qualche giornalista privo di scrupoli

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  3. A mio parere Allegranti è una figura attendibile. Non mi sembra un mitomane e nemmeno ha interesse a inquinare le indagini. Dunque se riferisce di tali telefonate deve essere vero. Effettivamente il mdf inviando la lettera al pm Della Monica dimostra di cercare un contatto con gli inquirenti ...e quindi perchè non con i parenti delle vittime, testimoni e le vittime stesse prima degli omicidi? C'è la telefonta ricevuta dalla zia della Cambi, quella ricvuta dall moglie di Spalletti, la testimonianza di Bardazzi....insomma di elementi ce ne sono che avvalorano questa tesi. Questo potrebbe confermare la tesi del mostro che telefona ad Allegranti ... d 'altra parte quale mitomane poteva sapere che Allegranti fosse a Rimini ??

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    1. Non credo tu abbia letto con la dovuta attenzione il mio articolo.

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  4. La storia dei duplici delitti di coppie intorno a Firenze è scandita anche da telefonate....nel '74 ai CC.di B.S.Lorenzo per la famosa borsetta,nell'81 alla famiglia di Spalletti, sempre nell'81 a quella della Cambi,nel triennio '82/'84 ad Allegranti, ancora nell'84 ai CC.di Vicchio nell'immediatezza del relativo duplice delitto ed infine il tal Franco a casa della magistrato che però in quel periodo era già uscita dalle indagini.... forse ce ne sono altre...non ricordo...
    Sono quindi da ritenere inattendibili solo quelle ad Allegranti allora....

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    1. ma Allegranti disse che gli telefonarono mentre era in vacanza, cosa può centrare una telefonata del genere, fatta anni dopo il delitto di baccaiano, con i delitti del Mostro?

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    2. Le uniche attendibili, a mio modesto e del tutto personale parere, sono quelle alla Ghiribelli e alla Nicoletti...

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  5. Credo più che altro che il problema con l'allegranti siano state le sue stesse dichiarazioni. Secondo me non è vero che ritrovò il mainardi nel sedile posteriore insieme alla fidanzata. Secondo me gli dissero di dire così e per questo fu minacciato, ma la verità era che si trovava sul sedile anteriore come dissero i testimoni. Non si trascinò dietro per raggiungere la fidanzata come da lei ricostruito.
    Emiliano

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    1. Si legga bene le deposizioni dei tre ragazzi che materialmente estrassero Mainardi dall'abitacolo. Mi chiedo come lei possa pensare che si fossero sbagliati.

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    2. Eppure se è comprensibile che a processo non si sia dato credito alle loro dichiarazioni perché in contrasto con le affermazioni di lotti, non capisco il perchè delle pressioni quando vennero interrogati subito dopo il delitto. Perché tre ore di torchiatura per convincere martini a dichiarare il falso sulla posizione del mainardi? C'è qualcosa che non torna in questo. Perchè gia subito dopo il delitto collocare il mainardi davanti era considerato di estrema importanza? E anche le minacce ad allegranti comunque la si voglia vedere riguardavano proprio questo punto: la posizione del mainardi.
      Emiliano

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  6. Mi spiego meglio: non è giustificabile solo per la diversità delle affermazioni dei testimoni che videro un uomo accasciato sul volante. Sarebbe stato molto piu semplice, se si trattava di avere uniformità delle versioni, dire che i testimoni da lontano e di ritorno da una festa si fossero sbagliati piuttosto che contraddire 3 i volontari della croce rossa che estrassero i corpi e che quindi sicuramente sanno con certezza dov'era il mainardi. E questo fu fatto ancora prima della ricostruzione del delitto. Non ha senso.
    I casi sono due: o i volontari mentono per qualche motivo. Oppure era di fondamentale importanza per qualcuno che il corpo dell'uomo fosse separato da quello della donna.
    Emiliano
    Emiliano

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    1. Guardi che quasi sempre la verità è molto più semplice di quello che si pensa. Subito dopo il delitto fu evidente a tutti che Mainardi era alla guida quando fu aggredito. Erano tanti gli elementi che lo provavano, dal fatto che il finestrino infranto era l'anteriore alle macchie di sangue. Conciliare tali evidenze con quello che dicevano i paramedici era fuori dalla portata degli inquirenti di allora, che tanto volpi non dovevano essere. Tantomeno potevano lanciarsi in improbabili e fantasiose ricostruzioni con il Mostro alla guida. Ecco perché non ci vollero credere.

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    2. Bastava dicessero che qualcuno (il mostro stesso o altri) avesse spostato il cadavere sui sedili posteriori. C erano mille modi per giustificare la cosa, uno dei quali è la sua stessa ricostruzione col mainardi che ferito che si trascina dietro.
      Qualcuno voleva a tutti i costi che uomo e donna risultassero separati perché era quella la "firma" del mostro. Chi era questo qualcuno e perché era cosi fondamentale?
      Emiliano

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    3. Mi dispiace ma su questa strada non la seguo.

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    4. Ma lei che è così attento ai dettagli sa perfettamente che quando interviene l'autombulanza e c è notizia di reato e in particolar modo reati gravi, l 'autombulanza viene seguita dalla volante e appena i barellisti scaricano il ferito sono immediatamente interrogati. infatti le testimonianze dei carabinieri dicono che arrivarono mentre i soccorrotori stavano intervenendo. Che avessero trovato dietro il mainardi lo sapevano da subito gli inquirenti, la notte stessa. Nei giorni seguenti furono richiamati al solo scopo di fargli cambiare versione.
      Emiliano

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    5. Non puo venirmi a raccontatare che i barellesti furono interrogati solo giorni dopo e toh che sorpresa il mainardi era dietro.. siamo realisti.
      Emiliano

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    6. I verbali parlano chiaro, essendo datati: il 21 vennero interrogati i ragazzi intervenuti per primi e il 22 i barellieri. Lei comunque fantastichi pure, ormai se ne sono dette di tutti i colori, una in più che differenza vuole che faccia?

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    7. No lei fantastica. I soccorritori furono interrogati subito, in tutti i prontosoccorsi c 'è la postazione della polizia che quando c'è notizia di reato viene allertata e interroga i feriti appena arrivano o non potendo farlo interroga i soccorritori, subito immediatamente. È una regola, è il protocollo che viene seguito anche se vai in pronto soccorso perchè qualcuno ti ha dato un pugno. Mi sta dicendo che non fu fatto in un caso di omicidio del mdf?
      Ma siamo seri o ci stiamo prendendo in giro?
      Emiliano

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    8. Poi è chiaro che sono stati riconvocati successivamente per firmare e completare le dichiarazioni. Ma gli inquirenti sapevano quella sera stessa sia la versione dei testimoni sia quella dei soccorritori. E questo è un fatto. poi se lei vuole mettere la testa sotto la sabbia e dire che quando convocarono i socorrittori giorni dopo che sorpresa fu sapere che il non mainardi era dietro.. faccia pure ma si copre di ridicolo!
      Emiliano

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    9. Ma lei non può sostenere che fino al 22 nessuno chiese niente a barellieri rimanendo serio!!!
      Emiliano

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    10. Oppure non sa nulla di come funzionano queste cose.. in caso di omicidio chi arriva per primo sulla scena del crimine viene sentito subito immediatamente a caldo.
      Emiliano

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    11. E intendo sul posto stesso o al massimo in ospedale! Poi viene riconvocato nei giorni seguenti per completare e firmare le dichiarazioni. Cosi funziona altro che sproloqui
      Emiliano

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    12. Chiedo scusa per il mio ultimo intervento con l'accusa di sproloquio, che ho tolto. Però signor Emiliano, vediamo di chiuderla questa faccenda. Scriva bene come secondo lei è andata e perché, leggendo i suoi interventi mi sono reso conto di non aver capito bene.

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    13. Si figuri in quarantena siamo tutti un po nervosi. Allora. Ricostruzione: i due fanno l'amore davanti con entrambi i sedili reclinati. Migliorini rimette a posto il suo sedile lo fa basculare in avanti e va dietro il sedile del passeggero lasciandolo basculato in avanti per avere piu spazio. Si riveste e da quella posizione "coccola" o fa un massaggio al mainardi alla testa, al collo alla schiena il cui sedile è proprio a quello scopo rimasto reclinato giu e impedendo anche alla migliorini di posizionarsi dietro di esso. Qui parte l'attacco del mostro che uccide la migliorini e ferisce mainardi alla spalla e all'orecchio. Mainardi, col suo sedile ancora reclinato, mette la retro e finisce nel fosso. Il mostro si avvicina spara (attraverso il parabrezza) in testa al mainardi che sta cercando di fuggire e non potendo appoggiare la schiena (il sedile è reclinato) è chino sul volante con la testa vicino al parabrezza girata o per istinto difensivo al momento dello sparo o perché sta facendo la retro e cerca di vedere dietro nel buio dove è finito. Lo sparo lo fa finire supino sdraiato all'indietro sul sedile di guida reclinato. Intanto il sedile davanti del passeggero è caduto sul piede della migliorini o per la manovra o per la caduta nel fosso. Il mostro inserisce la mano dentro al finestrino davanti e spara ancora alla testa del mainardi colpendolo infatti alla mandibola perchè è sdraiato e il proiettile fuoriesce dallo zigomo. Toglie le chiavi dalla macchina. Nota i fari ancora accesi e spara e entrambi. Vedendo sopraggiungere gente si allontana.
      Testimonianze: i ragazzi dicono che il mainardi è sul sedile davanti sdraiato supino e che il sedile è giu reclinato. Quindi non c è contraddizione lui è sul sedile davanti ma in effetti sdraiato a fianco della migliorini perchè il sedile è giu. È ancora vivo. Può senzaltro essere che prima dell'arrivo dei soccorritori si sia trascinato verso la migliorini per un istinto di protezione cosa fattibile per un ferito grave, con l'aiuto anche dell'inclinazione, se il suo sedile è reclinato e quello del passeggero no. Altrimenti coi sedile entrambi in posizione normale è impossibile.
      Credo che sia andata all'incirca così.
      La mia obiezione, e un discorso a parte, meritano le pressioni ricevute ai barellieri per fargli cambiare versione e le telefonate minacciose all'allegranti. Entrambe le cose a mio avviso sospette e non casuali. Dato che come le ho detto le versioni di tutti i testimoni erano gia note quella sera stessa, anche se poi i verbali furono firmati il 21 e il 22.
      Spero di essere stato chiaro.
      Emiliano

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  7. Anticipo una una possibile obiezione. Avendo una torcia il mostro poteva mirare alla testa del mainardi anche coi fari puntati. Comunque il dettaglio non è fondamentale in quanto potrebbe anche aver prima sparato ai fari e poi a lui e dopo aver comunque estratto le chiavi per un motivo che non fosse spegnere i fari. Io propendo piu per la prima perchè aveva fretta di uccidere il mainardi che tentava di scappare in retro. In ogni caso la dinamica rimane la stessa.
    Emiliano

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    1. Le mie obiezioni sono tante, ma lascerei la sua versione così com'è, eventualmente possono intervenire i lettori, e in ogni caso possono giudicare da soli.
      Saluti.

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  8. Emiliano, nella tua ricostruzione ti sei dimenticato delle colature di sangue sul longherone sotto la portiera sx. Per formarsi, attraverso lo sportello, il povero Mainardi doveva trovarsi poggiato al vetro infranto, con il sedile di guida in posizione normale.

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    1. Ma quelle non sono un problema. Il ragazzo dopo il primo attacco del mostro è ferito sanguina e si accascia momentaneamente contro la portiera forse anche con un braccio fuori. Li si formano le colature. Poi si riprende e rimette in moto l'auto per scappare. Le colature sono un ulteriore prova che il sedile fosse abbassato: il ragazzo si sarebbe altrimenti appoggiato più sullo schienale, invece si è appoggiato lateralemente proprio perché dietro non aveva appoggio sanguinando così abbondante sulla parte laterale della portiera.
      Emiliano

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  9. Gargalini, il primo soccorritore che entrò nell'auto dopo aver forzato la portiera dx, ha dichiarato, al processo, sotto giuramento, che il Mainardi era sul sedile posteriore.
    Se poi vuoi farti tornare i fatti a tuo piacimento non apporti nulla al ragionamento.

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    1. Forse dovresti leggere almeno quello che ho scritto prima di rispondere perchè è chiaro che non l hai fatto.
      Emiliano

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  10. Se è vero che si trattava esclusivamente di un burlone o mitomane, allora ce ne sono stati perlomeno altri che attraverso il telefono si sono divertiti contro testimoni o parenti di vittime e sospettati. Tralasciando il caso Spalletti, di cui si è già ampiamente parlato, ci fu una telefonata in particolare (a cui si riferiva sempre l'avvocato Filastò) e che riguardava i genitori di Susanna Cambi. Ricevettero codesta chiamata presso l'abitazione di un parente da cui la coppia risiedeva provvisoriamente, poiché la propria abitazione non era utilizzabile per ragioni che ora non ricordo. Anche qui, come nel caso di Allegranti in villeggiatura a Rimini, chi chiamò era a conoscenza di un'utenza telefonica di cui ben pochi potevano possedere il numero, dovendo necessariamente rintracciare delle persone irreperibili in casa propria.

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    1. Non c'è uno straccio di prova che possa far pensare che il Mostro avesse mai telefonato. Nel caso di Susanna Cambi c'è da chiedersi quale sarebbe stato il suo scopo. Personaggi del genere chiamano i giornali per vantarsi delle loro imprese, che motivo avrebbe avuto lui di chiamare la madre della sua vittima? Se poi si va a vedere il modo in cui i due vennero uccisi, niente fa pensare che il Mostro li conoscesse. Si fermarono quella sera per puro caso, certamente l'assassino non era lì ad attendere loro.
      Quindi, se si fa una riflessione serena su quella telefonata, si può spiegare molto più plausibilmente con il tentativo di qualcuno, forse un guardone, che aveva visto la scena del crimine e voleva dire alla donna di avvertire la polizia che andassero lì a cercare i ragazzi. Non chiamò la polizia per paura, visto quel che era successo a Spalletti.
      Se era qualcuno che abitava in zona, poteva sapere che la ragazza alloggiava dalla zia a Firenze. Chi lo sa il perché scelse di chiamare lei piuttosto che i genitori di Stefano?
      Riguardo il misterioso guasto telefonico, sul quale si è fantasticato come se fosse intervenuto qualche spirito, furono probabilmente i maneggiamenti della stessa donna che cercava di recuperare la linea a provocarlo. Mi pare di aver letto tale plausibile spiegazione nel vecchio forum di Ale.

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    2. Ho recuperato il verbale, si era staccato un filo del telefono della donna, che evidentemente aveva smanacciato.

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  11. @Antonio
    "Ho recuperato il verbale, si era staccato un filo del telefono della donna, che evidentemente aveva smanaccia"

    mi farebbe molto piacere se, come correttamente tuo solito, il documento venga messo disponibile in rea download.
    Con tutte le differenze di pensiero e ragioamento che ci accomunano/differenziano, almeno una cosa ci unisce: le documentazioni ufficiali come riferimento.

    hzt

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  12. ERBALE DI SOMMARIE INFORMAZIONI
    TESTIMONIALI RESE DA:
    P. Maria, nata a Firenze il e ivi
    residente in via Scarlatti .
    L’anno 1981 il giorno 24 del mese di ottobre, in via
    Scarlatti 10, innanzi a noi sottoscritti ufficiali di P.S., è
    presente PIERACCINI Maria, in oggetto generalizzata, la
    quale, zia della defunta CAMBI Susanna, riferisce quanto
    segue:
    Ieri mattina, intorno alle ore 10,30, squillava il telefono di
    casa mia ed una voce maschile, con accento toscano e con
    modi educati, appartenente apparentemente ad un individuo
    sui 30/35 anni, che con voce pacata e dalla quale trapelava
    una certa inquietudine, chiese se aveva risposto la Sig.ra
    CAMBI.
    A.D.R. Preciso che al momento della telefonata eravamo
    tutti all’oscuro dell’accaduto.
    A.D.R. Io risposi che la Sig.ra CAMBI era mia sorella, e
    che momentaneamente era a letto perché non si sentiva molto
    bene. Comunque dissi all’uomo che poteva parlare con me.
    Lui insisteva ancora dicendo “Voglio parlare con la signora
    CAMBI per avere dei chiarimenti”. Gli risposi: “Guardi io
    sono la sorella, ma lei vuole dire qualche cosa della
    ragazza?”. Con ciò intendevo dire la Susanna che non era
    rientrata e per la quale eravamo tutti in pena.
    A.D.R. Detto ciò attesi una risposta, [… parte
    incomprensibile o mancante …] telefono, infatti ebbi la
    sensazione che la linea fosse stata interrotta, o meglio che
    fosse caduta o isolata. Preciso che il mio telefono da quel
    momento non funzionò più, ovvero non faceva nessun rumore
    […] io non riuscivo, anche attaccando la cornetta, a riprendere la linea. Preciso anche che sono andata subito da
    una vicina alla quale ho chiesto di telefonare a SIP, cosa che
    ho fatto effettivamente, spiegando l’urgenza che avevo di
    riparare il mio telefono.
    A.D.R. Effettivamente dopo circa 1 ora e mezzo vennero
    gli operai del SIP e mi dissero che il guasto consisteva in un
    filo del mio telefono che si era staccato. Ricordo anche che
    dissero che dopo quella telefonata ne era giunta un’altra, non
    sapevano da dove.
    A.D.R. Sono certa di non aver mai udito prima la voce
    oggetto di questa telefonata.

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  13. Grazie per aver sfatato anche questa leggenda.

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