lunedì 25 maggio 2020

Il tormentone dell'assicurazione (3)


Bonus malus. Tutti i miei lettori certamente sapranno che cos’è il bonus malus. In ogni caso descriviamolo in breve, poi ne esamineremo alcuni aspetti tecnici. Si tratta in sostanza di un meccanismo di calcolo del premio (l’importo da pagare ogni anno) per un’assicurazione RCA. Il meccanismo è semplice: sopra una base che dipende da vari fattori – caratteristiche dell’auto, del conducente, della zona – e che comunque è a discrezione di ogni compagnia, si applica un coefficiente che risulta tanto maggiore quanti più incidenti (detti sinistri) il contraente ha provocato negli anni passati. Vale soltanto il numero degli incidenti, non l’entità dei danni. In alternativa al bonus malus c’è il sistema della franchigia, con il quale il premio non varia a seconda della sinistrosità, ma l’assicurato paga una parte del danno che provoca, con modalità di vario tipo. In tempi recenti si sono affermati anche sistemi misti, che all’epoca non c’erano e che quindi qui non c’interessano.
Il sistema del bonus malus favorisce i conducenti più virtuosi. Le compagnie lo hanno spinto a partire dagli anni ’80 per diminuire il peso delle truffe, tantoché oggi quasi tutte le polizze sono di questo tipo. Ma vediamone il meccanismo. Tutti gli assicurati vengono suddivisi in 18 classi di merito, ognuna delle quali prevede una maggiorazione (classi malus) oppure una diminuzione (classi bonus) rispetto al premio base. La classe del premio base, quella che viene assegnata al neopatentato, è la 14, le classi superiori sono le malus, le classi inferiori sono le bonus. Il passaggio da una classe all’altra viene attuato anno per anno attraverso l’esame di un periodo di osservazione, che corrisponde all'ultimo anno anticipato,
per consentire i conteggi, di due mesi rispetto all’annualità del relativo premio. Se, per esempio, l’annualità inizia e termina ogni 20 marzo, il periodo di osservazione inizia e termina ogni 20 gennaio precedente.
Il meccanismo per gli spostamenti di classe è il seguente: se nel periodo di osservazione non ci sono stati incidenti la classe viene diminuita di 1, in caso contrario viene aumentata secondo la formula 3 x N 1, dove “N” è il numero d’incidenti e “x” è il segno della moltiplicazione [addendum: in realtà la formula vale anche per zero incidenti!]. L’assicurato si porta dietro la propria classe anche quando cambia compagnia o sostituisce il proprio veicolo con un altro. A far fede c’era una volta un attestato di rischio cartaceo, oggi l’informazione è in un database generale accessibile a tutte le compagnie.
Le regole precedenti valgono oggi, e sono state illustrate per completezza, ma negli anni ’80 ne valevano di un po’ diverse. Come si vede dalla tabella sottostante, le classi di merito erano 13, e andavano dalla 1b, la migliore, alla 11, la peggiore. Chi stipulava per la prima volta una polizza di tipo bonus malus entrava in classe 6. Bisogna tener presente che all’epoca c’erano in giro ancora tante polizze con franchigia, quindi l’ingresso in una bonus malus spesso dipendeva da un cambiamento di condizioni, magari associate a un cambiamento di assicuratore e di compagnia.


Sulla colonna di destra la tabella riporta un coefficiente che fornisce le maggiorazioni e gli sconti per ogni classe, fatto 1 quello della classe d’ingresso, la 6 appunto.
Sotto vediamo un’altra tabella dove invece vengono illustrate le modalità di passaggio da una classe all’altra.


Purtroppo il software di conversione OCR ha prodotto diversi errori, ma con un po’ d’intuito si riesce abbastanza bene a comprendere la regola generale. Con nessun sinistro succedeva quel che succede oggi, la classe scendeva di 1, mentre in presenza di sinistri la classe saliva del loro numero, fino a un massimo di 4.
Alle due tabelle precedenti si deve aggiungere un’ulteriore differenza rispetto alle regole odierne: il periodo di osservazione si arrestava non due ma tre mesi prima della scadenza annuale della polizza, evidentemente per i conteggi meno agevoli in presenza di un’informatizzazione ancora embrionale.

La sinistrosità di Lotti. Veniamo adesso al caso Lotti. La sua polizza 67053 con la Allsecures Preservatrice era iniziata il 20 marzo 1983 con l’acquisto della Fiat 128 nell’officina Bellini. I documenti disponibili non lo specificano in chiaro, però dal contesto delle varie deposizioni si trae la ragionevole certezza che quella fosse la prima volta in cui Lotti acquistava dai Bellini, che approfittarono dell’occasione per portarlo sotto la loro gestione assicurativa. Nel contempo dovette cambiare anche la tipologia della sua copertura, dalla vecchia franchigia al nuovo bonus malus. A confermarlo è l’immagine sottostante – per la quale ringrazio ancora una volta Francesco Cappelletti – che ci dà la possibilità di esaminare due documenti assicurativi sequestrati a Lotti nella perquisizione del 23 gennaio 1996.


A sinistra si vede il certificato della polizza 67053 per la semestralità 20 settembre 1984 - 20 marzo 1985. A destra viene indicata la classe di merito della corrispondente annualità, iniziata il semestre precedente: quinta con provenienza dalla sesta. E, come si era sopra ipotizzato, questo porta a pensare che Lotti avesse acceso tale polizza il 20 marzo 1983, in concomitanza con l’acquisto della 128 rossa, entrando in sesta classe. Nel riportare il passaggio alla quinta, il documento ci dice inoltre che fino al 20 dicembre successivo – termine del periodo d’osservazione – l’individuo non aveva provocato alcun incidente.
Purtroppo la documentazione in mano a chi scrive non comprende informazioni sulle successive classi di merito, però dall’importo del premio sulla 128 nel periodo 20 marzo 1985 – 20 marzo 1986 (questo noto dalla prima semestralità) si può tentare di arguire se dal 21 dicembre 1983 al 20 dicembre 1984 Lotti avesse provocato o no incidenti.
L’immagine sopra ci dice che il premio annuale pagato dal 20 marzo 1984 al 20 marzo 1985 fu di 353.100 lire (176.550 x 2). Applicando all’inverso il coefficiente della classe quinta troviamo il premio base dell’annata, quello della classe sesta: 353.100 / 0,92 = 383.800 lire. Cerchiamo di ipotizzare adesso quale dovette essere più o meno il premio base dell’annata successiva, applicando il coefficiente d’inflazione del periodo, circa il 12%: 383.800 x 1,12 = 429.850 lire. Il premio effettivo pagato da Lotti fu invece di 196.790 x 2 = 393.580 lire (vedi). A questo punto calcoliamo il coefficiente bonus malus che era stato applicato: 393.580 / 429.850 = 0,915.
Che cosa risulta dal calcolo precedente, Lotti aveva provocato incidenti nel periodo dal 21 dicembre 1983 al 20 dicembre 1984? No, non ne aveva provocati, poiché nel periodo successivo la sua classe di merito era diminuita ancora, diventando 4. Il coefficiente della classe 4 era infatti 0,85, soltanto un po’ migliore dello 0,915 sopra calcolato. La differenza è senz'altro dovuta al fatto che la compagnia aveva maggiorato il premio base un po’ di più del tasso d’inflazione medio, dopo aver fatto i propri conti di redditività. Con un incidente invece Lotti sarebbe tornato in classe sesta e avrebbe pagato il premio pieno, cioè le 429.850 lire e più sopra ipotizzate.

Addendum 9 luglio 2020: Grazie all'immenso archivio di Francesco Cappelletti, è emerso il certificato che attesta la classe bonus malus di Lotti anche per l'annualità 20 marzo 1985 – 20 marzo 1986. Come si vede, in accordo con i calcoli sopra effettuati la classe è proprio la 4.

Fine addendum.

Continuiamo a muoverci lungo la linea del tempo. Per i cinque mesi dal 21 dicembre 1984 al 24 maggio 1985, gli ultimi di utilizzo della 128 secondo la difesa Vanni, purtroppo nulla possiamo dire, mancando le informazioni necessarie. Chi scrive pensa che se incidenti ci fossero stati, essendo il periodo a ridosso della data di voltura in qualche modo sarebbero emersi, dai controlli di Propato e dalla deposizione di Bartoli. Dal fascicolo della polizza di voltura, la 68731,  sappiamo invece per certo che fino al 20 marzo 1986 gli incidenti furono soltanto i due con Giuliani e Tartagli, poiché tracce di altri non ne vennero trovate.
Alla fine di questa verifica dobbiamo accontentarci di un risultato parziale: se niente sappiamo sulla sinistrosità di Lotti nei cinque anni di guida precedenti il 20 marzo 1983, possiamo però ritenere abbastanza certo – con soltanto cinque mesi di lieve dubbio – che nei tre anni dal 20 marzo 1983 al 20 marzo 1986 l’individuo non avesse mai provocato un incidente. A parte i due in questione (per di più molto vicini l’uno all’altro), che quindi vedono aumentare ancora la loro sospettosità. Il lettore si faccia la propria idea.
Prima di passare oltre vediamo ancora un’anomalia di questi due tediosissimi incidenti. Come logica suggerisce e come mi ha confermato il mio consulente, ogni sinistro aveva il proprio fascicolo archiviato per data. Dentro vi si poteva trovare tutta la documentazione della pratica, spesso abbondantissima: l’eventuale constatazione amichevole o comunque la denuncia, lettere, perizie, fotografie, quietanze, in caso di danni alle persone certificati vari, e chi più ne ha più ne metta. È chiaro che tutto questo cartame non avrebbe potuto albergare nel fascicolo della polizza, nel quale veniva segnato soltanto un riferimento a quello del sinistro, numero e data. Nell’ufficio di Giancarlo Gaviraghi tale riferimento era costituito da una riga su una scheda sinistri.
Ebbene, perché nel fascicolo della famigerata polizza 68731 erano state inserite le fotocopie della lettera di denuncia di Lotti relativa al primo incidente e della lettera di richiesta danni di Tartagli relativa al secondo? Gaviraghi non è riuscito a trovare una valida motivazione, si è detto però d’accordo con l’ipotesi che la presenza di questi due documenti costituisse indizio di qualche problema di gestione dei due sinistri, del resto confermato dall’abnorme tempistica dell’unico rimborso del quale venne trovata traccia. Probabilmente anche la scheda sulla quale tale rimborso era registrato non doveva trovarsi nel fascicolo della polizza, forse però faceva le veci della riga di Gaviraghi. Tra l’altro suona strano che l’agente responsabile di allora, Roberto Longo, di questi due anomali incidenti non avesse tenuto memoria, visto i grattacapi che in qualche modo avevano dovuto dargli.

Il diavolo fa le pentole ma… È davvero incredibile l’insieme di stranezze che si possono rilevare nella compravendita della Fiat 124 di Lotti. Si tenga presente che l’intero scenario è racchiuso nell’ambito dell’officina Bellini, dove ci si occupava dell’operazione in tutti i suoi aspetti, compresa la polizza assicurativa e le pratiche del passaggio di proprietà, oltre naturalmente alla messa a punto del mezzo meccanico. Un servizio davvero completo, quindi, nel quale, per quanto ne sappiamo, erano impegnate almeno quattro persone di famiglia: padre, figlio, figlia e marito della figlia. Vediamo adesso alcune anomalie di gestione, ripercorrendo la vicenda sulla base delle date che i documenti ci hanno tramandato. In nome della chiarezza, il lettore dovrà perdonare qualche inevitabile ripetizione.
La data in cui il precedente proprietario, Karl Schwarzenberg, consegnò la vettura all’officina affinché se ne tentasse la vendita non è nota, dalla sua deposizione possiamo però collocarla ragionevolmente nella prima metà del maggio 1985. Si ha invece certezza che il 25 maggio l’auto venne assicurata a nome Giancarlo Lotti. La nuova polizza sostituiva la precedente valida per la sua Fiat 128, la cui copertura, da quel momento in poi, aveva quindi termine. Sappiamo che l’assicuratore, in questo caso Mery Bellini, avrebbe dovuto chiedere indietro certificato e contrassegno della vecchia polizza. Ma sappiamo bene che non lo fece, poiché 13 anni dopo il certificato era ancora tra i documenti di Lotti. È ragionevole ritenere che il contrassegno fosse rimasto sul parabrezza, e fosse andato perduto al momento della rottamazione dell’auto. In ogni caso non venne rintracciato tra le carte d’agenzia, dove avrebbe dovuto trovarsi spillato alla polizza di voltura.
Dalle parole di Roberto Longo abbiamo già visto a quali conseguenze negative avrebbe potuto portare, per la compagnia assicuratrice, il mancato ritiro di certificato e contrassegno della polizza volturata. E allora ci si deve chiedere il perché a Lotti i due documenti non fossero stati ritirati. Disse Longo: “Su duecento, trecento contratti emessi poteva capitare che cinque o sei non avessero il certificato o il contrassegno precedente allegato al simplo della polizza”. Ma, a giudizio del mio consulente – al quale, a sua memoria, l’evento sarà capitato una o due volte – tale frequenza non è per niente ragionevole. In tempi nei quali l’informatizzazione faceva parte di un futuro ancora molto lontano, il ritiro dei vecchi documenti della polizza volturata era obbligatorio, e soltanto in casi eccezionali poteva essere posticipato, ma al più di qualche giorno (esempio: un’urgenza imprescindibile per un cliente fidato che li aveva lasciati a casa). Capitavano casi in cui i documenti non venivano più rintracciati, ma allora il cliente doveva recarsi dai carabinieri e denunciarne lo smarrimento. La consegna della denuncia faceva poi le veci dei documenti perduti, e la compagnia era comunque esentata dal continuare a coprire anche gli eventuali danni della vecchia polizza.
Riguardo Lotti, ammesso e non concesso che l’officina Bellini avesse nutrito riguardi particolari verso lo squattrinato individuo – ma c’è da dubitarne – per quale motivo gli era stata stipulata una polizza di voltura senza la richiesta contestuale dei vecchi documenti? Per quali imprescindibili ragioni d’urgenza si sarebbe passati sopra alla mancata consegna? Infine, perché nei quattro mesi dalla voltura del 25 maggio alla scadenza del 20 settembre tali documenti non gli furono mai richiesti, dandogli così la possibilità pratica di circolare in quel periodo senza copertura assicurativa valida?
Passiamo a un’altra anomalia. A rigore, al momento dell’accensione della polizza della 124, sul relativo foglio complementare avrebbe dovuto comparire il nome del nuovo proprietario, Giancarlo Lotti, ma, lo abbiamo già visto, era prassi non formalizzarsi troppo per una mancanza del genere, visti i lunghi tempi di trascrizione effettiva da parte del PRA a partire dalla relativa richiesta. Richiesta che doveva comprendere l’atto di vendita firmato dal precedente proprietario. Ma allora, perché Karl Schwarzenberg venne invitato a recarsi all’ACI di San Casciano soltanto a luglio (data di firma il 3)? Fino a quel momento l’auto era ancora sua, poteva quindi pentirsi sulla vendita, visto che con i Bellini c’era stato un semplice accordo verbale. Se, per esempio, in quel mese e più la figlia avesse cambiato idea e fosse tornata a vivere con lui, poteva tornare in officina a riprendersi l’auto. A quel punto che sarebbe successo con l’assicurazione di Lotti oramai volturata?
Gino Coli era ben consapevole dell’anomalia, come dimostra questo frammento della sua deposizione. Siamo in primo grado, quando pareva che la polizza 68731 della 124 fosse partita il 20 settembre 1985, e la data del 25 maggio era ignota alla Corte. Il presidente stava cercando di capire il perché del ritardo di due mesi e mezzo dell’assicurazione rispetto al momento in cui il precedente proprietario aveva firmato l’atto di vendita, il 3 luglio.

Presidente: Senta, e la cosa all'ACI, la pratica all'ACI? La scrittura privata per rivendita, eccetera, quando la facevate?
Coli: No, noi si portava il libretto e il complementare. E all'ACI si prendeva residenza, e la fotocopia della... E dopo il proprietario andava a firmare la vendita.
Presidente: Questo avveniva prima del pagamento, o dopo il pagamento?
Coli: Mah, normalmente il pagamento veniva un po' prima. Perché la pratica, noi all'ACI si lascia tutto lì, va bene? Ci danno il foglio di via. Poi, dopo un giorno o due, il cliente va a firmare quando c 'è il notaro.
Presidente: Quando questo, la macchina è già venduta, già consegnata, o no?
Coli: É già consegnata, perché lui va via con il foglio di via e l’assicurazione.
Presidente: Allora, questa cosa non torna. Allora, diciamo subito questo: che la polizza di questa macchina comincia a decorrere dal 20 settembre, mentre la scrittura privata di cessione dello Schwarzenberg a Lotti è del 3 luglio dell'85.
Coli: Può darsi che in quel periodo fosse fuori il cliente.
Presidente: E com'è, com'è questo intervallo? Ecco, lei mi deve spiegare com'è questo intervallo qui.
Coli: É probabile che il cliente, in quel periodo, sia andato all'estero. Perché normalmente, qualche volta, andava all'estero, capito, questo signore. E allora che non ci fosse stato subito per firmare la vendita. Eh, oppure...
Presidente: No, no, la vendita è prima, la vendita è prima. È due mesi prima.

La vendita è prima, è due mesi prima!”, esclamò stupito il presidente, senza rendersi conto che aveva appena scoperto un altarino. Come ben si comprende, infatti, Coli intendeva giustificare una data di firma successiva a quella di partenza dell’assicurazione, non precedente, come invece gli veniva contestato. Quindi già sapeva dell’esistenza di quel rateo di semestralità antecedente, con partenza al 25 maggio, che sarebbe venuto alla luce soltanto in appello, ma si guardò bene dal farlo presente. Perché?
Ma lasciamo da parte l’altarino, e mettiamoci nella condizione di polizza accesa il 25 maggio con urgenza causa un imprescindibile bisogno di Lotti di portarsi via l’auto (per esempio perché la 128 si era fermata). Poteva il ritardo di un mese e mezzo nella firma di Karl Schwarzenberg essere dipeso da un suo viaggio all’estero, come ipotizzato in anticipo da Coli, oppure da un qualsiasi altro motivo a lui addebitabile? A giudicare dalla sua deposizione si direbbe di no:

Lui mi telefona e dice: “L'abbiamo venduta, vada all'ACI di San Casciano per firmare il contratto di vendita”. Cosa che ho fatto […].
La macchina non l'ho più veduta da che l'ho affidata al garage Bellini, che è successo alcune settimane prima della vendita dell'auto. Non so se è rimasta nel garage, o se il garage l'ha imprestata. Questo non lo so, non l'ho più rivista. L'ho consegnata, poi mi hanno telefonato, credo alcune settimane dopo, per dire che avevano finalmente trovato l'acquirente.

Certo, potrebbe esserci stato qualche difetto nei ricordi di Schwarzenberg, visto che in questa storia i vuoti di memoria paiono frequentissimi, e forse qualche lettore tenacemente abbarbicato alle proprie convinzioni non esiterà a farmelo notare. Però sembra plausibile che i maligni possano pensar male.
Passiamo alla terza anomalia. Quando Karl Schwarzenberg andò all’ACI di San Casciano a firmare l’atto di vendita, i documenti della 124 dovevano essere già lì, come logico e come del resto avrebbe detto Coli in aula. Allora ci si deve chiedere il perché, subito dopo quella firma, non fosse partita la pratica di trascrizione al PRA del nuovo proprietario sul foglio complementare, sempre di competenza dell’ACI. Forse l’officina aveva chiesto di tenerla in sospeso perché Lotti ancora doveva saldare il conto? Probabilmente sì, e questo depone a favore di un pagamento e di un ritiro successivi. Di quanto? Il maligno pensa: stai a vedere che Lotti aveva detto il vero in primo grado, poiché, per arrivare al 20 settembre, non è che mancasse poi molto!
In ogni caso quella pratica messa da parte sarebbe stata riesumata quasi un anno dopo, il primo aprile 1986, quando l’ACI andò a rimetter mano nelle faccende di Lotti alla sua richiesta di demolizione della 128. La pratica si chiuse poi il 26 novembre successivo.
Delle numerose anomalie dei due incidenti abbiamo già visto, e non è il caso di ripetersi. Ce n’è però una che probabilmente a essi si ricollega. Come ormai sappiamo bene, al 25 maggio 1985 era stata accesa la polizza 68731, con il recupero del rateo residuo della semestralità già pagata sulla 67053, quella della 128. Va tenuto presente che tutte le RCA sono polizze annuali, eventualmente pagabili in due rate semestrali, come faceva Lotti. Ogni annualità della sua 67053 decorreva dal 20 marzo, quindi la prima semestralità era 20 marzo – 20 settembre, proprio quella di cui venne sfruttato il rateo. La 68731 assunse la medesima cadenza, quindi al 20 settembre venne pagata la seconda semestralità. Ebbene, al cambio di annualità del 20 marzo successivo la polizza venne dimenticata. Semplicemente Lotti cessò di pagarla, e proprio per questo nel 1992 venne annullata dalla compagnia, come raccontò Bartoli in aula, lo abbiamo già visto.
Per quale motivo Lotti smise di pagare la polizza 68731? Semplicemente perché sulla sua 124 ne venne accesa un’altra, la 69395, della quale il 20 marzo 1986 pagò la prima semestralità (
vedi). Quale fu il motivo di questa operazione del tutto inusuale? Nel caso della voltura dalla 128 alla 124 è chiaro che la polizza, in presenza di un cambio di auto, doveva anch’essa cambiare. Ma al 20 marzo 1986 l’auto rimaneva quella, la 124 blu. Che motivo c’era di abbandonare la polizza 68731 e stipularne una nuova?
Dopo aver preso in esame varie ipotesi assieme al mio consulente, l’unica ragionevole – a dire il vero tra le sole “oneste”; in tempi di gestione cartacea qualche trucco si poteva anche fare, però c’era sempre il pericolo delle ispezioni – ci è parsa quella di un cambio di tipologia. Continuando con il bonus malus Lotti sarebbe risalito in classe 6, quindi al rinnovo avrebbe dovuto pagare il premio base, invece di quello scontato del 20% della classe 3. Questo a causa dei due incidenti. Supponiamo che di quei due incidenti l’individuo fosse stato all’oscuro: come avrebbe giustificato il suo agente il notevole aumento di premio, già gravato degli inevitabili adeguamenti all’inflazione? Magari Lotti si sarebbe arrabbiato – se è vero che “nel loro piccolo anche le formiche s’incazzano”, forse ogni tanto i babbei le imitano – e l’anno dopo si sarebbe rivolto a qualcun altro.
Abbandonando il bonus malus per una franchigia opportunamente calibrata il premio poteva subire ribassi notevoli. Certo, a eventuali incidenti per sua colpa Lotti avrebbe dovuto pagare parte dell’indennizzo di tasca propria, quindi non sarebbe stato molto contento. In effetti, da alcune sue frasi smozzicate in appello si capisce che qualche problema dovette averlo avuto, con quell’assicurazione:

Lotti: Indove comprai la macchina a San Casciano dal Bellini, lui faceva anche l'assicurazione delle macchine, però era un'assicurazione... non tanto... i danni non è che te li facessero... era un'assicurazione non tanto...
Pellegrini: Non dava tante garanzie.
Lotti: No, a dire la verità no. Era un po’ bassa come cose... come si chiamano?

Chi lo sa se andò così? Di sicuro per quell’inusuale cambio di polizza un motivo dovette esserci, e non è detto che Lotti ne fosse stato consapevole, viste le sue difficoltà con la parola scritta.

Conclusioni. Siamo arrivati a un punto in cui qualcuno dei miei lettori si sarà già fatto un’idea di ciò che potrebbe essere accaduto attorno alle due macchine di Lotti, in quei mesi di primavera-estate 1985. Chi scrive la propria ipotesi ce l’ha, ma poiché non è possibile esibire prove tangibili a sostegno, bensì soltanto semplici ragionamenti su testimonianze interpretabili a discrezione – anche se soggette alla logica – è meglio che essa venga espressa attraverso una storia di fantasia, dove ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti sia puramente casuale (qui).
Si potrebbe allora sostenere che questo articolo non ha dimostrato nulla? Questo non è vero. Se gli eventi li ha soltanto ipotizzati, ha però dimostrato la superficialità dei tanti che fino a oggi vi hanno costruito sopra scenari di parte, trascurando o interpretando in modo opportunistico i numerosi aspetti anomali evidenziati dai documenti e dalle testimonianze. Vediamo qualche piccola perla.
Disse il relatore d’appello, Bruno Loche, commentando i tre certificati d’assicurazione consegnati da Bertini (17 maggio 1999, vedi):

Uno che attesta il pagamento della semestralità di premio fino al settembre dell'85 e si attiene al 128, un altro che attesta il pagamento di una semestralità di premio dal settembre '85 e riguarda la macchina 124 e poi un terzo che direi non ce ne importa proprio nulla, che è una polizza che sostituisce la precedente del 124.

Peccato che quel terzo certificato “che direi non ce ne importa proprio nulla” andava invece analizzato in profondità, alla ricerca delle motivazioni che avevano determinato il conseguente cambio di polizza. Ma Loche si trovava in buona compagnia, poiché di quell’anomalo cambio di polizza nessuno parve accorgersi.
Si legge in Storia delle merende infami: “Come spesso accade la registrazione del contratto di acquisto della per dir così, 'nuova' vettura, è avvenuta con un ritardo di due mesi”. Qui Filastò commette due errori al prezzo di uno. Innanzitutto confonde la registrazione del contratto di acquisto, che è a carico del PRA (ente pubblico) e che nel caso in questione avvenne il 26 novembre 1986 su domanda del primo aprile precedente – quindi con un ritardo molto più grande! –, con la firma dell’atto di vendita davanti a un notaio messo a disposizione dall’ACI (ente privato). Detto questo, bisogna comunque osservare che non viene mai stipulata un’assicurazione prima di tale atto e del conseguente avvio della pratica di trascrizione al PRA, quindi non è vero che accade spesso: sarebbe come vendere la pelle dell’orso prima di averlo preso.
Veniamo poi a un libro molto più recente, Al di là di ogni ragionevole dubbio di Paolo Cochi, che ambisce a smontare “una a una le dichiarazioni del reo confesso Giancarlo Lotti, questa volta senza possibilità alcuna di appello”, e che quindi, per tale improbo compito, non dovrebbe permettersi neppure un errore. Vi si legge:

Da qualche parte nelle carte del P.R.A. saltò fuori la data in cui era stata fatta l’autenticazione dal notaio. La data che si leggeva era appunto il 3 luglio 1985, quindi almeno da quel giorno il Lotti era materialmente in possesso dell’auto e non dal novembre ‘86 come annotato dal registro.

Quindi almeno da quel giorno il Lotti era materialmente in possesso dell’auto”, sostiene l’autore. Ma non è per niente detto! Quando c’è di mezzo un intermediario, in questo caso l’officina Bellini, i due eventi sono scissi (anche se generalmente contestuali). Da una parte l’intermediario dà i soldi al venditore dopo che questi ha firmato l’atto di vendita, dall’altra lo stesso intermediario consegna l’auto all’acquirente dopo che questi ha pagato.
Un secondo esempio dal medesimo libro:

Come possa aver fatto un incidente il 22 giugno con la 124 che era stata acquistata il 3 luglio, lo spiega il terzo documento: un contratto assicurativo datato 26 maggio 1985. Quel contratto, polizza 69.395, riguarda infatti un passaggio di assicurazione dalla 128 rossa al 124 blu, effettuato il 25 maggio del 1985. In sostanza, Lotti era entrato in possesso del 124 almeno sin dalla fine di maggio e questa doveva essere la vera data in cui era materialmente stata redatta la scrittura privata e che evidentemente era stata autenticata solo tempo dopo.

La scrittura privata sarebbe stata autenticata solo tempo dopo? Ma che vuol dire? In caso di vendita di un’auto il proprietario  va dal notaio e firma una dichiarazione che trova pronta. L’autenticazione è contestuale. Lasciamo poi perdere l’errore sul numero di polizza, che non è il 69395 ma il 68731, alla terza edizione non ancora corretto.
In questo terzo esempio vediamo un’ipotesi che non tiene conto delle testimonianze:

Dalla cartellina dell’avvocato Mazzeo purtroppo non uscirono fuori i tagliandi, quelli che si espongono sul parabrezza. Presumibilmente erano stati trasmessi dall’agenzia sub mandataria alla sede centrale e quindi distrutti dopo dieci anni. Fu così che Lotti poté sostenere di aver lasciato il tagliando sul parabrezza della 128, cosa che gli avrebbe permesso di continuare a usare quell’auto senza rischiare a un eventuale controllo di vedersela sequestrare, poiché l’assicurazione sarebbe risultata ancora valida.

Sappiamo invece, dalla testimonianza Bartoli, che il fascicolo della polizza di voltura non era affatto andato al macero, e dentro avrebbe dovuto trovarsi il tagliando o contrassegno della polizza volturata. Ma non c’era. E non c’era neppure il corrispondente certificato, che infatti la Corte ebbe da Bertini. Quindi è ragionevole ritenere che quel contrassegno fosse rimasto davvero sul parabrezza della 128 di Lotti, e che davvero quell’auto avesse potuto continuare a circolare impunemente anche senza assicurazione.
Oggi purtroppo i tanti bla bla hanno ormai inquinato in modo irreparabile l’argomento. Si continuerà a perpetuare all’infinito lo scenario della macchina rossa che a Scopeti non poteva esserci, perché aveva l’assicurazione scaduta, perché era ferma senza le ruote, perché Lotti ne aveva comprata un’altra. Come in
questa serie di quattro articoli, dove l’altrimenti ottimo Omar Quatar non dà certo il meglio di sé nel tentativo di dimostrare che Lotti era un bugiardo. Perché, qualcuno aveva dei dubbi?
Ma forse, nel loro piccolo, anche i bugiardi qualche volta dicono la verità...

31 commenti:

  1. Antonio, come sai, non sono uno di quelli che considera il Lotti nè come cdm nè come colpevole singolo.
    Però questa serie dei tre articoli è decisamente ben scritta e dettagliata (e mega applauso finale alle 'stoccate' a Cochi i cui libri -ovviamente immancabilmente da comprare e comprati- sono veramente un peso da leggere per chiunque non sposi a prescindere le sue ipotesi, visto che vengono presentati come 'superpartes' e 'superpartes' non lo sono manco di striscio).

    Complimenti fatti, aggiungo solo un abbozzo di risposta e critica ad un punto di quest'ultimo articolo.

    Quando scrivi:
    "...ammesso e non concesso che l’officina Bellini avesse nutrito riguardi particolari per lo squattrinato individuo – ma c’è da dubitarne – per quale motivo gli era stata stipulata una polizza di voltura senza la richiesta contestuale dei vecchi documenti? Per quali imprescindibili ragioni d’urgenza si sarebbe passati sopra alla mancata consegna? Infine, perché nei quattro mesi dalla voltura del 25 maggio alla scadenza del 20 settembre tali documenti non gli furono mai richiesti, dandogli così la possibilità pratica di circolare in quel periodo senza copertura assicurativa valida?"

    Potrebbe essere (cosa nemmeno così improbabile essendo che in quanto autofficina facevano anche riparazioni e perchè il 'paese è piccolo e la gente mormora') perchè conoscevano lo stato del 128 rosso; e da come era malridotta (non funzionante già più?) sapevano che non avrebbe potuto sfruttare fisicamente la possibilità di circolare con due auto (perchè una bella che morta) usando una sola assicurazione.

    Andò così? Non andò così? Non lo so.
    Ma quella domanda retorica, rispetto al resto dei post, stona.

    Hazet

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    1. Visto i problemi che ci sono stati in passato, facciamo in questo modo, se ti va bene. Io pubblico i tuoi interventi e così i miei lettori hanno modo di conoscere il tuo punto di vista sugli argomenti che ti interessa commentare, ma evito di controbattere quando non sia più che necessario, per cercare di scongiurare il pericolo di degenerazioni della discussione.
      Da parte tua ci dovrebbe essere la massima "pacatezza" possibile, anche in eventuali scontri di opinioni con altri lettori.
      In questo caso prendo atto del tuo punto di vista.

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  2. C'è un'attenuante per i vari Longo, Bellini, Coli, Scherma: il tempo trascorso dall'epoca in cui si svolsero i fatti al processo in cui furono ascoltati. Se i testimoni fossero stati sentiti nell'86, '87 o '88 non avrei dubbi nel pensar male. Bisogna però ammettere che tredici anni non sono pochi e agenti, meccanici e intermediari hanno a che fare ogni anno con decine di macchine e di clienti.
    Ciò premesso, è vero che di stranezze ce ne sono molte, e pensar male è senz'altro lecito.
    Quello che non quadra (come sempre) è il comportamento di Lotti. Se i vari personaggi di contorno avessero agito in modo poco limpido (per usare un eufemismo), si può capire il tenore evasivo e reticente o la finta smemoratezza nelle risposte.
    Ma la posizione di Lotti, quando si presenta in appello con trent'anni inflitti in primo grado, è molto diversa. Per quale motivo doveva adeguarsi allo scenario fallace che si stava delineando? Se la 124 non l'aveva mai presa prima di settembre e non aveva avuto nessun incidente, perché non lo disse chiaramente? Perché smentire quanto aveva affermato nel primo processo se era all'oscuro di tutto?
    Lotti avrà parlato con Bertini, gli avrà detto la sua verità: guardi che io non ho avuto nessun incidente, fino a settembre giravo solo col 128. E insieme avrebbero concordato di adeguarsi a uno scenario fasullo: perché era troppo arduo pensare di contrastarlo o quale altra ragione?

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    1. A me pare di aver abbondantemente illustrato le anomalie di questa compravendita, che ci sono di per sè, al di là di qualsiasi comportamento di Lotti nel 1998-99, che non deve essere utilizzato per minimizzarle. Ci sono e basta. Naturalmente lei può attribuirle a un insieme di contingenze che per caso si sono affastellate l'una sull'altra, dopo aver fatto i conti con la sua onestà intellettuale, però, che non so proprio come ne uscirebbe. Può anche giustificare tutte le amnesie dei vari Coli e compagnia, ma è sicuro di poterlo fare proprio per tutte? Per esempio, come spiega l'evidenza di un Coli che sapeva del rateo di assicurazione partente al 25 maggio (visto che in primo grado cercò di giustificarlo senza che nessuno ne sapesse nulla, e quindi tradendosi) e stette zitto?
      La invito poi a riportare alla sua memoria gli incidenti automobilistici nei quali si è trovato coinvolto: io me li ricordo tutti, dal primo col motorino di 51 anni fa all'ultimo con l'auto di 15 anni fa. Faccia una prova onesta, e provi a interrogarsi se davvero è possibile che uno se lo sia dimenticato proprio del tutto.

      Veniamo a Lotti. Siamo alle solite, perché si vuol dire "quello che avrei fatto io al posto suo". Anch'io a volte ci sono costretto, ma si tratta di un'operazione molto delicata e quindi da condurre con i piedi di piombo. Di questo è necessario esserne ben consapevoli.
      Per poter valutare il comportamento di Lotti in secondo grado, con le sue menzogne sull'uso delle due macchine assieme, bisogna innanzitutto decidere nei panni di quale Lotti ci si voglia mettere: del Lotti di Filastò o del Lotti di Segnini? Del Lotti di Filastò crede di saper tutto Omar Quatar, bisognerebbe chiedere a lui.
      Riguardo il Lotti di Segnini, a mio parere il suo comportamento rientrò perfettamente nel solito solco di cavarsela con il minor danno, e quindi facendo meno polvere possibile. Il suo interesse era quello di creare il minimo dei problemi all'accusa e ai giudici, sia per ottenere maggior benevolenza sia per evitare l'emergere di spiacevoli circostanze. Ora lei mi dirà: ma quali spiacevoli circostanze avrebbero potuto emergere dal continuare a dire che la 124 fino al 20 settembre non l'aveva presa se era la verità? Nessuno può saperlo, nemmeno lui credo, ma se devo mettermi nei suoi panni avrei evitato anch'io di creare problemi per nulla, con altri interrogatori e indagini.
      Se guardiamo ai risultati, la corte gli credette, e questo contava.

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    2. Guardi, a essere sincero l'unica amnesia difficile da spiegare è quella di Tartagli: posso dirle che gli incidenti significativi che ho avuto da quando ho la patente (dal lontano 1983) li rammento tutti.
      Riferisco a proposito una circostanza curiosa: circa venti anni fa ebbi un incidente, di cui ricordo con precisione il luogo e i danni subiti, ma non l'auto che guidavo. Era l'epoca in cui passavo dalla Lancia Delta alla Golf e non saprei proprio quale delle due macchine fu protagonista dello sventurato episodio.
      Devo dire che invece le imprecisioni degli altri testimoni non mi sembrano così assurde. Ho risentito l'audizione di Gino Coli e ci fu anche un battibecco col presidente, stizzito dalla scarsa memoria del teste. A mio avviso Lombardi condusse il dibattimento in modo pessimo, mettendo spesso a disagio e maltrattando i testimoni. Capisco comunque le sue deduzioni.
      Lo scenario che lei ha delineato in questi articoli non lo ritengo inverosimile, ma non mi sento di aderirvi perché presuppone troppe ipotesi indimostrabili. Non sappiamo dove avvennero le riparazioni, per esempio.
      Sono ovviamente d'accordo che è azzardato mettersi nei panni di Lotti, ma bisogna pur trovare un senso ai suoi comportamenti: sbugiardarsi per l'ennesima volta (proprio quando aveva detto la verità!) non capisco quale vantaggio potesse portargli.
      Per il momento mi fermo, sono curioso di conoscere l'opinione degli altri lettori.

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    3. Lei parla soltanto delle amnesie e non delle stranezze di gestione, che sono tante e poco spiegabili con la sola sciatteria. Non si stupisce nemmeno dei due incidenti avvenuti in un paio di mesi appena iniziata la nuova polizza quando con quasi certezza fuori da essi Lotti non ne aveva fatti altri.
      Poi non dice niente di quando Coli si tradisce giustificando una polizza anticipata che nessuno conosceva e non avvertendo. Quella non era amnesia, ma nascondimento.
      Potrei andare avanti ancora, ma lei ha le sue opinioni, immagino motivate e quindi le rispetto e ne prendo atto. Ma chiaramente la discussione muore qui.

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    4. Mi rendo conto di aver un po' sorvolato sulla gaffe di Gino Coli: col senno di poi, lei dice, dobbiamo arguire che avesse svelato (senza che nessuno se ne rendesse conto) che l'assicurazione della 124 era partita oltre un mese prima che il proprietario firmasse l'atto di vendita. Pertanto la sua memoria era buona.
      Anche la difesa di Vanni avrebbe potuto cogliere l'occasione al volo, anticipando lo scenario delineatosi in appello, ma stranamente non lo fece.
      La sua ipotesi è ben argomentata, ma secondo me non si può isolare Lotti dal contesto e prescindere da quanto disse.
      Mi pare che qualche mese fa lei ipotizzasse un altro scenario, secondo il quale Lotti avrebbe avuto davvero gli incidenti, ma alla guida del 128 (non più assicurato). Qui avrei compreso l'atteggiamento di Lotti.
      In questa ricostruzione inedita francamente non ci riesco. Lotti sembra un soggetto passivo, non il protagonista della vicenda. Se era certo di non aver mai guidato la 124 prima di settembre, e di non aver avuto nessun incidente, perché non lo disse chiaro e tondo?
      Proverò, tempo permettendo, a riascoltare le deposizioni di tutti i testimoni per capire se ho sottovalutato qualcosa.

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    5. Chiarisco subito l'aggiornamento della mia valutazione dello scenario.
      Prima di rimboccarmi le maniche e metter mano a tutta la documentazione (spinto dalle dozzinali conclusioni di Omar Quatar sul suo blog), ritenevo plausibile che Lotti avesse preso la 124 per non perdere l'occasione, visto che la macchina gli era piaciuta, ma di aver tirato con la 128 fino al 20 settembre per sfruttarla al massimo. In questo modo aumentava la vita residua della nuova macchina, che era molto bassa, come sempre per quelle che comprava lui. La mia era una valutazione a occhio, che teneva conto degli elementi di maggior evidenza, tra i quali la certezza che davvero la sua 128 fosse sotto Scopeti l'8 settembre (non vedendo chi altri avrebbero potuto essere quei due personaggi), la presenza del vecchio tagliando sul parabrezza, l'inspiegabile amnesia di Tartagli.
      Quando poi ho approfondito la questione, chiedendo anche l'aiuto di un assicuratore, sono venuti fuori molti altri elementi, dei quali ho dovuto prendere atto e con i quali ho ricostruito il vero scenario, che è quello del raccontino. Si potrà cercare il pelo nell'uovo, come per esempio il fatto che forse in Bellini non facevano servizio di carrozzeria (ma un carrozziere amico o cugino di qualcuno ce l'avranno avuto) ma la sostanza rimane quella. Presi uno a uno gli elementi anomali che ho evidenziato potrebbero anche essere ricondotti a motivazioni più prosaiche (sciatteria, dimenticanze, casualità), ma presi tutti insieme sono spiegabili soltanto nel modo che ho ipotizzato.

      Veniamo alle implicazioni sulla figura di Lotti. Innanzitutto l'accettare che quel rateo di polizza gli fosse ignoto e che la 124 l'avesse ritirata davvero il 20 settembre non implica anche l'accettare che il Mostro fosse lui. Sarebbe invece un atto di onestà intellettuale che qualsiasi persona interessata alla ricerca della verità dovrebbe compiere, soprattutto quelle che pretendono di spiegare quella verità agli altri, assumendosi in questo modo un pesante onere.
      Poi però dovrebbe interrogarsi se le loro valutazioni su un Lotti innocente e babbeo non abbiano trascurato qualcosa anche in altri contesti, come succede nel caso di innamoramento per la propria tesi. Chi ha preparato la difesa di un imputato, chi ha scritto il capitolo di un libro, chi ha pubblicato ponderosi articoli su un blog non ha guardato sotto il coperchio, poiché credeva di sapere già quello che c'era. Ma si sbagliava.

      Che lei non riesca a conciliare l'atteggiamento di Lotti con lo scenario inedito presentato dal mio articolo si può spiegare soltanto in uno di due modi: o lo scenario è sbagliato, o la sua idea di Lotti è sbagliata. Scelga lei. Io le ho già presentato la mia spiegazione, che è perfettamente in linea con tutto l'atteggiamento precedente dell’individuo, che, da colpevole di reati ben più gravi di quelli confessati e con il costante timore che essi potessero emergere, cercava di far meno polvere possibile.

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    6. Antonio, hai costruito un bel romanzo, da Lotti segretamente innamorato della Locci in poi. Questa della truffa alle assicurazioni per spiegare la contraria evidenza documentale è la ciliegina sulla torta. Penso che Dumas padre, maestro dei meccanismi letterari, non avrebbe saputo fare di meglio, quindi da questo punto di vista ti faccio i complimenti. Meno dal punto di vista della ricostruzione storica, in cui le conclusioni dozzinali, basate su documenti, sono preferibili alle wild speculations della fantasia.
      Non vorrei "pensar male" (frase che usi spesso) nel ritenere che tu sia stato costretto ad inventare questa storia per aggiustare la tua ipotesi precostituita a dati di fatto contrari.
      Mi rimproveri spesso di non aver saputo smontare la tua ricostruzione, senza capire che è impossibile smontare un romanzo, l'avvincente romanzo di Lotti Mostro di Firenze.

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    7. Non posso che prendere atto del tuo giudizio.

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  3. Ritengo che tra le cause del mancato ritiro del vecchio certificato non si debba escludere la sciatteria.
    Ad ogni modo credo anch'io che all'autofficina Bellini si approfittassero dell'accentramento di attività tra loro in potenziale conflitto d'interesse.
    Sarebbe interessante capire se i Bellini svolgessero anche servizio di carrozzeria.
    Rinnovo i miei complimenti per l'approfondimento.
    Cosimo

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    1. Probabilmente prese una per una tutte le anomalie di questa compravendita potrebbero ricevere una spiegazione, ma sono troppe, quindi mi pare davvero difficile. Anche perché, guardandole in modo malevolo, la spiegazione viene da sola, e non mi pare tanto irragionevole.

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  4. È impossibile pensare che quello di Coli fosse un malinteso, il classico prendere fischi per fiaschi? Avanzo questa forse banale ipotesi perché più volte il presidente della Corte gli ripeté che la firma di Schwarzenberg risultava precedente alla voltura dell'assicurazione e solo alla fine Coli capì di aver frainteso.

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  5. x Hazet - Vorrei evitare ogni polemica quindi non pubblico.

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  6. Condivido le considerazioni di Kozincev sulla difficoltà per i venditori nel ricordare tempi di consegna, modalità di pagamento ed eventuali anomalie nelle trattative di vendita, cosa che ho potuto verificare personalmente. Direi addirittura che sarebbe stato strano e sospetto il contrario, se si pensi all'incredibile memoria di alcuni testi nel processo Pacciani. Gli incidenti ravvicinati di Lotti si potrebbero spiegare con la scarsa dimestichezza con la nuova (anche se usata) auto. Aggiungo che una truffa alle assicurazioni di per sé non è roba da nulla, ma in questo caso, data l'enormità della vicenda (delitti insensati in serie con spaventose mutilazioni), diventa quasi un'inezia. Voglio dire che non si capisce per quale ragione Lotti, qualora fosse stato all'oscuro di tutto, avrebbe dovuto piegarsi a uno scenario che non spostava di una virgola la sua delicatissima posizione. Forse più banalmente Lotti, che cambiava spesso auto secondo necessità e occasioni, non ricordava quando aveva iniziato a muoversi con la 124?

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    1. Penso che il partito preso abbia fatto molti più danni anche del partito comunista.

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    2. Non voglio entrare in polemica con nessuno, però queste risposte sarcastiche francamente non le capisco. Non credo di avere un partito preso, né alcun interesse nel sostenere una tesi o l'altra. Non pretenda, dottor Segnini, di avere l'esclusività dell'onestà intellettuale. In questo caso, i documenti dicono che Lotti ebbe due incidenti con la 124 e le testimonianze rese in dibattimento (comprese quelle di Lotti) non smentiscono la realtà documentale. Per quanto mi riguarda, mi scuso se ribadisco un concetto già espresso, il Mostro potrebbe essere Lotti, Pacciani, Vanni, Vigilanti, Narducci o anche qualcuno ignoto a tutti. A me non cambia assolutamente nulla. Un saluto.

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    3. Sostanzialmente lei ignora del tutto la caterva di elementi anomali che ho indicato, senza quindi fornirne una spiegazione. Che ci sia stata una polizza un mese e mezzo prima dell'atto di vendita, cosa mai vista, non la sconvolge neppure un po'. Che la pratica al PRA sia stata avviata con un ritardo di un anno e più lo stesso. Che Coli abbia dimostrato di essere a conoscenza della polizza anticipata e che sia stato zitto con la corte neanche. Potrei continuare.
      Per giustificare i due incidenti parla di scarsa dimestichezza con la nuova auto, dimenticando sia che una 124 Lotti l'aveva già avuta, sia che con la precedente 128 non aveva fatto alcun incidente fin dall'inizio. Scusi, lei ritiene che io non abbia tutto il diritto di chiamarlo "partito preso"? Considerando anche altri suoi interventi, mi pare che lei non si voglia schiodare a nessun costo dalle sue posizioni, che naturalmente rispetto, ma se vuole intervenire sui miei articoli cerchi di farlo con argomenti migliori.
      Perché Lotti avrebbe dovuto contestare lo scenario della polizza farlocca? Mi spiega lei che cosa gliene sarebbe venuto in tasca se il suo obiettivo era quello di fare il pentito della procura, qualsiasi ragione avesse avuto? Perché creare problemi ai suoi alleati? Perché così la storiografia avrebbe avuto un problema in meno?
      Saluti.

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    4. Infine, non usi due pesi e due misure. Se lei ritiene che Lotti avrebbe avuto interesse a dire la verità, una volta scoperti i suoi altarini dell'assicurazione e degli incidenti, perché non raccontarli, quegli incidenti? Di quello con Tartagli, l'unico sul quale gli venne fatta una domanda, disse di non ricordarsi nulla. Perché? Me lo spieghi, visto che ritiene di sapere quel che lui avrebbe dovuto fare. Non le pare che la spiegazione più semplice alla sua dimenticanza associata a quella di Tartagli (più tutte le altre anomalie) sia quella che l'incidente non era mai avvenuto?
      Guardi che le truffe all0'assicurazione da parte di agenti un po' troppo disinvolti ai tempi erano cosa molto comune, come mi ha detto anche il mio consulente. Succede anche oggi, ma con l'informatica molto meno.
      Rinnovo i saluti.

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    5. Per l'esattezza Lotti disse di non ricordarsi dopo tanto tempo della persona con cui avrebbe avuto l'incidente (Tartagli) né con precisione del luogo in cui avvenne. Ricordava però l'incidente, e i pochi danni subiti dalla sua auto (ha fregato appena il paraurti e basta). Io non dico che non avvenissero truffe all'assicurazione ai tempi, ma qui mi sembra un po' troppo. Due truffe ravvicinate con gli stessi responsabili (l'officina Bellini) e la stessa ignara vittima (il povero Lotti). Giuliani e Tartagli quindi avrebbero incocciato contro un muro e si sarebbero rivolti, con la complicità delle loro compagnie assicurative, ai Bellini, che avevano per le mani un pollo cui nessuna comunicazione giunse sui due incidenti di cui sarebbe stato responsabile. Può darsi. Io non escluderei che invece gli incidenti ci fossero stati e anche per questo magari Lotti avesse ripreso a utilizzare, seppur saltuariamente, la vecchia 128.

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    6. Rispetto la sua opinione e mi scuso per i miei interventi un po' duri, ogni tanto la passione mi prende la mano. Lascio però a eventuali lettori interessati replicare alle sue osservazioni.

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  7. Caro segnini lei ha scandagliato ogni particolare della vicenda e ogni tesi. Come.mai nemmeno una parola sull'ipotesi Joe Bevilacqua?
    Antonio

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    1. Purtroppo ho poco tempo da dedicare al blog. Spero tra qualche mese le cose cambino. Allora magari dirò la mia anche su questa ennesima leggenda, che ormai sta minacciando persino quella di Narducci.

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    2. Mi permetto di dare la mia opinione sull'ipotesi Joe Bevilacqua. Tutto nasce da una serie di articoli di tale Francesco Amicone, il quale ha elaborato una tesi molto complessa (e poco credibile) sugli indizi che il serial killer Zodiac avrebbe lasciato nei suoi messaggi sulla propria identità. Secondo questa astrusa teoria il nome nascosto nei messaggi di Zodiac sarebbe quello di Joe Bevilacqua. Ora, seppure questa ipotesi già di per sè non stia in piedi, quanto meno va dato atto ad Amicone di avere una buona conoscenza del caso Zodiac. Il problema nasce secondo me da un salto logico molto ardito che porta amicone ad affermare che: 1. c'è un collegamento tra i casi di Zodiac e il MdF; 2. Zodiac e il MdF sono la stessa persona; 3. Joe Bevilacqua è sia Zodiac che il MdF. Gli indizi che portano Amicone anche solo a collegare i due casi sono molto labili (e sto facendo un favore ad Amicone, mi verrebbero in mente altri termini); tra l'altro, a differenza del caso Zodiac, Amicone dimostra di avere una scarsissima conoscenza del caso del MdF. La credibilità di questa ipotesi è a mio parere pari a zero.

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  8. Caro Segnini, le rinnovo i complimenti.

    Essendo un lottista come lei (anzi, visto che mi aiuta costantemente nel dissipare i dubbi, direi proprio "grazie" a lei), volevo sottoporle una mia impressione sulla quale vorrei un suo parere quando avrà tempo e modo di rispondere.

    Seguendo la sua tesi su Lotti sappiamo che nell''85 aveva già in mente di compiere l'ultimo omicidio a causa delle poche pallottole rimaste. Personalmente non mi lascia indifferente il fatto che avesse "prenotato" il 124 in primavera e lo abbia "acquistato", verosimilmente, attorno al 20 di settembre, pochi giorni dopo il delitto. Questo mi fa pensare che forse il 128 non era esattamente "a fine" come sostiene, ma che l'idea fosse quella di sbarazzarsi di tutto ciò che lo poteva collegare al "Mostro" assieme alla pistola e, chissà, forse anche al coltello. Pensandoci, non ci sono motivi per cui il Lotti non potesse acquistarlo subito a Maggio il 124: i soldi non li aveva nè allora nè a settembre (tanto che paga Scherma) e per l'assicurazione bastava fare un semplice cambio di macchina rendendo indietro il certificato e il timbro della 128. Se a questo aggiungiamo il fatto che l'Officina fa partire l'assicurazione due mesi prima della compravendita di Luglio, permettendosi forse qualche scorrettezza nel caso dei due incidenti, mi vien da pensare che ben sapessero che quell'auto il Lotti l'avrebbe presa di sicuro, e che di sicuro l'avrebbe fatto a fine estate.

    Ovviamente le mie possono essere delle semplici suggestioni, per cui capisco bene che lasciano il tempo che trovano.

    Le porgo le mie più sentite condoglianze per la gatta venuto a mancare: capisco il suo dolore e le sono vicino.

    Un saluto.

    Andrea Bonechi

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    1. Ottima osservazione. Certo, entrare nella mente di un tipo come Lotti, tantopiù se davvero era lui il Mostro, è un bel problema. Probabilmente il fatto che il 20 successivo avrebbe cambiato auto potrebbe essere stato un fattore in più a fargli abbandonare ogni prudenza la domenica 8, quando sostò sotto Scopeti per l'intero pomeriggio e tornò la sera.

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  9. Mi sovviene solo ora una critica all'ingegnosa ricostruzione, che si aggiunge alle osservazioni che avevo già mosso nei precedenti commenti.
    Il fatto che il premio assicurativo per Lotti non fosse aumentato nei due anni precedenti all'estate del 1985 (e quindi non avesse avuto sinistri, quanto meno colposi) può far sorgere dei dubbi sulle risultanze documentali, ma gli incidenti possono anche verificarsi in maniera del tutto irregolare. Ad esempio, a me è capitato di non averne per molti anni, e poi di averne due ravvicinati nell'arco di pochi mesi.
    Il ragionamento sulla sinistrosità media di Lotti ha una sua logica, ma esistono ovviamente molte eccezioni, come nel mio caso, che ho voluto ricordare.

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    1. La mia ricostruzione elenca una serie impressionante di indizi gravi, precisi e concordanti che portano verso un quadro unico. Se si vogliono guardare separatamente si può trovare una ragione per ognuno, le eccezioni ci sono sempre, ma nell'insieme soltanto un osservatore che si lascia guidare dal pregiudizio può ignorarli. La sinistrosità pregressa di Lotti è soltanto uno, e non certo il più grave.

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  10. Non vorrei passare per guastafeste ma il tema Fiat 128 o 124 mi pare superato dal fatto che il delitto Scopeti non è più databile Domenica 8 sett. bensì venerdi 6 o al massimo sabato 7 settembre: le mosche carnarie fanno crollare tutto compreso Canessa.

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    1. La prego di farsi riconoscere mettendo almeno una sigla. Concordo sulla retrodatazione del delitto, però rimane il fatto che due personaggi somiglianti a Lotti e Pucci a bordo di una macchina rossa molto simile a quella di Lotti si aggirarono per l'intero pomeriggio della domenica sotto la piazzola, tornandovi poi la sera, non si sa se tutti e due o solo Lotti, probabilmente entrambi. Le pare una cosa da poco? Perché erano lì?

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