domenica 28 febbraio 2021

Ultime precisazioni su telefonate e notizia di reato

Eccomi ancora qui a dover replicare a un nuovo intervento di Giuliano Mignini, pubblicato il 21 febbraio scorso dal blog “Mostro di Firenze – Un caso ancora aperto” (vedi; per sicurezza il testo è salvato in pdf qui) relativo ai miei ultimi articoli sull’inchiesta Narducci. Il lavoro non mi è troppo simpatico, non piacendomi per nulla contraddire un magistrato in pensione che difende con così grande veemenza il suo storico lavoro. Non sono contento neppure per i miei pochi fidati lettori, che di questo botta e risposta ne avranno di sicuro le scatole piene. Ma si tratta di un’incombenza alla quale sono costretto, altrimenti non terrei fede ai propositi dichiarati anni fa all’apertura di questo blog (vedi), e da allora sempre onorati. Sarà però l’ultima mia replica sul tema, semmai ulteriori considerazioni le inserirò a suo tempo in un futuro articolo, dove ripercorrerò i primi mesi dell’inchiesta, affrontando tra l’altro l’ormai mitica figura dell’ispettore Napoleoni.
Entriamo dunque nel vivo di questa replica, esaminando lo scritto dell’ex PM suddiviso secondo i tre capisaldi dell’articolo cui fa diretto riferimento (Telefonate minatorie e notizie di reato).


Narducci nelle telefonate. Scrive Giuliano Mignini:

Ecco la mancanza di competenza. Lei ha visto la consulenza svolta dal dr. Calzoni, nominato ausiliario di pg più o meno nella primavera del 2002 e, con molta disinvoltura, ha desunto che quelle fossero le uniche trascrizioni delle telefonate registrate e allora ha concluso che non potevo avere le registrazioni un anno prima quando ho aperto il procedimento. Ma le pare che avrei aperto il procedimento nell’ottobre 2001, utilizzando trascrizioni sopraggiunte solo nella primavera del 2002? E che di questo si sia “accorto” solo un tecnico informatico come lei? E nulla abbia osservato il collega Canessa e tanti altri.
Mi segua. Io la informo di fatti, non di giudizi. L’estetista riceveva le telefonate minacciose (prima aveva anche subito danneggiamenti) e cominciò a registrarle su consiglio della Polizia, dapprima il Commissariato di Foligno poi la Squadra mobile di Perugia. La Polizia, dovendo subito informare il magistrato delle minacce, ha provveduto a operare una trascrizione urgente e sommaria delle registrazioni e a trasmetterle di volta in volta, nonché a fare le indagini. Mi trasmetteva anche le registrazioni che ho ascoltato più volte insieme ai poliziotti della Mobile. Quindi, le trascrizioni operate in via d’urgenza dalla Polizia furono fatte proprio nel 2001. Ad esse seguirono, nella primavera del 2002, le trascrizioni operate dal Consulente dr. Calzoni.


Diamo la parola alle carte, valide di per sé, indipendentemente dalla presunta competenza di chi le stia esibendo. Come dimostrano i due documenti riuniti in questo pdf, l’estetista consegnò le prime due cassette alla questura di Perugia il 29 settembre 2001, e la relativa trascrizione venne ultimata il 23 ottobre successivo, due giorni prima dell’apertura del procedimento sul presunto omicidio di Narducci. Non si trattava affatto di una trascrizione “urgente e sommaria”, ma di quella definitiva allegata agli atti, effettuata dall’ispettore Furio Fantauzzi, dal sovrintendente Stefano Savelli e dall’ausiliare Giovanni Calzoni (il quale quindi si mise all’opera molto prima della primavera 2002, come invece affermato erroneamente dall’ex PM). Riguardo il contenuto, il lettore curioso – nonché maggiorenne – può leggerselo per intero, quello frettoloso può invece consultare il seguente documento, datato 16 giugno 2004, riportante la ricerca dei termini (o meglio: frammenti) più significativi contenuti nelle prime 18 cassette. Ebbene, nella numero uno – la due era soltanto una copia parziale di questa – i termini sono: “Pacciani” e “colline del Mugello”. Di Narducci neppure l’ombra.
I due documenti riuniti in questo secondo pdf attestano invece la consegna delle cassette 3 e 4, sempre in questura, il giorno 15 novembre 2001, e la relativa trascrizione il giorno 15 dicembre successivo. A trascrivere furono gli stessi tre poliziotti, compreso l’ausiliare Giovanni Calzoni, con l’aggiunta dell’assistente capo Salvatore Emili. Tra i termini significativi emerge soltanto “Pacciani”, mentre Narducci continua a latitare.
Delle cassette 5 e 6 chi scrive non ha la disponibilità della trascrizione. In ogni caso non dovevano essere state ritenute utili alle indagini, come dimostra la loro assenza nel documento di ricerca dei termini significativi.
Prendiamo adesso in esame la cassetta numero 7. Questo pdf ne colloca la consegna al 21 maggio 2002 e la trascrizione – operata ancora da Fantauzzi, Emili e Calzoni – al giorno dopo, 22 maggio. Finalmente, in aggiunta al solito “Pacciani”, vi si leggono i primi termini in qualche modo riconducibili a Narducci: “il dottore”, “lago”, “lago Trasimeno”. È il caso di riportare anche le relative frasi: “Verrai uccisa e seppellita come l’amico di Pacciani del lago Trasimeno”, “Guarda il tuo bambino e finirai nel lago uccisa”, “Tu ricorda il dottore amico di Pacciani”. Dal verbale di consegna risulta che la Falso aveva iniziato a ricevere tali telefonate il giorno 18 maggio 2002.
A questo punto abbiamo quindi un dato di fatto inconfutabile: quando nelle telefonate comparvero i primi riferimenti a Narducci, erano trascorsi già sette mesi dall’apertura del procedimento giudiziario riguardante il suo presunto omicidio.
Ma proseguiamo. Dopo una cassetta non significativa, arrivò la numero 9 (vedi), consegnata il 27 giugno e trascritta il 15 luglio sempre da Fantauzzi, Emili e Calzoni. Qui i termini significativi aumentano, e tra di essi compare anche quello più importante, “Narducci”. Gli altri sono: “il grande medico”, “il dottore”, “il grande dottore”, “ammazzato”, “ucciso”, “lago” e infine l’immancabile “Pacciani”.
La successiva cassetta, la 10, venne consegnata il 17 luglio e trascritta il 24 agosto. Frammenti significativi sono “come i morti di Firenze” e vari con radice “sfregi”. Questa volta Pacciani fu lasciato a riposo.
Fermiamoci qua, avendo dimostrato ad abundantiam che le telefonate all’estetista nulla avrebbero dovuto aver a che fare con la partenza dell’inchiesta Narducci. Che per quella partenza il relativo procedimento fosse stato preso a semplice pretesto è dunque un fatto storico, sul quale ognuno può elaborare il proprio personale giudizio. Quello di chi scrive, che si sente preso in giro, è particolarmente severo.

I telefonisti. Scrive Giuliano Mignini:

Poi c'è un “capitolo” dal contenuto caotico e pressoché incomprensibile in cui lei si perde, letteralmente, sui “telefonisti”. Il procedimento si è concluso definitivamente con la condanna patteggiata di Pietro Bini, un disoccupato di Foligno o Cannara che, secondo me, si è assunto la piena paternità delle telefonate, per chiudere la questione nella quale era rimasto coinvolto, diciamo, un poliziotto.
Sono rimasto sempre perplesso da questa storia, tutti lo sanno e, a un certo punto, mi sono concentrato sulle indagini collegate con Firenze e ho lasciato che le ultime udienze le trattasse una vice procuratrice onoraria. […]
Lei parla di un “toscano” che era presente nelle telefonate. Io ho sentito solo una voce “appenninica” dell’area di Foligno e una “piemontese”. Di toscani in quelle telefonate neppure l’ombra. E se anche ci fosse stata e fosse stata trascurata che rilevanza avrebbe?


L’ex PM parla di “contenuto caotico e pressoché incomprensibile”. Di sicuro per lui l’argomento è molto più chiaro, e le ragioni sono ovvie, ma la documentazione della quale dispone chi scrive non consente di redigere una cronaca più precisa. In essa rimangono molti buchi, riempibili soltanto con delle ipotesi; la qual cosa non è per nulla facile, e fa buon gioco a chi preferisce buttare tutto in caciara. Ma quel che ne emerge è comunque un quadro assai inquietante. Innanzitutto è bene sia stabilito un fatto certo: ad affermare che in quelle telefonate c’era un toscano non sono io, ma i poliziotti che le trascrissero: Fantauzzi, Savelli, Emili e Calzoni. Nei relativi documenti, fino alla cassetta 9 si legge di un interlocutore maschile dall’accento toscano (per comodità riporto ancora i link: cassette 1 e 2, cassette 3 e 4, cassetta 7, cassetta 9). Per la cassetta 1 si parla addirittura di “<H> aspirata tipica toscana”, intendendo probabilmente il "ch". Poi dalla cassetta 10 l’accento toscano sparisce, e, per il motivo che ho già spiegato (la doppia “B” di “subbito”) probabilmente entra quello denominato “appenninico” dal dottor Mignini.

Edit 1/9/2021. Da un controllo più accurato è emerso che l'indicazione di accento toscano sparì dalle trascrizioni con la cassetta 11 – data verbale 19/11/2002 – e che la parola “subbito” nella cassetta precedente era stata pronunciata dalla voce femminile.

Si dovrebbe dunque pensare che i tre poliziotti incaricati delle trascrizioni – in un caso quattro – avessero tutti preso un abbaglio? Si tratta di uno scenario francamente improbabile. C’è piuttosto da chiedersi il perché nessuna telefonata con quell’accento toscano avesse fatto parte delle 20 del CD fornito ai due esperti ai quali, il 19 luglio 2005, venne commissionata la perizia fonica (vedi). Ce n’erano 6 della donna con accento piemontese e 14 dell’uomo con accento di Cannara, senz'altro Bini. Evidentemente non interessava indagare su chi ci fosse dietro quell’accento toscano, la qual cosa porta a sospettare che lo si sapesse già.
Ci sono altre questioni sulle quali chi finanziò quella perizia fonica e tutte le altre indagini avrebbe diritto di saperne di più. Quale era stato il ruolo del poliziotto indagato, un dirigente di buon livello che adesso ha una posizione di grande responsabilità? Quali le sue motivazioni, e quali i suoi rapporti con i colleghi fiorentini?
Infine Bini, che non risulta neppure interrogato nell'ambito del procedimento sul presunto omicidio di Narducci. Non interessava chiedergli se ne sapeva qualcosa? Tra l'altro gli fu concesso il patteggiamento, a quanto pare senza pretendere che rivelasse i nomi dei suoi complici. Si tratta di normale amministrazione nei tribunali italiani? E qual era stato il suo compenso per essersi preso tutta la colpa? Soldi? Uno scambio di favori?

La notizia di reato. Scrive Giuliano Mignini:

Lei non ha capito che la notitia criminis per l’apertura del procedimento 17869/01/44 furono le dichiarazioni del medico legale prof.ssa Francesca Barone che riferì delle lesioni di cui le parlò lo Zoppitelli, mi pare che si chiamasse così (che era sul pontile) a proposito del cadavere ripescato che, nel 2001, non dubitavamo coincidesse col Narducci.
E che il cadavere (dell’uomo ripescato) presentasse segni di lesioni lo dice anche l’appuntato dei carabinieri Aurelio Piga che tentò di richiamare l’attenzione dei presenti ma fu subito bloccato dal questore. […]
Perché, consapevole della sua incompetenza, lei si avventura in un terreno così “tecnico”? Io non la capisco proprio.


Prima di andare avanti mi si consenta di aprire una parentesi, mettendo da parte Zoppitelli e prendendo in esame Piga. Ma insomma, la famiglia Narducci avrebbe avuto la bella pensata di sostituire il cadavere del congiunto con quello di un uomo di colore 20 centimetri più basso, altrettanti più largo e per di più con evidenti lesioni? Il tutto al fine di nascondere un omicidio che sarebbe stato compiuto con la pressione di un pollice sul collo, quindi senza produrre ferite evidenti? Qui non si tratta di competenza ma di semplice logica, per la quale non serve una laurea in legge. Peraltro, come anche le sentenze Pacciani e Vanni dimostrano, non pare che ai magistrati ne venga richiesta una troppo ferrea.
Ma torniamo a bomba. Nel mio scritto mi pare di aver dimostrato di aver capito bene che cosa sia una notitia criminis, in caso contrario mi si dovrebbero indicare gli errori. Sia come sia, a questo punto conviene comunque ripartire dalla attuale affermazione dell’ex PM: la notitia criminis del presunto omicidio di Narducci sarebbe nata dalle dichiarazioni della professoressa Francesca Barone (vedi). Su questo argomento ho già scritto, quindi devo purtroppo ripetermi. Leggiamo allora le dichiarazioni della Barone che avrebbero fatto ipotizzare l’omicidio di Narducci. Siamo al 22 ottobre 2001:

Per pura casualità incontrai dei pescatori, uno dei quali, di cui non ricordo il nome, aveva partecipato al recupero del cadavere; quest'uomo […] mi disse che il cadavere di Francesco Narducci presentava delle macchie rosse, come se avesse sbattuto contro qualcosa o che comunque avesse subito colpi violenti. Le macchie erano presenti soprattutto sul volto; il pescatore aggiunse che il cadavere aveva le mani ed i piedi legati dietro la schiena. Il pescatore mi disse che dovevano avergli dato tantissime botte per come era ridotto il volto.

Gli eventi narrati si riferiscono al giorno del ripescaggio del cadavere, il 13 ottobre 1985. Il dottor Mignini avrebbe dunque elaborato la notitia criminis sulla base di questo racconto, sono le sue testuali parole (in effetti il relativo procedimento venne aperto tre giorni dopo). Ma come, senza neppure verificare chi fosse questo pescatore e tantomeno interrogarlo? Una scommessa molto azzardata. Se infatti lo avesse identificato e interrogato, avrebbe anche scoperto che non aveva visto un bel niente, come ammesso da lui stesso cinque mesi più tardi, dopo un confronto con la Barone. Si trattava di Giancarlo Zoppitelli, non pescatore ma imbianchino. Dal verbale del 13 marzo 2002 (vedi):

Ora che ho visto la Prof.ssa Barone ricordo che effettivamente nel pomeriggio del 13.10.1985 riferii a quest'ultima che il cadavere aveva il volto tumefatto, il naso rotto e le mani legate, ma questo non l'ho visto di persona. L'ho sentito dire quel giorno da molta gente sul pontile, nel momento del ritrovamento da persone del paese che hanno ripetuto queste affermazioni anche nel bar “Menconi”, gestito da tale Menconi, non ricordo se il padre o il figlio. Mi dispiace di essermi infilato in questo impiccio.

Era dunque questa l’origine della notitia criminis che avrebbe fatto partire un’inutile inchiesta costata chissà quanti milioni di euro di noi poveri contribuenti e la sofferenza di tanta gente? E il cui unico risultato giuridico è la sentenza di archiviazione De Robertis, nella quale – questo lo si deve riconoscere – la sintonia con il collega PM risultò perfetta?

18 commenti:

  1. Dottor Segnini, innanzitutto complimenti per l’usuale chiarezza dell’articolo che, come fatto intendere da lei, non avrebbe dovuto essere necessario… Mi hanno tuttavia fatto leggere ora questo curioso commento sul solito gruppo FB dedicato al tema:

    “Mi spiace ma io Segnini, dopo la figuraccia rimediata in merito ai particolari autoptici del dottor Narducci ( che guarda caso ha dovuto rettificare nel suo stesso blog), proprio col dottor Mignini, sul forum '' I mostri di Firenze", non lo prendo più in considerazione. Segnini può dire e scrivere quello che vuole ; non mi interessa minimamente.” (Samuele Burlamacchi)

    Fermo restando che il livello di discussione generale del gruppo è molto peggiorato negli ultimi tempi, può darmi un'idea di che cosa intendesse questo tizio?

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    1. Credo che questo Burlamacchi si riferisca al primo tentativo del dottor Mignini di contrastare i miei studi protestando per un mio intervento sul Forum dei Mostri. Una vicenda grottesca. In pratica l'ex PM minacciò quelli del forum, che si presero un coccolone e subito tolsero il mio scritto, mettendo un avviso che rimase per non so quanti secoli. Essendo la prima volta che mi trovavo in contrasto con il magistrato mi affrettai a mettere offline alcuni articoli per farli controllare da un mio amico avvocato, che dopo un po' mi tranquillizzò. In effetti pian piano li rimisi tutti, opportunamente ampliati. Poi il dottor Mignini intervenne ancora, questa volta contattandomi in modo meno indiretto, attraverso una conoscenza comune, fino a mandarmi uno scritto via mail. Ma questa è un altra storia.
      Riguardo Burlamacchi, so bene quali sciocchezze scrive, perché anch'io scorro ogni tanto i post del gruppo di Flanz. Si tratta di persona di valore modesto, che si sente a suo agio mettendosi a rimorchio dell'autorità, e non è capace di ragionare con la sua testa. Il discorso da lei riportato lo dimostra bene: Segnini mi sta antipatico quindi non tengo in considerazione i documenti che presenta, come se il valore dei documenti dipendesse da chi li presenta. Una grande sciocchezza quindi.
      Per i curiosi riporto la prima parte dell'intervento che tanto fece arrabbiare il dottor Mignini.

      Quello che dice Mignini conta poco, visto che é parte in causa. Poi, dopo le bugie suIIe telefonate di Dora, da me dimostrate, chiunque preferisca Ia verità alle favole farebbe bene a farci sopra una grande tara. In ogni caso Pierucci stesso non si sentì di formulare un giudizio sul vitale/non vitaIe della frattura, quindi mi sembra che la questione possa essere accantonata, poiché non c'è possibilita di dimostrazione né in un senso né nell'altro.
      Veniamo pero all'oggetto del contendere. Che la cravatta suI collo del cadavere del lago c'era non ci sono dubbi, le testimonianze lo confermano. Che quella cravatta stringesse molto il collo gonfio è altrettanto certo, come è certo anche che venne tagliata. Ora, le modalita che ho descritto per quel taglio sono altamente probabili, diciamo che sono le più probabili di tutte. II cadavere giaceva supino, e per infilare le forbici sotto il tessuto deve essere stata effettuata per forza una pressione con l'aItra mano. In quale punto? Quello che ho indicate è di gran lunga il più probabile.

      Al posto di queste parole troneggia adesso la pomposa frase:

      POST EDITATO DAGLI AMMINISTRATORI COME DA RICHIESTA UFFICIALE DEL DOTT. G. MIGNINI.

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    2. Storia molto molto singolare… Mi fa comunque piacere constatare come quest’ingerenza non abbia sortito effetti, a discapito del gregge che continua a difendere l’indifendibile e ad attaccare l’inattaccabile.

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  2. Forse lo sa già, ma il tizio ha levato il commento di cui discutevamo e uno o due altri sul medesimo tema. Giusto per rendersi conto di quanto poco il gregge stesso creda in ciò che scrive…

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    1. Ho controllato e ha ragione. Il termine "gregge" non è troppo gentile, ma devo riconoscere che rende l'idea...

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  3. Antonio, per pura curiosità, dopo venti anni dagli eventi narrati, sai che fine hanno fatto Dorotea Falso, la sua famiglia, Pietro Bini e i suoi presunti persecutori? Hanno mai rilasciato dichiarazioni in anni recenti?

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    1. No, non so niente. A dire il vero non mi sono neppure interessato. Credo che un giornalista capace avrebbe di che scrivere un bell'articolo.

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  4. Antonio scusa un'altra curiosità: da quando hai pubblicato questi articoli non si può fare a meno di notare che mancano le repliche dei Narduccisti... Ma che attendono a rispondere? Secondo il mio modesto parere ha fatto uno scoop incredibile!

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    1. Purtroppo non ho un buon rapporto con i fan della pista Narducci, probabilmente per colpa mia, che sono un po' troppo brusco nelle mie repliche. Lo si vede nelle poche vecchie discussioni sul Forum dei Mostri. Credo sia per questo che manca il confronto.
      Riguardo l'argomento telefonate, direi che c'è poco da controbattere, "carta canta", diceva Di Pietro...
      Anticipo che sto cercando di rubare il tempo al mio lavoro del momento per interessarmi della sentenza Calamandrei. Mi piacerebbe chiarire la questione dell'insufficienza di prove, un mantra sommamente crudele verso una famiglia che ha sofferto e che vorrebbe lasciarsi alle spalle ingiusti sospetti. Vedremo se si accenderà qualche discussione.
      Devo anche dire che purtroppo sto trascurando un paio di fronti caldi su cui sarebbe necessario metter giù qualche chiarimento. Uno riguarda la ricostruzione del delitto degli Scopeti da parte di Enrico Manieri, che pare diventato un venditore di pentole per come pubblicizza i suoi filmati. Credo che le sciocchezze abbondino, a tempo debito mi metterò a controllare. L'altro è quello di Salvatore Vinci, dove ancora i colpevolisti a prescindere vanno dritti per la loro strada, ignorando bassezza, innocenza plateale per la morte della moglie e implausibilità della sua partecipazione al delitto di Signa. A questo punto non resta che illustrare la montagna di difficoltà per fargli fare il mostro, nonché fornire una logica spiegazione per lo straccio. A tempo debito.

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  5. Antonio, non entro nel merito della ricostruzione di Scopeti però sulla serietà e la competenza di Enrico Manieri non c'é nulla da dire. A me sembra una delle persone più intellettualmente oneste che parlano di questo caso. E mi piacerebbe vedere seduti insieme ad un tavolo per arrivare a dei punti oggettivi persone come te, lui, Valerio Scrivo, Marco Corigliano e Flanz.

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    1. Rispetto le sue opinioni, in seguito alla mia personale esperienza io ne ho di un po' differenti. In ogni caso non è questo l'importante, l'importante è non aggiungere zavorra su questa allucinante vicenda più di quella che già non c'è, come introdurre secondi caricatori e spari fantasma a Scopeti, nonché assurdi attacchi al sorgere del sole. In ogni caso sono rimasto fermo al video con Aufiero, devo guardare i successivi, per cui può darsi che mi debba ricredere.

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  6. "Non sono contento neppure per i miei pochi fidati lettori, che di questo botta e risposta ne avranno di sicuro le scatole piene".
    Parlo per me ma sto seguendo con grandissimo interesse questa disamina di una vicenda che mi ha sempre lasciato molto perplesso, per non dire sconcertato.

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  7. Caro Antonio, ho guardato i tuoi video su Narducci. Secondo te qualcuno ha "commissionato" a quella gente di fare i nomi di Pacciani e Narducci? Su questo articolo Mignini fa riferimento a un poliziotto... Non sarebbe interessante reperire qualche informazione su tale poliziotto? Cose banali, tipo dove ha lavorato, su quali tipi di reati, ecc. Un articolo o un video su questo sarebbero molto interessanti, anche senza la necessita di fare nomi. Grazie e complimenti ancora.

    Oscar

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    1. Mi pare evidente che qualcuno abbia voluto, fortissimamente voluto, far partire l'indagine Narducci. A tale scopo ha approfittato delle minacce all'estetista inserendovisi.
      Se leggi l'articolo

      https://quattrocosesulmostro.blogspot.com/2021/02/telefonate-minatorie-e-notizie-di-reato.html

      trovi un verbale dove si parla di quel poliziotto. Il nome ho evitato di farlo, oggi riveste un ruolo importante, e non voglio creare fermento più di tanto. Mi basta che la gente comprenda.

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    2. Aggiungo che più avanti seguiranno altri video sul tema. Ma per adesso tornerò alla narrazione principale.

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  8. Ok, grande. Non serve rispondere adesso se stai lavorando a un video. Anzi, puoi anche evitare di pubblicare questo commento. Solo un'ultima cosa su questo: cosa potrebbe voler dire "si è assunto la piena paternità delle telefonate, per chiudere la questione nella quale era rimasto coinvolto, diciamo, un poliziotto." A me sembra quanto mai ambiguo e inquietante che qualcuno si prenda la colpa di reati per scagionare un membro delle FdO, e trovo altrettanto strano che un giudice faccia queste considerazioni in modo pubblico. Bah!

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    1. Frase molto ambigua, che io interpreto in modo malevolo. E credo di averne tutto il diritto. Qualcuno ha aiutato qualcun altro, e chi se n'è accorto ha preferito soprassedere. Ma fermiamoci qui, vediamo più avanti quello che sarà il caso di dire.
      Ciao.

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