domenica 23 settembre 2018

La dinamica di Scopeti

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Siamo finalmente giunti alla ricostruzione del delitto degli Scopeti, da alcuni miei lettori attesa con grande impazienza. Premetto che non mi dilungherò sulla descrizione delle condizioni al contorno, sulle quali non potrei dire (quasi) nulla più del moltissimo che già è stato detto. A questo proposito segnalo due fondamentali documenti: lo studio liberamente scaricabile Il delitto degli Scopeti, di Vieri Adriani, legale delle famiglie, e il libro Delitto degli Scopeti – Giustizia mancata, dello stesso Adriani, Francesco Cappelletti e Salvatore Maugeri, quest’ultimo amico di gioventù della vittima maschile. Mi concentrerò invece sulla dinamica vera e propria, dove ritengo di poter presentare degli elementi in grado di aggiungere chiarezza o almeno di  stimolare la riflessione. E a questo proposito devo segnalare almeno quattro precedenti tentativi di proporne una ragionevole: i due ufficiali, contenuti nelle perizie di Mauro Maurri e collaboratori (una trascrizione incompleta è scaricabile qui) e Francesco De Fazio e collaboratori (qui), peraltro poco convincenti, soprattutto il secondo; quello contenuto nel libro sopra citato, assai migliore anche se su alcuni particolari chi scrive dissente; infine quello generoso e per alcuni aspetti piuttosto riuscito (il documento è scaricabile qui) di un forumista, Vigneron.
Nadine Mauriot, 36 anni, madre separata di due figli, e Jean Michel Kraveichvili, 25 anni, suo compagno, partirono dalla Francia mercoledì 4 settembre 1985 a bordo di una Volkswagen Golf bianca. Si erano portati dietro una tenda, nella quale dormirono a campeggio libero per due notti sulla costa toscana. Giunsero a San Casciano nel primo pomeriggio di venerdì 6, dove furono visti da un testimone attendibile montare la tenda sulla piazzola degli Scopeti. Un’altra testimonianza certa li colloca quella stessa sera a cena alla festa dell’Unità di Cerbaia, da dove non c’è motivo di dubitare che fossero poi tornati alla loro tenda. Da quel momento tenda e auto, poste vicinissime l’una all’altra, rimasero sempre nella medesima posizione, senza che nessun testimone attendibile avesse più visto la coppia, né sulla piazzola né da qualsiasi altra parte. Fino al lunedì, quando un ragazzo scoprì il corpo di Michel tra la vegetazione, e poco dopo i carabinieri anche quello di Nadine, all’interno della tenda.
Sono ben note le discussioni nate attorno alla data di morte dei due poveretti, stabilita dall’anatomopatologo Mauro Maurri nella domenica sera, ma in seguito contestata numerose volte con argomenti assai fondati che non è il caso di ripetere in questa sede. È ferma opinione di chi scrive che tale data debba essere retrocessa di due giorni, poiché, al di là di tutte le considerazioni su rigor mortis e larve di mosca, la coppia non aveva alcun motivo di trattenersi sulla degradata piazzola per più di una notte. Nadine e Michel vennero uccisi venerdì 6 settembre 1985, poco dopo il loro ritorno da Cerbaia, quindi a partire dalle ore 23 ma non troppo oltre, come dimostrano i resti di cibo trovati nel loro stomaco, compatibili sia con le pappardelle al sugo di lepre servite alla festa dell’Unità sia con un tempo di digestione valutato in un paio d’ore. Considerando la fuga di Michel cui seguirono gli spari e l’inseguimento del Mostro, che nella circostanza ben difficilmente poteva aver tenuto in mano una fonte di luce, è molto probabile che l’orario sia da collocarsi in vicinanza delle 24, quando la luna – che sorgeva alle 23:29 ed era al suo primo quarto – illuminava pur debolmente la piazzola.
 
Edit 3/12/2020: In realtà, secondo questo sito, la luna sorgeva alle 22:53, vedi. Il dato erroneo delle 23:29 è quello riportato dal libro Delitto degli Scopeti – Giustizia mancata. Questa precisazione in prospettiva di esaminare, ed eventualmente confutare (ma ci vorrà del tempo), le motivazioni che hanno indotto un noto mostrologo a collocare il delitto all'alba di domenica.
  
Ancora un paio di considerazioni, prima di proseguire. Al di là delle sciocchezze raccontate dieci anni dopo da Pucci e Lotti sui due assassini Vanni e Pacciani, ancora oggi c’è chi ipotizza l’intervento di un complice. Senza poter escludere per certo questa eventualità, come vedremo lo studio della dinamica del delitto la rende comunque non necessaria, anzi, del tutto improbabile, in particolare se si intende mettere in mano una pistola anche al secondo individuo (come pure si è fatto con un fantomatico revolver che non avrebbe lasciato bossoli).
Infine, nell’ipotesi di un delitto avvenuto al venerdì sera, è opportuno riflettere sulla residenza dell’assassino. Chi meglio di qualcuno abitante in zona avrebbe potuto accorgersi, passando forse per caso al pomeriggio, della tenda e quindi della possibilità di trovarvi alla sera una coppia da uccidere? Per un residente nel Mugello, distante 50-60 km, sarebbe stata una bella coincidenza il passare di lì proprio al venerdì pomeriggio, ma anche per chi abitava a Firenze. A meno dei momenti in cui i due si stavano preparando alla notte – quindi con qualche luce accesa, ma per quanto tempo? – calato il buio la tenda non era più visibile dalla strada. Con grande probabilità l’assassino era già sul posto quando Nadine e Michel tornarono dalla festa dell’Unità; attese che si ritirassero poi li aggredì.

La scena del crimine. La foto sottostante, che nella sua nota versione a colori è tagliata sulla sinistra e che quindi conviene riportare anche in quella meno nota in bianco e nero, risulta molto più efficace di qualsiasi descrizione riguardante l’auto e la tenda, della quale si nota esternamente il telo argenteo impermeabile sotto cui ce n’era uno giallo.


A completamento, va detto che il lato nascosto della tenda con davanti il marker “E” – rappresentante una macchia di sangue della quale si dirà – era quello d’entrata, con una cerniera verticale sotto cui ce n’era un’altra che chiudeva la zanzariera. Sul lato opposto, con davanti il marker “F”, si apprezza il noto squarcio verticale alto 40 cm. Nella foto in bianco e nero è presente anche l’albero, sul lato dell’entrata, che costituì il riferimento per le misure prese dalla Scientifica. I marker “C” e “D” rappresentano la posizione di due bossoli. Infine la freccia tracciata sul montante sinistro dell’auto indica una macchia di sangue che Michel lasciò durante la sua fuga.
Nella piantina sottostante, redatta dalla Scientifica e pubblicata dal libro di Valerio Scrivo Il Mostro di Firenze esiste ancora, si apprezza la presenza  di una fila di cespugli che divideva la piazzola in due parti, la seconda delle quali, sulla destra, era una specie di corridoio dove andò a infilarsi Michel fuggendo.


Si noti il cadavere del ragazzo sulla destra, rappresentato con le braccia distese verso l’alto a dimostrarne il trascinamento per i piedi, del quale si tratterà più avanti. Va però detto che – incredibile ma vero! – il disegno non rispetta la posizione della tenda, la quale presentava il suo lato anteriore di sghimbescio rispetto alla via Scopeti, e quindi andrebbe ruotato in senso orario di circa 45 gradi.
Nella prossima immagine, tratta dal medesimo libro, la Scientifica riprodusse la planimetria del luogo (ripetendo il medesimo errore riguardo la posizione della tenda). Si può apprezzare sulla destra l’ampia sterrata in salita per l’accesso alla piazzola, lunga una cinquantina di metri, e la buona visibilità della tenda e dell’auto dalla adiacente strada asfaltata, che correva più in basso di qualche metro.


Questa invece è una foto del cadavere di Nadine dentro la tenda.


Si può notare il telo argenteo esterno sollevato e il telo giallo interno al quale era fissata la zanzariera, la cui chiusura avveniva tramite una cerniera a “L”, e che poteva essere coperta dal lembo di tessuto che in foto risulta fissato in alto. La distanza della parte orizzontale della cerniera dal suolo, probabilmente rappresentata dalla freccia rossa sotto il marker “G”, non è nota; in questa sede sarà considerata di circa 15 cm, misura che appare ragionevole. Si tratta di un elemento di rilievo, poiché sulla zanzariera furono trovati cinque fori di proiettile – messi in verticale poco a destra della cerniera – dei quali furono misurate le relative altezze rispetto alla base della zanzariera stessa, risultate di 10, 20, 24, 46, 56 cm, corrispondenti quindi, aggiungendo i presunti 15 sopra valutati, a 25, 35, 39, 61, 71 dal suolo. I fori numero 1, 2 e 5 (partendo dal basso) risultarono allineati tra loro sulla verticale, da cui il 3 era spostato di 6 cm a destra e il 4 di 7 a sinistra. La figura sottostante dà un’idea di quanto appena scritto.


Sulla parte posteriore della tenda c’era una seconda apertura a cerniera, che non ha però interesse in quanto chiusa e non utilizzata. Hanno invece interesse sia uno squarcio verticale che si estendeva per circa 40 cm con partenza dal vertice, sia uno strappo a “L” posto in basso sul lato destro rispetto all’entrata principale a circa 30 cm dal suolo. A questo strappo corrispondeva sul tessuto giallo interno un foro ovalare, quindi si deve presumere che responsabile della formazione di entrambi fosse stato un proiettile.


Nella foto sopra – che poi è la parte mancante sulla sinistra di quella già presentata – sono apprezzabili sia lo squarcio, in alto a destra, sia la posizione dello strappo a “L” in corrispondenza della freccia rossa.

Bossoli e proiettili. Furono repertati nove bossoli, tutti nei pressi della tenda. La foto sottostante mostra la posizione di sei, cinque sul terreno molto vicini alla tenda, uno sul materassino. I tre non visibili vanno posti nella parte in basso a destra (due sono i “C” e “D” della foto sopra).


L’immagine è del giorno successivo a quello della scoperta del delitto, quando vennero recuperati, con l’aiuto di un metal detector, i cinque bossoli sul terreno più uno dei tre non visibili, sfuggiti alle ricerche del giorno prima. Intanto la tenda era stata smontata, rimontata – a beneficio di Francesco De Fazio giunto qualche ora dopo la Scientifica – e poi ancora smontata, con un lavoro che venne criticato nella stessa relazione di Mauro Maurri e collaboratori (“la tenda fu rimossa dal punto in cui era stata piantata con tecnica e modalità tutt’altro che ineccepibili”). Sono note le distanze dei bossoli dal rimasto materassino – rimesso nella posizione originaria ma difficilmente al centimetro – e dall’albero antistante la tenda, del quale però non è nota a chi scrive la posizione esatta rispetto alla stessa. In ogni caso, anche con l’ausilio delle foto, è possibile collocare in modo ragionevole tutti i bossoli sul terreno, come nella piantina sottostante.


Si possono notare la macchia di sangue appartenuto a Nadine – di forma ovalare e dimensione di circa 20 cm – repertata a 80 cm dalla tenda e un metro dall’albero (marker “E”), l’albero e la posizione della colonna dei fori sulla zanzariera, poco sulla destra della quale può essere collocato il bossolo numero 1 e accanto il 2 e il 3. Tornando alla foto della tenda con i marker, il bossolo 9 corrisponde al “C” e il 5 al  “D”. Il numero 4 non risulta da alcuna foto reperibile in rete, poiché al momento di quella della tenda con i marker non era ancora stato trovato, e in quella del materassino è fuori dal campo visivo. Per poterlo collocare nella piantina si è qui cercato di interpretare la seguente descrizione, contenuta nel libro Delitto degli Scopeti: “mt. 1,40 dall’abete e cm 95 dal materassino (A)”. Naturalmente sarò grato a ogni lettore che mi dovesse comunicare informazioni o anche ragionamenti migliori..
Prima di andare avanti è bene chiarire una questione importante. Se le modalità di smontaggio della tenda non furono ineccepibili, niente però autorizza a supporre che i bossoli fossero stati spostati dalla loro posizione originaria prima delle misurazioni. Vedremo presto che la posizione dei numeri 1, 2 e 3 costringerà a prendere atto di una conseguenza assai importante, per escludere la quale uno dei relatori a un passato convegno sul Mostro – Armando Palmegiani, cui l’anno precedente chi scrive aveva esposto il problema – fece una supposizione quantomeno azzardata: i sei bossoli trovati il giorno dopo (1-2-3-4-7-8) potevano essere stati raccolti da un agente e sparsi sul davanti della tenda! Si tratta di un’operazione difficile da immaginare anche nel contesto del cumulo di errori compiuti dalle nostre forze dell’ordine. Del resto si legge nel rapporto della Polizia Scientifica: Si è proceduto ad una ispezione con uso del metal detector. Detta operazione ha portato al ritrovamento, tra i ciuffi di erba secca antistanti l’apertura principale della tenda di n.6 bossoli”. Che bisogno ci sarebbe stato di usare un metal detector se i bossoli fossero stati sparsi a mano? Evidentemente l’attività del Mostro davanti alla tenda li aveva infossati tra i radi ciuffi d’erba secca e il terriccio.
Riguardo i proiettili, due completi e molto deformati furono estratti dalla testa e dal muscolo pettorale sinistro di Nadine, uno diviso in due frammenti fu invece estratto dall’omero destro di Michel. Un altro grosso frammento venne rinvenuto tra il lenzuolo e il materasso. Nella relazione di Maurri si suppone la presenza di altri due proiettili non repertati, uno nel piumone e uno in un cuscino. Infine un settimo proiettile si perse tra la vegetazione dopo aver forato la parte posteriore della tenda. Vedremo che i due proiettili mancanti furono probabilmente sparati contro Michel che stava fuggendo ma non lo colpirono, quindi si persero anch’essi tra la vegetazione.

Ferite. Su Nadine vennero riscontrate quattro ferite d’arma da fuoco, tutte con traiettoria da destra a sinistra: una trapassante alla guancia destra (2), una trapassante alla fronte con scalfittura superficiale dell’osso (3), una all’emitorace sinistro (4), con proiettile ritenuto e infine una alla tempia destra (5), anch’essa con proiettile ritenuto. Solo quest’ultima fu mortale, avendo determinato gravissimi danni al cervello, le altre tre possono considerarsi tutte superficiali. Le ferite alla testa avevano una leggerissima obliquità verso il basso. Conviene anticipare che il proiettile numero 1 probabilmente andò a vuoto colpendo un cuscino.


Va poi menzionata una ferite d’arma bianca al lato sinistro del collo,  inferta quando la donna era ormai morta o in fin di vita.
Infine le escissioni, che riguardarono sia il pube sia il seno sinistro. Per quella al pube, va registrata una chiara limitazione alla zona dei peli, ma anche il raggiungimento di tessuti profondi, per un lavoro abbastanza grossolano.
Anche su Michel vennero riscontrate quattro ferite d’arma da fuoco: una al labbro superiore nella sua parte sinistra (2), con il proiettile che ruppe un dente e cadde poi a terra (come vedremo, probabilmente si trattava dello stesso che in precedenza aveva colpito Nadine alla guancia destra fuoriuscendo), una all’eminenza tenar della mano sinistra (5), una alle ultime tre dita della mano sinistra (4) e infine una alla base del braccio destro nella sua faccia posteriore (9). Vedremo che una delle due ferite alla mano sinistra fu prodotta dal medesimo proiettile che colpì Nadine al torace, ma non si può dire quale, mentre l’altra potrebbe essere stata l’effetto sia di uno degli altri quattro sparati in tenda (più probabile a giudizio di chi scrive), sia di uno sparato contro il ragazzo durante la sua fuga.
 

Come si può facilmente intuire, nessuno dei proiettili che aveva colpito Michel poteva averne provocato la morte. Il ragazzo morì per le successive coltellate, ben 13, per le quali è il caso di osservare la prossima figura, dove le frecce indicano la direzione del fendente e i numeri la probabile sequenza progressiva.


Le coltellate più gravi, quelle che determinarono il decesso, furono le quattro all’emitorace sinistro (8-9-10-11), tutte sferrate dall’alto in basso e da sinistra a destra. Anche la 7, che raggiunse il fegato dal basso in alto, fu molto grave, e la 3, che trapassò il collo da destra a sinistra forando la trachea ma non i grossi vasi sanguigni, mentre la 12 e la 13 furono poco profonde. Nella ferita numero 2, direzione trasversale da sinistra a destra, la lama incontrò un vertebra fermandosi, la ferita numero 1 fu come un taglio, anch’esso trasversale. Infine le ferite 4-5-6 furono da difesa, da collocarsi molto probabilmente appena prima della 7, come vedremo, ma la loro progressione relativa è impossibile da determinarsi.

Alcune premesse. Qualche parola va spesa per sgomberare il campo da alcuni elementi d’incertezza se non di confusione, da sempre ostacolo a ogni tentativo di ricostruire una dinamica corretta. Partiamo dal taglio sul retro della tenda. La spiegazione più banale per la sua presenza è quella di un tentativo fallito da parte del Mostro di crearsi un’apertura per sparare o addirittura entrare. Era stata questa, ad esempio, l’interpretazione di De Fazio:

È da ritenere che il reo […] abbia prima accortamente studiato il luogo di intervento, decidendo di operare sulla tenda dalla parte posteriore (elemento sorpresa) aprendosi un varco nel telo con uno strumento tagliente (verosimilmente la medesima arma bianca usata per le successive operazioni). Egli deve tuttavia aver trovato, quale fatto non previsto, il secondo telo di riparo, (il che deporrebbe per una non piena dimestichezza con tende da campeggio), che da un lato avrebbe impedito l’accesso all’interno, dall’altro avrebbe evocato l’allarme degli occupanti.
È da supporre che l’aggressore a questo punto abbia rinfoderato il coltello (il che pone il problema di un’idonea guaina di collocamento o impugnamento rapido), abbia impugnato la pistola, esplodendo prima un colpo contro lo spigolo della tenda, forse indirizzato verso le voci o i rumori dell’interno della tenda i cui occupanti, allarmati, si accingevano ad uscire.

Cominciamo col dire che il Mostro non sparò affatto dalla parte posteriore, poiché nessun bossolo vi venne trovato, e il leggere tale erratissima ipotesi nella perizia De Fazio sconcerta alquanto. Del resto, come vedremo, le vittime furono colte completamente di sorpresa dalla prima sequenza di proiettili, quindi nessun rumore anomalo le aveva allarmate; il che porta anche a escludere che il taglio avesse preceduto la sparatoria. Con la cerniera sul davanti aperta – non è pensabile che i due si fossero ermeticamente chiusi dentro uno spazio così piccolo e soffocante – qualsiasi aggressore sarebbe partito da lì, come fece anche il Mostro. E allora, il taglio? Di sicuro venne effettuato dopo, per ragioni di altro tipo e di non facile individuazione, e che comunque in questa sede non vale la pena discutere (chi scrive le collega all’attività di oscuri personaggi che nei due giorni successivi si aggirarono attorno alla piazzola).
Un altro argomento da chiarire è quello della luce. Nella tenda non fu trovata alcuna lampada da campeggio, ma è del tutto impossibile che i due, facendo campeggio libero, ne fossero stati sprovvisti. Le uniche fonti di luce presenti tra le loro cose erano una candela e una torcia a batteria, chiuse però in una borsa trovata all’interno dell’auto; si comprende bene quali sarebbero stati i problemi in caso di esigenze corporali nelle ore serali e notturne, tanto per fare un esempio. Ma, senza una fonte di luce, anche semplici operazioni all’interno della stessa tenda sarebbero state difficili, come prendere un fazzoletto, ritrovare i propri indumenti intimi, aprire e chiudere la zanzariera. Quindi si deve senz’altro supporre che in tenda una lampada da campeggio vi fosse stata, e che poi il Mostro l’avesse portata via, non come souvenir ma semplicemente perché se ne era avvalso durante le tristi manovre su Nadine, lasciandovi sopra le proprie impronte insanguinate.
In più va anche supposto che al momento dell’attacco la lampada fosse accesa. Un fascio di luce esterno, come quello prodotto da una torcia a mano, avrebbe dovuto superare il tessuto traforato della zanzariera, con una resa sulle figure interne molto ridotta, tanto da impedire di distinguerne i particolari. Si è già accennato al fatto che dei cinque colpi sparati attraverso la zanzariera soltanto uno andò a vuoto colpendo un cuscino, quindi le vittime dovevano essere ben visibili dal di fuori.
Infine il problema della scarpata. Davanti all’ingresso della tenda il terreno iniziava a scendere, come si vede bene dall’immagine della planimetria. Secondo un’opinione circolata nelle discussioni in rete e accennata anche dal libro Delitto degli Scopeti - Giustizia mancata il Mostro si sarebbe avvicinato in piedi alla zanzariera percorrendo il terreno in salita antistante e sparando via via sempre più in alto. Ma davanti alla tenda non c’era alcun terreno in salita, perlomeno non in forte salita, come risulta ben chiaro da alcune foto, ad esempio dalla sottostante.


Tra l’altro risulta ben visibile la macchia di sangue ovalare, la cui distanza dalla tenda fu misurata in 80 cm e il diametro in 20, quindi davanti all’ingresso c’era almeno un metro di terreno pianeggiante, al massimo in leggero declivio. Se si pensa che tutti e cinque i fori sulla zanzariera erano caratterizzati da aloni di affumicatura, e che quindi la pistola aveva sparato a pochissima distanza dal tessuto, si comprende bene come l’ipotesi della scarpata non possa reggere.

I colpi di pistola. I due vennero sorpresi mentre stavano amoreggiando, lui disteso supino e lei sopra con le gambe flesse, i piedi a sinistra e la testa a destra rispetto all’ingresso. Il Mostro si presentò davanti alla cerniera aperta forse accucciato, ma molto più probabilmente in ginocchio, con un arto che teneva la pistola e l’altro poggiato a terra a rendere stabile la posizione (qui si ipotizza questo secondo scenario). A dividerlo dalle vittime c’era soltanto il tessuto traforato della zanzariera chiusa, attraverso il quale ne vedeva bene i corpi nudi illuminati dalla lampada accesa.
Nella prima fase dell’attacco vennero sparati i cinque colpi che forarono la zanzariera, di sicuro per primi, in rapida sequenza, quelli corrispondenti ai tre fori più in basso, in quale ordine non è possibile stabilirlo, poi, dopo una brevissima pausa, i due più in alto; qui si ipotizza una progressione ascendente per tutti e cinque. Si ipotizzerà anche l’effetto di ogni proiettile, senza l’illusione di averli azzeccati tutti.


Potendo contare su una buona visibilità, l’aggressore decise di mirare al capo dei due che si stavano baciando o sbaciucchiando. Molto probabilmente il primo colpo, troppo basso, finì dentro il cuscino, ma i due successivi raggiunsero il bersaglio: il numero 2 la guancia destra di Nadine e, in uscita, il labbro superiore sinistro di Michel, il numero 3 di striscio la fronte di Nadine. Quest’ultimo, fuoriuscendo, attraversò la parete posteriore della tenda producendo il foro nel tessuto interno e lo strappo a “L” in quello esterno, perdendosi poi tra la vegetazione. Stranamente i tre bossoli finirono tutti molto vicino al punto di sparo, pochi centimetri sulla destra.
Come sempre il Mostro fece una pausa per rendersi conto degli effetti dei suoi primi colpi, probabilmente alzandosi sulle ginocchia. Intanto, sia forse per un suo riflesso automatico, sia spinta da Michel, Nadine iniziò a sollevare il busto. Il movimento attirò l’interesse dello sparatore, che indirizzò il suo quarto colpo verso di lei, colpendola nella zona del seno sinistro; con tutta probabilità il proiettile aveva attraversato prima la mano sinistra del ragazzo mentre la stava spingendo, producendo una delle due ferite. L’ipotesi è ben suffragata dal percorso molto breve del proiettile nei muscoli di Nadine, spiegabile soltanto con una perdita di velocità per l’attraversamento di un precedente ostacolo (Maurri: “La […] ferita […] dimostra la scarsa forza viva posseduta e quindi, lo scarsissimo potere lesivo, in quanto il proiettile è stato repertato solo nel contesto delle fibre del muscolo gran pettorale”).


Seguì dopo pochi istanti un quinto colpo, ancora sparato verso Nadine ma con mira aggiustata; la poveretta venne infatti colpita alla tempia destra in modo preciso e mortale, accasciandosi. È possibile che il proiettile avesse prima attraversato una seconda volta la mano sinistra di Michel protesa verso lo sparatore come a difendersi, in questo caso senza subire particolari rallentamenti. Sia questo bossolo (5) che il precedente (4) furono scagliati verso l’albero sulla destra, uno dei due, forse il 4, colpendolo e rimbalzando.
I due poveretti giacevano uno sopra l’altro, Nadine morente e Michel con ferite non gravi ma comunque sotto shock. Fin troppo sicuro di sé – voleva finire i due a coltellate e, con la scatola quasi vuota, tenersi le quattro cartucce residue per un nuovo omicidio? – il Mostro aprì la zanzariera; Michel ne approfittò per tentare la fuga, dopo essersi scrollato di dosso il corpo di Nadine. L’uscita precipitosa del ragazzo sbilanciò il Mostro, che forse, da ginocchioni com’era, cadde a sedere lasciando partire un colpo. Il proiettile numero 6 non fece danni, infilandosi dentro il piumone, mentre il bossolo corrispondente finì poco dentro la tenda.
Michel prese sulla propria destra, con il Mostro che cercò di ostacolarlo e, dalla sua posizione precaria e nel buio, gli sparò dietro due altri colpi probabilmente mancando il bersaglio. I bossoli (7 e 8) carambolarono tra il corpo dello sparatore e il telo della tenda, andando a finire in avanti rispetto al punto di espulsione, mentre i proiettili si persero al di fuori, facendo tornare i conti che a Maurri e collaboratori non tornavano:

Rispetto al numero dei bossoli mancano quindi due proiettili che però non dovrebbero essere usciti dalla tenda, visto che, oltre quello descritto […], non si hanno altre lacerazioni da uscita di proiettili. È anche probabile che nelle manovre per smontare la tenda qualche proiettile sia andato perduto visto che fra l’altro la tenda fu rimossa dal punto in cui era stata piantata con tecnica e modalità tutt’altro che ineccepibili.

Poi, mentre Michel stava tentando di superare la strettoia costituita dal lato sinistro della tenda e dai vicini cespugli, il Mostro si alzò in piedi e gli sparò l’ultima cartuccia (9), con il proiettile che lo colse alla base del braccio destro. Il bossolo superò la tenda cadendo accanto al lato destro.


L’immagine cerca di dare un’idea della situazione. Il Mostro alla spalla era probabilmente alto 1.50, come abbiamo visto nel caso di Giogoli, quindi la tenda, alta 1.40, non lo ostacolava.

Riflessioni sui bossoli. Prima di affrontare la fase in cui Michel tentò di fuggire e il Mostro lo accoltellò, è opportuna qualche riflessione sul posizionamento dei tre bossoli corrispondenti ai proiettili che provocarono i fori più bassi nella zanzariera. Come è ben noto, e quella del Mostro non faceva eccezione, in genere le pistole semiautomatiche espellono i bossoli verso destra e verso il dietro. Secondo un’opinione diffusa in rete ma non suffragata da alcun documento – almeno, chi scrive non è riuscito a trovarne – da una Beretta come quella del Mostro caricata con cartucce come le sue il bossolo partiva con un angolo di circa 45 gradi rispetto all’asse della canna e ancora di 45 gradi rispetto al piano orizzontale passante per essa, per una distanza raggiunta sul terreno di circa tre metri (sparatore in piedi, calcio verticale, canna orizzontale).
In realtà non sembra che tali valori valgano per il caso specifico della pistola usata dal Mostro. Dove sono note o comunque ben desumibili le posizioni dei bossoli rispetto ai punti di sparo – per chi scrive solo nei quattro di Scandicci e nell’unico di Vicchio – la distanza raggiunta fu molto minore, un metro e trenta o poco più, e la direzione differente, più verso destra che verso dietro. La figura sottostante esemplifica i calcoli da me fatti, che hanno tenuto conto delle misure note integrate da qualche ragionevole ipotesi, come, ad esempio, la distanza della canna dai finestrini supposta di 10 cm.


La figura sottostante dà un’idea di dove sarebbero andati a finire i bossoli dei colpi sparati dal Mostro attraverso la zanzariera secondo le regole appena illustrate.


Abbiamo visto invece che i bossoli corrispondenti ai tre fori più in basso furono ritrovati poco lontano rispetto alla verticale dei fori stessi, tra i 10 e i 30 cm sulla destra e tra i 5 e i 10 indietro.
Osserviamo ancora una volta la piantina con la posizione dei nove bossoli.


È evidente che in uno spazio pieno di ostacoli come quello davanti all’ingresso della tenda – lo sparatore accucciato, la stessa tenda, l’albero – i bossoli non sempre ebbero la possibilità di percorrere la loro normale traiettoria. I numeri 7 e 8 finirono addirittura in avanti, probabilmente dopo essere rimbalzati prima sul tessuto della tenda poi sullo sparatore. Il bossolo numero 4 avrebbe dovuto posizionarsi vicino al numero 5, ma probabilmente rimbalzò sul tronco dell’albero prima di cadere a terra. Infine il numero 6 fece poca strada carambolando nello spazio tra sparatore, vittima e tessuti della zona dell’ingresso. Forse i numeri 5 e 9 furono gli unici a compiere il loro percorso regolare.
Quale fu la ragione che fece cadere i bossoli 1, 2 e 3 così vicino al punto di sparo? Un’ipotesi potrebbe essere quella di rimbalzi contro il tronco dell’albero, come per il bossolo 4, ma non è possibile che una struttura cilindrica e rugosa respinga quasi nel medesimo modo tre bossoli partiti per forza con piccole variazioni di traiettoria. Altre ipotesi non se ne vedono, se non quella di una bocca di espulsione orientata verso i punti di caduta, come nella figura seguente.


Al colpo più basso il calcio della pistola era ruotato di 90 gradi e oltre in senso orario, quindi la mano che lo impugnava era per forza la sinistra con una rotazione verso l’interno; con la mano destra la medesima rotazione sarebbe stata verso l’esterno, del tutto scomoda e ingiustificata. In effetti, provare per credere, tenendo la pistola così in basso viene naturale ruotarla verso l’interno.


Proviamo adesso a descrivere l’intera sequenza dei primi cinque spari – con l’aiuto delle foto, ma il lettore non sia troppo severo riguardo la loro aderenza alle misure reali – ipotizzando le posizioni dello sparatore. Durante i primi tre, esplosi in rapidissima successione, l’individuo rimase fermo con il corpo e fu soltanto il braccio ad alzarsi, mentre la rotazione della pistola diminuiva leggermente con i bossoli espulsi sempre più verso destra. Probabilmente la canna era quasi accostata al tessuto della zanzariera, che per l’inclinazione della parete si trovava spostata verso l’interno, quindi il punto di caduta dei bossoli risultò vicinissimo alla base. Il quarto colpo, esploso dopo una piccola pausa, fu quello al seno di Nadine, che nel frattempo aveva alzato il busto. Lo sparatore doveva essersi a sua volta sollevato sulle ginocchia, abbandonando la presa a terra della mano destra. L’altezza del foro sulla zanzariera aumentò di 22 cm – i due aumenti precedenti erano stati di 10 e 4 – e il bossolo fu lanciato verso l’albero, colpendolo, da una pistola che era tornata ad avere il calcio quasi verticale. Infine il quinto colpo fu sparato guadagnando altri 10 cm in altezza e cadde nei pressi dell’albero.

Addendum 28/09/2018. L'intervento del lettore Vincenzo Aversa mi ha ricordato che un paio d'anni fa mi ero imbattuto in un'interessante scena dal film I soliti sospetti, della quale avevo salvato il seguente fotogramma:


Come si vede, si tratta di un mancino che usa la pistola girata verso l'interno. In effetti ci sono dei tiratori mancini che hanno quest'abitudine, magari con rotazioni assai minori dei 90° del fotogramma. Lo scopo è quello di minimizzare la possibilità di prendersi i bossoli in faccia, ma al massimo sul torace. La distanza raggiunta dal bossolo è senz'altro minore, il che potrebbe spiegare il misero metro e trenta di quelli del Mostro.

Fuga e morte di Michel. Anche dopo essere stato colpito in modo grave al braccio destro, Michel non fermò la propria fuga; la macchia di sangue sul montante della Golf ci dice che vi si appoggiò con la mano sinistra ferita mentre stava aggirando la tenda. Purtroppo nel buio e in un posto che non conosceva prese la direzione sbagliata, superando i cespugli che delimitavano il corridoio sulla destra della radura, che comunque tentò di percorrere verso l’uscita e quindi verso la potenziale salvezza. Ma il Mostro, che evidentemente aveva intuito il suo percorso – e forse anche visto, alla debole luce della luna – invece di inseguirlo si precipitò a chiudergli la strada, come viene illustrato dalla sottostante immagine.


I due percorsi sono ipotetici ma ragionevoli – al massimo quello del Mostro potrebbe essere iniziato non subito verso la bocca del pertugio, ma verso il ragazzo in fuga per poi deviare – e dimostrano come non ci fosse stato alcun bisogno dell’intervento di un complice per fermare Michel, considerando che la compagna era in tenda morente.


Il Mostro aveva riposto la pistola, ormai scarica, e aveva messo mano al coltello; appena il ragazzo lo vide si girò tentando di tornare sui propri passi – forse i due si scontrarono anche – ma il suo aguzzino gli fu subito addosso e gli sferrò due coltellate, una trasversale sul lato posteriore del braccio sinistro (Maurri: “ampio squarcio a direzione pressoché trasversale rispetto al maggior asse dell’arto, con interessamento del piano sottocutaneo e muscolare a livello del tricipite”), una alla base del collo cogliendo una vertebra (De Fazio: “un colpo di direzione trasversale da sn. a dx. che attinge il rachide a livello della 5° vertebra”). È evidente che almeno in questo secondo caso il coltello poteva essere soltanto nella mano sinistra, ma anche nel primo.


Dopo il secondo fendente il Mostro, con tutta evidenza ambidestro ma con le proprie preferenze d’uso dell’arto destro o sinistro a seconda delle circostanze, passò rapidamente il coltello nell’altra mano per afferrare Michel al collo con il braccio sinistro e sferrargli un fendente, non mortale ma certamente in grado di togliergli la forza per divincolarsi (De Fazio: “ferita trapassante che interessa le regioni laterocervicali, (perforante la trachea ma, sembra, non i grossi vasi) con decorso trasversale da dx. a sn.”).


I due attori in foto hanno più o meno la medesima statura, si consideri però che probabilmente il Mostro era più alto di una decina di centimetri (un metro e 80 circa contro uno e 70), quindi gli fu facile gravare con il peso del proprio corpo sulle spalle di Michel e spingerlo a terra, mentre cercava di accoltellarlo al torace. È molto probabile che le tre ferite da difesa ai polsi del ragazzo siano da collocarsi in questa fase dell’aggressione. La foto cerca di darne un'idea, supponendo che entrambe le braccia ferite fossero ancora in grado di muoversi.


Alla fine il Mostro stabilizzò la propria posizione mettendosi in ginocchio, quindi riuscì a colpire Michel alla base del costato sul lato destro del torace (De Fazio: “colpo all’ipocondrio dx. nettamente dal basso in alto determinante lesioni epatiche ed emoperitoneo”).


Dopo aver lasciato cadere a terra il ragazzo ormai privo di forze, il Mostro gli si mise a cavalcioni sulle gambe girandosi, e gli sferrò quattro coltellate sul lato sinistro del torace (De Fazio: “4 colpi in regione precordiale, penetranti in cavità toracica con direzionalità dall’alto in basso e da sn. a dx. determinanti una condizione di emotorace”). Furono questi i colpi mortali.


Per maggior sicurezza, ma anche per smaltire l’adrenalina residua, prima di alzarsi il Mostro usò ancora il coltello con due fendenti all’addome, non particolarmente violenti (De Fazio: “2 ferite addominali (iliache, bilaterali, simmetriche); poco profonde”).

La mutilazione di Nadine. Ormai certo della morte del ragazzo, il Mostro tornò verso la tenda. Probabilmente Nadine, nonostante le lesioni devastanti all’encefalo, dava ancora deboli segnali di vitalità; in ogni caso l’individuo volle esser sicuro della sua morte, quindi le sferrò una coltellata molto violenta al collo (De Fazio: “Lesione da taglio al collo (senza o con scarsa soffusione emorragica!!), molto profonda, fino ad interessare la cupola toracica ed il piano costo-vertebrale”). Quindi passò alla fase successiva della sua sciagurata impresa.
Sono diverse le opinioni su dove sarebbe stato posizionato il cadavere di Nadine per mutilarlo del pube e del seno. Si legge nella perizia Maurri:

L’omicida entra dentro la tenda, afferra il corpo inanimato della donna, presumibilmente per i piedi e la trascina parzialmente fuori attraverso l’apertura anteriore sì che la ragione pubica si trova grosso modo a circa 75-80 cm. dal margine o bordo della tenda (punto ove è stata trovata la chiazza di sangue davanti alla zanzariera)

Secondo l’anatomopatologo e i suoi collaboratori il cadavere sarebbe stato estratto dalla tenda, con la zona del pube posizionata a un’ottantina di centimetri da essa, dove poi sarebbe stata trovata la nota macchia di sangue, prodottasi quindi proprio per la mutilazione. Ma l’ipotesi pare poco felice. Innanzitutto davanti all’ingresso, lo abbiamo visto, c’era una striscia di doppio tessuto alta a occhio una quindicina di centimetri. A parte l’improba fatica, data la ristrettezza dell’ambiente, farvi strisciare sopra il cadavere avrebbe prodotto un conseguente grosso sconquasso nella debole struttura dell’intera tenda, sia nell’estrazione che, anche di più, nel successivo riposizionamento, che invece non vi fu. E poi la necessaria luce sarebbe stata troppo visibile dalla via sottostante.
Si legge nella perizia De Fazio:

L’operazione deve essere avvenuta all’interno della tenda, con possibilità di illuminazione da lasciare libero l’uso delle mani, anche se con una certa ristrettezza di spazio. L’operatore forse si è messo sul fondo della tenda con le spalle rivolte alla parete posteriore e con il volto verso l’accesso (anche per una naturale cautela di salvaguardia verso eventuali sopravventori), nel ristretto spazio interposto, cioè, tra la parete posteriore della tenda ed il cadavere della donna reclinato sul fianco sinistro; le gambe del reo sarebbero da ritenersi quindi appoggiate al fianco dx. della donna.

Il Mostro accucciato o inginocchiato con le spalle alla parete posteriore e davanti a lui il cadavere di Nadine per lungo; il tutto in uno spazio di un metro e 10, poiché tale era la profondità della tenda: la scena immaginata da De Fazio e collaboratori è fuori dalla realtà. Senza contare il pericolo che avrebbe corso il Mostro al sopraggiungere di qualcuno, con l’ovvia difficoltà di fuggire se anche, guardando verso l’ingresso, avesse avuto la possibilità di accorgersene.
E allora, dentro o fuori? In realtà basta riflettere sulla foto del materassino insanguinato per ipotizzare un terzo molto più plausibile scenario.


Semplicemente il Mostro si affacciò carponi all’interno dove, dopo la coltellata di cui si è detto, prese il cadavere per i piedi e gli tirò fuori soltanto le gambe raddrizzandolo. Quindi, inginocchiato con le ginocchia appena fuori e il busto dentro, alla luce della lampada da campeggio portò a compimento la sua triste operazione. Vantaggi: nessuno sconquasso sulla tenda, relativamente poca fatica nello spostamento del cadavere, nessuna luce visibile dal di fuori e possibilità di fuga al sopraggiungere di qualcuno.
Secondo Maurri venne mutilato per primo il pube, secondo De Fazio il seno, in ogni caso i due organi vennero entrambi appoggiati fuori dalla tenda producendo la nota macchia di sangue sul terreno. Poi le gambe di Nadine furono rimesse dentro, riposizionando il cadavere più o meno com’era in origine, trasversalmente con la testa a destra, e la cerniera richiusa (così sarebbe stata vista da Sabrina Carmignani).
Con quale mano il Mostro teneva il coltello durante le escissioni? È ben nota l’opinione di Maurri: con la destra. Secondo l’anatomopatologo, per entrambi gli organi l’incisione sarebbe stata compiuta con due movimenti ad arco di cerchio, entrambi con partenza alle ore 9-10.

Si vuole cioè fare esplicito riferimento all’intaccatura localizzata, rispetto al quadrante di un orologio, verso le ore 9-10 che compare, ed è stata notata e descritta, in tutti i casi di mutilazione del pube. Anche nel caso della giovane francese pertanto l’omicida ha iniziato la cruentazione della regione pubica, con un incisione ad arco di cerchio diretta […] da destra verso la sinistra sì da delimitare grosso modo la metà superiore della superficie rotondeggiante cruentata; subito dopo partendo dallo stesso punto da cui ha avuto inizio la prima incisione si è avuto un’altra azione da strisciamento e da pressione del filo della lama, ad andamento curvilineo con concavità aperta verso l’alto, mentre nel taglio iniziale la concavità era verso il basso; la seconda incisione va del pari, come la prima da destra verso sinistra, sul cadavere, e finisce con il formare la metà inferiore della circonferenza di cui la metà superiore era stata formata con la prima incisione. Nel punto di contatto dei due tagli si forma la linguetta, il triangolo di cute che si ripete è costantemente presente anche nelle mutilazioni precedenti e sempre nelle stessa zona del quadrante orario.

La discontinuità dell’incisione a ore 9-10 avrebbe quindi indicato il punto di partenza della lama in entrambe le direzioni, oraria in alto, antioraria in basso. Per poter ipotizzare due archi di cerchio invece di un cerchio unico, evidentemente anche sul lato opposto, a ore 3-4, doveva esistere un qualche segnale di discontinuità, non tanto nella cesura delle due curve, che altrimenti sarebbe anch’essa stata evidenziata, quanto nella loro inclinazione. Il che però è molto strano, poiché la discontinuità di gran lunga maggiore avrebbe dovuto determinarsi proprio nel punto d’arrivo dei due semicerchi, dove difficilmente la seconda volta la lama sarebbe arrivata proprio dove era arrivata la prima. Alla partenza, invece, sarebbe stato facile ripartire dallo stesso esatto punto.
Per quanto riguarda il seno, dove la tecnica d’incisione rimase la medesima, suona strano che un destrimane avesse scelto il sinistro (a meno di recondite ragioni, tipo “orrendo spettacolo” di Pacciani, che appaiono poco probabili). Nelle due foto sottostanti si può apprezzare bene la migliore posizione di chi afferra il seno con la mano destra e lo taglia con la sinistra, quindi con il busto in linea con quello della vittima (foto a destra), rispetto a chi fa il contrario, con il busto inclinato verso destra per una posizione di sicuro meno comoda e naturale.


A questo punto è il caso di proporre un’ipotesi alternativa che tenga conto di un soggetto in grado di usare il coltello con entrambe le mani, quindi, in sostanza, un mancino parzialmente corretto.


In un primo momento, afferrato il seno con la mano destra, con la sinistra iniziò a tagliare da ore 3-4 e arrivò fino a ore 9-10, descrivendo il semicerchio superiore in senso antiorario. La scelta del seno sinistro fu quella naturale per un mancino. Si passò poi il coltello nella mano destra, afferrò il seno con la sinistra e ripartì da ore 3-4 descrivendo in senso orario il semicerchio inferiore. Alla partenza riuscì a riprendere bene la precedente incisione – si tenga presente che, tirando, l’inizio del taglio risultava ben evidente –, all’arrivo ci andò solamente vicino poi si corresse, lasciando la discontinuità di cui si è detto.

Il nascondimento di Michel. Dal riposizionamento del corpo di Nadine dentro la tenda risulta evidente la volontà del Mostro di ritardare la scoperta del delitto, confermata peraltro dall’operazione successiva. L’individuo, infatti, tornò dove aveva lasciato il cadavere del ragazzo, lo prese per i piedi e lo trascinò in mezzo a un diradamento dei cespugli, anche in questo caso con la logica intenzione di ritardarne il rinvenimento. Una estesa macchia di sangue rimase a testimoniarne la posizione originaria, il che dimostra l’avvenuto trascorrere di diversi minuti, quelli necessari alle mutilazioni del corpo di Nadine.
Si è detto, anche in sede di processo a Pacciani, che per tale spostamento sarebbe stato necessario, o almeno utile, l’intervento di un complice, questo perché il cadavere sarebbe stato sollevato e lanciato. In realtà fu trascinato per i piedi, come dimostrano la posizione assunta dalle braccia e la presenza di abrasioni post mortali sul dorso e sul fianco destro rilevate in sede autoptica:

Sul cadavere dell’uomo furono riscontrate lesioni imputabili ad arma da fuoco, lesioni da arma bianca e lesioni di tipo escoriativo, lacerativo e contusivo. Sgombriamo il campo da queste ultime, precisando che si trattava di reperti di minima entità, a tipo di superficialissima disepitelizzazione, a forma lineare, poco numerose, variamente orientate, della lunghezza di
pochissimi cm., tutte localizzate in piccola parte alla schiena ed in parte lievemente maggiore sul fianco destro. I caratteri cromatici di queste lesioncine indicano che si tratta di fatti post-mortali e che hanno con ogni probabilità avuto origine allorché era cessato ogni residuo di circolazione sanguigna. Si tratta molto verosimilmente di lesioni prodotte per strisciamento delle corrispondenti regioni del tronco, sul terreno locale ricco di foglie e di altri minuti detriti di origine vegetale. È del pari verosimile che queste disepitelizzazioni si siano verificate quando il cadavere del K. fu trascinato dal punto in cui si era verificata la morte, a quello in cui fu rinvenuto. Si tratta di una distanza brevissima, con terreno non particolarmente accidentato, il che spiega lo scarso numero e la superficialità delle lesioni.

Rimane la perplessità della posizione delle gambe. I piedi risultarono uniti e poggiati sui cespugli, a circa mezzo metro da terra. In quella che parrebbe l’unica foto esistente del cadavere così come venne rinvenuto – non disponibile a chi scrive ma vista in un convegno di qualche anno fa – si nota che oltre i piedi c’era ancora vegetazione, quindi il Mostro non poteva averli tirati fino all’ultimo. La foto sottostante illustra il modo in cui potrebbe essere andata.


L’assassino, se persona robusta, nella parte finale del trascinamento avrebbe potuto mettersi di lato e spingere, invece di tirare, con la necessità di unire i piedi del cadavere, che infatti vennero trovati accosto l’uno all’altro.

254 commenti:

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    1. Io invece apprezzo il suo apprezzamento, ma devo dire che non mi pare abbia letto con la dovuta attenzione, probabilmente per il recondito timore di trovare nel mio scritto qualche indizio contrario alle sue convinzioni.
      Prima di immaginare un modo differente di tagliare un seno, ad esempio mettendosi di lato, dovrebbe criticare la mia ricostruzione del modo in cui l'assassino si pose di fronte al cadavere. E' ovvio che se il modo fu quello da me descritto, e ho spiegato perchè lo era, non si poteva mettere di lato.
      Riguardo la scelta del seno per un mancino, continuo a sostenere che è il sinistro, quello davanti alla mano destra che lo afferra. Ho fatto provare un paio di persone, e entrambe hanno fatto così. Già Perugini aveva il dubbio. Dal suo libro:

      Potendo scegliere, però, aveva asportato il seno sinistro della ragazza e una spiegazione ci doveva essere.
      I periti avevano stabilito che era mancino: sì, è vero, si poteva pensare che gli fosse tornato più comodo. Ma per uno che curava i dettagli, come ero convinto che lui facesse, la decisione del seno da tagliare non doveva essere stata determinata solo dal fatto che risultava più agevole «operare» su quello. Semplicemente non ci credevo, non poteva essere solo questione di una maggiore comodità, ci doveva essere un altro motivo. Un motivo speciale.

      Sappiamo bene quel'era il suo motivo speciale.

      Infine è bene mettere in chiaro che in altri eventuali scambi di opinioni in questa sede, eviterò quelli che si imperniano su Lotti sì e Lotti no. Qui si parla di un generico assassino che secondo me era ambidestro, su quello posso discutere, non su chi fosse. Immagino già i commenti di qualche sciocco che scrive su facebook o sul forum dei mostri, non ho intenzione di lasciargli spazio anche qui.

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    3. Però continua a non leggere bene il mio scritto. Quello che dice Maurri sulle modalità del taglio è profondamente sbagliato. La discontinuità nell'incisione (ore 9-10) secondo lui indica il punto di partenza di due tagli, uno superiore in senso orario, uno inferiore in senso antiorario. La logica dice invece che quella discontinuità indica il punto di arrivo della seconda incisione, che per forza di cose si trova a non raggiungere con precisione la linea del taglio precedente, mentre nel punto di partenza era stato semplice riprenderla.
      Riguardo Perugini, io non so quale perizia avesse letto, di sicuro una che noi non abbiamo, forse qualche giudizio dei suoi colleghi di oltreoceano che è rimasto nascosto, poichè sia Maurri sia De Fazio non parlano di Mostro mancino. In ogni caso parla specificamente di maggior comodità, che è la stessa cosa che sostengo io e che lei si ostina a rifiutare senza alcuna giustificazione.

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    5. Scusi, ma secondo lei l'incisore era talmente così bravo da ritrovare nelle condizioni disagiate in cui stava lavorando (posizione, buio e quant'altro) l'incisione precedente e non era invece capace di far partire la lama dall'incisione precedente, il che risulta molto agevole tirando la pelle... Mi pare che le sue posizioni siano da partito preso e basta.
      Maurri è incappato in ben altri errori, basti pensare alla datazione di Scopeti. Se poi qui ci mettiamo a esitare sulla possibilità di errore di chi si è occupato di questa vicenda non andiamo da nessuna parte. Errori ne sono stati fatti a volontà e da tutti, quindi si deve guardare alla bontà della nuova proprosta, non al fatto che vada contro quanto è stato detto da altri.
      Il discorso del pube Maurri lo fa esattamente uguale per il seno, soltanto che la parte del seno nella perizia disponibile ha delle mancanze di parole che mi hanno indotto a preferire la citazione del pube. D'altra parte, per comprensibili ragioni, per me era più facile fare l'esempio sul seno.
      Infine lei dimentica una cosa molto importante. La mia ipotesi sulle escissioni parte dal presupposto che davvero il Mostro sapesse usare e usasse il coltello con entrambe le mani. Questo l'ho dedotto dall'attacco al ragazzo alle spalle, dove la coltellata sulla spina dorsale è stata vibrata da sinistra a destra, quindi con la mano sinistra, e subito dopo il colpo al collo da destra a sinistra, quindi con la mano destra. A meno che lei non veda uno scenario differente che la invito a illustrarmi.

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    7. Tutto è possibile, ma colpire la spina dorsale con la mano destra mentre la vittima offre il suo lato sinistro mi sembra un po' fantascientifico.
      Disegnare un cerchio completo con il coltello attorno a una mano, quella che tira l'organo, è poco agevole, perchè la mano che tira ostacola in un certo arco quella che taglia. Se invece si usa una mano per metà circonferenza, poi si prosegue dallo stesso punto con l'altra mano, l'ostacolo si minimizza, perchè l'altra mano che tira può occupare, almeno in parte, lo spazio del semicerchio già tracciato. Naturalmente bisogna essere ambidestri per poter fare questo. Ripeto, dopo aver ragionato sull'attacco alle spalle dove il coltello passò da una mano all'altra (evidentemente per afferrare la vittima al collo l'assassino si trovò meglio con la sinistra) la mia ipotesi di escissione a due mani risulta vantaggiosa.

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    8. Intendo, colpire la spina dorsale con direzione da sinistra a destra.

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  2. Una ricostruzione decisamente ben fatta e che mi trova concorde in quasi tutti i suoi punti. Esprimo un dubbio sulla direzione del ragazzo e sul riposizionamento della donna nella tenda. La direzione per una questione psicologica, ti dirigi lungo la via più lontana dalla posizione del tuo assalitore, con in una via parallela. Per quanto riguarda il corpo della ragazza, per prove fatte, il riposizionamento all'interno con la semplice flessione delle gambe non riproduce la posizione finale della donna. Il resto coincide perfettamente con una possibile dinamica.

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    1. Non ho ben capito quale percordo vedi per il ragazzo. A quanto sembra dalla piantina, nel punto dove ho indicato l'ingresso nel corridoio doveva esserci una discontinuità nei cespugli, quindi ho immaginato, ma non sono stato il primo, che Michel fosse passato di lì. Certo, prima potrebbe aver girato un po' di più, anzi, direi che è molto probabile, ma non è possibile ipotizzare come, visto che nulla si sa di eventuali macchie di sangue lasciate sul terreno.
      Riguardo la mutilazione della donna, rimango convinto, per le ragioni esposte, che non avvenne né con le modalità ipotizzate da Maurri, né con quelle ipotizzate da De Fazio, e le macchie di sangue sul materassino mi hanno fatto vedere l'ipotesi che ho esposto. Nel riposizionamento il Mostro dovette senz'altro mettere in atto manovre più pesanti di una semplice flessione delle gambe, perché il corpo tornò nella posizione trasversale, ma questo mi pare vero in ogni caso, a meno che non si voglia immaginare un Mostro dentro la tenda con il corpo di Nadine trasversale fin da subito. Ma allora torna poco la posizione finale sul fianco sinistro.

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    2. La tua ricostruzione prevede la presenza di un solo uomo a Scopeti ed è per questo che a mio parere alcuni particolari non tornano. Il perchè il ragazzo ha cambiato direzione della corsa, il corpo della Nadine, come è stato riposizionato. Concordo pienamente sulle modalità di escissione, è il riposizionamento che si rende ostico se non impossibile anche per un uomo dotato di grande forza, l'estensione delle braccia verso l'apertura, la rotazione del torace, le coperte ricadute su parte del corpo. Tutta una serie di particolari che evidenziano una ben determinata dinamica di riposizionamento e che avviene con due persone. Bada bene, io non seguo una teoria sulla persona, ma sull'intera vicenda e sostengo che il delitto del 1985 non sia del mostro, ma di altri e non certo dei compagni di merenda.
      Mi piacerebbe molto che tu applicassi questa tua grande dote ricostruttiva ipotizzando per un secondo la presenza di almeno due persone, se non di più, a Scopeti e rivalutassi di conseguenza le dinamiche pensando che l'intervento del "secondo" uomo si sia attuato solo nella complicazione che è avvenuta durante il delitto e cioè la fuga del giovane francese. Sei davvero bravo, ma perdonami, non è una critica, anche tu hai la tua teoria sull'uomo e questo potrebbe falsarti nella dinamica dell'intera storia. Ebbi occasione di scriverti in privato, ma mi rispondesti che preferivi discutere in pubblico, certe cose in pubblico non si possono scrivere, mi sarebbe piaciuto discuterne con te in privato.
      Grazie per il tuo lavoro, la dinamica omicidiaria del 1974 da te descritta è un vero capolavoro. Jak

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    3. Certamente non posso escludere che il Mostro avesse avuto un complice fiancheggiatore durante il delitto, però non ne vedo la necessità e neppure una sola prova della sua presenza.
      Iniziamo dalla fuga del ragazzo. Sappiamo che a un certo punto qualcuno gli era dietro nel tentativo non ben riuscito di accoltellarlo (fendenti al braccio e alla spina dorsale), poi riuscì a prenderlo al collo, a bloccarlo e a finirlo. Ebbene, dal momento della prima coltellata al momento dell'ultima non ci fu bisogno di un secondo aggressore, la mia ricostruzione lo dimostra. Attenzione, dire che non ci fu bisogno non è come dire che non ci fu. Ad esempio, sia le quattro coltellate all'emitorace sinistro sia le due all'addome potrebbero anche essere opera di un secondo aggressore, mentre il primo teneva fermo il ragazzo da dietro, ma non c'è prova che questo sia avvenuto davvero, poiché l'inversione di posizione da me descritta risulta senz'altro possibile e plausibile, e non pare che in sede di autopsia siano state rilevate differenze tra le ferite da far immaginare due armi differenti.
      Riguardo il ragazzo bisogna allora vedere il prima. Secondo la mia ricostruzione cambiò direzione semplicemente perché l'aggressore gli aveva tagliato la strada. A dire il vero non si può nemmeno essere sicuri che andò proprio così, l'aggressore potrebbe semplicemente averlo raggiunto e quindi lui non essersi neppure girato, poiché non è possibile stabilire la posizione assoluta dei due durante l'accoltellamento, ma soltanto quella relativa. In ogni caso anche qui non vedo la necessità di un secondo aggressore né alcuna prova della sua presenza.
      Veniamo al riposizionamento del cadavere in tenda. Credo che Nadine fosse una donna piuttosto minuta, almeno questo lasciano presagire i suoi lineamenti, diciamo al massimo una cinquantina di chili. Se il Mostro era robusto come tutto lascia credere, pur con la difficoltà di dover agire mezzo fuori e mezzo dentro la tenda, avrebbe ben potuto spostare il suo corpo. Del resto il noto fotogramma di History Channel, che io ho riportato censurandolo ma che è visibile nella sua interezza nel documento di Vigneron, lascia intravedere una posizione scomposta, sul fianco sinistro, a mio parere evidente risultato di uno spostamento difficoltoso, in cui ebbero parte sia spinte che sollevamenti parziali.
      Come avrebbero potuto agire due persone? Sarebbero entrate in tenda? A parte la difficoltà di farlo, data la estrema ristrettezza dell'ambiente, se ci fossero riuscite perché mettere il corpo sul fianco sinistro? Era bocconi e bocconi sarebbe rimasto.
      In ogni caso prova a dettagliarmi la tua ricostruzione.

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    4. La fuga del ragazzo non ha sicuramente una prova della presenza di una seconda persona, se non in termini psicologici. Una persona che scappa da un aggressore segue una linea retta che lo allontana il più possibile dall'aggressore. Non è ipotizzabile un cambio di direzione imputabile alla selva che era presente sia nella direzione iniziale che in quella secondaria. Nella tua ricostruzione la sua curva verso destra è ampia e regolare, una condizione strana da attuare durante una fuga spericolata e piena di terrore. Prevale l'istinto e l'istinto ti manda nella direzione opposta al pericolo, non ti fa ragionare e attuare una curvatura che in termini di distanza ti fa riavvicinare al tuo aggressore che evidentemente ti rincorre. L'ipotesi che ti porta ad una deviazione repentina verso dx è trovarti davanti un altro aggressore. Il secondo uomo non è detto che abbia avuto contatti, ne è bastata la presenza e il primo aggressore, andando in parallelo lo ha incrociato oltre le siepi. Quindi ha eseguito la manovra a dx repentina, passando da dove tu descrivi e ritrovandosi di nuovo fronte al primo aggressore. Le coltellate dietro tu dirai... vero, ma se ti ritrovi di nuovo l'aggressore davanti la prima cosa che fai è girarti di nuovo per allontanarti da dove sei venuto. Questo senza considerare che molto probabilmente la sua fuoriuscita dalla tenda ha fatto cadere sul sedere il primo aggressore rallentandone l'inseguimento.
      Venendo al riposizionamento, non so se tu hai visionato la foto fatta attraverso lo squarcio posteriore di 30 cm circa presente sulla tenda. Aiuta a capire. Come accennavo abbiamo provato a fare delle simulazioni riposizionando un corpo di circa 60 kg. (se non ero è il peso della donna). La persona che ha provato è alta 183 circa e dotato di notevole forza, ti assicuro notevole. Ha provato svariate volte a riposizionare mai ottenendo la posizione finale della Nadine. Gli ho fatto vedere le due foto e gli ho detto di riprovare conoscendo quindi la posizione finale. Non è mai riuscito nell'intento se non dopo essersi parzialmente infilato nella tenda e con movimenti atti proprio a fargli assumere quella posa. Insomma tanto tempo e rischio di lasciare tracce per metterla in quella precisa posizione. Poi abbiamo eseguito la manovra in due ed è riuscita al primo colpo. Uno teneva il corpo per l'incavo delle ginocchia e l'altro per le spalle, sotto le ascelle. Due ondeggiamenti e lancio del corpo che è atterrato perfettamente nella posizione di Nadine. Il contraccolpo sul materassino ha fatto sollevare le lenzuola che sono ricadute parzialmente sul corpo.
      Questo implica la completa estrazione del corpo stesso, da valutare se fatto prima o dopo le escissioni, propendo per il prima data l'ampia macchia di sangue più vicino all'albero, ma potrebbe anche essere stata fatta dopo proprio per ributtarla dentro.
      Quindi non entrando assolutamente nella tenda, ma scaraventandola letteralmente dentro.

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    5. Il percorso di Michel nel mio disegno è chiaramente esemplificativo. Non potendo sapere quali giri il ragazzo avesse fatto prima di infilarsi nel corridoio sulla destra, ho tracciato la via più breve. Immaginare un secondo aggressore senza neppure conoscere con esattezza il suo percorso mi pare azzardato.
      Sul posizionamento del cadavere di Nadine prendo atto delle tue prove, ma consentimi di dubitare dell'impossibilità che una persona robusta possa essere riuscita a metterlo nella posizione in cui venne trovato. Non capisco bene come avrebbero potuto fare in due. Dici lanciarlo da fuori? Ma come, centrando l'apertura senza sconquassare la tenda?

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    6. Abbiamo una tre posizioni certe del ragazzo in fuga, iniziale l'uscita dalla tenda, la posizione di fianco al lato sinistro della tenda guardandola dall'apertura e l'impronta di sangue sul montante della macchina. Quindi la direzione era verso l'alto della piazzola, cioè la direzione più logica per allontanarsi dall'aggressore. Ad un certo punto a deviato a dx. Questo sappiamo, la causa del perchè a deviato non la conosciamo. Come ho detto, da un punto di vista psicologico avrebbe dovuto proseguire dritto, ognuno immagina la ragione per cui a deviato, io penso che avesse un ostacolo davanti in grado di intercettarlo. Sono ipotesi, te la presento perchè ti ritengo un valido analista e mi piacerebbe tu riflettessi su questa possibilità.
      Quello che non ha senso è perchè si deve essere messo a riposizionarla proprio in quel modo quando con una flessione delle ginocchia e una ruotazione con pernio sul sedere l'avrebbe potuta rimettere dentro senza tanto sforzo. Facendo dosi però si sarebbe trovata spalle all'ingresso. Ti invito a provare ciò che dico. Mani sotto le ginocchia, sollevi le gambe e le ruoti a sx, il corpo rientra nella tenda ma al contrario. Hai preso visione della foto fatta dallo squarcio posteriore?

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    7. Peccato non poter allegare le foto ai commenti...

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    8. Si, da fuori, prova, non abbatti la tenda, il sedere entra per primo seguito da gambe e braccia. Posizione finale perfetta.

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    9. Non ricordo la foto dallo squarcio posteriore, mettimi un link. Per il resto mi piacerebbe sentire che ne pensa qualche lettore.

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    10. La foto l'ho nel pc in studio, non ricordo di averla vista pubblicata da qualche parte. Fra l'altro le perizie dicevano che era interrotta solo la parte esterna della tenda e non la zanzariera interna, ma per fare quella foto qualcuno l'ha strappata la zanzariera.

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    11. Ma se due persone lanciano il corpo da fuori, avendo tutte e quattro le braccia occupate, al buio come potevano non colpire la tenda? Anche se i francesi avevano una fonte di luce dentro la tenda, questa poteva non bastare per illuminare l'entrata, comunque molto stretta. Bisognerebbe ipotizzare la presenza di una terza persona che illumina l'entrata, mentre gli altri due lanciano il corpo. Solo che mi sembra difficile ipotizzare la presenza di 3 o più aggressori. Come avrebbe fatto il ragazzo, nudo e ferito, tentare la fuga senza che i 3 aggressori lo bloccassero subito?

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    12. Bhe, non è che lanciano il corpo da 10 metri, sono davanti all'imbocco della tenda, non vedo 'ste difficoltà di assenza di luce ecc. Ed infatti l'hanno bloccato subito.

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    13. tanto subito non mi sembra. 3 persone davanti all'entrata difficilmente lo avrebbero fatto uscire. in 3 senza fonti di luce mi pare ancora più strano.

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    14. Non ho mai detto questo, anzi il secondo ed eventualmente terzo soggetto non stavano certo davanti alla tenda, doveva essere mimato la tecnica omicidiaria del mostro, non dovevano intervenire. Certo che se uno dei soggetti è in fuga, magari fermi non sono stati. E' stato bloccato subito nel senso che non è riuscito a lasciare la piazzola.

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    15. Antonio, nessuna valutazione della foto che ti ho fatto avere?

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    16. Scusami, devo pensarci, sono alle prese con i calcoli dei buoni di Pacciani, ma ho quasi finito.

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    17. Trovo francamente difficile che si fosse potuto lanciare un corpo dentro la tenda attraverso l'apertura facendolo atterrare trasversalmente senza sconquassare tutto, anzi, impossibile.
      Riguardo il piumone che copre la parte inferiore del corpo, e che si vede bene nella foto che mi hai inviato, penso che possa essere finito lì durante qualche manovra del Mostro successiva allo spostamento. Ad esempio il prelievo della lampada, che poteva esserne stata coperta.

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    18. ehehehehe ok. Però se desideri cercare la verità e non una conferma prova a adattare la tua ricostruzione al mio suggerimento e vediamo che ti viene fuori.
      Buon lavoro. ahhh per il denaro di Pacciani, Pacciani sapeva.

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    19. Ma cosa potrei fare, delle altre foto? Non trovo elementi validi per ipotizzare la presenza di due assassini sulla scena del crimine. Altri autorevoli commentatori, tra cui tu, la pensano in modo differente, e io ne prendo atto, ma finchè non trovo elementi che mi costringano a mettere in forse l'assassino unico la mia ipotesi non cambia. Questo dell'aggiustamento del corpo di Nadine nella tenda non mi pare sufficiente, poichè anche un unico assassino lo avrebbe potuto fare, e l'ipotesi con i due mi pare poco percorribile. Se qualche lettore volesse dire la sua sul lancio da fuori sarei ben felice di pubblicarlo.

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    20. Guarda che io sono concorde con te, l'assassino è uno, in ogni delitto è sempre stato uno e tu nelle tue ricostruzioni lo confermi fortemente, tranne che nel 1985, li sono almeno due e non è detto che il MDF sia uno dei due, forse non c'era proprio, però c'era la sua pistola. Il 1985 è il vero passaggio di mano altro che 68/74.

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    22. Questo non lo scrivo davvero, il sospetto è duplice, anche se uno dei due sta scemando in base hai dati che ho raccolto. Quindi rimane l'altro. Posso dire che l'85 di Scopeti è l'unico delitto che oltre ad avere singolari risvolti omicidiari ha più testimoni che fogli sugli alberi. Sappiamo bene che in tutti gli altri omicidi di testimoni manco l'ombra. Aggiungo che l'ipotesi Pacciani poi divenuta post processo ipotesi compagni di merende, era all'attenzione prima del 1985, direi 1984 ufficialmente se non addirittura 1983.

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    23. Jacopo Cioni, su che basi scrivi che Pacciani era attenzionato da prima del 1985?

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  3. Nel mare magnum di documenti e perizie mi era sfuggita la considerazione di Maurri sui due semicerchi tracciati nell'escissione del pube. Quello in senso orario è logico immaginare che sia stato tracciato con la mano destra, quello in senso antiorario con la sinistra (altrimenti si deve supporre che l'assassino abbia compiuto una parte del taglio con un movimento del tutto innaturale).
    Mi pare che l'uso delle due mani, sia nell'accoltellamento del ragazzo sia nelle escissioni, confermi l'abilità manuale dell'assassino. Una persona inesperta avrebbe agito in maniera probabilmente più grossolana, magari spostando il corpo della vittima o la posizione della mano che afferrava il seno.
    L'ipotesi di Perugini su una motivazione simbolica, e non solo pratica, della scelta del seno su cui operare mi sembra valida. Siamo di fronte a un assassino del tutto sui generis, che eccitato dalle imprese precedenti e dalla loro risonanza mediatica si impegna in operazioni che gli fanno perdere tempo aumentando il rischio di essere scoperto. Ho sempre pensato che avrebbe potuto perdere qualche altro minuto per asportare anche l'altro seno.
    Complimenti per l'accuratezza della ricostruzione, che non tralascia nessun aspetto di questo delitto.
    Farei un'unica osservazione critica: non sempre la logica può spiegare le azioni di un assassino. Questo lo ha fatto notare proprio lei a proposito dei comportamenti di Lotti. Non si può escludere che il taglio sia stato praticato prima dell'inizio della sparatoria, semplicemente con l'intenzione di spaventare gli occupanti o coglierli di sorpresa.

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    1. Però gli occupanti non pare che si fossero allarmati, sempreché la mia ricostruzione della sequenza di sparo sia corretta. Il taglio della tenda nel silenzio della notte non è possibile che non fosse stato sentito.

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    2. In ogni caso la tenda fu tagliata. Chi altri sentì il rumore del taglio a parte Pucci? Petra Weber disse di aver udito la sera della domenica (intorno a mezzanotte) un rumore simile allo stappo di una bottiglia, e pensò che si fosse trattato di uno sparo. Forse era il rumore dello strappo? Non mi sembra di ricordare nessun'altra testimonianza del genere.

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    3. Non credo che il rumore della tenda tagliata potesse sentirsi a troppi metri di distanza. Di sicuro chi era dentro lo avrebbe sentito e bene, anche chi fosse stato assieme a chi tagliava, ma non certo Petra Weber che si trovava a un un chilometro di distanza.
      Sono d'accordo con lei che in effetti la tenda fu tagliata, poichè immaginare la preesistenza del taglio sa tanto di non voler affrontare il problema. Come minimo i due avrebbero cercato di aggiustare la rottura con del nastro adesivo.
      Ricordo l'ipotesi di Henry62, che ritiene il taglio parte del tentativo di rimettere dentro il cadavere di Nadine, per poterlo afferrare da dietro, sulla quale personalmente mi trovo in dissenso.
      Per me, che fossero lì in veste di guardoni o qualcosa di più, Lotti e Pucci ebbero a che fare con quel taglio. Pucci descrisse il rumore troppe volte per esserselo inventato.

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    4. Mi sembrava di ricordare che la Weber non fosse così distante, ma ha ragione: impossibile che a una tale distanza potesse sentire un rumore del genere. L'ipotesi che fosse stato tagliato il telo esterno nel tentativo di ricollocare nella tenda il cadavere della ragazza sembra anche a me improbabile: è una spiegazione troppo macchinosa, considerando che la tenda aveva due aperture con la cerniera.
      Credo anche io che Lotti volesse far vedere a Pucci i cadaveri e abbia trovato il momento più opportuno nella tarda serata, dopo i sopralluoghi del pomeriggio.

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    6. Purtroppo certezze non è possibile trarne, ma è un fatto che nelle testimonianze di Sabrina Carmignani del taglio non si parla. Eppure era bello evidente, e tanti altri particolari erano stati notati. Fin dove erano arrivati con la macchina lei e il fidanzato? Avevano avuto la prospettiva della parte posteriore della tenda dove c'era il taglio? "Ci siamo fermati vicinissimo alla tenda […] siamo venuti nuovamente a ritroso fermandoci a pochi metri di distanza...".
      Riguardo Pucci, ci sarebbe da chiedersi come fosse venuto a conoscenza di quel taglio. Che la sua esistenza gli fosse stata suggerita dagli inquirenti lo trovo poco verosimile, visto lo sfondone dell'ingresso di Vanni, che non avrebbe avuto senso mettergli in bocca. Aveva visto l'articolo de "La Città" del dopo delitto, quindi di dieci anni prima? Omar Quatar, se ci sei batti un colpo e dicci la tua ipotesi.

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    7. Ciao Antonio, complimenti per l'articolo, che non commento perché le ricostruzioni non sono il mio forte.
      Quanto a Pucci, se avesse detto subito quel particolare, potremmo anche pensare che lo conoscesse di suo; poiché viene fuori nel terzo interrogatorio, dopo che nei primi due non ne ha fatto parola, non credo si possano trarre particolari conclusioni. Le dichiarazioni a rate e i continui aggiustamenti rendono (purtroppo) difficile discernere tra ricordi, fantasie, involontari suggerimenti.

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    9. Ma infatti... chi afferma che Pucci e Lotti tennero brillantemente testa al controesame non so proprio cosa abbia sentito o letto. Certo non crollarono, ma continuarono a inanellare strafalcioni e nel caso di Lotti palesi bugie, poi scoperte (l'uso delle due macchine)dalla difesa quando c'era ancora tempo per rimediare l'errore giudiziario in cui si stava cadendo. Tutto invano. Neppure era possibile trovare un alibi per l'imputato, un paesano che non si muoveva autonomamente se non con la SITA, dieci e più anni dopo i fatti di cui era accusato.

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    10. Mi sembra indiscutibile che se i due avevano qualcosa da nascondere ci riuscirono alla grande... e che avessero qualcosa da nascondere sono proprio le loro bugie a dimostrarlo.

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    11. Vero è che in misura e per ragioni diverse hanno mentito tutti, anche Pacciani e Vanni non si può certo dire che abbiano detto tutta la verità.
      Su Lotti non si può parlare di dialettica brillante, ovviamente. Ma in difficoltà a me non è mai sembrato, nonostante le contestazioni della difesa e in qualche caso le reazioni spazientite del presidente.
      Su Scopeti, ci sono due elementi interessanti che Lotti ci ha offerto: il primo è la luce interna alla tenda. Come ha spiegato Segnini, è in effetti improbabile che i due ragazzi non avessero con sé un oggetto per fare luce. Si può pensare che Lotti, in una sortita voyeuristica prima del delitto, avesse notato la luce? Può darsi, ma se i francesi si fermarono a San Casciano solo il venerdì, quando avrebbe potuto notarla se non la notte del delitto? E da chi eventualmente potrebbe aver appreso questo particolare se non da un complice?
      L'altro particolare venne fuori proprio nell'interrogatorio di Filastò: a domanda dell'avvocato, Lotti disse che Pacciani, mentre si avventava sullo sventurato ragazzo, aveva il coltello nella mano sinistra. Secondo la ricostruzione di Antonio, proprio con la sinistra l'assassino sferrò i primi colpi. Tutte coincidenze?

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    12. Esatto; ma secondo me quello che avevano da nascondere, per dirla papale papale, era il fatto che non avevano mai visto niente :-)Il che spiega ancora meglio le castronerie a rate che caratterizzano le loro dichiarazioni e poi deposizioni.

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    13. Un punto di vista sorprendente, il tuo, poichè in genere si nasconde qualcosa da cui si temono conseguenze negative. In questo caso invece i due avrebbero nascosto con enormi bugie che non avevano fatto proprio niente! E Lotti con anche la fondata prospettiva di finire la propria vita in carcere!

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    14. Un problema che testi anomali come Lotti e Pucci pongono è relativo alle loro difficoltà di espressione (per tacere di Stefano Mele, che pare riuscisse a parlare a stento in italiano). Quando Pacciani si esprimeva, non ci sono dubbi che le sue dichiarazioni erano sempre intenzionali. Con gli altri tre dubito che le parole fossero sempre un parto volontario del loro pensiero. Su Pucci non si può escludere per esempio che avesse dei veri vuoti di memoria. Mi domando come si sarebbe potuto riempire pagine di verbali col Pucci del dibattimento, che aveva dimenticato praticamente ogni cosa.
      Quando si dice che Lotti e Pucci non hanno aggiunto nulla a quanto tutti sapevano sui delitti e le loro dinamiche, c'è da chiedersi però come avrebbero potuto dimostrare la loro partecipazione. Dopo tanti anni quali prove potevano fornire? Il casolare dove era stata nascosta la pistola dopo il delitto di Vicchio, il taglio della tenda effettuato muovendo il coltello dal basso verso l'alto, la luce che la illuminava dall'interno: chi gli avrebbe riferito questi particolari (forse non tutti veri)?
      A mio avviso presupponendo una loro estraneità totale alla vicenda i conti non tornano per niente. Mi piacerebbe conoscere l'opinione degli altri lettori.

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    15. Nulla di sorprendente, Antonio. Lo dice lo stesso Lotti nella telefonata con la Nicoletti (riportata in Al di là...). : Ormai l'ho detto. Un posso mica tornà indietro. ecc.
      M'hanno imbrogliato... ecc.
      Chissà perché queste frasi vengono raramente prese in considerazione.

      Kozincev, Lotti poteva dire molto di più su Baccaiano, se fosse stato davvero presente; invece "piano piano se ne va", prima che la scena finisca e ci lascia col dubbio di cosa sia veramente successo :-)

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    16. Entrambi sapevano di essere intercettati, quindi quello che dissero ha poco valore. In ogni caso, a mio parere, Lotti si riferiva a quando gli dissero della macchina rossa vista a Vicchio, che fu poi l'inizio del suo cedimento.
      Lotti non diceva mai niente più del minimo necessario, non tanto per una scelta razionale, quanto per un'instintiva prudenza.

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    17. Pienamente d’accordo con Omar Quatar. Per me è assurdo che, più che gli inquirenti ai tempi, ancora oggi ci sia gente che, senza alcun “interesse” in ballo, dia seguito a personaggi del genere, incredibili sotto tutti gli aspetti. Per uno sciroccato come Lotti era quasi meglio o, per lo meno, indifferente sopravvivere in carcere o fuori. Dalla tragedia (mostro di Firenze) alla farsa (Lotti e compagni di merende “colpevoli”), per dirla con il Marx dell’immenso incipit del “Diciotto brumaio di Luigi Bonaparte”.

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    18. A proposito di Baccaiano, un Lotti astuto avrebbe potuto sfruttare un appiglio per defilarsi totalmente: nel 1994 Nesi aveva raccontato di una 124 azzurra che Lotti avrebbe prestato in alcune occasioni a Pacciani (che fosse vero o meno poco ci importa).
      Ovviamente quando gli fu riferita questa dichiarazione (col processo Pacciani in corso), a Lotti non sarebbe convenuto dire nulla, non essendo ancora entrato nel mirino degli inquirenti.
      Tuttavia continuò sempre a negare di aver mai prestato le sue auto, anche in una conversazione intercettata con la Nicoletti. Quale occasione migliore per giustificare un eventuale avvistamento delle sue macchine?
      In effetti anche io faccio fatica a riconoscere nei comportamenti di Lotti una strategia; e lo stesso discorso vale per Pucci: se aveva concordato una versione con Lotti, che aveva miracolosamente resistito fino all'incidente probatorio, perché in dibattimento non ricordava più nulla? Non escluderei dei problemi reali di memoria, qualunque cosa avesse visto o saputo.

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    19. Che per Lotti fosse meglio la galera della vita fuori mi pare davvero sorprendente che qualcuno lo possa credere.
      Riguardo Pucci, credo che se in dibattimento qualche vuoto di memoria l'ebbe, era dovuto alla difficoltà di ricordare quello che aveva detto in istruttoria, non quello che aveva vissuto. In istruttoria, tra le sciocchezze dette di propria iniziativa, magari a fronte di domande imbarazzanti e i suggerimenti che gli erano stati dati, sarebbe stato davvero difficile ricordarsi di tutto. Quindi in dibattimento si comportò da volpone, e giocò soltanto di rimessa.

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    20. Infatti, ho parlato di sopravvivenza e non di “vita”. Come le ho già detto, ritengo che Lotti, anche intenzionalmente, si sia fatto prendere in un gioco più grande di lui, che si è trasformato in un gorgo dal quale poi è stato risucchiato, ma senza troppi danni, viste le sue prospettive di “vita”. Insomma non aveva nulla da perdere, a mio avviso, a beccarsi l’ergastolo con la contropartita di diventare il più famoso serial killer italiano. Detto questo, voglio ribadire ancora una volta che ritengo ottimo il suo lavoro, fatta eccezione per la conclusione cui perviene.

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    21. Si tratta di un punto di vista difficile da sostenere, a fronte di tanti comportamenti di Lotti, che arrivò persino a inventarsi di essere stato sodomizzato da Pacciani pur di trovare qualche attenuante. In realtà lui ha sperato fino in fondo in un consistente sconto di pena, che però non è venuto.

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    22. A lotti poteva star bene la situazione di collaboratore di giustizia, purché fosse a vita; secondo me sperava in quello, non so come gli fosse entrata in testa quell'idea, ho tentato di contattare i suoi primi avvocati, ma non mi hanno considerato. Era comunque possibile non andare in carcere se gli fossero stati applicati tutti i benefici previsti dalla normativa sui pentiti.
      Che fosse, invece, un mitomane è assolutamente da escludere sulla base di quello che si sa attualmente.

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    23. A parte che mi sembra davvero assurdo pensare che non si fosse reso conto da solo del pericolo che stava correndo, ma almeno Bertini credo proprio che l'avrebbe avvertito. Vorresti dire che faceva parte di un gioco perverso in cui lui e gli inquirenti erano d'accordo nel buggerarlo? Pura fantascienza.
      Ma nemmeno il fatto che l'assassino di Scopeti fosse ambidestro ti fa venire qualche dubbio?

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    24. Ma Bertini chiese sempre l'applicazione dei benefici di legge per i collaboratori di giustizia, sono i giudici che non le concedono. Comunque, immaginiamo uno scenario di fantasia: X, uno sprovveduto spiantato senza fissa dimora, viene coinvolto in un qualcosa di terribile di cui nulla sa sulla base di sfortunate coincidenze e testimonianze inattendibili; X viene convinto che finirà in prigione se non dice quello che sa; nel frattempo viene mantenuto spesato e pasciuto a spese della collettività e si sente anche importante; secondo te X collabora e dice anche più di quello che sa o non parla e se ne va in galera come complice di tot omicidi? Cosa c'è di così fantascientifico in questa situazione? L'unico problema, a mio parere, è: perché X non si ribella quando lo hanno chiuso in cella e buttato via la chiave? si è ribellato ma noi non lo sappiamo? o è stato tenuto buono con altre promesse e la malattia lo ha presto levato di torno?
      Naturalmente sto parlando di un caso ipotetico, di scuola.

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    25. Non c'è solo X, ma anche Y (anzi alfa): quale ruolo avrebbe svolto? Dovendo fornire da riscontro a X (beta), non poteva essere incriminato; ma per quale motivo uno dei due avrebbe accettato di finire in galera sopportando che l'altro rimanesse tranquillamente a piede libero? Simul stabunt, simul cadent a questo punto...
      Il problema non è solamente la mancata ribellione di Lotti a delle promesse non mantenute; ce ne sono diversi altri:
      -perché Lotti ha confessato di aver avuto un ruolo attivo solo a Giogoli? L'altezza dello sparatore era un problema superato dalla sentenza Ognibene, che l'aveva svalutato del tutto;
      -perché fermarsi a Baccaiano e non inventare anche sui delitti precedenti? Tanto qualunque cosa avesse detto, sarebbe stata aggiustata in maniera favorevole all'accusa, secondo questa teoria (ma anche quella di Segnini: ed è appunto il punto debole di entrambe).
      -Qualcuno avrebbe suggerito a Lotti il ricatto omosessuale per spiegare il suo coinvolgimento nei delitti? Mi sembrano più logiche due spiegazioni: o è un fatto almeno parzialmente vero (quand'anche, come è probabile, non fosse stata la ragione del coinvolgimento di Lotti); oppure è un'invenzione goffa e autoinfamante di Lotti per depotenziare al massimo le sue responsabilità negli omicidi.

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  4. Complimenti, un'ottima ricostruzione della dinamica di Scopeti per quella che ormai è la specialità della casa: a mio parere, nelle dinamiche nessuno supera il nostro Segnini. Come lui sa bene, per me il mistero inspiegabile continua a rimanere l'esito del suo lavoro davvero encomiabile... Ma non è di questo che voglio parlare ora. Tracciando un bilancio delle dinamiche presentateci generosamente da Antonio, da me rilette avidamente dopo quest'ultimo capitolo mancante e finalmente disponibile, penso che nel caso di Scopeti il Nostro fosse come "genato", "intimorito" o soltanto un po' sotto pressione per il fatto che questo, l'ultimo della serie, è il delitto più discusso e studiato (si contano anche alcune pubblicazioni monografiche al riguardo). È come se qui mancasse qualcosa o non avesse osato fino in fondo, a differenza, ad es., del magistrale lavoro su Baccaiano, altro omicidio molto discusso e controverso, in cui Segnini, a mio avviso, ha raggiunto uno dei vertici della sua produzione "mostrologica". Almeno questa è la mia impressione leggendo la dinamica di Scopeti. Consiglierei, infine, di rivalutare l'eccessiva fiducia riposta nelle armi della logica per spiegare e comprendere le azioni di un maniaco assassino (e, in generale, degli uomini e tanto più nel caso l'assassino fosse davvero Lotti), come d'altronde ha suggerito anche il sempre puntuale Kozincev, il quale però sembra non escludere la pista lottiana. Anche perché, spesso, l'argomento della logica funziona a intermittenza: ossia vale fin quando corrobora le nostre ipotesi, ma cessa di avere valore in caso contrario...

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    1. E' vero, mi sono imposto una certa prudenza, per tante ragioni.
      Comunque manca ancora un capitolo tra le dinamiche, il primo, che conto di rendere disponibile tra qualche settimana al massimo.

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    2. Questa è una bella notizia: pensavo volesse fermarsi ai 7 delitti irrisolti e sicuramente attribuiti al mostro. Comunque spero che con qualche addendum elimini un po’ di quella prudenza di cui stiamo parlando...

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    3. Non potevo trascurare Signa, la chiave del giallo è proprio lì, anche se la dinamica di per sè ne può svelare soltanto una parte.

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  5. Salve Antonio, grazie per aver trovato il tempo di preparare questa ricostruzione, che in molti aspettavano da tempo. Trovo molto ingegnosa in particolare la spiegazione di come secondo te il Mostro abbia sparato i colpi 1,2 e 3 con la pistola ruotata di 90 gradi. Se ricordo bene, in un forum (o forse su questo blog) tu facesti riferimento al personaggio di Kaiser Soze nel film "I soliti sospetti". Anche lui spara con la pistola ruotata ed anche lui, guarda caso, era mancino. Complimenti e in bocca al lupo per la tua vicenda giudiziaria, che spero si risolva positivamente al più presto.

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    1. Grazie a te Vincenzo per avermi ricordato del fotogramma del film, che in effetti avevo salvato sul mio pc ma del quale mi ero dimenticato. Credo proprio che lo pubblicherò.
      Non c'è nessuna vicenda giudiziaria, l'ex procuratore non si è fatto vivo, e io sto procedendo alla ripubblicazione degli articoli tolti, con qualche variante anche migliorativa. In questo momento sto lavorando sul "tesoretto" di Pacciani, per il quale l'acquisizione di nuovi documenti mi sta consentendo nuove e interessanti considerazioni.

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  6. Ennesimo ottimo lavoro. Complimenti Antonio!

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  7. sul fatto che il mostro fosse ambidestro cosa ne pensate? a mio avviso lo era..

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    1. ..no due, uno destro e uno sinistro. Mostro e assistente-palo.

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    2. fare da palo in circostanze del genere serve a poco..fu un invenzione di Lotti per incastrare PP e MV ritagliandosi per lui un ruolo marginale alle azioni omicidiarie..l'esempio lampante e' Baccaiano dove la presenza di un palo non solo non sarebbe servita a nulla ma avrebbe dato maggiori problemi visto il viavai di auto..guarda , ognuno ha il suo mostro ma sul fatto che sulle scene del crimine agisse una sola persona ci trova al 99% tutti d'accordo..ragion per cui...

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    3. Mah...convinto tu...proprio a Scopeti e Calenzano ci sono dei dubbi

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    5. Non ha saputo o non ha voluto?

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    6. e se lotti non era presente cosa rimane, di concreto, contro vanni e pacciani? il nulla totale. su pacciani tanti testimoni fasulli e boccaloni. su vanni testimoni che non si ricordano cosa hanno firmato. come la sabrina c.

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    8. In quella stessa telefonata la Nicoletti gli dice che li stanno ascoltando.

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    1. Lotti sapeva molte cose sui delitti del Mostro, su questo credo tutti siano d'accordo. Conosceva i vari posti, i modelli delle auto, com'erano messe e via di questo passo. Aveva avuto le notizie dalla polizia? Oppure le aveva lette sui giornali dell'epoca? Ma allora, sia in un caso che nell'altro, possibile che una notizia così eclatante come quella dell'invio della lettera dopo Scopeti non gli fosse stata comunicata oppure gli fosse sfuggita?

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    3. Il fatto che lei non ci veda nessun filo logico naturalmente non dimostra che un filo logico non ci sia. Lei fa lo stesso errore della difesa di Vanni, dove l'alterigia di chi riteneva di chi riteneva di sapere senza porsi troppe domande sappiamo bene a quali conseguenze ha portato.
      Nonostante che io sia consapevole che entrare nella mente degli altri è molto difficile di suo, tanto più in quella di un personaggio come Lotti scioccamente ritenuto uno che inseguiva gli UFO, ho comunque provato a farlo, forse con qualche risultato valido, forse no.
      La situazione in cui si trovò il personaggio una volta entrato nell'ingranaggio delle indagini non gli consentì di certo un atteggiamento lineare. Agì a seconda delle circostanze che gli si presentavano, senza un piano preciso, ma fronteggiando gli eventi. Ogni tanto mise dentro qualcosa di inedito, con il proposito di acquisire credibilità, evidentemente quando nel confronto con i suoi interlocutori ne avvertiva il bisogno. Lo fece, ad esempio, nel caso del buco nel muro del rudere di Badia a Bovino, dove probabilmente aveva lasciato lui la pistola dopo che il sabato sera non aveva trovato nessuno.
      Nel caso delle lettera forse pensava che il suo invio dopo Vicchio avesse in qualche modo lasciato una traccia che avrebbe potuto confermare le sue parole.

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  9. Ricostruzione molto accurata concordo pienamente su tutto (compresa la data del venerdi), non condivido l analisi sui tagli in modo da ricondurre a tutti i costi l 'azione a un mancino (il Lotti). Sul taglio posteriore della tenda: a mio avviso è stato fatto per riposizionare Nadine all'interno, mentre per tirarla fuori è stata presa per i piedi per riposizionarla dentro dopo le escissioni è stata presa per le braccia dal lato opposto, da qui la necessità di tagliare la tenda posteriormente.

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    1. Semmai il taglio avrebbe dovuto essere in basso, non in alto, per un'operazione del genere. In ogni caso la tenda fu tagliata soltanto nel telo esterno, quindi non vedo quale aiuto avrebbe potuto offrire nel posizionare il cadavere.
      Come sempre le soluzioni complesse rivelano tanti punti deboli. D'altra parte non mi pare fosse stato così difficile, partendo da una posizione di mezzo dentro e mezzo fuori, spingere il cadavere per una persona robusta.
      Che il Mostro fosse come minimo ambidestro è dimostrato dalla mano sinistra con cui impugnò la pistola almeno nei tre colpi più in basso attraverso la zanzariera e dalle due coltellate a tergo del ragazzo.
      Riguardo l'escissione, va riconosciuto in ogni caso l'errore di Maurri, secondo il quale la discontinuità a ore 10 circa coinciderebbe con il punto di inizio di entrambi i semicerchi, in basso e in alto. Invece almeno uno dei due semicerchi a ore 10 finiva, quindi il ragionamento sulla mano che impugnava il mezzo tagliente è scorretto.
      Se si va a vedere la scelta del seno sinistro, come ho già illustrato, questa è tipica di un mancino. Io poi ho cercato di immaginare come un ambidestro avrebbe potuto operare, rispettando il fatto che almeno uno dei due semicerchi doveva finire a ore 10. Provi a illustrarmi la sua ricostruzione.

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    2. Ha ragione mi ero dimenticato il secondo telo! Non ho una mia ricostruzione, a parte quella degli spari che coincide con la sua, in base al reperimento dei bossoli.. sull'accoltellamento e le escissioni mi sembra piu difficile fare una ricostruzione che non sia arbitraria (ad esempio il coltello nell 'uccisione che passa da una mano all'altra mi pare improbabile).
      Lei spinge per un ambidestro piu mancino per portare al Lotti. Ma della sua teoria non capisco varie cose e in particolare perchè il mostro (se era il Lotti) avrebbe dovuto smettere di uccidere dopo gli scopeti? Gli altri indiziati salvatore vinci, pacciani, narducci erano tutti impossibilitati ad uccidere dopo l'85. Il Lotti poteva continuare. E i serial killer non si fermano anzi aumentano l attività fin quando possono....

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    3. Perché mi accusa di "spingere" per un Mostro ambidestro per portare al Lotti? Mi pare di aver dato delle spiegazioni sufficienti che indicano un Mostro ambidestro. Anche Salvatore Vinci era mancino, e allora?.
      Del resto, provi lei a spiegare la ferita di coltello alla schiena da sinistra a destra, vediamo che cosa ne viene fuori. E trovi anche una spiegazione ai tre bossoli che finirono sotto la linea di sparo davanti alla zanzariera. Vuole sposare la tesi del criminologo secondo il quale quei bossoli sarebbero stati messi lì da un agente?
      Infine, al di là di chi fosse, il Mostro di Firenze non ebbe mai il comportamento di un classico serial killer maniaco che uccideva dietro impulsi incontrollabili, decideva a freddo quando uccidere, quindi decise a freddo anche quando fermarsi. Conteggiando i proiettili a piombo nudo, è mia personale opinione che si fermò quando finirono i 50 proiettili della scatola che aveva acquistato prima del delitto di Scandicci. Anzi, si potrebbe pensare che fin d'allora fosse già consapevole del fatto che dopo circa sei delitti si sarebbe dovuto fermare.

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    4. Non riesco a trovare conferme sul fatto che salvatore vinci fosse mancino, mi da qualche riferimento?
      Cmq l'idea che un serial killer smetta di uccidere perchè ha finito la scatola dei proiettili mi pare un assurdità.

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    5. Sul fatto di Vinci mancino so che se ne discuteva sui forum. Ricordo alcune foto in cui pareva usasse la mano sinistra.
      Riguardo quella che lei chiama assurdità, io invece la chiamo mancanza di volontà da parte sua di ragionare su soluzioni che non si inquadrano nella sua visione preconcetta, quindi direi che questa discussione può anche fermarsi qui.

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    6. Ma essendo qualsiasi ipotesi su base indiziaria è normale che uno si faccia idee preconcette o meglio interpretazioni, soggette comunque al confronto e al cambianento, lo stesso potrei dire di lei. Ragionando io ho tratto queste conclusioni, lei altre. La maggioranze degli studiosi del caso sostiene la pista sarda, cosi come i carabinieri all'epoca. Non che la sua ipotesi non sia plausibile.. ma per me meno probabile e infatti credo che sia stato il primo se non l'unico a proporla. Cmq complimenti per il blog e l'accuratezza delle informazioni, anche se piegate a ad un interpretazione della vicenda che non condivido, ma che ha il pregio dell'originalità!

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    7. Le ho chiesto di dare la sua interpretazione a elementi che mi hanno portato a considerare il Mostro un ambidestro e non lo ha fatto. I preconcetti portano proprio a questo, a trascurare i particolari che non si inquadrano con il proprio punto di vista. Troppo comodo parlare di informazioni "piegate" se poi non lo si dimostra.

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  10. Per quanto riguarda le conoscenze del Lotti sui delitti di cui si commentava sopra, la mia OPINIONE non supportata da alcuna prova è che ad un certo punto della vicenda siano intervenuti i servizi. Salvatore Vinci era troppo intelligente e non c' erano evidenze di colpevolezza per condannarlo in un tribunale sebbene i carabinieri fossero sicuri della sua colpevolezza. I servizi contrattarono: lui sarebbe dovuto andare via dall'Italia e sparire per sempre, la colpa sarebbe stata data ad una banda di ritardati capeggiati da Pacciani e facilmente circuibili. Le informazione al Lotti sui delitti vennero date dai servizi per costruire la falsa testimonianza. Voglio sottolineare che quanto affermo è solo frutto della mia fantasia e solamente un'ipotesi sulla base di indizi e non supportata da prova alcuna.

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    1. Ma quali servizi, cosa c'entravano i servizi con i delitti del Mostro? E perché non, fantasia per fantasia, gli alieni? Già ci ha pensato Giuttari a inquinare questa vicenda con fantasie a iosa, direi che adesso conviene tenere i piedi ben saldi a terra.

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    2. A me sembra piu fantasiosa l 'ipotesi del passaggio di pistola casuale! Secondo lei davvero Mele la butta subito dopo il delitto di Signa e toh passa di lì un mostro proprio in quel momento!?

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    3. Anche qui devo dire che ho l'impressione di una sua visione precostituita che le impedisce di riflettere. Ho scritto varie volte di un oscuro personaggio presente quella sera al cinema, forse lo stesso che seguiva la Locci in motorino. Penso quindi che se qualcuno raccolse la pistola che fu lasciata sulla scena del crimine da Mucciarini (e il suoo scetticismo poco può contro le parole inequivocabili di Natalino) non fu certo un guardone che era lì per caso, ma qualcuno interessato alla Locci che la seguiva da lontano.
      In ogni caso, abbia pazienza ma io mi fermo qui.

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    4. Io credo di capire perché Lei pensa ad un qualche passaggio sul campo, da parte dei Servizi. Questa vicenda, infatti, porta con sé due elementi che, almeno in apparenza, potrebbero far pensare a qualcosa del genere. Uno è il fatto che, qui e là, alcuni depistaggi e deviazioni in effetti vi furono. Il secondo è che, a distanza di cinquanta anni, molti fanno fatica a cogliere la struttura complessiva del significato della vicenda.
      Ma a ben vedere le due risposte si ottengono rimanendo concreti e cercando di seguire un metodo rigoroso. Il primo problema si spiega benissimo: si trattava di un uomo (o di persone in gruppo) che avevano la capacità di compiere mosse confusive verso le indagini. E peraltro non ne fecero di geniali, ma di appena intelligenti (il culmine si raggiunge nel più volte esaminato depistaggio del cittadino amico). Quanto al tema del quadro generale di significato, Segnini ha perfettamente ragione: non si trattò di un lust murder comune. Si trattava di una persona capace di preservare il controllo dei gesti e delle condotte. Non era mosso da impulsi di crisi o di acuzie, ma compiva atti orientati a trarre una propria soddisfazione di tipo sadico rabbioso. Peraltro, di questi elementi si coglie uno sviluppo nel tempo, segnato anche da fratture oggettive che rendono perfettamente la dinamica psicologica del soggetto/soggetti. Il 1974 è un netto esempio di psiche in evoluzione, di persona che ha un rapporto in formazione con la sessualità e con le donne. La furia del biennio 1981 - 1982 , denota una crescita di tipo militare e di sicurezza nel rapporto con le vittime. Infine, il biennio 1984 e il 1985 segna uno scarto netto, una virata oggettiva nell'orrore, con punte di eccesso di sicurezza e di narcisismo, non lievi. La mia personale ipotesi è che dietro queste fratture evolutive si possa celare la comparsa di personaggi satelliti, di fiancheggiatori di ambiente, di soggetti, cioè, che confluirono nell'ordito criminale che inizialmente era certamente di un singolo. Infine, il passaggio della pistola avvenuto nel 1968 spiega tutto e non si può definire casuale, come Lei dice. Non dimentichi che tesi diverse non possono spiegare in alcun modo i fatti dell'estate del 1982. Non riescono poi a far capire la posizione di Francesco Vinci in carcere e, soprattutto, sono assurde in punto di logica rispetto al 1968: basta domandarsi come avrebbe agito lei una volta compiuto l'omicidio Lotti - Lo Bianco, per capire che certamente non si sarebbe tenuto la pistola per poi avviare una serie omicidiaria dopo sei anni con la stessa arma. Ciò a meno che non fosse sicuro di aver reciso ogni legame conoscibile tra la calibro 22 e la persona che effettivamente uccideva. La prego non indugi nella mistica del complottiamo dei servizi in Italia, perché chi ha studiato bene il problema sa che anche nelle peggiori vicende di storia patria, con le deviazioni attive, i Servizi hanno agito sempre in risposta strumentale, mai attivando direttamente fenomeni, propositi o crimini.

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    5. La mia ipotesi di coinvolgimento dei servizi riguarderebbe infatti solo esclusivamente le indagini e il voler identificare il colpevole ad ogni costo nei compagni di merende.
      Sull'omicidio dell'82 cosa intende?, ci sono anche dei testimoni che riferirono di un personaggio a piedi sulla statale compatibile con Salvatore Vinci fisicamente e nel vestiario (secondo la compagna ada pierini).
      Francesco Vinci era tra i sospettati principali insieme al fratello e viene arrestato nell 82 per altri crimini e poi scagionato dall'omicidio dell'83.. poi dopo Scopeti è il turno del fratello e li gli omicidi cessano... poi si sa come va a finire, mancanza di prove concrete...la pista sarda viene chiusa, Salvatore sparisce all'estero, il fratello, l amante del fratello e un suo amico muoiono in circostanze mai chiarite bene.
      Che siano piu di una persona non lo ritengo probabile, "la mano" è la stessa e in tutte le dinamiche (ben ricostruite qui) è evidente che il killer era solo. Che poi ci sia un evoluzione è chiaro e testimonia a maggior ragione che si tratta sempre della stessa persona.
      Il passaggio di mano della pistola è altamente improbabile nessuno getta o affida ad un altro un arma di delitto.. o si distrugge o si nasconde. L' unica possibilità poteva essere un furto tra il 68 e il 74 e allora bisognerebbe seguire l'ipotesi di Spezi, e qui allora tornerebbe buona l' idea di Segnini che i delitti cessino quando finisce la scatola delle pallottole...
      PS (per Segnini) Salvatore Vinci non era mancino (come da interrogatorio di Ada Pierini, sua compagna)

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    6. Lei mi chiede del 1982, forse sono stato ellittico. Nel 1982, d'estate, dopo il duplice omicidio di quell'anno, vi fu l'imbeccata del Fiori, attraverso l'indicazione del Cittadino amico che conduceva al 1968. Ho più volte provato ad illustrare che chi orientò l'attenzione verso Lastra a Signa doveva averne molto da guadagnare e niente da perdere. Questo elemento si spiega solo alla luce di un passaggio cieco della pistola. Ovvero dell'ottenimento dell'arma da parte di qualcuno di ignoto a chi la aveva utilizzata nel 1968, ma che sapesse anche che in quella circostanza aveva sparato (eco perchè la tesi di Spezi, pur intelligente, manca a mio parere di un elemento). Se unisce questo passaggio alle dichiarazioni plurime, precise e concordanti dei Mele (padre e figlio), si comprende che l'arma fu lasciata nei dintorni del luogo del delitto di Signa. Qualunque tesi si sostenga, non si vede perchè non credere a questo snodo della vicenda (Rotella non volle proprio vederlo, in effetti). Si badi che il Mele avrebbe potuto benissimo dire di averla gettata nel fiume o qualunque altra soluzione. Ma non era tipo da avere fantasia, nè da mobilitare molte risorse, specie perchè si era voluto (o dovuto) accollare le responsabilità del delitto Locci - Lo Bianco in solitudine, alla fine. Quanto a FV, oggetto di decennali sospetti, vorrei dire che non si comprenderebbe perchè mai avrebbe dovuto impiegare la stessa pistola usata per quell'omicidio del 1968 in cui era anche stato chiamato in correità, con rischi immensi di essere rintracciato soltanto per quello (come in effetti accadde). Inoltre, orientarsi su FV come Mostro solitario, implica teorizzare che Giogoli fu compiuto per far uscire di galera proprio lui. Ma qui la cosa non si spiega più. Di quale potere di ricatto avrebbe disposto lo stesso FV se era l'unico assassino? per non dire poi delle difficoltà di spiegare la vicenda "cittadino amico" e il fatto che su FV non si riuscì mai a trovare un indizio nitido.

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    7. Che siano intervenuti i servizi non è un'opinione ma un dato di fatto, nello specifico il sisde dopo il delitto di scopeti. Sul perché si può solo fare congetture, ufficialmente per stilare un rapporto sulla pista esoterica, di certo c'è che intervenne e in effetti fu un intervento "strano".
      Complimenti anche questa dinamica è perfettamente ricostruita. Mi pare che questo blog sia insuperabile nell'analisi dei dettagli, forse un po' sfocata la visione d'insieme di tutta la vicenda, ma ovviamente è solo la mia opinione.

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  11. Gentile Antonio, le scrivo qui (mi rendo conto un po’ off-topic rispetto agli altri commenti) a proposito di una circostanza piuttosto specifica: molti di quelli di quelli che respingono la sua tesi su GL come unico autore dei delitti si basano soprattutto sul suo supposto handicap intellettuale e condizione di indigenza. Leggendo in questi mesi le sue analisi e le sue ricostruzioni una domanda che mi ossessiona e quanto in effetti sappiamo (e quanto gli inquirenti conoscevano) rispetto alla vita e le azioni di Lotti a dispetto di quanto più o meno plebiscitariamente fu definito da tutti un ignorante di paese. In una delle udienze al processo del ’97 Lotti raccontò di essere stato più volte in Germania, in compagnia di un suo conoscente/amico che frequentava la Toscana (credo durante gli anni ottanta). Queste dichiarazioni non sollevarono la minima curiosità da parte del PM e dei vari avvocati in aula, mi pare invece un dato intrigante, anche perché se così fosse (e non si vede il motivo per cui Lotti avrebbe dovuto inventarsi una cosa simile in aula) sarebbe stato anche l’unico dei presunti CDM ad aver oltrepassato i confini nazionali (né Pacciani, né Lotti né tantomeno Vanni -che al massimo lasciò la toscana una sola volta in vita per andare a Roma in viaggio di nozze- si spostarono mai dall’Italia). Forse mi è sfuggito ma non mi pare di aver mai letto nessun approfondimento su questo dettaglio (e sull’identità dell’amico tedesco) nelle varie pubblicazioni e blog dedicati al MDF, grazie in anticipo per la risposta. Riccardo Conti

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    1. Mi permetto di fornire una mia risposta.
      Non era interesse del PM investigare la personalità del reo chiamante in correità a rischio di invalidare le sue dichiarazioni.Dall'altra parte, si puntò tutto a svalutarla dal punto di vista morale e intellettuale. Quindi un esame obiettivo non ci fu. Dai verbali e deposizioni risulta comunque un personaggio effettivamente molto scadente, se avesse finto sarebbe stato un genio.

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    2. Attorno alla figura di Lotti ruotano molti misteri della vicenda. Ridurre il personaggio a una macchietta significa chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Quell'amicizia con la coppia di tedeschi è una dimostrazione in più che si trattava di persona che nascondeva risorse insospettabili, che credo lui stesso cercasse di non mettere troppo in evidenza. Quando si dice: "Ci sei o ci fai"?. Secondo me lui era uno di quelli che "ci faceva".
      Rispetto l'opinione di Omar Quatar, che dalla sua ha lo studio dei documenti, ma credo che le sue considerazioni siano troppo viziate da una rigidità di giudizio preconcetta. Il Mostro di Firenze non era certo una persona qualsiasi, ma il suo non essere qualsiasi a sua volta poteva essere oltremodo particolare. Insomma, uno che era fuori standard in un modo a sua volta fuori standard.

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    3. Vorrei chiedere ad Omar Quatar se ha trovato nella trascrizione dell'incidente probatorio di Lotti degli spunti interessanti per una lettura inedita della vicenda, o se il documento ha rafforzato la sua convinzione di un'estraneità totale di Lotti.
      Ci sono molte contraddizioni, equivoci verbali, momenti di sconcertante confusione (tanto per dirne una, a un certo punto Lotti sembra confondere la figura del fantomatico dottore con il povero Faggi...).
      La sensazione già espressa da Fornari e Lagazzi che Lotti fosse sfuggente, incline a respingere ogni tentativo di entrare nella sua sfera privata e nel suo "vissuto", mi sembra confermata dalla lettura dell'incidente probatorio.
      La proprietà di linguaggio di Lotti era senz'altro scadente, ma non mi pare fosse sprovveduto fino al punto di rimediare una condanna definitiva da totale innocente. D'altronde, nella conversazione con la Nicoletti diceva: "Per me ho detto tutto, icché 'un gli è sono stato imbrogliato". Di essere estraneo alla vicenda, non lo ha mai detto, neppure con don Poli.

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    4. Sì, ha rafforzato la mia convinzione perché Lotti dimostra ampiamente di non conoscere la dinamica del delitto degli Scopeti, dandone una descrizione che non trova riscontro nei rilievi. Questo si sapeva e viene confermato nell'incidente probatorio, Lotti sa le poche cose che sanno tutti o può avere desunto nel corso degli interrogatori.
      Non c'è poi alcun valido motivo, a mio modesto parere, per cui Lotti, una volta ammesso di essere stato testimone e a quel punto anche complice, non possa essere preciso nel dettagliare gli avvenimenti. Era lui il MdF? Era sufficiente descrivere le scene mettendo Pacciani e Vanni al posto suo. Il fatto è che non è capace di descriverle perché ignorante sui fatti, non solo nell'espressione linguistica.
      Quanto all'intercettazione Lotti - Nicoletti, sarebbe bello leggerne una trascrizione, perché le frasi vanno messe nel loro contesto e interpretate di conseguenza. Lo stesso vale per la telefonata Lotti Ghiribelli del 25 gennaio 1996, di importanza capitale nel seguito investigativo - giudiziario, della quale, purtroppo, abbiamo solo il famoso scambio "non ci si può nemmeno fermare a pisciare" "Me l'hanno detto loro, io non ho fatto nulla" perché per qualche motivo l'isp. Lamperi estrapolò solo quel brano.

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    5. Sulla dinamica di Scopeti, Lotti fa una gran confusione sugli spari, ripetendo la versione di Pucci secondo la quale Pacciani avrebbe sparato a Jean Michel mentre lo inseguiva correndo, che non trova nessun riscontro. Per altro sulla luce interna alla tenda Lotti dice di non ricordare. In effetti colpisce il fatto che Lotti si adegua sempre, quando gli viene fatta una contestazione. Questo dà a molti l'impressione che non sia Lotti ad ammettere perché non può farne a meno, ma che siano gli altri a suggerirgli le risposte. Cosa che, secondo la sua ipotesi, sarebbe accaduta anche in istruttoria con gli interrogatori.
      Quello che nella sua interpretazione non mi convince è il fatto che le pseudoconfessioni di Lotti si fermano a Baccaiano. Se non sapeva nulla sulle dinamiche dei delitti, gli inquirenti non potevano "suggerirgli" qualcosa anche sui precedenti omicidi?
      Sulle intercettazioni, sono pienamente d'accordo sulla difficoltà di interpretare frasi estrapolate dal contesto. Sarebbe utile una trascrizione integrale.
      Dobbiamo anche considerare la possibilità che Lotti non fosse sincero neppure con chi pensava di raccoglierne le confidenze (Ghiribelli, Nicoletti, don Poli): che anche con loro fosse "francamente sleale", per dirla con Fornari e Lagazzi.

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  12. L'assassino doveva essere stato una persona atletica veloce e forte per fare tutto quello che era stato fatto, specialmente nel rincorrere il povero ragazzo francese e finirlo a coltellate ...io non credo che pacciani che aveva 60 anni e con problemi fisici, e avendo gia avuto degli infarti, poteva aver compiuto un omicidio del genere, ne' tantomeno il Vanni.

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  13. Buonasera, volevo fare i più sinceri complimenti all'autore, in quanto questo blog tratta davvero in modo meticoloso e scientifico un argomento di cui conoscevo poco fino a poche sere fa (e le davvero interessanti lettura mi hanno appassionato fino a tardi).

    Mi permetto di domandare due curiosita:
    1. Maggiori delucidazioni sulla frase 'chi scrive le collega all’attività di oscuri personaggi che nei due giorni successivi si aggirarono attorno alla piazzola).'
    2. Se vi sia qualche post relativo agli avvistamenti di un potenziale sospetto avvistato a Vicchio di cui si discute in altri blog

    Grazie ancora e complimenti

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    1. Gli oscuri personaggi erano i due individui visti dai coniugi De Faveri-Chiarappa sostare in auto sotto la piazzola per l'intero pomeriggio della domenica. La stessa auto venne vista da Gabriella Ghiribelli in sosta alla sera. Legga qui https://quattrocosesulmostro.blogspot.com/2016/01/la-macchina-rossa-1_31.html
      Sul potenziale sospetto visto a Vicchio non mi viene al momento nulla, mi metta un riferimento alla fonte per farmi capire di che cosa si tratta.

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    2. Potrei sbagliare, ma forse si riferisce al tizio che lanciava sassi ai bagnanti sulla Sieve alcuni giorni prima del delitto.

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    3. Avrei detto che fossero Pucci e Lotti quei due, oppure i restanti compagni di merende. Potrebbe anche essere che Pucci sia stato sulla piazzola sia come testimone involontario del delitto (il venerdì), e sia poi tornato la domenica a vedere cosa fosse successo (e poi i ricordi si siano sovrapposti).

      Sospetto:
      http://appuntisulmostro.blogspot.com/2018/05/il-mostro-di-vicchio.html?m=1

      Gianluca

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  14. In una delle deposizioni del '94, quella relativa al duplice omicidio di Scandicci, Maurri pareva ipotizzare che l'escissione del pube fosse avvenuta, a partire da ore 10 (in questo caso a 11-12), compiendo un intero cerchio in senso orario. La discontinuità dell'incisione, il triangolino di cute che sporge (così lo chiamava Maurri), indicherebbe la zona di partenza e anche di arrivo della lama.
    Nella perizia su Scopeti la ricostruzione era diversa. O Maurri ipotizzava una diversa modalità di escissione nei due casi, o ha fatto una gran confusione. Lei che ne dice?
    http://insufficienzadiprove.blogspot.com/2012/04/mauro-maurri-deposizione-del-27-aprile_24.html (le frasi a cui mi riferisco sono nelle ultime righe)

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    1. Chiedo scusa per il ritardo della risposta. A me pare che Maurri faccia una gran confusione, come in molti altri casi. Non me ne vogliano gli studenti di medicina, ma la mia esperienza universitaria me ne ha fatti conoscere di bravissimi a mandar giù a memoria trattati di anatomia a chili, ma in difficoltà quando dovevano risolvere semplici problemi combinatori con caratteri dominanti e recessivi nelle leggi di Mendel. Voglio dire che per laurearsi in medicina non serve essere troppo svegli, il che, naturalmente, implica soltanto che qualche medico poco sveglio di sicuro c'é.
      Secondo me l'unico modo per incidere con un giro continuo di coltello è partendo da ore 6, con la destra in senso orario, con la sinistra in senso antiorario. Se qualcuno la sa diversa ben contento di confrontarmi.

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    2. La mia impressione è che Maurri e De Fazio abbiano ipotizzato che il mostro fosse destrimane perché non hanno trovato indizi significativi del mancinismo dell'assassino. Poiché il 90% della popolazione usa abitualmente la mano destra, hanno concluso che anche il mostro rientrasse nella maggioranza.
      In effetti per un destrimane è piuttosto naturale afferrare il seno sinistro; forse meno semplice è compiere un'operazione di taglio con la mano destra.
      Ovviamente queste sono solo impressioni. Ed è evidente che un chirurgo (anche se l'escissore di certo non lo era), mancino o destrimane, non avrebbe difficoltà a operare su entrambi i seni.
      Sulle modalità del taglio, non saprei che dire.

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    3. Non sono del suo parere per quanto riguarda il seno da afferrare. Come ho già scritto, ritengo più naturale per un destrimane che vuole tagliare un seno a una donna posta vis a vis afferrare il destro con la mano sinistra (sono uno di fronte all'altra), poiché nella destra ha il coltello. Quindi, se non ci sono preferenze per motivi diversi, un destrimane taglierebbe il seno destro, e un mancino il sinistro. Sarebbe da fare una prova statistica, magari qualcuno a contatto con tante persone, tipo uno studente, potrebbe anche farlo.

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    5. Io avevo provato una volta con una collega, sono destro e le ho preso il sinistro; purtroppo non mi ha lasciato fare altre prove... :-)
      scherzi a parte, non credo che si possa stabilire una regola.

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    6. Certo, non si può imporre una regola, però ti chiedo: con quale mano hai afferrato il seno della malcapitata? Con la destra o con la sinistra? Tieni conto che la mano predominante dovrebbe tenere il coltello, quindi avresti dovuto usare la sinistra. Il gesto più naturale non è afferrare il seno dalla parte opposta, ma dalla stessa parte, quindi la sinistra afferra il seno destro, che poi la destra taglia potendo usufruire del piano d'appoggio costituito dal torace.
      Se poi a qualcuno piace incrociare posso accettarlo come una questione di gusto suo.

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  15. sì ho capito il tuo ragionamento. certo che in tal caso questi periti sarebbero proprio da buttare... il che non è comunque del tutto escluso, viste le sciocchezze che hanno ripetutamente scritto, chi più chi meno

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  16. X Enrico Merletti
    Mi pare che una mastectomia c'entri poco. Riguardo la scelta simbolica so bene a che cosa lei si riferisce, ma lei sa altrettanto bene che cosa ne penso io.

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    2. Ma insomma Marletti, supponendo che lei sia un destrimane, si metta a cavalcioni sull'immagine di una fanciulla giacente sul dorso e si figuri afferrarle un seno, tirarlo e tagliarlo. Per afferrarlo e tirarlo userà la mano sinistra, e se uno qualsiasi dei due seni andrà bene, sceglierà il destro, rimanendo in linea con il corpo sottostante e potendo usufruire del suo torace come appoggio per l'avambraccio destro mentre taglia.
      Ora, non mi ripeta che non esiste una regola rigida, poiché su questo siamo d'accordo, e non mi dica neppure che lei farebbe in un altro modo, poiché so già che la sua tenacia nell'ammettere qualcosa è indistruttibile. Per quanto mi riguarda, sono convinto che la scelta del seno sinistro contribuisca a disegnare un mostro quantomeno ambidestro, in ogni caso i lettori hanno tutti gli elementi per farsi la propria idea, senza adeguarsi in modo acritico al parere corrente di un mostro del tutto destrimane, che è un parere basato sul quasi nulla.

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    3. Vorrei puntualizzare una cosa. Se a me pare naturale afferrare il seno sinistro con la mano destra per un destrimane, meno naturale mi sembra asportare lo stesso seno per un destrimane; quanto meno non più che asportare la mammella destra.
      Una regola non si può ovviamente stabilire e, oltre alla robustezza dell'escissore, anche la grandezza dei seni può influire sulla scelta.
      Devo convenire con Segnini sul fatto che la certezza che il mostro fosse destrimane non appaia molto ragionevole.
      È anche possibile che la scelta del seno sia avvenuta per una suggestione: magari la prima volta che l'assassino decise di asportarlo, la sua eccitazione, mentre assisteva ai preliminari tra i due giovani e preparava l'assalto, si era indirizzata proprio sul seno sinistro.

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  17. Ho letto con attenzione la ricostruzione di Sensini e i commenti/contributi dei tanti che sono intervenuti.
    Vorrei proporre, con grande umiltà, una mia ricostruzione dell’evento.
    Come premessa, lasciatemi dire che sento un timore quasi reverenziale a scrivere su questo sito di questa storia, dopo aver letto contributi tanto interessanti e tanto “informati”. Vi prego di perdonarmi la presunzione oppure errori grossolani che potrei commettere o particolari che potrei trascurare.
    Il mio scopo è solo stimolare un punto di vista nuovo, naif, che spero sia originale e che, proprio per essere non inquinato da troppe letture, possa almeno fornire qualche spunto a qualcuno più informato di me.
    Ciò che mi ha portato ad elaborare una mia versione sono alcuni particolari di cui non trovo spiegazione logica, e degli aspetti mai considerati nei documenti che ho letto.
    - Secondo la “verità processuale”, il delitto fu commesso da PP e MV, con GL a fungere da “palo” e FP come involontario testimone

    - La verità processuale è rifiutata, se non irrisa, da molti. Ma, a dire il vero, non ho veramente capito perché essa sarebbe così assurda, nessuno mi ha mai davvero convinto della sua infondatezza

    - La presenza di GL e FP all’ingresso della stradella degli Scopeti il pomeriggio di domenica 8 settembre 1985 è sicura e non trovo praticamente nessuno che la smentisca (solo una davvero “low-probability” ipotesi che la 128 coupé rossa non fosse quella di GL). Questa presenza è secondo me del tutto inconciliabile con l’ipotesi del delitto compiuto in precedenza, qualunque fosse stato il ruolo di GL in esso e a prescindere dall’intelligenza del soggetto. In aggiunta, la testimonianza di Sabrina C., la domenica pomeriggio, è accurata e particolareggiata ma non menziona né strappo sulla tenda, né la pozza di sangue davanti all’entrata della tenda, né macchia di sangue sull’auto delle vittime. Ha sentito un “puzzo” ma potrebbe provenire da tantissime altre fonti, in una zona di campagna come quella.

    - A leggere le trascrizioni degli interrogatori e ad ascoltare le deposizioni di GL e FP si evincono personalità povere, analfabeti funzionali e menti per niente eccelse. Quindi dubito fortemente che essi fossero in grado di sostenere una complessa versione così a lungo senza contraddizioni malgrado la pressione dei tanti esperti avvocati della difesa. Pensare che ripetessero “parti in commedia” su suggerimento di qualcuno o dopo un accordo tra lor mi sembra irrealistico: sarebbero addirittura dei bravissimi e geniali attori. Il fatto che le loro dichiarazioni siano state fatte “a spizzichi e bocconi”, come si dice, mi sembra più dovuto appunto alla loro scarsa perspicacia che a precisa strategia o opportunistica furbizia. Qualcuno potrebbe obiettare che, su fatti tanto “adrenalinici” come i delitti del mostro, chiunque dovrebbe fissare nella memoria i particolari… questo è vero solo se non consideriamo la totale assenza di empatia dimostrata da GL: in altre parole il fatto che per lui l’uccisione e lo scempio di esseri umani fosse un fatto per niente “emozionale”. Quindi, secondo me, non c’è da meravigliarsi se GL avesse davvero dimenticato dei particolari, per di più avvenuti 10 anni prima.

    - Non ho trovato nessuna dichiarazione di alcuno che parli di un GL abile nell’uso di pistole o coltelli, a differenza di PP e MV. E il mostro è senza dubbio un abilissimo “sparatore” (colpisce al primo tentativo entrambi i fanali dall’auto nel delitto di Baccaiano)

    - Non ho trovato nessuna spiegazione convincente sul significato e sullo scopo del taglio del solo telo esterno sul retro della tenda

    - Non ho trovato nessuna spiegazione convincente su come sia stato possibile per Michel uscire dalla tenda e tentare la fuga, per di più ferito com’era e con un “mostro” come quello davanti all’ingresso

    ---Segue

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    1. Ma per quale motivo lo spietato Mostro Pacciani, avrebbe dovuto lasciar andar via illeso un testimone oculare non complice dei delitti come Pucci? Questo è uno dei tantissimi motivi per il quale la verità processuale viene giustamente contestata.

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    Ecco allora una versione che, ripeto, potrebbe contenere lacune o peccare in alcuni particolari, ma spiegherebbe molti dei punti “oscuri”. Mi scuso in anticipo se non fosse originale (ma giuro di averla elaborata da me, arrovellandomi sull’argomento). E’ banalmente un’ipotesi su cui chiedo il vostro parere, una descrizione un po’ variata della “verità processuale”, meno suggestiva e paurosa dell’ipotesi del mostro solitario, ma che mi sembra metterebbe molti tasselli al loro posto.
    Ecco la mia ipotetica ricostruzione:
    a. Pomeriggio di domenica 8 settembre 1985, GL (in compagnia di FN, che poi se ne dimentica) si ferma a lungo, con la sua 128 coupé rossa, davanti all’ingresso della stradina. Aveva intravisto nei giorni precedenti la tenda e quello che fa è osservarla, capire chi ci sta dentro e valutare se potrebbe essere il prossimo obbietto dei CDM. Forse vuole banalmente accertarsi che nella tenda ci sia una coppia ed evitare un errore come quello dei Giogoli. Poi, quando finalmente riesce ad intravedere i 2 francesi, sicuro della validità dell’obiettivo, si reca a Firenze, compie i soliti giri e, soprattutto, telefona a PP e MV per informarli e fissare l’appuntamento per il delitto.
    b. PP e MV sono sul posto all’ora concordata e “in posizione” per l’attacco. Manca solo il “palo” GL, secondo lo schema previsto
    c. Quando PP e MV vedono l’auto di GL fermarsi all’imbocco della stradina, e prima che questi spenga il motore, attaccano: PP si inginocchia ed esplode 8 colpi verso la tenda in cui, al chiarore della lampada, si intravedono i due poveri ragazzi abbandonarsi alle effusioni. Non escludo che spari in quel preciso momento proprio pensando che il rumore del motore possa coprire almeno parzialmente quello degli spari.
    d. PP spara con la mano destra, per almeno 6 colpi tiene la pistola in posizione “orizzontale” col calcio rivolto verso l’esterno (bossoli 1, 2, 3, 6, 7,8 della ricostruzione di Sensini) e 2 forse con la pistola in posizione normale (bossoli 4, 5). Secondo quanto ha spiegato Sensini nell’analisi della traiettoria dei bossoli espulsi, i 6 bossoli del primo gruppo rimbalzano sul corpo dello sparatore e ricadono davanti a lui, proprio davanti all’ingresso della tenda.
    e. A questo punto GL ha spento il motore e, insieme a FP, è uscito dall’auto, senza aver sentito i primi 8 spari
    f. PP e MV, sicuri che gli 8 colpi esplosi abbiano immobilizzato le vittime (di cui hanno sentito le urla di dolore), girano sul retro per lo scopo che dirò al prossimo punto. E’ in questo momento che si accorgono che GL non è solo ma in compagnia di FP, imprecano, minacciano ecc. some noto.
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    g. Il motivo per cui vanno sul retro della tenda è la prudenza, cioè praticare un taglio per poter osservare “in sicurezza” da un pertugio lo stato delle vittime…
    h. L’arrivo di GL li ha lievemente distratti e a causa di questa distrazione non realizzano che, mentre MV pratica il taglio (con movimento dal basso verso l’alto) sul telo esterno della tenda, Michel riesce a rialzarsi ferito, aprire la tenda e, non trovando nessuno davanti al suo ingresso, tenta la fuga. A causa della fuga di Michel, MV non pratica il secondo taglio sul telo interno della tenda, cosa ormai inutile. PP e MV reagiscono (impossibile stabilire con precisione i particolare) PP spara l’ultimo colpo (il n. 9) verso Michel in fuga, il quale ferito, dolorante, scioccato, nudo e a piedi scalzi su terreno irregolare, disorientato dal buio e spaventato, viene raggiunto e finito dallo stesso Pacciani, senza bisogno che questi sia un “atleta”. Questo è l’unico colpo “sentito” da GL e FP
    i. Intanto MV entra nella tenda, finisce la povera Nadine, che ancora dà segni di vita, col violento colpo di coltello al collo
    j. Posiziona la vittima come descritto da Sensini (con le sole gambe fuori dalla tenda) e pratica le escissioni (probabilmente PP collabora). MV è destro, ma il suo scopo è asportare il seno sinistro (sappiamo perché) e non ci sono particolari impedimenti a farlo, dato che non serve la cura e la precisione richiesta nella vera chirurgia (non voglio fare una macabra ed irrispettosa battuta di spirito, ma solo rendere l’idea).
    k. I due assassini, aiutandosi a vicenda, riposizionano la vittima dentro la tenda e la richiudono. Poi insieme nascondono il cadavere di Michel, “lanciandolo”, oppure trasportandolo tra gli arbusti come spiegato da Sensini.
    Ecco quanto. Spero che la ricostruzione contenga almeno qualcosa di valido e di avere i vostri commenti, come stimolo ad un ulteriore approfondimento da parte mia.
    Ho altre idee su altri particolari della lunga vicenda (passaggio della pistola, scoperta nel 1982 della connessione col delitto del ’68, delitto di Baccaiano). Quando e se sarò più confidente nelle mie ipotesi, le posterò per i vostri commenti.

    Saluti

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    1. Vediamo se qualche lettore trova pecche nella sua ricostruzione. Intanto posso dire una cosa io. I due francesi furono uccisi il venerdì sera, e questo fa cadere tutto il suo discorso. Al di là delle risultanze delle analisi entomologiche sulle foto, è proprio la logica che lo dice.
      I due poveretti non avevano alcun motivo di rimanere sulla piazzola di Scopeti per più di una notte, non erano neppure attrezzati per rimanervi, non avevano scorte di cibo, acqua, e neppure strumenti per cucinare. Semplicemente la loro era una delle tappe per dormire del rapido viaggio che stavano facendo in Italia. In base agli scontrini ritrovati nella loro auto, si può presumere che la notte prima avessero dormito in qualche pineta di Forte dei Marmi, e la precedente di Tirrenia. La stessa cosa avrebbero fatto a Scopeti, magari avrebbero visitato Firenze, il giorno dopo, poi si sarebbero mossi verso Bologna dove dovevano visitare una fiera di calzature.
      Se si fossero intrattenuti sulla piazzola di Scopeti sia nella giornaa di sabato sia in quella di domenica, qualche traccia avrebbero dovuto lasciarla. Pensiamo soltanto al mangiare. Una coppia così poco usuale, sia per la nazionalità sia per la forte differenza d'età contraria alla norma, li avrebbe di sicuro fatti notare a eventuali ristoratori. Se avessero mangiato panini li avrebbero notati nei negozi di generi alimentari. E infatti se li ricordò un negoziante di Sant'Andrea in Percussina, dove avevano comprato dell'uva al venerdì pomeriggio, e se li ricordò un ristoratore della festa dell'Unità, dove avevano cenato al venerdì sera. Poi più niente. Sappiamo bene che la testimonianza della domenica mattina ha poco valore, per il particolare dei capelli, e poi perché solo quella, per il resto erano diventati invisibili?
      Infine pensiamo all'auto. Quella tenda furono in diversi a vederla, ma nessuno notò mai una posizione differente dell'auto. Ripeto, non avevano niente da mangiare e niente da bere, avrebbero dovuto spostarsi, quindi, e non certo a piedi.

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    2. intanto spiegagli che non ti chiami Sensini :-)
      per l'appunto, Lotti la domenica pomeriggio non poteva accertarsi che la coppia era una coppia, al massimo che era una coppia, purtoppo per loro, già morta.
      Piuttosto avrei una domanda per te. L'auto di Lotti nella versione Ghiribelli, posteggiata a lato della strada, è ben visibile, anzi dà quasi fastidio a chi percorre via degli Scopeti in direzione san casciano. però non mi risultano altre segnalazioni analoghe, per quanto sappiamo che ce ne furono molte, anche anonime. Ma non ho mai letto che qualcuno disse di aver visto un'auto di quel tipo in quel posto in quel lasso di tempo; non vorrei sbagliare.

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    3. Quindi per te anche Galli avrebbe raccontato una balla, perché l'auto, pur dichiarando che gli era parsa di un altro colore, l'aveva vista anche lui.
      Poi mi sembra di capire che non dai alcun valore al fatto che la Ghiribelli ne avesse parlato al telefono con la Nicoletti. Un negazionismo estremo, insomma.
      Che nessun altro avesse segnalato l'auto di Lotti potrebbe spiegarsi con il relativo poco transito di quella strada a quell'ora, con una sosta breve, diciamo una mezz'ora a cavallo delle 23.30, e soprattutto con la tendenza della gente a farsi i fatti propri, Ghiribelli e Galli compresi, che infatti stettero zitti.
      Il mio lettore mi aveva scritto in privato, scusandosi per l'errore di cognome.

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    4. intanto, ringraziandoti della stima che traspare dalle tue osservazioni critiche, giacché ti interessa conoscere il mio punto di vista, rispondo alla domanda precedente; cosa mi dà la sicurezza che GL fosse del tutto estraneo ecc.?
      La mia convinzione è supportata da una robusta analisi storica (dello svolgimento delle indagini) e filologica (dell'intrecciarsi declaratorio di Pucci e Lotti), che sto compiendo gsoprattutto grazie al corposo materiale documentario che hai messo a disposizione e del quale non solo io ma tutti dovrebbero ringraziarti. Quindi, come del resto hai detto, non mi baso sul Lotti scemo del villaggio propagandato con faciloneria, anche se, attenzione, il livello intellettivo di Lotti (checché ne dicano i luminari ben noti in una consulenza che definire penosa è un eufemismo) non è affatto ininfluente nella vicenda.
      Sui due punti evidenziati qui sopra:
      1. la Ghiribelli prima ammette alla SAM (non verbalizzato!) di aver visto l'auto (di Lotti!), poi si confida con l'amica N.; in altre parole, mette le mani avanti, guarda che è vero che io un'auto così e così quella sera l'ho vista. Nella stessa telefonata ammette che in realtà aveva in mente l'altra macchina, con la portiera rosa...
      2. Galli ha visto un'auto mentre era insieme a Indovino. Non sa dire che auto era e non sa neppure se ci fosse la G.
      Alla fine, volendo proprio sforzarsi al massimo a voler credere ai Gamma e Delta, possiamo pensare che avessero visto un'auto posteggiata lì e pensarono che ci fosse una coppietta; dire che riconobbero l'auto di Lotti è una petizione di principio. Poi su quale auto avesse Lotti quella sera ci sarebbe veramente molto da dire, perché avendo gli avvocati dimostrato (e avrebbe dovuto farlo la polizia! ben prima di arrivare al processo!) che già mesi prima ne aveva acquistato un'altra, con la quale ebbe due incidenti, non so cosa si possa fare di più.
      Ma sono discorsi fatti e rifatti cui accenno qui solo a beneficio dei nuovi lettori.
      Grazie per l'ospitalità

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    5. Mi par di capire che il fatto di un'auto ferma la sera sotto Scopeti, fosse fatta come fosse fatta e fosse stata di chi fosse stata, l'accetti anche tu. Quindi che nessuno l'avesse segnalata alle forze dell'ordine è un dato di fatto, non una pseudoprova della sua non presenza. Del resto nessuno aveva neppure segnalato l'auto al pomeriggio, i coniugi De Faveri-Chiarappa avevano provato a dirlo a Cecere, tra l'altro marito di Silvia Della Monica, ma non era servito a nulla.

      Sul perché la Ghiribelli fosse stata reticente a confessare di aver visto l'auto rossa si può spiegare con la paura di avere delle rogne, soprattutto se, come credo, aveva capito di chi era. Non è possibile, da un punto di vista storico, escludere a priori questa eventualità. Riguardo la portiera rosa, va presa in esame la semplice possibilità che si fosse confusa, tanto è vero che la Nicoletti lo precisa subito che era la 131 ad avere quella portiera rosa, e la Ghiribelli nulla ribatte. Anzi, a me pare che questa contraddizione, come altre, non faccia altro che qualificare la genuinità dell'accaduto. Negli anni successivi la Ghiribelli avrebbe dimostrato ben altre sicurezze inventando le scemenze delle mummificazioni per compiacere Giuttari.

      Riguardo il solito ritornello che Lotti non avrebbe avuto la disponibilità della sua macchina rossa, devo ricordarti che nessuno lo ha mai dimostrato. E' stato solo dimostrato che la macchina rossa era senza assicurazione, e che lui disponeva anche di un'altra comprata da qualche mese. Attaccarsi a questo elemento porta poco lontano. Mi meraviglio anche che tiri in ballo i due incidenti denunciati con la 124. Con la 128 di sicuro non avrebbe potuto, quindi il fatto è come minimo neutro. Ma anzi, se si pensa che una delle due persone coinvolte dichiarò in dibattimento di non ricordare nulla, fa sospettare che l'incidente fosse avvenuto con il 128 e denunciato con il 124, giusto per non avere problemi di rimborso. Non so te, ma io i miei incidenti me li ricordo uno per uno.
      Anche in questo caso devo rilevare una tua intepretazione dei fatti pervicacemente a senso unico.

      Infine la perizia Fornari-Lagazzi. Che i consulenti del PM possano per definizione truccare un po' le carte lo credo anch'io, basta pensare a quelli della scritta sotto lo Skizzen-Brunnen, o della pallottola nell'orto. Ma in questo caso mi domando in cosa Fornari e Lagazzi aiutarono il PM. In sostanza descrissero un soggetto mentitore, attentamente impegnato in una propria strategia difensiva, quando alla procura sarebbe andato bene tutt'altro. L'immagine che tentò di darne Giuttari ne "Il Mostro" è quella che sarebbe servita:

      È semplicemente un uomo che ha sofferto per «sbloccarsi», per raccontare quello che aveva fatto e quello che aveva visto. Un uomo che dimostra una grande determinazione ad andare fino in fondo.

      Quindi accusare i due luminari di aver fatto il gioco della procura è fuori luogo. C'è da dire che la difesa di Vanni avrebbe potuto approfittare della perizia e non lo fece, ostinatamente attaccata a un immagine di Lotti sciocchino che si era venduto per un piatto di minestra, come te, del resto.

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    6. Eppure il verbale del 27 dicembre parla chiaro:

      Circa tre mesi fa, ho avuto modo di notare la macchìna del LOTTI, che aveva parcheggiato alla
      biblioteca nazionale, e vedendo che essa aveva la portiera di colore rosa, mi venne spontaneo dire al
      LOTTI, in tono scherzoso:" vuoi vedere che sei tu il Mostro? " Alla domanda del LOTTI del
      perchè, risposi che la notte del delitto degli Scopeti, avevo visto una macchina uguale a quella nel
      colore e con la portiera sbiadita di altro colore, per l'appunto come quella sua. Il LOTTI rimase
      male per questa mia affermazione e mi disse :" cosa c'entra la mia macchina con quella che hai visto
      te?".
      lo risposi che quella macchina mì sembrava uguale alla sua soprattutto perchè presentava lo sportello del guidatore di altro colore, ma sempre in tinta.

      Quindi la Ghiribelli ha identificato l'auto del Lotti sulla base del colore della portiera di quella del 1995.

      Ma parlare dell'auto è inutile perché in mancanza di una foto datata 8 settembre del 128 coupé senza ruote posteggiato davanti al terreno degli Scherma, continuerai a ritenere naturale, anzi certo, che uno spiantato come Lotti "adoperasse due macchine".

      La verità la dice Mazzeo in arringa citando Manzoni (lo scrivo a memoria): non indagarono sul Lotti "perché temevano di non trovarlo reo".

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    7. Questa e' una cosa che non ho mai afferrato bene: la Ghiribelli associa l'auto del mostro con l'auto di Lotti del 1995, perche' entrambe avrebbero una portiera spaiata. Ma era accertato che anche l'auto di Lotti di 10 anni prima aveva una portiera spaiata?

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    8. La Ghiribelli della prima ora è una donna impaurita, esitante. Non sa bene quello che le potrebbe accadere se confessasse di aver sempre sospettato di Lotti senza mai averlo denunciato. E' la stessa paura dell'ex protettore Galli. Quindi entrambi sono poco precisi, io credo volutamente poco precisi. E questo dà maggiore genuinità al loro avvistamento dell'auto di Lotti sotto la piazzola di Scopeti. Un po' come un mobile d'epoca: se troppo in buono stato 99% è falso, qualche difetto lo qualifica meglio come autentico.

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    10. Nella sua prima audizione davanti a Lamperi e Venturini, 21 dicembre 1995, la Ghiribelli evitò di raccontare l'avvistamento di Scopeti. Quale spiegazione si dà lei Marletti?

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    12. Pucci aveva talmente tanta paura di Pacciani, che quando quest'ultimo lo ha minacciato, pistola e coltello in mano, invece di scappare o chiamare aiuto, c'erano case e un ristorante vicino, è andato ad appoggiarsi alla macchina a pochi metri di distanza e ha aspettato bello tranquillo per mezz'ora. Parole sue.

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    14. Ricordo anche che Pucci, a domanda di Filastò, se ricordasse di essere stato interrogato o meno dalla polizia, rispose incredibilmente di no. Non capisco come si possa ritenere attendibile un personaggio del genere quando dice di aver paura di qualcuno, ma lo si ritiene inattendibile quando dice che quello stesso qualcuno lo ha minacciato di morte e lui è rimasto tranquilamente per mezz'ora a pochi metri di distanza a non fare nulla. Quello che emerge è che Pucci non ha assolutamente paura del povero Vanni. Per quanto riguarda Pacciani c'è una contraddizione forte e impossibile da non notare. Se si ha paura di qualcuno che ti minaccia di morte si scappa. Pucci ovviamente mentiva su scopeti, come ammette anche lei. Se non sono stati gli inquirenti a insegnargli la lezioncina,ma non vedo proprio come lo si possa escludere a priori, visti i metodi a dir poco brutali usati all'epoca, come dimostra la triste vicenda della Carmignani, vuol dire che è farina del suo sacco. O di quello di Lotti. Di sicuro sono calunnie gravissime nei confronti di Pacciani e del povero Vanni. Su questo dubbi non ci possono essere. Il diabolico e furbissimo Pacciani non avrebbe lasciato andare via un testimone oculare illeso.

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    15. Una volta accettata l'evidente realtà di un delitto del venerdì sera (o al massimo del sabato, ma tutto porta a pensare al venerdì) bisogna per forza chiedersi i motivi delle bugie di Lotti e Pucci.
      Il punto di vista dei negazionisti totali deve fare i conti con l'attività dei due personaggi attorno alla piazzola alla domenica. Facile attaccarsi alla mancanza di assicurazione della 128 di Lotti, ma questa da sola non basta certo ad affossare le testimonianze incrociate dei coniugi, della Carmignani e della Ghiribelli.

      x Marletti: non so quanto la Ghiribelli fosse stata sicura di aver riconosciuto l'auto di Lotti. Io credo abbastanza, poiché si trattava di un'auto piuttosto particolare, tantopiù nel 1985 quando era fuori produzione da 8 anni. Non credo però che questo le avesse realmente fatto pensare a un Lotti assassino, considerata l'immagine da bonaccione che lui riusciva a dare di sè. Probabilmente la Ghiribelli era incerta, e preferì mettere da parte il proprio dubbio per anni. Però sembra che ogni tanto qualche frecciatina a Lotti gliela tirasse, come dichiarò in dibattimento:

      Colao: Dunque, lei, signora, si ricorda di aver detto a Giancarlo Lotti, in qualche circostanza: “vuoi vedere che sei tu il mostro”?
      Ghiribelli: Sì, più di una volta.
      Colao: Ecco, ci vuole spiegare il perché?
      Ghiribelli: No, perché siccome lui viaggiava sempre così, e poi parlava spesso di questa storia, una cosa e un'altra, gli faccio... Ma Giancarlo ha sempre negato, fino a quella sera famosa che io fui chiamata dagli inquirenti e allora dico: “bah, io l'avevo già vista questa macchina”. Fino a quella sera lì non ho mai saputo. Ma si deve rendere conto che io sono stata sedici anni a frequentare un essere del genere.

      Riguardo la paura di parlare del suo avvistamento di fronte a Lamperi e Venturini il 21 dicembre 1995, secondo me non aveva affatto paura di Lotti, ma di eventuali conseguenze giudiziarie del suo aver taciuto.

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    17. Immagino che Antonio potrebbe rispondere che proprio il passare alla storia come traditore, vile e sessualmente molestato, denotino freddezza e autocontrollo, nel non rivelare chi fosse lui in realtà, tutto ovviamente finalizzato ad evitare l'ergastolo. In un certo senso il farsi passare per quello che non era sarebbe un segno di freddezza, quantomeno di calcolo, sicuramente di scaltrezza.

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    18. Lotti era un vigliacco, mi sembra evidente. Con la speranza di sconti di pena si è attribuito comportamenti omosessuali, vergognandosene molto. Non a caso poi ha cercato di minimizzarli. Del resto il Mostro di Firenze aveva un modo vile di uccidere le proprie vittime, evitando nel modo più assoluto qualsiasi confronto diretto. Cosa che in un Pacciani e in un Vinci avrebbe stonato.

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    20. Marletti, non giochi con le parole per sentirsi dalla parte della ragione. Pacciani poteva dirsi malvagio, ma non vigliacco, intendendo con questo termine persona priva di coraggio.
      Lotti, di fronte a Salvatore Indovino che era venuto a riprendersi la Nicoletti si mise la coda tra le gambe, evitando di intervenire. Crede che Pacciani avrebbe fatto lo stesso?
      Veniamo al Mostro, e alla sua vigliaccheria di non affrontare le proprie vittime a viso aperto. Arrivava, e senza neppure guardarle in faccia, le uccideva. Questo è un comportamento tipico di persona frustrata, incapace di rapportarsi alle persone. Pacciani era tutt'altro.

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    22. Ricordo anche io quell'intervista. In effetti mi risulta molto difficile pensare al Mostro di Firenze che nelle aule di tribunale piange, mostra i santini, e recita poesie.

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  20. Mi scuso di nuovo anche qui per l’imperdonabile errore di cognome, signor Segnini.
    I punti che lei indica sono sicuramente da considerare. Chiaro che la coperta è corta e se aggiusti di qua un po’ scopri di la.
    Tralasciando per il momento l’ipotesi che la 128 coupé rossa non sia mai stata agli Scopeti l’8 settembre 1985, quello che non quadrerebbe nella mia ricostruzione sono:
    - Mancanza di scontrini e di resti del cibo consumato Sabato e Domenica
    - Mancanza di avvistamenti in zona della coppia sabato e domenica
    - Il fatto che Nadine avesse programmato il rientro la domenica
    - L’analisi delle condizione del cadavere, ( storia delle larve di mosca ecc)
    Se il delitto fu commesso prima dell’8 settembre, invece bisogna trovare un motivo per giustificare la presenza di GL sul luogo del delitto.
    Cosa è più facile spiegare?
    Ovvio che io non trovo spiegazioni per la presenza di GL pomeriggio e sera della domenica (oltre alla storia del taglio della tenda, della fuga di Michel ecc, come sopra scritto)
    Alcune possibili risposte alle obiezioni contrarie alla mia ipotesi invece le ho:
    - Il solo Michel può essere andato a comprare provviste in qualche negozio o supermercato senza suscitare particolare curiosità da essere notato
    - Il mostro potrebbe aver portato via qualcosa dal luogo del delitto, per esempio una borsa con provviste o resti e relativi scontrini
    - La Nadine potrebbe aver cambiato i piani del rientro (Firenze-Bologna distano massimo 2 ore d’auto, e i due potrebbero benissimo aver pianificato di rimettersi in viaggio lunedì mattina).
    - Sulla storia delle larve e dello stato dei cadaveri, prima di tutto vorrei dire che anche ha eseguito autopsia ed analisi sui corpi era un esperto ed avrà valutato con coscienza e professionalità. Ma anche tralasciando questo fatto, ho letto anche su questo sito degli studi che giustificano la tesi di delitto antecedente a domenica parlando del tempo di sviluppo delle larve; nel valutare il tempo di sviluppo si parla, è vero, di sviluppo accelerato all’aumentare della temperatura ma ci si ferma a parlare di temperature intorno a 27°, il massimo registrato in quei giorni nella zona. Ora, non voglio avventurarmi troppo in argomenti che non conosco, ma a) che succede se la temperatura va oltre quei valori, diciamo verso i 40°? Il tempo si potrebbe ridurre a 12-18 ore? b) l’effetto serra si verifica in quel tipo di tende? Non ho risposta a queste domande, ma sarebbe interessante averle, se qualcuno è in grado di darle. Ho letto, infine, un’intervista di Giuttari che afferma che la questione delle larve fu presa seriamente in considerazione nel 1985, ma che l’alta temperatura raggiunta all’interno della tenda chiusa era la spiegazione semplice dello sviluppo accelerato, confermando la data dell’8 settembre. So che non tutti prendono per oro colato le dichiarazioni di Giuttari, ma travisare le conclusioni di perizie effettuate 10 anni prima del suo arrivo lo troverei strano.
    Vedo tanti messaggi, incluso quello del signor Omar, che negano risolutamente la tesi processuale e anche la mia tesi. Non dico che non abbiano ragione, solo vorrei capire meglio il perché e non mi sento soddisfatto da una risposta che giustifica le premesse dalle conseguenze. In altre parole, prima di affermare che GL non può aver visto le vittime domenica perché già morte, occorre dimostrare che il delitto fu commesso Venerdì (con tutto ciò che consegue, inclusi i fatti a me inspiegabili che ho listato nel primo post).
    Se Omar Quatar ha esposto la sua tesi con dettagli in qualche sito o libro mi riprometto di leggerlo (spero me li indichi). Nella risposta al mio post, egli dubita fortemente che la 128 coupé rossa fosse stata li e quindi, secondo me implicitamente, ritiene GL e FP dei grandissimi e geniali attori in grado di ripetere in tante situazioni una parte mandata giù a memoria (vedi mio post sopra), oltre a ritenere che così tanti testimoni si siano sbagliati.
    Ripeto che è stata proprio una spiegazione convincente del rifiuto della tesi processuale che mi ha spinto a pensarci “da me”.
    Saluti

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    1. Negare che Lotti e Pucci si fossero aggirati attorno alla piazzola sia la domenica pomeriggio sia la domenica sera è negare l'evidenza, su questo sono d'accordo con lei. Sono troppo precisi gli indizi sulla macchina rossa descritta dai coniugi De Faveri-Chiarappa, dalla Carmignani e dalla Ghiribelli, che peraltro tutto porta a pensare avesse capito fin da subito che era quella di Lotti. Questo però non basta a far ritenere che il delitto fosse stato compiuto la sera di quella domenica. Il primo elemento di cui deve tener conto qualsiasi persona che vuole ricostruire la vicenda è quello delle evidenze. Oggi non possiamo parlare più di prove, ma di evidenze logiche, senz'altro non presentabili in tribunale, ma il cui valore storico è enorme. Non dico che non esistano casi in cui l'evidenza logica può essere fallace, poichè di sicuro certe volte i fatti possono anche aver percorso vie strane e tortuose, difficilmente comprensibili, ma si tratta di eccezioni molto rare, che comunque fanno presto a venir fuori, poiché interpretazioni differenti a arbitrarie da quelle reali finiscono per non integrarsi nel quadro generale. Normalmente, una volta non contraddetti i fatti noti, le evidenze logiche sono una guida sicura.
      Ma torniamo a Scopeti. Abbiamo visto un'evidenza logica che è quella della presenza di Lotti e Pucci sotto la piazzola. Ma un'altra evidenza logica è quella della morte dei due poveretti al venerdì sera. Inutile che ripeta qui ciò che ho già scritto. Vorrei solo farle notare la debolezza delle sue spiegazioni al fatto che nessuno vide la coppia da venerdì sera in poi, con il solo Michel che potrebbe essere andato a comprar da mangiare (panini?) e la scomparsa di tracce perché il Mostro si era portato via un borsone (ma gli scontrini erano in auto, che era chiusa).
      Riguardo le larve di mosca, non mi pare che l'entomologia forense preveda una loro crescita accelerata in ambiente caldo, o perlomeno non così accelerata da essere doppia o tripla. Tutti gli esperti interpellati, a partire da Introna fino agli ultimi i cui pareri sono riportati nel libro "Al di là di ogni ragionevole dubbio", concordano nel ritenere irrealistica una data di morte collocata alla domenica sera.

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    2. A questo punto si pone il problema di conciliare due evidenze, quella di Lotti e Pucci sotto la piazzola la domenica e i due francesi già morti da due giorni. Come credo lei sappia, la mia tesi è che Lotti fosse il colpevole unico, e che avesse raccontato qualcosa di sibillino a Pucci come per vantarsi. Fino a Vicchio, dove lo portò a spiare la coppia prima di ucciderla, e a Scopeti, dove voleva farlo assistere alla scoperta dei cadaveri. Ora spero che lei non si metta a giudicare questo comportamento di Lotti come privo di senso. Se fosse stato davvero lui il colpevole, cosa della quale io sono fermamente convinto in base ormai a quasi 10 anni di studi e riflessioni, non credo ci si debba attendere un comportamento simile al nostro. A mio modesto parere, sicuro ormai di averla fatta franca, al suo ultimo delitto Giancarlo Lotti voleva prendersi le ultime soddisfazioni, abbandonando ogni prudenza. E come tanti altri serial killer, tornò sulla scena del crimine.
      A mio parere tutte le altre sue osservazioni, che lei collega a un delitto avvenuto alla domenica sera, trovano altre spiegazioni. La Carmignani non parlò di taglio sul retro della tenda, ma quel taglio nella dinamica dell'omicidio aveva poco senso. Perché allarmare le vittime quando sul davanti c'era una zanzariera attraverso la quale si potevano già osservare, alla luce della lampada interna che dovevano avere accesa, e che l'assassino si portò via? Quel taglio fu frutto dell'attività domenicale di Lotti e Pucci, a mio parere, la sera, quando i due salirono alla tenda e Lotti voleva far vedere i cadaveri a Pucci. Forse Lotti tagliò il tessuto per spaventare l'amico, vai a sapere che cosa aveva in mente.La macchia di sangue davanti alla tenda. La Carmignani non ne parlò con chiarezza, raccontò di qualcosa di untuoso, ma in ogni caso non credo che quella macchia fosse così evidente da risultare intellegibile da qualcuno che non le era sopra.

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    3. Per chi ne ha voglia, metto un paio di link sull'attendibilita' delle testimonianze oculari (in americano)
      https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_wrongful_convictions_in_the_United_States
      https://en.wikipedia.org/wiki/Innocence_Project
      Dal secondo traduco a braccio questo:
      "Dal 1989 al gennaio 2019, 362 persone precedentemente condannate per crimini gravi negli Stati Uniti sono state esonerate dai test del DNA ... La ragione più comune [dell'errore giudiziario] è l'erronea identificazione da parte di testimoni oculari, che ha giocato un ruolo in oltre il 75% delle condanne errate annullate dall'Innocence Project."
      C'e' da aggiungere che qui in genere si parla di testimonianze a caldo, non di mitomanie a distanza di 10 anni e passa.

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  21. Leggendo la perizia autoptica del Prof Maurri, effettivamente risulta in maniera inequivocabile che i due ragazzi francesi hanno consumato un pasto caldo poche ore prima della morte. Su questo non ci possono essere dubbi. Quindi, se il delitto fosse stato commesso domenica, dovrebbero essersi recati in serata in una trattoria, un ristorante, una sagra o qualcosa del genere, non si scappa.
    Sono interessato a capire come questo fatto sia stato discusso in sede di dibattimento. Ho deciso di leggermi, piano piano, i verbali del dibattimento disponibili sul sito http://insufficienzadiprove.blogspot.com/ al fine di approfondire (le sarei grato, comunque, se lei potesse indicarmi dove reperire velocemente quest’informazione specifica).
    E’ quindi cruciale capire se gli investigatori nel 1985 avessero davvero concluso in modo definitivo (o almeno con grande probabilità) che i 2 ragazzi non sono stati segnalati da nessuna parte dopo il venerdì.
    Sul resto (larve, piani di viaggio, ecc) si può disquisire, ma questo punto della perizia autoptica è veramente un macigno, un fatto incontrovertibile, e mi chiedo come mai gli avvocati della difesa non l’abbiano brandito come una clava per demolire la ricostruzione di GL, che si basa tutta sull’ipotesi di un delitto commesso domenica sera.
    Lei che ne dice?

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    1. La difesa di Vanni è la principale responsabile della sua ingiusta condanna, a mio modesto parere. Sbagliò tutto, e gli effetti si videro. Le contraddizioni tra i racconti di Lotti e le evidenze degli ultimi quattro delitti erano macroscopiche. A Baccaiano la mancanza delle auto parcheggiate lungo la strada, a Giocoli i due fori di proiettile su finestrini diversi incompatibili con il paio di colpi sparacchiati in sequenza dallo stesso Lotti, a Vicchio l'assurdità del viaggio per strade di campagna che non era servito affatto per evitare il passaggio a livello, a Scopeti la data del delitto. In quest'ultimo caso si sarebbe dovuto fare quel che ha fatto poi l'avvocato Vieri Adriani.
      Invece ci si incaponì a dimostrare che Lotti non c'entrava nulla, che la macchina rossa non era più nelle sue disponibilità, senza valutare abbastanza il peso delle testimonianze che invece quella macchina rossa l'avevano vista.
      Perché non si chiese a Lotti che ci stette a fare tutto il pomeriggio sotto la piazzola?

      Mi fa piacere che lei abbia trovato un suo modo logico per mettere in dubbio la morte dei poveretti alla domenica sera. In effetti le pappardelle al sugo di carne trovate nei loro stomaci erano ben compatibili con il menù servito alla festa dell'Unità di Cerbaia al venerdì sera, quando con quasi certezza vi cenarono, mentre la domenica sera non si sa dove le avessero consumate.

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  22. Su alcuni siti ho visto che si parla di testimoni che nell'85, dopo il delitto, dichiararono di aver visto i francesi domenica mattina... qualcuno ha notato delle contraddizioni in essi, ma non ci sono smentite definitive.

    Inoltre mi sembra di capire che la data degli Scopeti sia stata messa in dubbio solo qualche anno fa (2015) da un documentarista (Cochi) e un entomatologo che, per forza di cose, basò le sue conclusioni su delle foto.... ma della sola vittima femminile.

    Non prendo posizione su queste notizie, aspetto di trovare altro... voglio solo dire che forse quelle testimonianze instillarono dei dubbi nella difesa di MVe forse furono uno dei motivi per cui la "clava" di cui ho parlato sopra fu ritenuta arma inefficace (credo difficile smentire simili testimonianze dopo 10 anni).

    Che ne pensa?

    PS: ecco i siti a cui mi riferisco: https://necrologie.iltirreno.gelocal.it/news/17108
    https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/09/08/la-storia-del-mostro-ora-e-appesa-al-giorno-dellultimo-delittoFirenze07.html
    https://mostro-di-firenze.blogspot.com/2008/12/entomologia-forense-il-duplice-omicidio.html

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    1. Legga il libro "Delitto degli Scopeti - Giustizia mancata"

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    2. In questo marasma di teorie, ipotesi e suggestioni che tali rimarranno per l'eternità, l'unica certezza è proprio che il delitto degli scopeti non può essere avvenuto la domenica perché l'entomologia forense non lascia spazio a dubbi, poco importa che l'analisi sia state fatte su foto; il grado di sviluppo delle larve, visibili nelle foto, è assolutamente incompatibile con una datazione della morte alla domenica notte, questo è un dato scientifico, non un'ipotesi o una teoria.

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    3. D'altra parte questo dato si accorda con molti altri. Rimangono escluse soltanto le due testimonianze della domenica mattina, con il ben noto problema della lunghezza dei capelli di Nadine e i racconti di Lotti e Pucci, tutt'altro che lineari.

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  23. Signor Segnini, ho trovato il seguente sito, che è una pagina di "insufficienza di prove", dove Marcello Fantoni, un volontario della Festa dell'Unità di Cerbaia afferma di averi serito ai 2 ragazzi le pappardelle al sugo di lepre e dichiara che fu domenica sera!
    http://insufficienzadiprove.blogspot.com/2...ntro-mario.html
    Anche questa testimonianza viene messa in dubbio (si parla di una seconda coppia di francesi, si dice che questo signor Marcello ne parlo solo dopo vari anni ecc.). Immagino che lei è tra quelli che la mette in dubbio. Comunque, sicuramente questa testimonianza quanto meno va in favore della verità processuale.
    Saluti

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    1. La testimonianza di Fantoni non è molto rassicurante, essendo resa a distanza di 12 anni dai fatti. Il teste non è preciso, parla di sabato o domenica, poi che il giorno dopo ha letto del delitto sui giornali, quando invece la notizia uscì al martedì.
      Quindi, a fronte di tutto l'insieme di elementi che impediscono di pensare a una permanenza della coppia sulla piazzola per più di una notte, e alle valutazioni entomologiche, ritengo questa testimonianza poco significativa.
      La collocazione del delitto alla domenica sera fu una valutazione sbagliata di Maurri, probabilmente per non smentire proprio la testimonianza dei due ristoratori. Nella perizia De Fazio si parla di sabato sera, e altri che videro i cadaveri pensarono almeno al sabato sera.

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  24. Signor Segnini, spero di non annoiarla con questo post. Esplorando la rete su quest'argomento si trovano tantissime opinioni sulla diatriba della data del delitto venerdì/domenica: la maggior parte la pensano come lei (sulla base delle validissime considerazioni di vario tipo che anche lei menziona), altri invece pensano che domenica sia la data corretta, e a supporto non portano solo ragionamenti simili a quelli miei sopra, ma anche altrettano pesanti dati di fatto (scientifici, testimonianze giurate, perizie ecc). Ma non è di questo che voglio scrivere in questo post (per la mia pace interiore tirerò le mie personali somme quando mi sentirò pronto), quanto riflettere in generale sulle differenti prospettive da cui una stessa realtà può essere osservata e giudicata. Un po' come quei cuiriosi disegni-test che possono sembrare soggetti differenti a persone differenti.

    A titolo di esempio cito un fatto che mi ha davvero colpito, e vorrei sapere che ne pensa lei.

    Dopo la scoperta del delitto gli investigatori diffusero le foto delle vittime, ed in particolare quella famosissima di NM con i capelli cortissimi. Alcuni testimoni la riconobbero da quella foto (pochi). Ma la povera NM, al momento del delitto aveva i capelli più lunghi e, obiettivamente, guardando una sua foto con i capelli lunghi si fa fatica a capire a prima vista che sia la stessa persona. Questo è per molti indizio di inaffidabilità dei pochi testimoni che la riconobbero ("mentono o si sbagliano o videro probabilmente un'altra ragazza francese" dicono addirittura alcuni).
    Cambiando prospettiva, invece, io mi chiedo invece quanto NON la riconobbero nella foto proprio perché diversa da come appariva davvero in quei giorni! Come possiamo escludere che, se avessero diffuso una foto recente, qualcuno in più non l'avrebbe riconosciuta?

    Anche questo fatto metterò sui piatti dell mia bilancia, quando emetterò (per me stesso, ovvio) il mio personale giudizio sulla vicenda.

    Altra osservazione è la constatazione della difficoltà che si incontra quando si cerca di verificare le mille notizie che si leggono: per esempio, uno a favore della tesi "delitto domenica sera", parso a me molto bravo e preciso, scrive che a quel tempo la Francia permetteva di scaricare solo gli scontrini dei giorni feriali, il che spiegherebbe perché NM non conservò gli scontrini del week-end, e che l'ex marito della NM la aspettasse lunedì sera non domenica sera... ma non trovo niente di ufficiale che suffraghi queste informazioni, chessò una deosizione in tribunale, un rapporto investigativo o qualcosa del genere).

    A presto.

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    1. Non so che cosa dirle. A farmi propendere con sufficiente certezza per un delitto avvenuto il venerdì sono tanti elementi, di cui alcuni li ho già indicati. Ne ripeto uno assai importante e che non teme alcuna confutazione: la coppia non aveva alcun motivo per rimanere su quella piazzola per più di una notte. Non ne aveva perché quello non era un posto allettante, non aveva niente intorno cui valesse la pena pernottare vicino (mare, fiume, campagna), era pieno di sporcizie, e frequentato.
      Poi il tipo di vacanza che stavano conducendo i due era quella di un rapido viaggio di pochi giorni, nel quale una lunga sosta sulla piazzola di Scopeti era del tutto fuori luogo.
      A questo punto però mi perdoni, non credo che nessuno dei due riuscirà a far cambiare idea all'altro, e comunque di cose su questa data ne sono già state dette tantissime. Se lei vuole può scriverne ancora e io lo pubblicherò, ma personalmente preferisco non partecipare alla discussione.

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  25. Condivido assolutamente la versione del dott. Segnini. Il delitto dei due ragazzi francesi - in base a prove scientifiche supportate da deduzioni logiche - va collocato non oltre le h. 24 di venerdì 6 settembre. La presenza diffusa ed assai avanzata delle larve; il resto del cibo presente nello stomaco degli sventurati; e lo stesso esame esterno dei cadaveri al momento della loro scoperta (ore 15 di lunedì 9 settembre), colloca l'evento omicidiario non oltre la mezzanotte di venerdì 6 settembre. Molto verosimilmente GL (la cui presenza, almeno la domenica pomeriggio, nei paraggi degli Scopeti non è mai stata in dubbio), ritornò sul luogo del delitto per accertarsi che i cadaveri non fossero ancora stati scoperti e (ipotesi verosimile) anche per mostrarli a FP.

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    1. E' incredibile come questa vicenda impedisca ai più di vedere l'ovvio. Quando ogni tanto qualcuno ci riesce mi sento rinfrancato.

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    1. "Implica" no, ma "rende assai plausibile" sì.

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    3. Per andare da Milano a Roma si può anche passare da Genova, nessuno lo nega.

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    5. Al solito, Marletti, devo fare i conti con la difficoltà di contraddittorio con lei. Per questo mi sono limitato a usare una figura retorica per dare un'idea su quello che secondo me sono le sue ipotesi: delle complicazioni poco ragionevoli.
      Riconosco però che lei è una persona molto educata e rispottosa, senz'altro più di me, quindi mi pare giusto almeno provare a contraddirla. Veniamo quindi nello specifico.
      Molti elementi portano a ritenere che la famosa busta fosse pronta da molto tempo. Per attaccare i ritagli e il francobollo, infatti, era stata usata una colla liquida, mentre per chiudere la busta e il foglietto interno a protezione del frammento di tessuto mammatio era stata usata una colla cremosa. La logica dice che tra la prima fase e la seconda (questa di sicuro svoltasi dopo il delitto) era intercorso un tempo non breve, che aveva dato il tempo al flaconcino di colla liquida di esaurirsi o al relativo pennellino di seccarsi. In questo secondo caso si potrebbe anche spiegare il cambiamento di tipologia di colla da parte dell’individuo, deluso dalla precedente.
      Ma non solo. Se lei guarda i tipi di caratteri grafici ritagliati, noterà un cambiamento di formato dopo il trattino dell’accapo: le prime tre righe sono di un tipo, le seconde due di un altro. Ragionandoci un po’ sopra, si potrebbe ipotizzare che il Mostro, di fronte all’esigenza di andare a capo, fosse entrato in crisi profonda, e avesse messo tutto in stand by. Quando poi giunse a scegliere una soluzione (il trattino) ormai la rivista di prima non ce l’aveva più, e ne usò un’altra. Anche questo elemento porta a pensare a una busta preparata con largo anticipo, in attesa di trovare qualcosa da metterci dentro.

      E veniamo a Buiani. La sua è una testimonianza quasi del tutto priva di valore. Le circostanze dell’avvistamento, con la sua frenata a secco e il rapido dileguarsi del suo interlocutore nel buio della notte, denotano l’uso di una grande fantasia, a distanza di sette anni, per descrivere le precise caratteristiche dell’individuo, che non poteva aver davvero percepito. Non a caso chi l’aveva ascoltato nell’immediatezza dei fatti gli aveva dato poco peso.
      In realtà Buiani era una persona desiderosa di dare una mano, anche troppo, come quasi tutti i testimoni che avevano riconosciuto Pacciani in un avvistamento di tanti anni prima. Ci metta anche la sua grande emotività (si definì sensitivo) e la sua delusione per la mancata valorizzazione della sua testimonianza e il quadro è quasi completo.
      Quindi la sua ipotesi di Lotti che avrebbe presidiato la piazzola per evitare la scoperta troppo precoce dei cadaveri (ma come? Con frasi tipo “ehi, pallino, smamma che qui ci sono io…”) per consentire a Pacciani di spedire la lettera non sta in piedi, oltre a essere oltremodo macchinosa e irrazionale come un viaggio da Milano a Roma facendo la Serravalle (naturalmente questo non vale per i motociclisti come ero io una volta, che si divertono a rischiare la vita per un po’ di adrenalina).

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  27. Io qui sono perfettamente d’accordo con Lei. Però non dimentichi quel che affermava Adorno a proposito dell’arte e della società tout court: “È ormai ovvio che niente è più ovvio”. E questo, come ebbi già a dirLe l’anno scorso, si attaglia particolarmente al caso del mostro di Firenze per tutti i motivi che ben conosciamo. Ciò non significa, beninteso, che non ci si possa avvicinare alla verità e che ci si debba arrendere a un piatto relativismo pernicioso. In questo senso, colgo nuovamente l’occasione di elogiare il Suo tenace e ammirevole lavoro di ricostruzione dei fatti, anche laddove sono in disaccordo con Lei. Ben pochi possono essere fregiati di un simile complimento a proposito del caso in oggetto.

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    1. Grazie per gli elogi, innanzitutto.
      Riguardo le sue considerazioni sull'ovvio, purtroppo non posso commentarle sul piano filosofico-sociologico, per i miei studi di filosofia, ormai troppo lontani, e quelli di sociologia, inesistenti. Le posso però raccontare quale sia il mio metodo empirico, nel quale il cosiddetto "ovvio" ha un grande peso. Lo faccio con un esempio, la ricostruzione della dinamica del delitto di Borgo San Lorenzo.
      Quando mi sono avvicinato al problema, ho dovuto fare i conti innanzitutto con la perizia Zuntini. Ebbene, mi sono reso conto che il fu perito era stato lontanissimo da ogni applicazione del concetti di “ovvio”.
      Aveva fatto giacere i due ragazzi quasi nudi con la portiera del passeggero aperta, e questo di “ovvio” non aveva nulla.
      Aveva fatto schizzare i bossoli da una parte all'altra dell'auto con strani rimbalzi sul vetro del finestrino, e anche questo di “ovvio” non aveva nulla.
      Aveva fatto infrangere il finestrino di guida da un proiettile arrivato dall'interno, e non era “ovvio”.
      Aveva fatto saltare il ragazzo da un sedile all'altro oltre la leva del cambio con vari proiettili addosso, di cui uno addirittura nel cuore, e anche qui di “ovvio” non c'era niente.
      Cosa ho fatto allora io? Senza chiedermi prima quale fosse il concetto di “ovvio”, la sua applicabilità al caso e così via, ho ragionato tenendolo presente, in modo intuitivo. Ebbene, vediamo i risultati.
      È “ovvio” che le portiere fossero entrambe chiuse a chiave. Quali ragazzi avrebbero fatto l'amore a portiere aperte in un luogo come quello? Del resto dal lato guida la sicura era inserita, è "ovvio" che era inserita anche dall’altro.
      È "ovvio" che, se i bossoli erano stati trovati dal lato guida, dal lato guida la pistola aveva sparato. I rimbalzi immaginati da Zuntini erano un fenomeno del tutto artificioso, che tra l'altro, avendo il perito affermato di aver condotto una prova positiva in tal senso, rendeva tutti i suoi dati, come le traiettorie dei proiettili dentro la spalliera, a rischio di poca credibilità.
      È "ovvio" che il finestrino lato guida era stato infranto da un proiettile arrivato dall'esterno, avendo l'aggressore sparato da quel lato.
      Infine, è "ovvio" che il ragazzo doveva essere posizionato sul lato guida fin dall'inizio.
      Ebbene, attorno a queste e alcune altre semplici considerazioni, la dinamica del delitto è venuta fuori in modo molto lineare. Tutto ha trovato una logica spiegazione, come per esempio le macchie di sangue sul dorso del ragazzo, la portiera del passeggero senza sicura e quella del guidatore con, le strane traiettorie dei cinque proiettili sul ragazzo, indici di una rotazione del suo corpo, e così via.
      A questo punto mi permetto di applicare la teoria dell'ovvio al caso Lotti.
      Lotti mentì, non ci sono dubbi. Però venne condannato a 26 anni di carcere, per le sue menzogne, e anche su questo non ci sono dubbi. Non ci sono dubbi neppure sul fatto che non fosse per nulla scemo, anche un esame superficiale delle sue deposizioni lo conferma. Era illetterato quanto si vuole, ma anche un vero furbacchione nel fronteggiare le domande di Filastò e Mazzeo sguittandocome un’anguilla (per non parlare del comportamento di fronte a Fornari e Lagazzi). Dove sta l'ovvio? Certamente non sta dove lo videro i due avvocati e dove lo vedono i tanti commentatori di oggi, e cioè nel piatto di minestra che si sarebbe guadagnato con il regime di protezione. Semmai l'ovvio sta nel fatto che se qualcuno, che non è pazzo, mente accusandosi di reati che lo portano a prendersi una condanna a 26 anni di carcere, evidentemente cerca di nascondere qualcosa di peggio.
      Partendo da questo “ovvio” si arriva molto, molto, molto lontano…

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    2. Infatti, lei usa quasi sempre bene il concetto di “ovvio”: cosa che mi spinge a ritenerla uno dei più acuti esperti del caso - se non il più acuto. Tutti i suoi vari articoli, che leggo e rileggo con sempre immutato piacere, valgono (a mio modesto avviso) più di tutti vari libri su questo caso triste è controverso. Quel che mi permettevo di rilevare era solo questo: che talvolta c’è un ovvio alla seconda potenza che cela quanto ovvio non è (probabilmente ha capito a cosa mi riferisco). Del resto è forse inevitabile che accada in un caso del genere, inquinato dal troppo tempo trascorso dagli eventi e dai troppi grossolani errori commessi. Un cordiale saluto in attesa dei suoi nuovi articoli.

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  28. Ho già riportato il mio pensiero il 9 giugno scorso,e qui lo ribadisco. Da anni studio le dinamiche dei delitti del MDF ed ho avuto anche il piacere di confrontarmi, su di esse, con il dott. Sandro Federico, mio paesano d'origine nel beneventano, in particolar modo sul delitto degli Scopeti. La ricostruzione fatta dal dott. Segnini, pur non potendo di certo conferirle il crisma della ufficialità, è quella più analitica, dettagliata e, soprattutto, confortata dai rilievi tecnico - scientifici. Riporto, quasi alle lettera, quanto confidatomi dal dott. FEDERICO in occasione di un nostro incontro qualche anno fa: "Sono arrivato sul piazzale degli Scopeti intorno alle 15,30 del lunedì. Fui tra i primi a vedere i cadaveri e l'impressione fu davvero tremenda, nonostante nella mia carriera ne abbia visti tanti (di cadaveri). Lo stato di putrefazione era avanzatissimo, soprattutto sulla donna all'interno della tenda; la puzza di morte rendeva l'aria irrespirabile. Anche il ragazzo, nascosto nei cespugli poco più in là, versava in cattive condizioni. Ad un collega poliziotto, che ipotizzò la morte la notte precedente, risposi seccato in malo modo: "Ma che caxxo dici, ti sembrano morti freschi, questi?". Non sono un medico legale, ma un poliziotto, ma la mia prima impressione, valida ancora oggi a distanza di tanti anni da quell'evento, è che l'omicidio fosse stato compiuto almeno da 2, se addirittura 3 giorni prima". Le impressioni empiriche a caldo del dott. FEDERICO, sono state successivamente avvalorate da: a) presenza diffusa ed avanzata delle larve sui cadaveri, da far anticipare ad almeno 48/72 l'evento omicidiario; b) il resto di cibo - pappardelle al sugo di lepre . rinvenuto nello stomaco degli sventurati, la cui digestione era (quasi) completata; c) mancanza degli scontrini fiscali a partire dalle ore 13 del venerdì; d) la deduzione, banale quanto si vuole ma logica, che non vi era motivo per i ragazzi francesi di pernottare su quella inospitale piazzola per più di una notte. In conclusione, il delitto è avvenuto, con quasi matematica certezza, non oltre la mezzanotte di venerdì 6 settembre. La ricostruzione del dott. SEGNINI, tra le tante, è quella più confacente al reale svolgimento dei fatti.

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  29. Aggiungo e chiudo con un'altra deduzione, banale ma "logica". Un'altra leggenda che va smentita è quella seconda cui il MDF pedinasse le vittime, ne seguisse gli spostamenti, ed infine programmasse freddamente gli omicidi. E' realistico, invece,uno scenario completamente opposto, cioè di un individuo pratico dei luoghi, frequentatore di zone appartate, il quale girava di notte in notte, come un rapace in cerca di prede, pronto a cogliere al volo la prima occasione utile per colpire gli sventurati che gli capitassero a tiro. E' evidente in almeno due occasioni: il delitto di Baccaiano, avvenuto quando l'atto sessuale era terminato e le vittime, addirittura rivestitesi, si apprestavano a ripartire (segno che il MDF le ha individuate, forse casualmente, al termine del suo giro notturno di perlustrazione ed in pochi minuti ha deciso di passare all'azione, prova ne sia che tutta la dinamica omidiciaria è abbastanza concitata) e quello del 1985 degli Scopeti, dove i due francesi erano giunti sulla piazzola nel pomeriggio di venerdì, ed a mezzanotte erano (purtroppo) già morti. Su una cosa il dott. SEGNINI mi trova perfettamente d'accordo: purtroppo questa vicenda ha assunto il sapore del "Mito", con buona pace delle prove, dei rilievi tecnico -scientifici, delle perizie balistiche, ma soprattutto della LOGICA.

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    1. Purtroppo è così, e credo che oramai ci sia veramente poco da fare, nonostante la ormai consistente documentazione disponibile potrebbe consentire a tutti uno studio serio.
      Ancora si legge di sette, come in un recente articolo su Giallo, dove tra l'altro scrive "Il super-poliziotto che ha risolto i casi più difficili", in realtà il maggior responsabile della confusione con cui l'intera vicenda minaccia di essere consegnata alla storia.

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  30. secondo il mio parere il fatto che venne mutilato il seno sinistro della vittima, non implica per forza che l'omicida dovesse essere mancino.
    mi sono documentato su certe questioni e ho appreso che molti gesti che una persona fa quotidianamente non dipendono dall'essere destrimano o mancino, molti gesti vengono compiuti secondo l'emisfero predominante del nostro cervello, il sinistro o il destro.
    io personalmente l'ho costatato su me stesso; sono un destrimano assoluto nel senso che tutte le azioni principali le svolgo con la mano destra, ma certe azioni come stappare una bottiglia o toccare qualcosa le faccio senza volere con la sinistra, se fossi stato il mostro pur essendo destro, sicuramente e spontaneamente avrei preferito "operare sul seno sinistro" tenendo con la sinistra e operando con la destra.
    tutto questo perché il mio emisfero predominante è quello destro che controlla e sviluppa emozioni di tipo artistiche e impulsive, mentre quello sinistro controlla e sviluppa emozioni di tipo più lineari e matematiche.
    percui secondo me il fatto che abbia mutilato la parte sinistra non significa per forza che sia un mancino, ma che forse la mutilazione di quella parte per lui era come un rito fisso,una soddisfazione di tornare indietro nel tempo mutilando propio quella parte di corpo che forse in passato gli aveva procurato un senso di disagio per un qualsiasi motivo......oppure come sono convinto io, quasi al 100%, i delitti venivano commissionati da qualcuno che ordinava precisamente le parti da asportare.

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    1. Che vuole che le dica, se non ripetere che afferrare con la mano sinistra il seno sinistro di una persona vis a vis per tagliarlo con la destra è più scomodo, perché obbliga a tenere il braccio sinistro di traverso sul torace della vittima.
      D'altra parte i principali indizi che il Mostro era ambidestro sono altri, come spiega già l'articolo. Usava il coltello con entrambe le mani, passandoselo velocemente alla bisogna, ma aggiungerei anche che sparava con entrambe le mani. Sarà forse oggetto di un prossimo articolo, posso però intanto anticipare che a Giogoli, quando sparò attraverso i finestrini opachi (quindi per forza con gli occhi attaccati al vetro nella parte in alto, altrimenti non avrebbe visto nulla), sulla fiancata destra teneva l'arma con la mano sinistra, sulla fiancata sinistra la teneva con la destra. E' dimostrato dalla posizione dei fori sul vetro, addossati rispettivamente alla cornice sinistra e alla cornice destra dei due finestrini (12 e 10 cm, misure della scientifica).
      Pensiamo infatti a quando sparò dalla fiancata destra, con la pistola posta a ridosso del lato sinistro. Con gli occhi appiccicati al vetro, come avrebbe fatto a tenere la pistola con la destra? L'avrebbe tenuta schiacciata contro il torace mentre guardava spostato il più possibile a sinitra? La stessa cosa vale speculare per la fiancata sinistra.
      Gli increduli facciano una semplice prova prima di intervenire.

      Riguardo chi avrebbe commissionato le parti da asportare. Le voleva rigorosamente di una coppia e rigorosamente del circondario fiorentino? Altrimenti non avrebbero funzionato? Poi, con santa pazienza, dall'autunno 1981 all'estate 1984, quindi quasi tre anni, si rassegnò a farne a meno. Come riesce a conciliare uno scenario tanto assurdo con un minimo di logica?

      Prego ancora una volta di inserire almeno una sigla nel testo per chi non dispone di un'account nominale.

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  31. buonasera ! Complimenti per il lavoro svolto ! volevo rivolgerle una domanda!
    Quando lei scrive : "Intanto la tenda era stata smontata, rimontata – a beneficio di Francesco De Fazio giunto qualche ora dopo la Scientifica – e poi ancora smontata" si tratta di una sua conclusione derivata dal materiale fotografico o esiste una documentazione ufficiale che certifica lo smontaggo e poi il rimontaggio della tenda ?
    Grazie

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    1. Bella domanda! Sa che al momento non mi viene in mente la fonte dalla quale ho tratto questa informazione...
      Di sicuro non me la sono inventata, ma credo risalga ai miei primi passi nell'ambito di questo interesse, quando ancora non disponevo di documentazione diretta. Quindi deriverà da giornali o libri o siti.
      Spero che qualche lettore ci possa aiutare.

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    2. ! sapere se esiste una fonte documentale accertata su questo particolare , piuttosto che libri-giornali-siti sarebbe senz altro un modo per sfatare ogni dubbio su questa strana questione...che tra l altro non trova spiegazione logica ! spero qualche lettore possa dare il suo contributo.

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    3. Da questo confronto di due foto della tenda sembra di arguire che a sinistra ci sia una tenda rimontata, però potrebbe anche essere stata soltanto l'estrazione del cadavere a ridurla così.

      https://drive.google.com/open?id=1_0GudRkykLTpsDLdyv65N5kwhqMr7FF2

      Per il momento è tutto quello che ho trovato.

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    4. La tenda fu proprio tgliata alla base per fare il fascicolo fotografico. Questo si vede dalle foto, che non posso postare.

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    5. La domanda però è: prima dell'arrivo di De Fazio?

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    6. Si effettivamente avevo notato anche io che la tenda era stata tagliata ( ad esempio la foto n 16 dei rilevamenti fotografici parla chiaro ) e questo mi crea ulteriore perplessità sulle modalità e sul perchè sia stata rimontata ..se poi reamente fu fatto...lei omar ha qualce idea in merito ?

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    7. Posso immaginare che sia stata rimessa su per offrire a de fazio una scena il più aderente possibile all'originale. Avevo letto qualcosa in merito, ma forse era su un giornale o forse nel forum da tempo defunto.

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    8. in questo caso allora il criminologo modenese puo essere stato confuso assai peggio che se la avessero lasciata smontata...che sconforto...

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    9. Segnini la ringrazio per la foto della tenda...effettivamente la differenza è palese ! Volevo rivolgerle un'ultima domanda: Lei scrive "tutti e cinque i fori sulla zanzariera erano caratterizzati da aloni di affumicatura" posso domandarle dove ha trovato tale elemento ?

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    10. Si legge nel libro "Delitto degli Scopeti - Giustizia mancata", dove viene citata la "relazione ufficiale". Riporto come esempio soltanto la parte riguardante uno dei fori, per gli altri è uguale.

      La prima dal basso verso l'alto si trova a 1O cm al di sopra della cerniera che delimita inferiormente la zanzariera.
      Il foro è pressoché regolarmente rotondo, del diametro di 6 mm con margini nettamente introflessi e con alone nerastro che lo contorna dalle ore 9 alle ore 3. L'alone di larghezza uniforme è di circa 1 mm.

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  32. Io ho sempre creduto che il mostro fosse un fanatico religioso che voleva colpire il sesso non conforme a certe dottrine...ed ha ottenuto il suo scopo, niente piu' coppiette a fare lavoretti sporchi ed immorali....tale logica moralista, mi sia permesso dirlo, somiglia parecchio a certe crociate odierne contro prostitute di strada che si colpiscono con ordinanze squadriste anzichè con la beretta ; non che chi promuove certe ordinanze sia un assassino, ma la base di certe visioni oltranziste sulla morale credo sia la stessa, un disprezzo verso le libertà sessuali

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  33. Salve. Mi sono chiesto se la macchina fosse stata parcheggiata lungo lo stradello di accesso della piazzola, perchè se cosi fosse, avrebbe dato al francese l'esatta direzione (istintiva) di fuga! In effetti sembrerebbe che la direzione iniziale di fuga del francese fosse quella: gira lo spigolo della golf e lascia una traccia di sangue arrivando fino al parafango sopra la ruota, allontanandosi in linea retta dal mostro e dalla tenda poi però ,improvvisamente, decide di tagliare e si muove lateralmente . Non so se potrebbe essere considerato solo uno sbaglio del povero francese...o se sono sopraggiunti altri fattori. La saluto complimenti per il lavoro.

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    1. Su questo argomento si potrebbe dissertare all'infinito, purtroppo, senza poter giungere ad alcuna conclusione certa. Come si fa a entrare nella situazione e nello stato d'animo in cui si trovò il ragazzo?

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  34. Buonasera Antonio e complimenti per il suo lavoro immane, che secondo me incrocia tutti i dati fattuali, giungendo ad una conclusione che non solo è pienamente compatibile con tutti gli elementi emersi, ma è la più probabile tra tutte le ricostruzioni proposte, che supera in maniera logica e razionale ogni obiezione che le si pone innanzi. Ho una domanda per quanto concerne l'alibi di Pacciani per il venerdì degli Scopeti (così ovviamente correttamente datato il duplice omicidio): egli, se non erro, ha dichiarato che era alla festa paesana; vi sono riscontri a questa sua presenza aliunde rispetto al locus commissi delicti? Grazie molte.

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    1. Purtroppo è un argomento che non ho approfondito. La mia impressione a pelle è che per quella sera non gli sia mai stato richiesto un alibi, quindi neppure lui l'abbia fornito, ma poteri sbagliarmi.
      Le segnalo questo link che magari lei conoscerà già dove l'argomento dell'alibi di Pacciani dovrebbe essere affrontato

      http://mostrodifirenzevolumei.blogspot.com/2015/10/mosche-scopeti-1.html

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  35. La ringrazio. Si tratterebbe di incrociare le numerose testimonianze in merito (che però si concentrano per ovvi motivi sulla domenica e sulla famosa festa di Cerbaia e in parte sul sabato, ma scarsamente, purtroppo, se non quasi nulla,mi pare sul venerdì) rilasciate soprattutto da Nesi, Zanetti, forse Longo, Buiani e dal meccanico Giani (con le varie e diverse versioni rese da costui) anche allo scopo di vedere come sono state adattate in ottica Pacciani-MdF e sulla perquisizione ("fantasma"?) del 09.09.1985 fatta allo stesso Pacciani. Spero che magari lei abbia la possibilità di redigere un articolo ad hoc. Ancora complimenti, continuerò a leggerla con attenzione ed entusiasmo.

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  36. A me sembra che si indulga un po' troppo in un'estetica del linguaggio tecnico/scientifico che non fa altro che imbrogliare la matassa. Come ha fatto Michel a uscire dalla tenda in una situazione così costrittiva:sotto una piccola tenda con una via di fuga sbarrata dal killer e un corpo agonizzante addosso? Ci vuole un grosso sforzo di immaginazione. Posso immaginarlo solo se ha approfittato di un momento di pausa dell'aggressore. Possibile mai che Michel non abbia urlato a squarciagola? Urlare aiuta attutisce il dolore e funziona da allarme: aumenta la probabilità di salvarsi. Evidentemente non ha potuto come per le altre vittime. Hanno tutte ferite al collo? Perché Michel è andato verso l'auto? Se si è appoggiato alla maniglia, vuol dire ha tentato di aprirla? O il killer pensava che fosse tramortito e dunque si è allontanato dalla tenda o voleva che uscisse dalla tenda per simulare una caccia sicuro che non potesse urlare e non avesse via di scampo.

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    1. La prego, ci illumini lei, con un linguaggio a sua scelta.

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  37. Chiedo aiuto ai lettori! In vista di un nuovo articolo dove cercherò di evidenziare le numerose pecche di una proposta di dinamica alternativa uscita di recente su Youtube, avrei bisogno di rintracciare le fonti dove si parla dello smontaggio e rimontaggio della tenda. A quanto ho sempre saputo tale operazione sarebbe avvenuta causa il ritardo dell'arrivo di De Fazio. In sostanza prima che arrivasse si era tagliato il sopra, poi, dopo il suo arrivo, si era rimontato almeno il telo esterno. Ricordo di aver letto qualcosa anni fa ma non dove.

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  38. Nessuno si ricorda di dove compare questa storia di De Fazio e dello smontaggio? Non mi è indispensabile saperlo, perché smontaggio e rimontaggio vi fu, lo attestano le foto, mi piacerebbe soltanto completare lo scenario.

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