L’ipotesi di un Mostro in divisa
che induceva le proprie vittime a presentare i documenti, chiedendoli oppure
anche soltanto dietro lo stimolo di una luce lampeggiante, viene confermata,
secondo Filastò, da due importanti indizi. Lasciamo la parola al suo libro “Storia delle merende infami”.
Come spiegare in altro modo il libretto di
circolazione trovato sul tappetino della macchina di Stefania Pettini?
Normalmente lo si tiene nel cassettino del cruscotto. Che ci faceva sul
pavimento dell'auto, se non era finito lì dopo essere stato estratto per
mostrarlo a qualcuno? Il portafogli di Claudio Stefanacci, il compagno di Pia
Rontini, è stato forato da parte a parte da un proiettile. Il portafogli
avrebbe dovuto trovarsi nella tasca posteriore dei pantaloni, dove invece non
era. I pantaloni di Stefanacci stavano sotto il sedile. Il ragazzo ha dovuto
prelevarlo da là sotto. A che scopo se non per mostrare i documenti, contenuti
al suo interno, a qualcuno autorizzato a richiederne l'esibizione? Con tutta
probabilità, quando l'uomo ha cominciato a sparare, il ragazzo, col portafogli
in mano, ha tentato invano di farsi schermo con esso, per questo il foro. Non
c'è una lesione da sparo nel gluteo in corrispondenza della tasca dei
pantaloni, quell'oggetto era nella mano della vittima al momento del colpo di
arma da fuoco. L'ipotesi alternativa potrebbe essere la rapina, ma nel
portafogli i soldi c'erano tutti. Non resta quindi che l'esibizione dei
documenti.
Ma si tratta di indizi del tutto
inconsistenti. Cominciamo dal libretto di circolazione dell’auto di Borgo San
Lorenzo. Innanzitutto, e ancora una volta, dobbiamo fidarci delle affermazioni
dell’avvocato, poiché dalla documentazione nota, almeno a memoria di chi
scrive, la circostanza non risulta. Al processo Pacciani l’ex maresciallo dei
carabinieri Domenico Trigliozzi, intervenuto sulla scena del crimine (vedi),
aveva parlato del ritrovamento del libretto, senza però precisare che era sul
tappetino. D’altra parte lo stesso Filastò, nella propria arringa al processo
Vanni (vedi),
non aveva dato l’impressione di esserne particolarmente sicuro (“mi sembra che nel
1974 si trova nella macchina, a giro e non nel cruscotto dove sta sempre, il
libretto di circolazione”). In ogni caso, quand’anche il libretto di
circolazione fosse stato rinvenuto sul pavimento dell’auto, la confusione di oggetti che era stata rilevata
all’interno suggeriva l’ipotesi che l’assassino avesse frugato in giro, quindi
anche nel cruscotto. E poi la patente, di solito esibita insieme al libretto, perché
non sarebbe finita anch’essa sul tappetino?
Veniamo adesso al delitto di
Vicchio. In questo caso si può senz’altro affermare che Filastò riporta
circostanze non vere, poiché il portafoglio di Claudio Stefanacci era stato
trovato nella tasca dei suoi pantaloni – riposti sul pianale posteriore –
forata dal proiettile che li aveva colpiti. Risulta dalla deposizione al
processo Pacciani di Giovanni Libertino (vedi),
un poliziotto della Scientifica intervenuto sulla scena del crimine:
PM: Bene, ecco,
benissimo. No, è per evitare dubbi. E questo portafoglio e questi pantaloni
presentavano qualche rilievo interessante dal punto di vista del sopralluogo
della Scientifica, o erano del tutto indifferenti?
Libertino: No, no, questo
pantalone verde, sulla tasca posteriore destra c'era un foro da colpo da arma
da fuoco di sicuro. Perché poi il proiettile era ritenuto all'interno, diciamo
si era fermato nella parte interna della tasca. […] Cioè, aveva oltrepassato il
portafoglio e si era fermato vicino alla fodera della tasca dei pantaloni,
all'interno.
Dunque anche questo secondo
indizio sul Mostro in divisa va a farsi benedire, ancor più del primo, già
debolissimo. Ma l’inventiva di Filastò, il quale, non va dimenticato, è anche
uno scrittore di gialli, ha creduto di scovare altri elementi a suffragio
della sua teoria. Come la testimonianza di Luciano Calonaci, il quale avrebbe visto
un’auto della Polizia dirigersi verso Baccaiano poco prima del delitto del 1982.
Da “Storia delle merende infami”:
Anche il teste Luciano Calonaci, sentito per
iniziativa della difesa a proposito dell'omicidio di Baccaiano, è stato arduo
tentare di smontarlo. Al dibattimento del processo ai compagni di merende ha
resistito impavido alle obiezioni del pubblico ministero, solo un po' stupito
di essere trattato come un mentitore.
Il 6 giugno 1982 era appena uscito di casa,
verso le 23, per andare in chiesa, dove era in corso la messa prima della
processione che si sarebbe snodata lungo le vie del paese di Cerbaia. La casa
di Calonaci è sulla via principale del paese, dalla porta d'ingresso s'accede
subito sul marciapiede. […] Dalla direzione di Firenze arriva un'auto. Marcia
con lentezza, quasi a passo d'uomo. "Pareva in perlustrazione", dice
Calonaci. Un solo uomo a bordo, il guidatore. Una persona massiccia, con una
camicia azzurrina. Quest'uomo pare sorpreso appena imbocca la strada
illuminata, sorpreso dalla gran luce. S'accorge che Calonaci lo osserva. Allora
s'ingobbisce, la testa fra le spalle, nasconde il volto. "Pareva fosse
stato scoperto a rubare in chiesa", dice il testimone. Procede in
direzione di Baccaiano. Tre quarti d'ora al massimo prima del duplice delitto,
e la direzione è quella. La macchina, dice Calonaci, era della polizia.
"Ci ho fatto caso", dice, "perché mi ha meravigliato che ci
fosse una sola persona a bordo. In genere viaggiano sempre in due".
È vero che Calonaci, durante la
propria deposizione (vedi),
fu contestato dal pm Canessa, però ce n’erano i motivi. Il teste si era
presentato alla SAM tre anni dopo i fatti, il 10 settembre 1985, lo stesso
giorno in cui i giornali avevano riportato a tutta pagina la notizia
dell’ennesimo delitto del Mostro, e, contrariamente a quanto da lui affermato
durante l’interrogatorio di Filastò, dall’appunto redatto nell’occasione
risultava che l’avvistamento era avvenuto il giorno precedente a quello del
delitto. Altro motivo di perplessità era dato dalle incertezze sull’attribuzione
dell’auto alla Polizia. Il teste non aveva individuato il modello, e neppure aveva
notato delle scritte identificative, in sostanza lo aveva colpito soltanto il
colore compatibile. Ma la presenza a bordo di un solo individuo, per di più non
in divisa – indossava una camicia bianca o azzurrina a mezze maniche – lasciava
notevoli dubbi sulla possibilità che si fosse trattato di un’auto della
Polizia. C’è da dire piuttosto che quell’avvistamento doveva aver indotto
Calonaci a lavorare a lungo con la propria mente quando sui giornali si
ventilava, tra molte altre, l’ipotesi del Mostro nascosto tra le forze
dell’ordine. Lo affermò lui stesso in aula, a domanda sul perché si fosse
presentato alla SAM con tre anni di ritardo: “[…] io stavo dicendo come mai, ecco, perché
ogni tanto leggevo sul giornale che questo tizio, detto "il mostro",
che... forse gl'era un tizio che era vicino alla Polizia”. Diventa quindi
lecito sospettare che un ricordo sempre più lontano nel tempo si fosse via via
adattato alla voglia di fornire un contributo alle indagini. Tanto più dopo
l’incontro con Bevacqua e Filastò, avvenuto il 27 aprile 1994, e la successiva
pubblicazione di “Pacciani innocente”,
dove anche Calonaci aveva trovato un proprio piccolo spazio.
In ogni caso l’episodio appare
irrilevante rispetto all’omicidio di Baccaiano, nel quale la scena del crimine era
sicuramente quella che meno si adattava all’approccio di un assassino
poliziotto a bordo di un mezzo di servizio, poiché la piccolissima piazzola
dove si erano appartati Antonella Migliorini e Paolo Mainardi non consentiva
l’avvicinamento di altre auto. E poi i vari testimoni che vi transitarono
davanti proprio nell’imminenza del delitto e subito dopo non videro alcuna auto
della Polizia lungo una strada dove non avrebbe potuto nascondersi, vista la
totale mancanza di aree di sosta.
Passiamo adesso a un altro
indizio, ancora meno significativo, e, se possibile, ancora più artificioso. Il
21 gennaio 1984 era stata uccisa, a colpi di pistola semiautomatica calibro 22,
una coppia di fidanzati che si intratteneva in auto sulle rive del Serchio, nei
pressi di Lucca. Lui era stato colpito alla gola da un unico proiettile, lei
alla testa da due. A caldo, sui giornali, si era ventilata anche l’ipotesi di
un duplice omicidio compiuto dal serial killer fiorentino, pur fuori stagione e
fuori zona, se non altro per la tipologia delle vittime. In realtà tutto
lasciava pensare che si fosse trattato di una rapina finita male, poiché
l’assassino aveva preso il portafoglio del ragazzo e la borsetta della ragazza,
abbandonandoli poco lontano dopo aver svuotato il primo. Inoltre non era stato
usato il coltello, né per uccidere né per mutilare. Altro particolare
differente la marca delle munizioni, non le tristemente note Winchester LR con
la lettera “H” stampigliata sul fondo del bossolo, ma delle inusuali Lapua
finlandesi. In ogni caso i successivi esami balistici avevano eliminato ogni
residuo dubbio, stabilendo che la pistola non era quella del Mostro.
Ma per Nino Filastò “l'implacabile
determinazione dell'omicida, le caratteristiche del luogo, il modo in cui venne
usata l'arma da sparo, la borsetta della ragazza rovistata” (vedi)
facevano comunque pensare all’opera del serial killer fiorentino, che non
avrebbe ucciso per le solite ragioni maniacali, ma per lanciare un
contortissimo messaggio che soltanto Filastò aveva capito. Da “Storia delle merende infami”:
Quanto alla diversità dell'arma, c'è da dire
che secondo l'opinione di alcuni investigatori, opinione amplificata da alcuni quotidiani,
Francesco Vinci, ancora in carcere con l'accusa di essere quantomeno l'assassino
di Locci e di Lo Bianco, avrebbe fatto disseppellire da un barattolo, nascosto
sottoterra secondo il metodo dei sequestratori sardi, la famosa Beretta, e
commissionato l'omicidio dei due giovani tedeschi (settembre 1983) allo scopo
di procurarsi un alibi.
Poiché gli inquirenti accreditavano questa
ipotesi, lo sfortunatissimo Vinci restava in prigione, nonostante il duplice
omicidio di Giogoli. Ammettiamo che il mostro, nel suo gioco al gatto col topo
instaurato con gli investigatori,volesse fare intendere che anche stavolta si
stava commettendo un errore, che Vinci doveva essere scagionato, e che i sardi
non avevano niente a che fare con gli omicidi delle coppie. Quale altro sistema
migliore di quello di commettere un duplice delitto sovrapponibile ai
precedenti, ma con l'uso di un'arma diversa?
C’è innanzitutto da dire che si
fa davvero una gran fatica a comprendere l’incredibile ragionamento
dell’avvocato. Secondo lui il Mostro avrebbe ucciso a Lucca per dimostrare che
Francesco Vinci era innocente, dopo il precedente e per certi aspetti inutile tentativo
con i ragazzi tedeschi. Perché in quel caso gli inquirenti non avevano capito?
Perché avevano avuto il dubbio che l’arma fosse stata usata da un complice allo
scopo di scagionare il sospettato in galera. Ed ecco allora l’astuta soluzione:
un nuovo delitto con un’arma differente! Non risulta però molto chiaro che cosa
sarebbe potuto cambiare nel giudizio degli inquirenti per tale novità; in ogni
caso, se davvero il delitto era un messaggio del Mostro, quantomeno questi
avrebbe dovuto renderlo riconoscibile, con un’escissione, ad esempio. È vero
che quella sera pioveva a dirotto, ma le vittime avevano un’auto grande (una
Fiat 132), quindi la macabra operazione poteva anche essere compiuta al riparo dell’abitacolo.
E poi, perché cambiare la marca delle munizioni tornando alle solite Winchester al delitto successivo? Si trattava di una componente del messaggio?
Ma vediamo come il fatto si
collega all’ipotesi del Mostro in divisa. Ancora da “Storia delle merende infami”:
Resta poi la coincidenza cronologica con la
svolta prossima dell'inchiesta, e l'incarcerazione di Mele e Mucciarini che
avverrà dopo soli due giorni. Se esiste il collegamento fra quest'ultima
circostanza e l'omicidio dei fidanzati lucchesi – del resto mai risolto, il
caso è stato archiviato fra gli insolubili – risulta una persona che può
accedere a informazioni riservatissime. Difatti i giornalisti più accreditati
avevano avuto, fino a quel momento, nient'altro che il vago sentore di un
prossimo risultato investigativo determinante.
Secondo quest’altro incredibile
ragionamento il Mostro, in quanto appartenente alle forze dell'ordine, sarebbe venuto a conoscenza
dell’imminente arresto di Mele e Mucciarini, che avrebbe deciso di anticipare dimostrando con il delitto di Lucca che i due erano innocenti. Ma
perché non attendere l’arresto? Il fatto di averlo anticipato – in realtà di
cinque giorni, non di due, visto che Mele e Mucciarini furono condotti in
carcere il 26 gennaio e il delitto era del 21 – poteva rischiare di vanificare il messaggio, poiché
gli assassini avrebbero potuto ben essere i due cognati essendo quel giorno ancora
liberi.
Nino Filastò invoca altri
elementi minori a supporto della sua personale teoria, ma non è davvero il caso
di perderci altro tempo. Vale piuttosto la pena riflettere sulla difficoltà che
avrebbe incontrato un Mostro poliziotto a usare un’auto di servizio, della
quale certamente non avrebbe potuto disporre a suo piacimento, e a indossare una
divisa d’ordinanza durante le aggressioni, per i comprensibili problemi dovuti
all'imbrattamento di sangue. Quindi al massimo il soggetto poteva essere un
poliziotto finto a bordo di una normale auto dotata di lampeggiante blu sul
tettuccio (che si poteva comprare) e con indosso una divisa fuori ordinanza.
Addendum. La lettura dell'articolo La dinamica di Calenzano dovrebbe fornire anche ai più restii una valida ragione per abbandonare la fascinosa ipotesi dell'avvocato. L'attacco avvenne dal lato passeggero, il destro, quindi è al passeggero che il finto o vero poliziotto avrebbe chiesto i documenti. Ma non c'è alcuna ragione valida per un simile comportamento, che appare invece del tutto illogico. Per di più la presenza di piante subito a ridosso della fiancata gli avrebbero lasciato pochissimo spazio, mentre dall'altra parte ne avrebbe avuto in abbondanza.
Addendum. La lettura dell'articolo La dinamica di Calenzano dovrebbe fornire anche ai più restii una valida ragione per abbandonare la fascinosa ipotesi dell'avvocato. L'attacco avvenne dal lato passeggero, il destro, quindi è al passeggero che il finto o vero poliziotto avrebbe chiesto i documenti. Ma non c'è alcuna ragione valida per un simile comportamento, che appare invece del tutto illogico. Per di più la presenza di piante subito a ridosso della fiancata gli avrebbero lasciato pochissimo spazio, mentre dall'altra parte ne avrebbe avuto in abbondanza.
Ma poi bisognerebbe chiedergli al buon Filastó xé il mostro se fosse stato un poliziotto avrebbe compiuto i duplici omicidi in divisa e con la macchina della polizia addirittura con il lampeggiante acceso, tt questo nn ha senso penso sarebbe andato in borghese e con la sua macchina in caso di mostro poliziotto, riguardo al film maniac penso che sicuramente l avrà visto data l enorme pubblicità data al film , piú che influenzato magari ha esaltato ancor di piú il mostro , magari ha preso come spunto dal film lo scalpo che nel suo caso era rivolto a Quella parte di corpo che nn riusciva ad avere in modo naturale... ma sicuramente la carriera del mostro stava incominciando indipendentemente dal film maniac
RispondiEliminaSu insufficienza prove sembra invece che Calonaci abbia riferito proprio di aver visto un auto della polizia, anzi pare sia sicuro ma non vedo cosa c'entri Cerbaia con Baccaiano di Montespertoli che sono due luoghi abbastanza distanti, il dialogo col PM fu questo
RispondiEliminaPM: ma le come fa a dire che era davvero un auto della Polizia
Calonaci: c'era scritto
Io che son toscano ci son passato recentemente, Cerbaia è su per andare a San Casciano, saranno un 7-8 kmn da San CAsciano, BAccaiano è prprio da un'altra parte a ovest di San Casciano e ci saranno come minimo 10-15 km di distanza, non capisco perchè un auto della Polizia possa destare sospetto
Forse perchè in questa maledetta storia non c'è davvero da fidarsi di nessuno, nemmeno della Polizia...
EliminaAll'inverso non si capisce bene perchè un poliziotto non possa non destare sospetti in una zona appartata come asserisce il Filastò; se vedi arrivare uno nell'oscurità che sia un poliziotto o meno ti pigli spavento. E nel caso citato da Calonaci non si capisce bene come mai l'auto procedesse a passo d'uomo verso Baccaiano che è abbastanza distante e quindi è un fatto contradditorio perchè il MDF dovrebbe procedere a passo d'uomo nei pressi di Baccaiano non di Cerbaia che è dall'altra parte. Sono cose che non capisco della teoria del MDF poliziotto
EliminaAhia! Qui mi vien demolita la teoria che mi attirava di più... :-) Anche perché era la più cinematografica tra le meno improbabili!
RispondiEliminaUn altra cosa che Filastò afferma è che le morti di FV e del suo servo, più quella di MM e figlioletto sono opera dello stesso MdF o comunque strettamente legate ai suoi delitti. Di più l'avvocato afferma che FV sapeva chi fosse il mostro, che secondo Filastò sarebbe un uomo che avrebbe trattato male la Locci alle Cascine (uomo visto da FV) e l'avrebbe seguita più volte anche minacciandola.
Mmh... Sì, affascinante, ma riscontri reali molto pochi.
A proposito della Locci non vi sembra strano che lei avesse detto ad un suo spasimante (Barranca mi pare), che voleva appartarsi in auto con lei, che era meglio di no perché rischiavano che qualcuno li sparasse?
Cioè la stranezza sta nel fatto che la Locci aveva paura di venir colpita proprio mentre amoreggiava in auto e non in generale: qualcuno l'aveva minacciata di ucciderla proprio in quel modo?
A mio parere se Filastò avesse lasciato perdere tante fantasie qualche speranza di salvarsi Vanni ce l'avrebbe avuta.
EliminaRiguardo la Locci che si sentiva minacciata, la spiegazione sta tutta in un episodio raccontato da Natalino e riportato nella sentenza Rotella. Disse che un giorno lo zio Piero era andato a casa sua ed aveva mostrato una pistola alla mamma e al babbo. Lui aveva visto tutto dopo essersi nascosto sotto il letto. Si trattava di un avvertimento per la Locci, che lei capì benissimo. Forse contava sul fatto che non le avrebbero sparato se avesse portato dietro il bambino.
Peccato che anche il PG Propato all'appello bis chiese l'assoluzione per vanni e la condanna per calunnia di Lotti e Pucci
EliminaAssoluzione per Vanni sì, ma condanna per calunnia per Lotti e per Pucci, che neppure era imputato, no.
EliminaInvce era proprio un poliziotto perche` LA FACCIA DEL SOGGETTO CHE E SEMPRE LA STESSA vista da occhi diversi in situazioni diverse e` una prova inconfutabile . Era un poliziotto coperto da Vigna . Leggere gente che crede a Lotti fa capire quanto ne sapete .
RispondiEliminaQuesta poi davvero non la sapevo. Se l'anonimo vuole può spiegare meglio, magari lasciando perdere i racconti di Lotti, un argomento non attinente alla discussione. Chi avrebbe visto questa faccia? E quali prove coinvolgono Vigna?
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaHo trovato molto utili alcuni chiarimenti relativi alla testimonianza di Calonaci, e anche il breve Addendum mi sembra molto centrato. Potrebbe essere interessante approfondire la teoria del killer in divisa, in un senso o nell’altro, andando oltre le fantasiose considerazioni di Filastò (che sul delitto di Lucca ha dato forse il peggio di sé). Paolo Cochi, ad esempio, valuta seriamente l’ipotesi di una persona interna alla istituzioni, in grado dunque di attingere informazioni riservate, ma dice testualmente: «Non riesco ad immaginare un mostro che si avvicina nel buio della notte con il lampeggiante acceso alla coppia appartata in auto e che uccide sparando a finestrini aperti e poi depista rompendo i vetri per simulare i colpi a vetro chiuso, inquinando la scena del crimine».
RispondiEliminaCredo insomma che per confutare definitivamente questa tesi occorra prendere in considerazione un maggior numero di elementi. Mi piacerebbe sapere, ad esempio, cosa ne pensi della famosa lettera inviata nel 1985 al procuratore Silvia Della Monica. Se hai già affrontato altrove la questione, ti chiedo la cortesia di lasciarmi il link. Come avrai capito, frequento il tuo blog solo da poche settimane.
Non ho affrontato l'argomento. A mio parere la lettera si lega all'escissione del seno, con la quale il Mostro voleva dimostrare di non avere alcun tabù verso quella parte del corpo femminile, come invece avevano affermato certi commentatori. L'embrione dell'idea risaliva già al 1981, quando nell'omicidio dell'autunno c'era stato un primo tentativo di escissione. Poi per due anni niente, per le note ragioni.
EliminaProbabilmente dopo Vicchio la lettera fu inviata ma si perse, magari per un indirizzo scritto male.
La scelta di un destinatario donna potrebbe semplicemente rientrare nella perversa soddisfazione di aumentare l'effetto del ribrezzo.
Un riferimento al seno sinistro lo si può ritrovare anche nel 1983. Accanto al camper dei tedeschi fu fotografata l'immagine della rivista Golden Gay e li, coincidenza, una donna, in piedi fra due uomini, mostra proprio il seno sinistro. Caso? Forse.
EliminaPiù che agli aspetti psicologici, mi riferivo al fatto che la busta è stata spedita da San Piero a Sieve, dove la Della Monica aveva un’abitazione. Un fatto, questo, che viene spesso messo in evidenza dai sostenitori della teoria del mostro poliziotto (o comunque vicino agli inquirenti).
EliminaTu che valore dai a questo particolare? Più in generale, ritieni che la messinscena della busta sia compatibile con la personalità di Lotti? Non voglio rubarti troppo tempo, ma sono davvero curioso di conoscere la tua opinione su questo aspetto della vicenda.
Che Silvia Della Monica avesse avuto in quei giorni dimora vicino a San Piero a Sieve lo considero niente più che una coincidenza, altrimenti perchè il Mostro non avrebbe mandato la lettera direttamente lì?
EliminaQuella lettera è altamente compatibile con la figura di Giancarlo Lotti, per vari motivi. Fu assemblata da una persona ignorante, come lui era, e probabilmente mancina, visto che non erano state usate forbici, notoriamente poco simpatiche ai mancini, ma un coltello per ritagliare le lettere dell'indirizzo. E Lotti era un mancino quasi certamente contrastato, come si usava all'epoca della sua fanciullezza. Tra l'altro a tempo debito dimostrerò che anche lo sparatore di Scopeti era mancino.
La mancanza di un qualsiasi messaggio scritto fa propendere altresì per una persona incapace di scrivere, come lui.
Infine lo scopo, che era sempre quello di creare paura e clamore, in linea con le motivazioni dei delitti, che non erano sessuali. E Lotti non era un maniaco sessuale, ma un personaggio rancoroso verso un mondo che lo disprezzava. Anche per questo decise di mettersi a uccidere in modo seriale a partire dal 1981.
Ignorante, ma scaltro. Chi assemblò la busta ebbe l'accortezza di utilizzare due tipi di colla e non la saliva. Sia per il francobollo, sia per le lettere ritagliate e, mi pare di ricordare, anche per la chiusura del bordo.
EliminaIn tempi che l'analisi del DNA nessuno sapeva cosa fosse.
Come ci incastra il Lotti?
In questa storia si vanno sempre a cercare le spiegazioni più astruse. I due tipi di colla si spiegano facilmente con una preparazione anticipata della busta con l'indirizzo, magari anche mesi prima, e la chiusura logicamente appena prima della spedizione. D'altra parte non vedo il vantaggio di usare due tipi.
EliminaLa questione del DNA. Innanzitutto leccare la colla di una busta non a tutti piace. In più in questo caso c'era da salvaguardare il contenuto con una chiusura più tenace.
Ho cominciato a leggere il suo blog da poche settimane, mi trovo pienamente in accordo con la sua linea investigativa.
EliminaAnche io avevo qualche dubbio sulla possibilità del Lotti nel ideare una lettera del genere ma le sue spiegazioni sembrerebbero molto logiche e quindi comprensibili e confermanti tale possibilità.
L ultimo dubbio riguarda la videocassetta contenuta nella medesima busta composta da spezzoni di trasmissioni riguardanti il mostro con in sottofondo la canzone Anna di Battisti.
Non è un lavoro semplicissimo con gli strumenti del epoca.
Cordiali saluti, la seguo con interesse.
Credo si stia sbagliando, la busta in questione conteneva un frammento del seno reciso alla ragazza francese.
EliminaIo reputo strano che un poliziotto non avrebbe trovato di meglio di una pistola usurata, con un caricatore piccolo che incamerava proiettili poco potenti.
RispondiEliminaSo bene che una Beretta calibro .22 con 9 colpi è più che sufficiente per uccidere (e i fatti lo dimostrano) ma comunque il mostro si è affidato a un vecchio arnese che si sarebbe potuto inceppare in qualsiasi momento. Probabilmente ha dovuto sparare tutti i colpi a sua disposizione in più di un'occasione, correndo il rischio che non fossero sufficienti.
Un membro delle forze dell'ordine non credo che avrebbe faticato molto a trovare un'arma in grado di dargli molte più garanzie.
Sul fatto che la pistola fosse usurata non ci sono certezze. Lo ipotizzò Zuntini nella perizia sui bossoli del 1968, sulla base di un rigonfiamento che gli fece pensare a una molla di recupero dell'otturatore sfibrata. Però nella perizia sui bossoli del 1974, che lui non sapeva che provenivano dalla stessa arma, non ripetè una considerazione analoga. Credo che Zuntini non fosse quel gran genio della balistica.
EliminaDetto questo, rimane il fatto che l'arma usata dal Mostro non era molto adatta alla difesa e all'offesa, era da tiro a segno, e a Baccaiano dimostrò tutti i suoi limiti. Certamente un poliziotto avrebbe avuto possibilità migliori, tra cui, se proprio non voleva cambiare, quella di procurarsi un secondo caricatore da riempire e usare alla bisogna, come a Baccaiano e Scopeti.
Caro Antonio lei ha tutta la mia ammirazione per l'acuta analisi delle dinamiche seppure abbia qualche riserva sulla persona che lei ritiene colpevole. In questo pregevole articolo sulle ipotesi di Nino Filasto' emerge questo particolare incongruente dei pantaloni posti sotto il sedile e la spalliera posteriore con macchie di sangue e forati da un proiettile . Così pure il portafoglio al loro interno.Se erano sotto detto sedile come poteva essere possibile ? Inoltre ipotizzando per assurdo che Li indossasse (da quale parte erano forati tasca DX o SX?) non ne aveva traccia nella parte del gluteo o c'era un ematoma?
RispondiEliminaSta di fatto che erano sporchi di sangue sicuramente le macchie tracciate potrebbero dare ragguardevoli indicazioni di come si e svolto questo particolare momento.Io noto e non se è un effetto fotografico un alone scuro sulle caviglie di CS sembra un ematoma ma nel caso li avesse indossati e gli fossero stati sfilati si sarebbero sporcati e attenzione avrebbero ritenuto il DNA dell'assassino. Mi scusi per le troppe domande !e ancora complimenti
Cara Daniela, scusi il ritardo, ma la sua domanda è impegnativa. In effetti non mi sento di rispondere in modo esauriente, data l'incompletezza della scarsa documentazione in mio possesso, in particolare sulla posizione dei pantaloni. Gli unici dati a me disponibili sono desunti dalle deposizioni di Autorino e Libertino al processo Pacciani, quella del secondo meno interessante perché si riferisce all'auto dopo il suo trasporto in questura. La frase più interessante mi pare quella relativa a una didascalia su una foto:
Elimina"Rilievo numero 6: particolare della parte terminale dei pantaloni, di colore verde militare, sul pianale posteriore dell'auto, sotto il sedile posteriore".
Che cosa significa? I sedili posteriori erano stati tolti, poiché il divanetto era stato chiuso a libro e appoggiato alla scocca. Si intende forse questo divanetto piegato che li aveva sormontati? Può essere, e in questo caso è facile farsene una ragione, se si pensa al Mostro che accoltella il ragazzo anche girandolo, quindi avendo anche potuto spostare il divanetto. Che d'altra parte poteva aver spostato anche lo stesso ragazzo. D'altra parte non mi pare che gli inquirenti si fossero posti troppe domande sull'argomento, quindi quei pantaloni non dovevano essere in un punto inaccessibile a un proiettile.
In ogni caso che il ragazzo indossasse i pantaloni al momento del delitto è del tutto fuori luogo pensarlo. Perché il Mostro avrebbe dovuto sfilarglieli, e come, nelle ristrettezze dell'abitacolo di una Panda? Pensi poi a a dove venne ritrovato il proiettile, che superò la stoffa della tasca, il portafoglio, ma rimase entro la fodera interna. Che cosa le fa venire in mente questo? Che dopo c'era una superficie dura, contro la quale il proiettile esaurì del tutto la propria energia già ridotta. Se aveva forato da parte a parte il portafoglio, incontrando la carne molle del gluteo avrebbe forato anche quella. Evidentemente trovò la lamiera del ripiano posteriore.
In ogni caso provo a procurarmi altro materiale, se ci riesco integrerò questa risposta.
Sono d'accordo con lei che il lotti tanto stupido non fosse, ma mi dica come faceva ad avere l 'indirizzo di una casa di vacanza di silvia della monica? Chi ha telefonato a spalletti e come faceva ad avere il numero? Chi ha telefonato ad allegranti e come faceva ad avere il numero? Chi ha telefonato alla zia di susanna cambi ecc? La voce che viene descritta sembra essere sempre la stessa, distinta e priva di inflessioni dialettali..
RispondiEliminaA.D.
Quali prove può portare che tali azioni siano state opera del Mostro?
EliminaNon crede che la lettera alla della monica col lembo di seno sia stata spedita dal mostro? E chi avrebbe avuto motivo di terrorizzare spalletti e allegranti?
EliminaA.D.
La casa di vacanza di Silvia Della Monica non c'entra nulla con la lettera dopo Scopeti. Su Spalletti e Allegranti si legga questi due articoli
Eliminahttps://quattrocosesulmostro.blogspot.com/2015/12/la-leggenda-di-spalletti-1.html
https://quattrocosesulmostro.blogspot.com/2015/12/mitomane-o-burlone.html
Ciao Antonio. Nel Febbraio del 1981,di notte,una ragazza,tale E. , In compagnia di un' amica,fu invitata da due Carabinieri a tornare indietro, perché,parole loro,una coppia di giovani era stata uccisa con una pistola. Il problema che insospettisce e tanto, è che in quello stesso luogo ci fu veramente un duplice omicidio, però avvenne 3 mesi e mezzo dopo,perché i 2 carabinieri furono così profetici? La ragazza confermò il fatto d anche la sua amica. La cosa fu raccontata in diretta televisiva a Telefono Giallo del 1987, dalla Madre di tale ragazza chiamata E. Che senso avrebbe mentire su cose così delicate e peraltro senza guadagnarci nulla?
RispondiEliminaNon saprei, però la gente fa strane cose, a volte, dietro un telefono. Ricordo lo scherzo a Sandra Milo. D'altra parte cosa si dovrebbe pensare, se le cose fossero andate davvero come disse la signora? Che dietro i delitti del Mostro ci fosse una banda di poliziotti?
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