domenica 25 ottobre 2020

Una dinamica errata per Giogoli

È stato pubblicato di recente un video su Youtube (vedi) dove l’appassionato Luca Scuffio di Prato propone un’inedita ricostruzione del delitto di Giogoli. Attraverso un chiaro dialogo con l’intervistatore e l’aiuto di splendide videate in 3D – ottenute con l’applicativo Blender – Scuffio è riuscito a trasmettere in modo esaustivo la sua idea della dinamica, molto diversa dalla proposta di questo blog (vedi). Che soffre però, a parere di chi scrive, di un peccato originale, che ne ha condizionato in modo irrimediabile i risultati: il tentativo di impedire il calcolo della statura del Mostro a partire dai fori sul furgone. In questo modo la sua dinamica parte da un presupposto azzardato e opinabile, al quale il resto cerca di adeguarsi con evidenti forzature.
In questo articolo la proposta di Scuffio verrà analizzata e fortemente criticata, senza sconti, com’è tradizione di chi scrive. Il suo lavoro è certo apprezzabile, se non altro perché è frutto di pura passione, ma in questa brutta storia ci sono già troppe fantasie per aggiungerne altre. In più non mi pare il caso di mettere in dubbio uno dei pochi elementi di relativa certezza sul Mostro: la sua alta statura. Anche se non si accorda con le bassezze di Pietro Pacciani e Salvatore Vinci.

La commedia delle parti. Che Scuffio si sia lasciato condizionare dalla questione della statura lo si capisce quasi subito, appena accenna al calcolo effettuato dall’equipe De Fazio nella nota perizia. Sulla base di considerazioni partenti dall’altezza del foro sulla carrozzeria, avevano scritto i criminologhi: “Si può quindi ipotizzare che l'omicida abbia una statura considerevole, molto probabilmente superiore, e non di poco, a cm. 180”. Nel 1994 De Fazio e colleghi furono chiamati a deporre al processo Pacciani, dove si trovarono nel grave imbarazzo di conciliare il loro calcolo con la statura dell’imputato, di quasi 20 cm inferiore. Ecco il dialogo tra De Fazio e Canessa (vedi):

De Fazio: Devo anche chiarire che, per ciò che riguarda il camper, noi abbiamo tenuto conto non solo dei fori sui finestrini […] abbiamo tenuto conto anche del fatto che questa traiettoria è iniziata con il foro è poi finita con il proiettile che ha colpito il soggetto. Soggetto che noi abbiamo, secondo i verbali di Polizia, considerato situato nel pianale.
PM: Cioè voi credevate che fossero sul pianale in basso.
De Fazio: Per forza, c'è scritto nel verbale di polizia che “i cadaveri giacciono sul pianale”. Allora, se questo è il vetro del camper e questo il pianale, noi dobbiamo ipotizzare un'inclinazione così.
PM: Dall'alto verso il basso.
De Fazio: E un'inclinazione cosi ci porta ad un determinato soggetto, rispetto ad un'inclinazione così. Cioè, in poche parole, in questa posizione, arto addotto, o in posizione arto esteso o del tutto innalzato, io posso prevedere una traiettoria di tipo orizzontale che mi comporta un'altezza. Ma se devo prevedere una traiettoria che mi va verso il basso, devo presupporre un altro tipo di altezza.
PM: E invece avete...
De Fazio: Noi abbiamo fatto il calcolo in base a cadaveri poggiati sul pianale dell'automezzo.
PM: E invece non sono – lei l'ha visto nelle fotografie, le possiamo riguardare, Presidente – non sono sul pianale, ma sono all'altezza...
De Fazio: È un'emergenza processuale della quale io... che apprendiamo questa mattina.
PM: Che non conoscevate. Bene.


Chi scrive ha a disposizione il verbale della polizia scientifica, allegato al fascicolo fotografico, dove viene descritto l’interno del furgone, e dove non si legge la frase riportata da De Fazio (“I cadaveri giacciono sul pianale”). Si legge invece: “A sinistra è un letto a due piazze su cui giacciono in parte avvolti tra le coperte in più̀ punti macchiate di sangue, i due cadaveri”. Può darsi che su un altro verbale compaia la frase indicata, è certo però che esisteva un fascicolo fotografico comprendente anche l’interno del furgone, alcune immagini del quale circolano in rete da anni.


Ora, come si può davvero pensare che l’equipe De Fazio, alla quale era stato chiesto di studiare tutti i delitti per proporre un ritratto dell’assassino, non ne avesse avuto disponibilità? È chiaro che al processo si era svolta una ridicola commedia delle parti, alla quale però Scuffio sembra voler credere. Anzi, nella perizia trova persino una frase che la confermerebbe: “Sul piantito del veicolo, accanto al «letto a due piazze» su cui sono stati rinvenuti i cadaveri di due giovani, venivano rinvenute «scatole di succhi di frutta aperte»”. Secondo Scuffio quell’avverbio “accanto” potrebbe indicare che effettivamente i periti credevano che anche il “letto a due piazze” stesse sul pavimento. Come se il dire che le scarpe sono accanto al letto implicasse che il materasso sia sul pavimento!
In realtà la valutazione di De Fazio era sì sbagliata, ma per altri motivi, come riporta l’articolo di questo blog.

Perplessità. Prima di proporre la sua dinamica Scuffio mette al corrente lo spettatore di un paio di sue perplessità, propedeutiche alla ricostruzione e delle quali è importante dimostrare l’infondatezza.
La prima riguarda l’apparente mancanza di una sequenza iniziale di sparo, almeno a giudicare dai fori sui finestrini e sulla lamiera, tutti singoli. Una sequenza iniziale che c’era sempre stata. Per giustificare tale perplessità Scuffio chiede anche aiuto al noto “Profilo FBI”, leggendone un frammento, che qui riporto prendendolo da “Insufficienza di prove” (vedi):

L’aggressore, utilizzando un avvicinamento improvviso, ha scaricato la sua arma più volte a distanza ravvicinata concentrando prima il fuoco sulla vittima maschile neutralizzando in tal modo il suo pericolo più immediato. Una volta che la vittima maschile è stata neutralizzata, l’aggressore si è sentito sufficientemente sicuro di perpetrare il suo attacco alla vittima femminile.

Si tratta di un modus operandi che la ricostruzione proposta su questo blog rispetta ampiamente: i primi due proiettili colpirono Horst, che si presume il Mostro avesse ritenuto l’unico maschio. E furono sparati in rapida successione, anche se da due finestrini adiacenti. Ma il motivo è semplice e logico, anche se Scuffio pare non volerlo accettare: il primo finestrino si era spezzettato in minutissimi frammenti e aveva impedito di prendere ancora la mira.


È vero che nei casi precedenti il Mostro non si era spostato. Ma si trattava di finestrini di auto, con le vittime molto vicine, dunque un secondo colpo sparato alla cieca ci poteva stare. D’altra parte in quei casi spostarsi di finestrino voleva dire allontanarsi eccessivamente dal bersaglio e agire su un vetro troppo inclinato. Horst era molto più lontano, c’era quindi l’esigenza di inquadrarlo di nuovo. D’altra parte lo spostamento di finestrino non cambiava di molto né la prospettiva né l’inclinazione del vetro.
Veniamo alla seconda perplessità, il numero di colpi. In totale ne furono esplosi sette, cinque dall’esterno e due dall’interno. Secondo Scuffio sarebbe strano che il Mostro avesse evitato di scaricare del tutto l’arma, risparmiando le ultime due cartucce delle nove totali. Non si comprende davvero da dove nasca questa perplessità. I ragazzi furono uccisi entrambi, quindi perché esplodere ancora due inutili colpi? Chi scrive è convinto che il Mostro da Giogoli in poi avesse iniziato a risparmiare le munizioni, essendo la sua scorta agli sgoccioli – non a caso utilizzò anche una cartuccia ramata che aveva conservato per tanti anni – e su questo Scuffio si dice in disaccordo. Va bene, opinioni differenti sono legittime, ma il Mostro non aveva mai sparato dei colpi in più del necessario – magari per altre ragioni, come il rumore – semmai aveva messo mano al coltello. A Scandicci aveva tenuto due cartucce, a Calenzano una, a Giogoli due e in futuro a Vicchio addirittura quattro. Che in quest’ultimo caso avesse risparmiato è peraltro evidente dalle dieci coltellate con cui uccise il povero Claudio Stefanacci. Piuttosto che sparargli in testa preferì entrare parzialmente nell’abitacolo e accoltellarlo a ripetizione, esponendosi al pericolo di non accorgersi dell’eventuale arrivo di qualcuno.
Infine non una perplessità ma un errore. Scuffio afferma che non sarebbero state trovate tracce di affumicatura sui vetri dei finestrini e sulla lamiera. Dunque i cinque colpi sarebbero stati sparati tutti da una distanza dal furgone di almeno 40 cm. In effetti nella sentenza di primo grado contro Pacciani si legge questo passo:

Va rilevato inoltre che non furono trovate tracce di affumicatura né sui vetri dei finestrini né sulle fiancate in corrispondenza dei fori dei proiettili, circostanza che, secondo i periti balistici, starebbe ad indicare una distanza minima di 40 cm dalla bocca da fuoco al momento dello sparo, il che ulteriormente dimostra che l'omicida non aveva sparato a contatto o quasi a contatto con le fiancate del furgone.

Non è ben chiaro a quali periti balistici si riferiscano i giudici. Nella perizia Arcese-Iadevito non si fa cenno all’argomento. I periti riprendono le considerazioni del referto autoptico, indicando in 80-100 cm la distanza di sparo riguardo Horst (“I colpi furono esplosi da una distanza compresa fra gli 80 e i 100 cm.”). Ma evidentemente Maurri l’aveva calcolata rispetto al corpo, tenendo conto della sua posizione nello spazio interno. Quindi la fiancata non c’incastrava nulla. Che i giudici avessero capito fischi per fiaschi è dimostrato da quest’altro passo, indicativo della confusione tra distanza dalle fiancate e distanza dai corpi:

Tutti colpi, poi, sparati da una certa distanza (i periti parlano, naturalmente in via presuntiva, di 80-100 cm.) ma, comunque, da distanza non inferiore a 40 cm., stante, come si è detto, l'assenza di tracce di affumicatura sulle fiancate dei furgone.

A questo punto andiamo a vedere i rilievi della polizia scientifica. Nel rapporto che accompagna il fascicolo fotografico, datato 10 settembre 1983 e firmato da Giovanni Autorino, non si fa cenno alcuno alla questione degli aloni. Sollecitato da Canessa, Autorino ne parlò invece al processo Pacciani (vedi):

PM: Nel caso in cui l'arma da fuoco spari sulla carrozzeria, a secondo della distanza che l'arma ha rispetto alla carrozzeria, secondo la sua esperienza rimangono degli aloni e delle affumicature – come sui corpi, per intendersi – oppure questo dato non è così apprezzabile?
Autorino: Sicuramente, diciamo, l'epidermide o una stoffa reagisce in modo diverso che non una superficie dura come può essere un vetro, come può essere... però nulla esclude che per, diciamo, per composizione stessa della carica di lancio e dei gas che fuoriescono poi dalla bocca di volata dell'arma, possono produrre sulla superficie, laddove attinge poi il proiettile, qualche alone. Sicuramente più visibile sul corpo umano, perché troviamo addirittura come una forma di tatuaggio. Sicuramente su una stoffa perché assume proprio una configurazione di combustione; ma molto meno su superfici metalliche o affini.
PM: Ispettore, quindi, il fatto che su quel colpo che abbiamo visto, che lei ha contrassegnato se non sbaglio con il C […] “apparentemente”, lei ha già risposto, “non c'era un alone visibile”". Può avere importanza e essere oggi rilevato per stabilire un'ipotetica distanza dello sparo, o è un campo da abbandonare perché non sappiamo cosa dire?
Autorino: Io penso che sia un campo da abbandonare.


Come si vede, secondo Autorino su superfici rigide la polvere da sparo rimane poco, tantoché è poco utile tentare di rilevarne le tracce. Si consideri poi che erano trascorse almeno una ventina d’ore prima che la polizia scientifica esaminasse il furgone. In ogni caso chi avrebbe dovuto rilevare gli aloni, Autorino, non se ne preoccupò affatto. Può darsi che ci avessero provato i carabinieri più tardi, quando il furgone venne portato in caserma, ma ci si chiede quali aloni si sarebbero potuti cercare dopo la bolgia che c’era stata sulla piazzola e le operazioni di spostamento.
In ogni caso è lo stesso buonsenso a dirci che lo sparatore dovette accostare l’arma ai finestrini, se non altro perché doveva mirare. Che motivo avrebbe avuto di allontanarsene addirittura di 40 cm, in un caso in cui era già molto più difficile del solito inquadrare i bersagli? L’unico colpo per il quale i centimetri in più o in meno contarono poco è quello sulla lamiera, dove non c’era bisogno di mirare. Per esso, e soltanto per esso, De Fazio e colleghi scrivono: “Mancano segni di affumicatura e di polveri”. Ma anche in questo caso è legittimo dubitare che tale mancanza potesse aver rivestito qualche valore.

I primi due colpi. Forte di tutte le convinzioni appena elencate, a questo punto Scuffio si è sentito abbastanza motivato per azzardare con grande coraggio una modalità di attacco inedita e originalissima. Si osservi la foto sottostante.


Come si vede, il vetro posteriore destro, quello opaco basculante, è aperto. Si tratta di un dettaglio cui nessuno fino ad oggi aveva annesso importanza, neppure chi scrive, che pure lo aveva notato. E non c’è motivo di ritenere che lo avessero aperto i pur maldestri rappresentanti delle forze dell’ordine accalcati attorno al furgone. Quel finestrino era così da prima, lo avevano aperto i ragazzi per far entrare un po’ d’aria, è logico. Solo quello però, l’altro, sulla fiancata sinistra, le foto dall’interno ce lo mostrano chiuso.
Si può notare quanto piccolo sia lo scostamento del vetro dalla lamiera, meno di una decina di centimetri. Ebbene, è da quel pertugio che Scuffio immagina siano stati sparati i due primi colpi, che si andrebbero ad aggiungere ai sette fino a oggi conteggiati. In questo modo elimina entrambe le sue perplessità: da una parte introduce la mancata sequenza iniziale di almeno due colpi e dall’altra ne fa sparare nove in totale.
Purtroppo si tratta di un’ipotesi alla cieca, non suffragata dal conteggio di bossoli e proiettili. Ma neppure contrastata, questo va riconosciuto. All’esterno furono trovati due bossoli soltanto – e non c’è da meravigliarsi, considerando la bolgia attorno al furgone – quindi già ne mancavano tre. A questo punto aggiungere i due di Scuffio non sarebbe uno scandalo.
Riguardo i proiettili disponiamo di qualche piccola informazione in più. La perizia Arcese-Iadevito – che è della primavera successiva – li trovò rinchiusi in tre provette, corrosi dai residui organici dai quali non erano stati ripuliti. In una con targhetta “MEYER WILHELM” ne erano contenuti due interi più un grosso frammento, in una con targhetta “UWE RUSCH SENS.” due frammenti, in una terza con targhetta quasi illeggibile (due parole, delle quali la prima era forse “QUELLO”) uno quasi completo e un frammento.
Si può presumere che la terza provetta contenesse quanto era rimasto dei due proiettili “ufficiali” non estratti dai corpi. Nessuna traccia, quindi, dei due in più ipotizzati da Scuffio. Potrebbero essersi persi, senz’altro, dobbiamo però chiederci per quale motivo se ne debba ipotizzare l’esistenza. Anzi, sembra abbastanza strano che il Mostro avesse scelto di utilizzare quel piccolo pertugio invece dell’ampio finestrino centrale, dal quale avrebbe sparato poi. La visuale per uno sparatore a braccio teso e occhio sulla tacca di mira sarebbe stata molto ristretta, e i bersagli più lontani. Bersagli che Scuffio è costretto a mettere in una posizione ben precisa, anche per far tornare un minimo le traiettorie delle due corrispondenti ferite. Ecco come.

 

L’ipotesi è quella che i ragazzi fossero intenti in un rapporto intimo, ipotizzando tra di loro un legame omosessuale, cosa che del resto emerge tra le righe degli atti. Ci si deve chiedere però se davvero sia ipotizzabile che si fossero lasciati andare a un’attività così impegnativa a luce e autoradio accese e con il portellone non bloccato! Anche oggi vedere due persone dello stesso sesso in atteggiamento erotico o anche soltanto troppo affettuoso dà nell’occhio, figurarsi quasi 40 anni fa. Non si può pensare che i ragazzi – a giudicare dalle foto due chierichetti – avessero avuto quel coraggio. Senza contare che si trovavano in una zona non proprio deserta dove il campeggio libero non era certo consentito. Tra l’altro è molto probabile che la sera prima un metronotte li avesse allontanati da via Scopeti.

Le ferite. Scuffio immagina che il ragazzo sopra fosse Horst, e che uno dei due proiettili fantasma fosse quello mortale al fianco destro. L’altro invece lo avrebbe colpito alla nuca senza penetrare. Riguardo la ferita al gluteo sinistro, invece, immagina un successivo colpo di rimbalzo, uno qualsiasi dei cinque che avevano attraversato i vetri e la carrozzeria. Ma niente torna.
Partiamo dal colpo al fianco. Il povero ragazzo ci rimase secco, poiché il proiettile gli attraversò il fegato, il cuore e il polmone sinistro. Scuffio ritiene che dopo i due colpi Uwe si sarebbe divincolato da sotto cercando di sottrarsi ai successivi. E il corpo di Horst, a quel punto già morto? Sarebbe ricaduto bocconi, nella posizione mostrata dalla foto sottostante.


Si vede bene che il povero Horst abbracciava il cuscino, il braccio sinistro sotto e il destro sopra, le dita piegate a tenerlo. Come avrebbe fatto a ritrovarsi in tale posizione dopo che Uwe gli si era sfilato da sotto?
Vediamo adesso il colpo alla nuca. Sappiamo che non penetrò, quindi dovette essere rallentato da qualcosa. Non avendo a disposizione un vetro Scuffio immagina che fosse stata la mano sinistra di Uwe poggiata sulle spalle dell’amico. In effetti un proiettile attraversò quella mano, ma la ferita non era affatto quella descritta anche a parole da Scuffio. Secondo lui il proiettile sarebbe entrato dalla parte superiore del polso e uscito dal palmo, come si desume anche dalla traiettoria disegnata per il relativo proiettile. Ma non è così.
Scrissero Arcese e Iadevito: “Il colpo che attinse la mano sinistra ebbe il suo ingresso a livello della membrana interdigitale tra primo e secondo dito e foro di uscita in corrispondenza dell’eminenza ipotenar”. E De Fazio: “Un colpo alla piega tra 1° e 2° dito della mano SX. posteriormente, con tramite interessante la regione metacarpale e proiettile fuoriuscito all'eminenza ipotenaria”.
Quindi più o meno la traiettoria mostrata nella figura sottostante, totalmente diversa da quella descritta da Scuffio.


Riguardo il colpo al gluteo si può escludere che fosse di rimbalzo. Così lo descrive De Fazio:

Un colpo in regione glutea sx., al quadrante superomediale, con tramite obliquo dal basso in alto e dall'avanti all'indietro, interessante il peritoneo posteriore, lo stomaco alla piccola curvatura, e proiettile ritenuto nello spessore della parete anteriore dell'addome.

Il proiettile attraversò obliquamente il corpo del ragazzo dal dietro al davanti fermandosi contro la parete addominale, quindi con una forza di penetrazione notevole, incompatibile con un colpo di rimbalzo. Tra l’altro sappiamo che dal corpo del poveretto vennero estratti due proiettili completi e un frammento. Pare logico ritenere che il frammento provenisse dalla nuca, dove non era riuscito a superare le ossa del cranio proprio perché di rimbalzo, quindi rallentato dall’impatto con una superficie rigida e frammentato. Quello al gluteo era uno dei due completi, pertanto non di rimbalzo ma diretto.
A questo punto le supposizioni di Scuffio palesano tutta la loro erroneità: non ci fu alcuno sparo dal pertugio del finestrino aperto, e i ragazzi non erano in quella posizione. Quindi la sua dinamica è da bocciare senza rimedio.

La posizione di Horst. Le ferite di Horst ci dicono che il ragazzo doveva essere in una posizione trasversale rispetto al furgone, un po’ obliqua con le gambe verso il centro. In questo modo tornano bene le traiettorie convergenti della ferita al fianco destro dal finestrino centrale e della ferita al gluteo sinistro dal finestrino opaco. Ma Scuffio osserva che il furgone era largo appena un metro e mezzo, quindi sembra difficile che i giovani dormissero in posizione trasversale, ma più ragionevolmente dormivano in posizione longitudinale. Forse sì, possiamo però ipotizzare che dormissero in una posizione a V, le teste lontane e i piedi vicini, magari accostati a trasmettersi complicità, oppure che la posizione di Horst al momento dell’attacco fosse provvisoria.
A questo punto si pone un problema, non evidenziato nella ricostruzione di questo blog e che un lettore aveva già fatto notare: il corpo di Horst venne trovato con il busto in posizione non compatibile con le ferite al fianco e al gluteo a fronte di proiettili provenienti dalla fiancata destra. Poteva essere stato spostato dagli agenti prima delle foto della scientifica? È senz’altro possibile, però anche improbabile, non sussistendone motivo. La spiegazione potrebbe essere un’altra.


Come si vede in foto, il corpo di Horst, liberato dalla coperta, si presenta con le gambe piegate ed è un po’ sul fianco sinistro, come se qualcuno dal fondo lo avesse tirato a sé per il bacino, avvicinandone il busto alla fiancata.
A completare il quadro c'è la figura di Uwe sullo sfondo: come non vedere il povero ragazzo che cerca di proteggersi tirando a sé il corpo dell’amico, compresa la sua coperta?

Edit: La foto di cattiva qualità mi aveva fatto prendere per sangue la grande macchia scura vicino al braccio, che invece sangue non è. Analogo valore ha però una macchia riconducibile alla ferita alla nuca, vedi articolo successivo.
In più ho preferito togliere un addendum nel quale cercavo di dimostrare che i materassini erano posti di traverso. Purtroppo le foto non consentono valutazioni certe, in ogni caso il fatto non sarebbe dirimente per ciò di cui qui si discute.

L’altezza dello sparatore. A questo punto dimentichiamo la ricostruzione di Scuffio ed esaminiamo il foro sul vetro centrale, corrispondente alla ferita al fianco di Horst, distante 150 cm circa da terra. Nella ricostruzione di questo blog si è ipotizzato che il Mostro avesse esploso il colpo con gli occhi vicini al vetro e il braccio addotto. In questo caso non avrebbe potuto tenere la pistola ad altezza superiore a quella della spalla, semmai qualche centimetro al di sotto. E sulla base di questo dato si era proposto una statura di circa un metro e ottanta. Però il Mostro potrebbe anche aver sparato a braccio teso prendendo la mira, anzi, secondo alcuni sarebbe questo lo scenario più naturale per il primo colpo, e anche chi scrive ha finito per convincersene.
La situazione potrebbe dunque essere stata simile a quella della foto sottostante.


Il mezzo è lo stesso di Giogoli, soltanto in un diverso allestimento con diversi finestrini. Si tenga presente che l’attore in foto è alto un metro e 73 – più le scarpe con un tacco di 2 cm – e che la mira è stata presa un po’ sotto il finestrino opposto. Il segmento più basso unisce gli occhi dello sparatore alla canna. Quello stesso segmento è stato traslato più in alto cercando di farlo finire più o meno dov’era il foro sul vetro – che si vede nel riquadro aggiunto – così da dare l’idea della superiore statura del Mostro.
A questo punto proviamo a calcolare l’altezza degli occhi dello sparatore, dalla quale dedurremo la sua statura. Si osservi l’immagine seguente, dove la scena viene rappresentata in modo schematico. Abbiamo bisogno di altri tre dati, oltre quello dell’altezza da terra del foro, che è di 150 cm: altezza da terra del punto di arrivo del proiettile (dove lo sparatore mirava, segmento EG = BF), la sua distanza dalla fiancata destra (segmento DE), la distanza degli occhi dello sparatore dal vetro (segmento AC). Poi con qualche calcolo troveremo il valore del segmento AB, che sommato a BF ci darà l’altezza degli occhi dello sparatore. Aggiungendo 10 cm troveremo poi la sua statura approssimativa.
Il punto di arrivo del proiettile è il fianco destro di Horst, per cui il primo dato di cui si ha bisogno è l’altezza della corrispondente ferita da terra, segmento EG. Per calcolarla in modo approssimativo si può partire dalla presumibile altezza del piano di appoggio dei materassi, che nelle misure fornite da Scuffio vale 97.5 cm. Come mostra il fascicolo fotografico, il foro della ferita era a circa metà del fianco (nel senso dello spessore), quindi pare abbastanza plausibile che si possa collocare prudenzialmente a un’altezza da terra di 120 cm., aggiungendone 22.5 per il materasso, il suo cedimento e metà del bacino. Tale valore viene confermato a occhio dalla foto sottostante.


Il segmento rosso vale il doppio della distanza tra il foro sul vetro e la cornice, misurata da Autorino in 10 cm, quindi 20. Considerando che quel foro era ad un’altezza di 140 cm, con i 120 calcolati prima ci siamo.
Adesso calcoliamo la distanza della stessa ferita dalla fiancata destra del furgone, segmento DE. A giudicare da una foto del fascicolo fotografico il foro si colloca a circa due terzi della statura, qualcosina meno. Proporzionando il dato alla larghezza del furgone, 154 cm, possiamo ritenerla distante dalla fiancata circa un metro. Quindi abbiamo la seconda misura richiesta: segmento DE = 100 cm.
Per la distanza degli occhi dello sparatore dal vetro non si può che fare qualche prova. Le prove condotte dallo scrivente con un posizionamento simile a quello della foto con il furgone ha restituito un valore di 75 cm. La canna è stata posizionata a sette o otto centimetri dal vetro, ignorando il problema degli aloni (va da sé che allontanandola aumenta la statura dello sparatore). Quindi abbiamo anche la terza misura: segmento AC = 75 cm.
Possiamo a questo punto calcolare per differenza il segmento CD = 150 – 120 = 30 cm, e applicando il teorema di Pitagora il segmento CE = radice (30x30 + 100x100) = 104 cm. Adesso applichiamo la proporzione ai lati omologhi dei due triangoli simili ABE e CDE per trovare il segmento AB. Abbiamo AB : CD = AE : CE, quindi AB = CD x AE / CE = 30 x (104+75) / 104 = 52 cm. Troviamo adesso l’altezza degli occhi dello sparatore: AF = AB + BF = 52 + 120 = 172 cm. Aggiungiamo i 10 cm dagli occhi alla cima della testa e avremo una statura di 182 cm, compresi i tacchi!
La statura di 178 cm a qualcuno ricorda qualcosa?

Salvatore Vinci. Il lettore può modificare a suo piacimento le tre misure qui proposte, e rifare i calcoli. Possiamo osservare che la statura diminuisce sia diminuendo la distanza dello sparatore dal vetro, sia aumentando l’altezza della ferita e la sua distanza dalla fiancata. In ogni caso pare abbastanza evidente che non si riuscirà mai ad arrivare alla statura di Salvatore Vinci. C’è da dire che purtroppo il valore preciso non è noto. Nel rapporto Torrisi si parla di 165-170 cm, ma c’è da scommettere che il colonnello l’avesse stirato un bel po’, con la stessa disinvoltura con la quale aveva aggiustato altri dati in chiave iper colpevolista.
Probabilmente Vinci faceva fatica a toccare il metro e sessanta, a giudicare dalle foto e da alcune frasi leggibili qua e là. Per esempio nella Città del 13 aprile 1988, in occasione del noto processo, si legge: “È un uomo piccolo ma battagliero”. Se si pensa che un italiano della sua età (era nato nel 1935) era alto in media uno e 68 (dati ISTAT) la definizione di “piccolo” si commenta da sola. Con un foro sul finestrino ad altezza 150 cm l’uomo avrebbe dovuto sparare in orizzontale! Sussiste anche qualche legittimo dubbio che sarebbe riuscito a mirare dai finestrini parzialmente opachi. La fascia trasparente iniziava ad un’altezza di quasi 160 cm, quindi Vinci avrebbe dovuto alzarsi in punta di piedi! Se poi ci mettiamo le impronte di ginocchia sulla Panda di Vicchio (vedi) lo scenario è completo. Anzi, aggiungiamo pure le tre foto sottostanti.





Prosegue su Ancora Giogoli

25 commenti:

  1. Buongiorno signor Segnini,
    Le faccio una domanda davvero banale ma non riesco a capire: nella prima foto di questo articolo si vede l'interno del furgone con due materassini perpendicolari rispetto al furgone separati da alcuni centimetri di spazio? Ciò posti per il largo invece che per il lungo?
    Scusi ma proprio non riesco a capire, perché mi sembrava che nella ricostruzione del signor Scuffio si mostrasse i due giovani sdraiati uno sull'altro paralleli al furgone.
    Se le scrivo una scemenza eviti pure di pubblicare, così mi risparmio una figuraccia!
    Grazie

    Christian

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    1. Buongiorno Christian, credo che lo spazio cui lei si riferisce sia quello che divide la zona letto, a sinistra, dalla zona ripostiglio, a destra. Però mi ha indotto a verificare sul fascicolo fotografico. A dire il vero mi ero fidato delle considerazioni di Scuffio sulla minima larghezza del furgone, quindi ritenevo che i materassi fossero longitudinali. Invece mi sono dovuto ricredere. Erano trasversali, evidentemente molto corti, oppure sormontanti ai piedi. Come potrà vedere, ho pubblicato un addendum con tre foto. Quindi la ringrazio dello stimolo.

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    2. In attesa di pubblicare la mia risposta, faccio notare che nella foto (https://1.bp.blogspot.com/-ZWy1jWkWE94/X5ZlczGiNaI/AAAAAAAACcE/RpOc1r3ESMYKZwMRCPB9tN9oTzS_OVoEQCLcBGAsYHQ/w400-h370/Altezza%2Bfianco%2BHorst.jpg), si vede chiaramente, diversamente dalle altre, che il materasso termina sulla verticale della metà del finestrino corrispondente a quello del presunto (e impossibile) primo sparo. Questa stessa foto è stata da me usata (e, come al solito, ampiamente spiegato nel mio video) per determinare dove finisse il materasso che è stimato in 175x150cm. Ma la si metta come si voglia, anche 35x150cm, resta il fatto che la misura trasversale di 150 resta del tutto immutata.

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    3. Ma cosa dice, provi a prolungare lato del materasso al netto della curvatura, vedrà che va all'inizio del finestrino adiacente, come del resto si vede bene nella foto del solo materassino

      https://1.bp.blogspot.com/-PC1LLUgfVhE/X5w-k64wRgI/AAAAAAAACdg/BoTgJEqEeIgPMVu98QuL1j58V7Oq9AYlQCLcBGAsYHQ/w324-h400/032.jpg

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    4. Ma cosa dice, usi le foto prese sul posto con i cadaveri ancora al loro posto, invece che quelle fatte dopo la rimozione degli stessi e gli inevitabili spostamenti del materasso su cui giacevano. Guardi bene qui https://i.imgur.com/XZfA3xT.png le ho pure messo le linee parallele ai bordi dx e sx del finestrino e dei supporti delle sbarre di metallo per aiutare a tener conto della distorsione prospettica. Comunque, come già detto, è solo una questione di lana caprina, perché la misura trasversale massima utilizzabile resta sempre 150cm.

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    5. Non credo che le sue righe verticali rispettino la prospettiva. La fiancata è curva, i finestrini sono rientranti. le conviene guardare meglio i suoi calcoli.
      La foto 17 pubblicata sopra mostra Uwe ancora al suo posto, la foto successiva, la 18, è quella del materassino di Horst vuoto, con grande probabilità quindi fatta subito dopo la precedente con Uwe ancora al suo posto. I due materassini, trasversali, erano uniti da uno stesso lenzuolo, quindi non credo che se spostamento ci fu fosse stato consistente.
      Sulla misura dei 150 cm non ho questionato, se lei ha letto il mio calcolo dell'altezza dello sparatore è la misura che ho preso per buona (154). Non vedo come non sia stato possibile che un ragazzo magari bassino (Uwe sul tavolo autoptico non pare certo un gigante, anzi) messo un po' in tralice non abbia potuto prendersi un colpo nel fianco destro dal finestrino incriminato.

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    6. Poi lei non tiene conto che il materasso non tocca la fiancata, c'è ancora un bel pezzo con sopra il panno bianco. Non sono pochi centimetri, lo si vede bene nella foto dei materassini messi a terra a medicina legale, dove manca un bel pezzo di lenzuolo. Dunque a maggior ragione le sue linee verticali sono fuorvianti.

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  2. A me sembra evidente che nella foto di sinistra delle due che le ho sottoposto, la riga rossa che ho tracciato passante per i due supporti che stanno fra l'ultimo finestrino e quello subito adiacente (supporti che presumo posti uno sopra l'altro verticalmente), incroci il materasso quando ancora gli manca un bel pezzo prima di finire. Ad ogni modo, dato che sto rifacendo una ricostruzione della sua versione, le va bene se metto il bordo del materasso fra i due finestrini, ovvero a filo della luce sinistra dello sportello aperto (per chi lo guarda da fuori)? O, se le resta meno criptico, quanto ritiene sia lungo il materasso? Per me è lo stesso.

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    1. Va bene, faccia come ritiene opportuno.

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    2. Sono desolato di non riuscire, con lo spazio concessomi per i commenti, a dare una spiegazione esauriente all'articolo. Ci ho provato in mille modi, ma è impossibile. Per poterlo fare sono dovuto ricorrere a un mio blog personale che avevo avviato per curiosità, ma che poi avevo abbandonato dopo il primo articolo.

      Il problema è che mi sono trovato a dover utilizzare un strumento che non mi è congeniale, oltre ad aver dovuto portare i miei commenti fuori dal loro contesto naturale, ovvero questo spazio.

      Purtroppo non sarebbero bastate 4 pagine e senza poter usare illustrazioni, per cui mi limiterò a postare qui il link. Chiedo venia in anticipo, perché non so nemmeno se riuscirò a gestire i commenti che eventualmente qualcuno vorrà lasciare. Davvero, per me è un'esperienza del tutto nuova. Un cordiale saluto.

      https://scuffiodiprua.blogspot.com/


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    3. Grazie, darò un'occhiata. Saluti a lei.

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  3. Ma banalmente non basterebbe che il piano su cui poggiava lo sparatore fosse 5/10 cm più alto in prossimità del furgone per vanificare i tentativi di misurazione della sua altezza?

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    1. Assolutamente sì, magari 15, un piano che avrebbe dovuto esserci anche a Vicchio, però.

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    2. Ho usato la mail ma non so perchè esca Unknown, siglerò questa risposta. A Vicchio se si riferisce agli aloni sulla carrozzeria bisognerebbe sapere chi e quando li ha lasciati, ma qui siamo nel campo delle ipotesi

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    3. Mi scuso, evidentemente sono una capra informatica. KF

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    4. E chi potrebbe averli lasciati? Chi si mette accostato con entrambe le ginocchia alla portiera di un'automobile? Guarda caso proprio quella dove era il Mostro e nel giorno (o comunque non troppo prima, non erano indelebili) in cui vi fu il delitto... Non se la sentirebbe di scommettere almeno 10 a 1? io sì.

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    5. Guardi, con le ipotesi si può dimostrare tutto. Le potrei rispondere banalmente uno che voleva togliere una cacca di piccione dal tetto posta proprio a metà e costretto quindi ad avvicinarsi alla macchina. KF

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    6. Dubito che avesse avuto bisogno di appoggiare le ginocchia. Ma se anche fosse, quella cacca proprio il giorno dell'omicidio o quello prima, e l'accostamento dalla portiera del passeggero e non da quella del guidatore. E non Claudio Stefannacci che non pare fosse molto alto, anche se certezze non ne abbiamo.
      Io le ho parlato comunque di una scommessa, e mettendo 10 a 1 mi sembra di essere stato fin troppo generoso verso l'ipotesi che il Mostro non c'entrasse niente.

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  4. ginocchia?
    ma di che ginocchia continuate a parlare???
    ma se nemmeno nella De Fazio si da per assodato che di ginocchia si tratti?!
    Lì lo si ipotizza come esempio e possibilità, con ben 3 (tre) condizionali nella medesima frase monoriga!

    E quando lo fa, e snocciola il risultato delle prove di replica fatte:
    - risulta che l'altezza dello sparatore dovrebbe corrispondere a non meno di 1.85mt (e bye bye pure Lotti a quel punto).
    [NdA: aggiungendo il De Fazio che essendo però 1.85mt un altezza troppo fuori dalla media normale, allora così a priripicchio loro, che si dica di far riferimento ad 1.80mt.
    Praticamente una misurazione fatta, pure 'barando', al lancio della monetina.]

    Comunque, bisogna ammettere che il fatto che il mdf si sia preso la briga col suo ditino di scarabocchiare nella polvere accanto alle ginocchiate il giorno e l'ora in cui fece quegli spolverini con le sue rotule: risolve l'arcano almeno del quando quegli aloni vennero lasciati sulla portiera....
    eh? come?
    non scrisse nulla di simile?! no?!
    managgia!
    vabbè, dai, allora usiamo la sfera di cristallo da cartomante per datarli, che va bene lo stesso, tanto resta che:
    1.85mt = pure Lotti out!
    (Del resto, Lotti, già si era posto completamente out dal delitto di Vicchio, visto che lui stesso asseriva la partenza da San casciano alle 22:00 per andare a Vicchio a compiere un delitto avvenuto alle 21:45... inventando così la macchina del tempo e perculando per intelligenza anche Leonardo da Vinci).

    Se anche quelle son ginocchiate, se anche quelle le ha lasciate il mdf, se anche le vecchissime tabelle di Rollet (e le sue tibie anzichèle ginocchia) si preferiscono a quelle odierne:
    Lotti è troppo alto.
    punto.
    insindacabile.
    stop.
    paro paro, idem idem, uguaglio uguaglio.

    O facciamo che magari il ginocchio sinistro è di SV (bassino) e quello destro di GL(altino)... e con la media soddisfiamo il De Fazio e la sua matematica sui generis?

    altezza determinata(sic!) in base a che?
    in base a degli aloni lasciati da non si sa cosa
    in base a degli aloni lasciati da non si sa chi
    in base a degli aloni lasciati non si sa come
    in base a degli aloni lasciati non si sa quando
    'na certezza, wow!

    con un pò più di matematica Rollettian-DeFaziana, tra un pò da quegli aloni possiamo anche dire il colore dei capelli e quale era il cibo prferito del mdf a 'sto punto!

    Però, tranquilli, dont worry: tanto ognuno può alzare o abbassare l'altezza a seconda di come gli torna comodo.
    L'ha fatto il De Fazio nella sua perizia 68-84, potete farlo anche voi.

    lo volete più alto? aumentate l'altezza.
    lo volete più basso? diminuitela.
    insomma, ce ne sarà pur bene una che va a fagiuolo al vostro sospettato number one, no?
    ecco, usate quella e dite che è così e punto.
    E chi vi potrà mai smentire, visti i presupposti.
    Lilliput e Gulliver, pigmei e watussi: va tut bin

    Il fatto che quegli indefiniti aloni non certifichino (nè soprattutto nessuno li abbia certificati in senso x o y o z) proprio nulla di nulla nè del chi nè del come nè del quando nè del cosa: non importa.
    dite che è così come piace a voi e ripetetelo all'infinito.
    qualcuno che ci crede ci sarà sempre.

    il mdf-elastico dei Fantastici Quattro. Ecco, sarà stato lui.

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    1. Sei davvero noioso Hazet. Un diluvio di parole che farebbe affogare anche i pesci. Per dire cosa? Che quegli aloni non potevano esistere perché Salvatore Vinci era troppo basso per lasciarli. Non aggiungere altro su questo argomento perché non pubblico.

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    2. Scusi Antonio ho seguito la discussione e mi piacerebbe sapere la sua opinione sulle tabelle di cui parla hazet. Sono attendibili come sostiene lui?

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  5. Beh, ma resta la considerazione di fondo. Come nella dimostrazione di un teorema, se prendo anche solo UN elemento incerto e non sicuro crolla tutta il resto. KF

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    1. Sono d'accordo con lei, ma qui non siamo in un'aula di tribunale, non dobbiamo raggiungere la certezza, ma una ricostruzione ragionevole dei fatti. Per fare un parallelo, via via che si addentrano nei meandri del tempo, anche gli storici perdono le loro certezze, e cercano di mantenere la maggior plausibilità. Fino agli archeologi, sempre più costretti a supposizioni. Le supposizioni devono essere plausibili, e soprattutto conciliarsi l'una con l'altra. Quella di un Mostro piuttosto alto riceve varie conferme, anche da alcune dinamiche, come per esempio l'accoltellamento da dietro del ragazzo di Scopeti. Difficilmente uno più basso di lui, che era 1.70, sarebbe riuscito ad abbrancarlo al collo e a tirarlo giù.
      Poi ognuno deve fare i conti con la sua logica e le sue convinzioni. Se si è proprio convinti che il Mostro era Salvatore Vinci, con un fazzoletto al naso si può andare anche molto lontano, Torrisi e Rotella lo hanno dimostrato.

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  6. Credo che i sardi siano legati solo al 68. KF

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  7. "qui non siamo in un'aula di tribunale, non dobbiamo raggiungere la certezza, ma una ricostruzione ragionevole dei fatti."[cit]
    Concordo al 100%.

    Faccio però marcatamente notare invece come
    - Torrisi
    - Rotella
    non fossero nemmeno lontanamente nè degli "storici", nè degli "archeologi" (nè tanto meno dei blogger come noi).

    Ed faccio anche notare che a differenza nostra:
    - Torrisi e Rotella avevano acceso diretto a tutto il materiale di indagine fino ad allora prodotto ed accumulato [ovviamente, non a quello degli ani successivi];
    - che escussero ed interrogarono vis a vis le persone; che etc.
    - che il lavoro di incroci e controlli e giudizi e deduzioni lo svolsero praticamene senza supporto degli strumenti informatici dei giorni nostri [un banale PC all'epoca era ancora da venire ed infatti dobbiamo aspettare il Perugini col suo famoso computerino a floppy disk]

    Ed è anche bene ricordare che:
    - un Giudice Istruttore (mica un G.I.P., eh!) ed un Maggiore, poi Colonnello dei Carabinieri hanno un bagaglio di contestualizzazioni storiche di altri casi che ai non investigatori di professione giocoforza manca.

    E' quindi palese che messe a confronto le credibilità degli uni [Rotella, Torrisi] con le credibilità di altri [noi altri]:
    - le credibilità dei primi risultino di maggior, appunto, credibilità.

    Se poi invece ci si viene a chiedere quanto sia probabilie e credibile che:
    - indagando su un Pacciani mostro maniacale singolo, si scopra invece:
    * la non maniacalità
    * la non singolarità
    * i complici di cui farebbe parte il Lotti
    * di cui però il Lotti non sarebbe 'un complice' ma addrittura lui il vero e solo unico mostro (però comunque non maniaco perchè se no è difficile spiegare perchè avrebbe smesso visto che nulla nel 1986 portava a lui)
    * che questo mostro unico ci tiene e fa di tutto per accreditarsi non da colpevole ma solo da complice assassino di altri assassini, basta che tra i complici ci sia il Pacciani
    * che essendo colpevole unico, che cerca di accreditarsi come complice attivo, è stato ad ammazzare sulle sdc, non riesce a fornire nemmeno una ricostruzione di anche solo un delitto nè in modo plausibile nè in modo coerente con la fisica di questo universo
    * che racconta balle e cambia versioni ogni volta che viene sgamato che le racconta
    * che non ha alcun legame nè con Castelletti di Signa nè con la Locci nè con la cal.22
    * che non ha alcun motivo per non denuciare un duplice omicidio che avrebbe visto nel 1968
    * che ha ancora meno motivo per portarsi via un arma che sa essere sporca di duplice omicidio (e lui essere stato al cinema con le vittime, ed essere stato sulla sdc al momento del delitto!)
    * che non ha alcun motivo nel 1974 per mettersi ad uccidere
    * che non viene creduto da nessun Pubblico Ministero (che non sia ovviamente il Canessa)

    direi che il "fazzoletto"[cit] in questo caso:
    - ce lo possiamo mettere noi e... e sulle orecchie ed occhi.

    hazet

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