Chi aveva
costruito la falsa prova dell’asta guidamolla? A gettare ombre inquietanti
sulla vicenda sono innanzitutto i due stracci che avvolgevano il manufatto, ricavati con
certezza dal lenzuolo regalato alle figlie di Pacciani: come se li era
procurati l’anonimo? Abbiamo visto che Perugini, durante la sua visita non
ufficiale alle figlie di Pacciani nella loro casa di piazza del Popolo, si era
fatto consegnare quelli reperiti dalle ragazze frugando in giro al momento. Uno
di essi era stato trovato nel garage in uso al padre, nel quale però si poteva
entrare anche dall’appartamento senza bisogno di chiavi. Così descriveva il
reperto la didascalia della corrispondente foto, letta da Perugini in
dibattimento (15 giugno 1994, vedi):
Frammento di stoffa dello stesso
tipo e colore sopra descritto della lunghezza di cm 48 circa, rinvenuto
nell’anta di sinistra della credenza del garage di piazza del Popolo 6,
consegnata spontaneamente da Pacciani Graziella in data 31.5.92.
Abbiamo visto che
due giorni dopo era stata eseguita una vera e propria perquisizione, estesa
anche alla casa di Pacciani in via Sonnino, durante la quale erano stati sequestrati altri pezzi di stoffa (però non in via Sonnino), tra cui uno trovato nella credenza del garage, nella stessa anta
sinistra. Ecco la didascalia della foto letta da Perugini in aula:
Frammento di stoffa in cotone
stampato a fondo bianco con fiori di colore verde pallido, simile al
precedente, forma irregolare triangolare della lunghezza di cm17 circa e base
di cm11, rinvenuta nell'anta sinistra della credenza di colore bianco ubicata
nel garage di piazza del Popolo 6, di proprietà di Pacciani Pietro durante la
perquisizione del 2 giugno ’92.
Dunque in
quell’anta sinistra della credenza in uso a Pacciani sarebbero stati ritrovati
due stracci, uno consegnato dalle figlie il 31 maggio, l’altro ritrovato nella
perquisizione del 2 giugno, e questo secondo, guarda caso, tra i tanti
acquisiti, sembrerebbe proprio quello dal quale risultò la contiguità delle fibre
sfrangiate con uno dei due inviati dall’anonimo, prova provata che entrambi
provenivano dal medesimo lenzuolo. Lo si può arguire anche dalle dichiarazioni del consulente tecnico Francesco Donato in
dibattimento (5 luglio 1994, vedi): “sfilaccettatura che dà questa compatibilità tra il reperto
pervenuto con la lettera anonima e l'ultimo lembo trovato nella casa
dell'imputato”.
Come poteva essere sfuggito quello straccio a
Graziella e Rosanna se stava nell'anta sinistra della credenza assieme
all’altro? Poteva quell’anta essere dotata di un vano così capiente e
così ingombro di altri oggetti da impedirne l’immediato reperimento? Non sembra
possibile. Un’anta è un’anta, non un baule, quindi non si può evitare il
sospetto che il secondo straccio fosse stato
portato da una persona che partecipava alla perquisizione. Quello straccio era parte di uno più grande dal quale erano stati ricavati anche i due che avvolgevano l'asta guidamolla, evidentemente preso di nascosto da casa delle ragazze in qualche occasione
precedente il 31 maggio. Questo sospettava anche il
maresciallo dei carabinieri di San Casciano, Arturo Minoliti, almeno a sentire
Mario Spezi, che una volta ne avrebbe registrato le dichiarazioni, a sua
insaputa, in una videocassetta poi fatta sequestrare dalla Procura. Da “Dolci colline di sangue”:
Quello straccio mi puzza, perché
non fui chiamato quando fu trovato. Mi spiego: tutte le operazioni sono state
condotte in maniera congiunta tra la squadra speciale e i carabinieri di San
Casciano. E, stranamente, quando fu trovato lo straccio non fui chiamato. Lo
straccio, ti dico, è inquinato, perché tutte le altre perquisizioni le avevo
fatte anch’io.
Devo dirti la verità: in quel
garage c'eravamo già stati e avevamo trovato già diversi pezzi di stoffa, li
avevamo sequestrati e catalogati. Quello non c'era. È uscito fuori quando non
hanno fatto partecipare nessuno di noi di San Casciano.
Sul fatto che la registrazione di Spezi fosse genuina
esistono pochi dubbi, nonostante il riuscito tentativo della Procura di
bloccarne l'utilizzo probatorio. Dunque, secondo Minoliti, il recupero dello
straccio che combaciava con uno dei due inviati dall'anonimo, quello cui si era
riferito il consulente del PM indicandolo come “ultimo lembo trovato”, era avvenuto
in modo sospetto, in coda al proprio intervento.
In ogni caso il giudice di
primo grado, indotto dalla propria impostazione colpevolista a ritenere prova
valida anche l’asta guidamolla, si mostrò scettico sulla possibilità che dietro l'invio
potesse esserci stata una macchinazione della Polizia:
La tesi difensiva dell'imputato appare ancora più assurda ove si ipotizzi che a “fabbricare" un elemento indiziante di tale portata possa essere stata, direttamente o indirettamente, la polizia giudiziaria: basta considerare che proprio gli inquirenti, se avessero disposto di quell'asta guidamolla, avrebbero avuto, né più né meno che come per il proiettile, tutto il tempo e l'agio di collocarla in una qualunque delle dimore del Pacciani, durante uno dei tanti accessi che vi andavano a fare per motivi di giustizia, per poi “ritrovarla” e naturalmente sequestrarla nella successiva perquisizione.
La tesi difensiva dell'imputato appare ancora più assurda ove si ipotizzi che a “fabbricare" un elemento indiziante di tale portata possa essere stata, direttamente o indirettamente, la polizia giudiziaria: basta considerare che proprio gli inquirenti, se avessero disposto di quell'asta guidamolla, avrebbero avuto, né più né meno che come per il proiettile, tutto il tempo e l'agio di collocarla in una qualunque delle dimore del Pacciani, durante uno dei tanti accessi che vi andavano a fare per motivi di giustizia, per poi “ritrovarla” e naturalmente sequestrarla nella successiva perquisizione.
Il ragionamento non può essere condiviso, anzi, date le circostanze, Pacciani aveva tutto il diritto di pensar male, lo stesso diritto che ha adesso chi cerca di ricostruire la vicenda da un punto di vista storico. Sembra logico
ritenere, infatti, che l’idea dell’asta dovette essere stata una conseguenza del
fallimento della ricerca della pistola, e proprio la perdita di ogni speranza
di poter ritrovare quella potrebbe aver indotto gli inquirenti a tirarne fuori almeno un
(sospetto) pezzettino. Oramai era stata imboccata una perversa strada senza ritorno, e a meno di non
perdere totalmente la faccia si doveva per forza proseguire. Si cercò
comunque di non commettere errori macroscopici, come sarebbe stato quello di far
ritrovare l’asta guidamolla nelle proprietà di Pacciani, dove sarebbe parso
poco ragionevole che fosse sfuggita alle 12 giornate della madre di tutte le perquisizioni. E
così si fece il poco che si poté, inventandosi la storia dell’anonimo. Il pezzo di metallo fu indiziato con due lembi di uno straccio prelevato
dall’appartamento di piazza del Popolo (di facile accesso perché in uso alle
figlie), non a caso scelto tra i molti ricavati da un medesimo lenzuolo, con un
doppio vantaggio: le ragazze non avrebbero fatto caso alla sua mancanza, e in
seguito sarebbe stato possibile effettuare una comparazione. Guarda caso, nell’appartamento
di via Sonnino, dove viveva il padre e dove non si poteva entrare se non in
presenza di lui o di un suo legale, nessuno straccio fu trovato.
In dibattimento (1° giugno 1994, vedi e vedi) era anche emerso l’episodio
probabile origine della probabile macchinazione. Due amiche che stavano facendo footing avevano visto Pacciani e la moglie in un bosco vicino a
Mercatale, il primo seduto, la seconda forse intenta a cogliere fiori. Niente
di sospetto, quindi, anzi, l’uomo si era anche lasciato andare a una battuta
scherzosa, “bambine,
che correte?”. Ma quattro o cinque giorni dopo era iniziata la maxiperquisizione, un fatto clamoroso capace di rendere significativo agli occhi
delle due donne l’altrimenti trascurabile episodio. Ripensandoci, infatti, ne avevano
parlato impressionate con gli amici, uno dei quali lo aveva riferito ai
carabinieri, i quali erano andati a cercarle e le avevano interrogate.
In una deposizione successiva (15 giugno, vedi) Perugini si ricollegò all’avvistamento, pur senza
indicarlo direttamente (ma dubbi non ce n’erano, era quello, “perché l’Angiolina
non usciva mai […] quando c'era lui”), raccontando
di una poliziotta in borghese che aveva seguito Pacciani e la moglie mentre si
dirigevano verso la medesima zona con in mano delle buste di plastica (vedi). L’agente però era dovuta tornare indietro per non
insospettire l’indagato, che nel suo memoriale del 7 marzo 1993 aveva comunque scritto
di averla vista e salutata (vedi).
Fu senz’altro quello l’episodio dal quale prese spunto chi costruì la falsa
prova dell’asta guidamolla, con forse anche ambizioni poi non del tutto sviluppate. Infatti, essendo
avvenuto prima della maxiperquisizione, per suo tramite si sarebbe persino riusciti
a spiegare il mancato ritrovamento della pistola nell’orto, che non c’era
perché, smembrata, giaceva chissà dove, con il piccolo perno di metallo, unico
pezzo rimasto in mano a Pacciani forse come ricordo, da lui opportunamente nascosto appena
in tempo. Ma questo ragionamento non sembra sia mai stato proposto.
quindi, nel caso si intenda "manipolazione", ci sono solo 2 possibilità:
RispondiElimina- "furto" straccio
- poi *taglio* dello straccio *in loco* 8un pezzo rimesso a posto un pezzo portato via)
- poi invio pezzo avvolto, poi controlli e perquisa e riscontro di sfrangiatura
oppure
- *furto* dello straccio
- poi *taglio* dello straccio non in loco
- poi *rimessa a posto* dell pezzo non utilizzato ad avvolgere ma necessari al *confronto*, dovendo ritornare dal PP
- poi invio lettara nonima con pezzo
- poi perquisizione e riscontro di compatibilità sfrangiamento
ma nel secondo caso, per alcuni giorni (almeno a partire dal 24, visto che la lettera arriva il 25) fino alla perquisizione del 2 giugno, la "parte necessaria al combacio" di straccio, sarebbe rimasta nelle pertinenze del PP col rischio di essere inconsapevolmente usata/rovinata/tagiata/etc e quindi con rischio di addio riscontro di combacio
per quanto propenda per la tesi Minoliti, è vicenda meno lineare di quello che sembra (o piu filibustiera) quella del confezionamento del "giochetto".
hzt
No, da quel che si può capire il pezzo di straccio avanzato dal confezionamento fu portato con sè da qualcuno che partecipava alla perquisizione nella quale fu rinvenuto (2 giugno), dopo che Minoliti se n'era già andato. A questo modo fu evitato ogni rischio, tra cui quello che le figlie di Pacciani lo potessero usare e magari gettare via, chi lo sa?
RispondiEliminaquindi, la linea temporale del susseguirsi di eventi sarebbe:
Elimina27 aprile e l’8 maggio maxiperquisa
25 maggio, lettera con straccio e guidamolla
31 maggio Visita "di cortesia" di Perugini, e figlie che consegnano straccio con stesso disegno
2 giugno perquisa e ritrovamento straccio combaciante nelle sfilacciature con quello che avvolgeva l'astaguidamolla.
Quindi, ne deriva obbligatoriamente che:
- entro il 24 maggio: qualcuno ha dovuto aver accesso alle pertinenze del PP ed essersi portato via uno straccio
- poi, chi ha portato via lo straccio lo ha tagliato ed una parte la ha usata per avvolgerci il guidamolla spedito, e l'altra parte l'ha conservata (per poter dire "ecco, combacia!!!)
a questo punto, si avrebbero due strade:
a) lo riporta (dopo il 26 e prima della fine della perquisizione del 2 giugno) per farlo ritrovare (con i rischi su detti): opzione esclusa dalla tua risposta.
b) continua a tenerselo e quando nella perquisa del 2 giugno ne salta fuori un altro, quello trovato viene sostituito con quello conservato;
oppure:
il 2 giugno fan "finta" di trovarne un secondo e invece fan saltare fuori di tasca quello che avevano conservato dopo averlo tagliato per avvolgerci il guidamolla).
C'è da dire che c'è tutto un contorno di eventi, logiche e "puzza di bruciato" che portano seriamente ad escludere la versione ufficiale raccontata.
Però, raccontata in questa forma lineare, diventa di una gravità inaudita la premeditazione di una simile operazione (che tra l'altro rischia anche, con "piccola" modifica di spostamenti stracci, di far entrare in ballo pure un ipotetico addomesticamento consapevole di perizia; esempio: gli sfilacciamneti non combaciavano ma di fece dire di si).
Onestamente, c'è solo da augurarsi che ci possa essere anche un'altra spiegazione plausibile (che sfugge a tutti), che sia in grado di mettere d'accordo capra e cavoli.
Ahi, quanto mi piacerebbe sentire cosa disse veramente il Minoliti !!!!... perchè ok lo Spezi, ma anche lui di distorsioni negli anni ne ha passate a destra e manca. Il fatto però che la registrazione sia stata acquisita e segretata... beh! qualcosa mi sa che vuol dire.
so much sadness :(
HzT
Logico e conseguente. Un dei punti fermi che accertano il depistaggio questo "giochino" di stracci. Ragionevolmente operato dagli inquirenti stessi.
RispondiEliminaSai cosa mi indigna? Non il depistaggio in se ma che si fatto così male. Così male che non basta l'incompetenza ci vuole pure la certezza di impunità. Quella che i giudici italiani garantiscono sistematicamente agli appartenenti delle forze dell'ordine. E' impossibile, in queste condizioni ambientali di disprezzo della giustizia, arrivare a verità oggettive.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaA me sembra che ci siano troppe insinuazioni in questa ricostruzione; e tutte le conclusioni convergono in maniera più o meno esplicita su un assunto: Pacciani è stato vittima di un complotto giudiziario. Mi pare un'accusa molto grave: quali prove hai? Mario Spezi sarebbe una fonte attendibile? con la sua improbabile storia della pista sarda? Mah, io mi fiderei più degli inquirenti. Saluti
RispondiEliminaLe uniche prove che posso fornire sono quelle della logica, inutilizzabili in un'aula di tribunale ma preziose per una riscostruzione storica. Alla quale naturalmente ognuno può aderire o non aderire.
EliminaA proposito delle stoffe che avvolgevano l'asta guidamolla, tutti rimarcano il fatto che furono trovate nell'appartamento poco sorvegliato in cui vivevano le figlie e dove era possibile agli uomini della SAM e ai carabinieri accedere in assenza di Pacciani e dei suoi legali. Tuttavia il foglio staccato dal blocco Skizzen Brunnen con annotazioni di Pacciani (il foglio 3 chiamiamolo) fu trovato nella casa delle figlie, se non ho capito male. Se si trattava di ricopiature di Pacciani dalle tante annotazioni che conservava, significa che il contadino frequentava ancora l'appartamento delle figlie. In effetti è curioso il fatto che non sia stato proposto lo scenario che l'asta guidamolla poteva suggerire: lo smembramento dell'arma da parte di Pacciani, che avrebbe potuto spiegare il mancato ritrovamento. Fu addirittura Tony ad avanzare (in chiave paradossale ovviamente) la possibilità. Così come resta inspiegabile il fatto che l'eventuale macchinazione fosse stata orchestrata in modo così maldestro: non fu neppure individuato il luogo esatto in cui il "barattolo di vetro stiantato" contenente il pezzo dell'arma sarebbe stato ritrovato, nonostante la piantina disegnata dall'anonimo. Questa è una vicenda strana, dovunque si guardi.
RispondiEliminaNon mi pare che il foglio staccato provenisse da casa delle figlie, ma in questo momento non saprei dove cercarne conferma. A mio parere macchinazione vi fu, ma non certo organizzata da tutto lo staff. Io credo che vi fu qualcuno che operò all'insaputa della maggioranza, magari anche una persona sola che rispondeva a qualcuno molto in alto. Quindi indizi costruiti alla meglio, il che spiegherebbe abbastanza bene il perchè delle loro gambe corte.
EliminaChi altri, in ogni caso, avrebbe potuto agire e per quali motivi?
Sulla provenienza del foglio staccato ho letto nel Mostro di Giuttari (non ci avevo fatto caso prima, onestamente), e ho trovato in effetti conferma nella sentenza Ognibene: "Il 13 giugno 1992 viene eseguita una perquisizione in piazza del Popolo 7 e, nella stanza adibita a salotto, vengono rinvenuti e sequestrati matite, pastelli da disegno, penne biro, una taglierina di marca tedesca, una serie di 10 foto a colori della città di Amsterdam, un foglio staccato dal blocco da disegno Skizzen Brunnen, con due annotazioni di pugno del Pacciani in data 15.7.80 e 13.7.1981." Quindi il blocco fu sequestrato dall'abitazione di via Sonnino, il foglio staccato da quella di piazza del Popolo.
EliminaNon so chi avrebbe potuto agire, ma una persona molto in alto non avrebbe fatto le cose in modo meno superficiale? Perché non lasciare sul posto il barattolo o frammenti dello stesso ad esempio, in modo da rendere più credibile la segnalazione? E perché non fornire indicazioni più precise per trovare il luogo esatto del presunto rinvenimento?
A me risulterebbe che tutti i fogli sciolti dell'album siano stati sequestrati in via Sonnino, mentre le stoffe in piazza del Popolo. Ma è un'informazione libresca, quindi non ci metto la mano sul fuoco.
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