Bonus malus. Tutti i miei lettori certamente
sapranno che cos’è il bonus malus. In
ogni caso descriviamolo in breve, poi ne esamineremo alcuni aspetti tecnici.
Si tratta in sostanza di un meccanismo di calcolo del premio (l’importo da pagare ogni anno) per un’assicurazione RCA. Il meccanismo è semplice: sopra una base che
dipende da vari fattori – caratteristiche dell’auto, del conducente, della zona
– e che comunque è a discrezione di ogni compagnia, si applica un coefficiente
che risulta tanto maggiore quanti più incidenti (detti sinistri) il contraente ha provocato negli anni passati. Vale
soltanto il numero degli incidenti, non l’entità dei danni. In alternativa al
bonus malus c’è il sistema della franchigia,
con il quale il premio non varia a seconda della sinistrosità, ma l’assicurato
paga una parte del danno che provoca, con modalità di vario tipo. In tempi
recenti si sono affermati anche sistemi misti, che all’epoca non c’erano e che
quindi qui non c’interessano.
Il sistema del bonus malus favorisce i conducenti più virtuosi. Le compagnie lo hanno spinto a partire dagli anni ’80 per diminuire il peso delle truffe, tantoché oggi quasi tutte le polizze sono di questo tipo. Ma vediamone il meccanismo. Tutti gli assicurati vengono suddivisi in 18 classi di merito, ognuna delle quali prevede una maggiorazione (classi malus) oppure una diminuzione (classi bonus) rispetto al premio base. La classe del premio base, quella che viene assegnata al neopatentato, è la 14, le classi superiori sono le malus, le classi inferiori sono le bonus. Il passaggio da una classe all’altra viene attuato anno per anno attraverso l’esame di un periodo di osservazione, che corrisponde all'ultimo anno anticipato, per consentire i conteggi, di due mesi rispetto all’annualità del relativo premio. Se, per esempio, l’annualità inizia e termina ogni 20 marzo, il periodo di osservazione inizia e termina ogni 20 gennaio precedente.
Il sistema del bonus malus favorisce i conducenti più virtuosi. Le compagnie lo hanno spinto a partire dagli anni ’80 per diminuire il peso delle truffe, tantoché oggi quasi tutte le polizze sono di questo tipo. Ma vediamone il meccanismo. Tutti gli assicurati vengono suddivisi in 18 classi di merito, ognuna delle quali prevede una maggiorazione (classi malus) oppure una diminuzione (classi bonus) rispetto al premio base. La classe del premio base, quella che viene assegnata al neopatentato, è la 14, le classi superiori sono le malus, le classi inferiori sono le bonus. Il passaggio da una classe all’altra viene attuato anno per anno attraverso l’esame di un periodo di osservazione, che corrisponde all'ultimo anno anticipato, per consentire i conteggi, di due mesi rispetto all’annualità del relativo premio. Se, per esempio, l’annualità inizia e termina ogni 20 marzo, il periodo di osservazione inizia e termina ogni 20 gennaio precedente.
Il
meccanismo per gli spostamenti di classe è il seguente: se nel periodo di
osservazione non ci sono stati incidenti la classe viene diminuita di 1, in
caso contrario viene aumentata secondo la formula 3 x N – 1, dove “N” è il numero d’incidenti e “x” è il segno della moltiplicazione [addendum: in realtà la formula vale anche per zero incidenti!].
L’assicurato si porta dietro la propria classe anche quando cambia compagnia o
sostituisce il proprio veicolo con un altro. A far fede c’era una volta un attestato di rischio cartaceo, oggi
l’informazione è in un database generale accessibile a tutte le compagnie.
Le
regole precedenti valgono oggi, e sono state illustrate per completezza, ma negli
anni ’80 ne valevano di un po’ diverse. Come si vede dalla tabella sottostante,
le classi di merito erano 13, e andavano dalla 1b, la migliore, alla 11, la
peggiore. Chi stipulava per la prima volta una polizza di tipo bonus malus
entrava in classe 6. Bisogna tener presente che all’epoca c’erano in giro
ancora tante polizze con franchigia, quindi l’ingresso in una bonus malus
spesso dipendeva da un cambiamento di condizioni, magari associate a un
cambiamento di assicuratore e di compagnia.
Sulla
colonna di destra la tabella riporta un coefficiente che fornisce le
maggiorazioni e gli sconti per ogni classe, fatto 1 quello della classe
d’ingresso, la 6 appunto.
Sotto
vediamo un’altra tabella dove invece vengono illustrate le modalità di
passaggio da una classe all’altra.
Purtroppo
il software di conversione OCR ha prodotto diversi errori, ma con un po’
d’intuito si riesce abbastanza bene a comprendere la regola generale. Con
nessun sinistro succedeva quel che succede oggi, la classe scendeva di 1,
mentre in presenza di sinistri la classe saliva del loro numero, fino a un
massimo di 4.
Alle
due tabelle precedenti si deve aggiungere un’ulteriore differenza rispetto alle
regole odierne: il periodo di osservazione si arrestava non due ma tre mesi
prima della scadenza annuale della polizza, evidentemente per i conteggi meno
agevoli in presenza di un’informatizzazione ancora embrionale.
La sinistrosità di Lotti. Veniamo adesso al caso Lotti.
La sua polizza 67053 con la Allsecures Preservatrice era iniziata il 20 marzo
1983 con l’acquisto della Fiat 128 nell’officina Bellini. I documenti
disponibili non lo specificano in chiaro, però dal contesto delle varie deposizioni
si trae la ragionevole certezza che quella fosse la prima volta in cui Lotti
acquistava dai Bellini, che approfittarono dell’occasione per portarlo sotto la
loro gestione assicurativa. Nel contempo dovette cambiare anche la tipologia della
sua copertura, dalla vecchia franchigia al nuovo bonus malus. A confermarlo è
l’immagine sottostante – per la quale ringrazio ancora una volta Francesco
Cappelletti – che ci dà la possibilità di esaminare due documenti assicurativi sequestrati
a Lotti nella perquisizione del 23 gennaio 1996.
A
sinistra si vede il certificato della polizza 67053 per la semestralità 20
settembre 1984 - 20 marzo 1985. A destra viene indicata la classe di merito della
corrispondente annualità, iniziata il semestre precedente: quinta con
provenienza dalla sesta. E, come si era sopra ipotizzato, questo porta a
pensare che Lotti avesse acceso tale polizza il 20 marzo 1983, in concomitanza
con l’acquisto della 128 rossa, entrando in sesta classe. Nel riportare il
passaggio alla quinta, il documento ci dice inoltre che fino al 20 dicembre
successivo – termine del periodo d’osservazione – l’individuo non aveva provocato
alcun incidente.
Purtroppo
la documentazione in mano a chi scrive non comprende informazioni sulle successive
classi di merito, però dall’importo del premio sulla 128 nel periodo 20 marzo
1985 – 20 marzo 1986 (questo noto dalla prima semestralità) si può tentare di
arguire se dal 21 dicembre 1983 al 20 dicembre 1984 Lotti avesse provocato o no
incidenti.
L’immagine
sopra ci dice che il premio annuale pagato dal 20 marzo 1984 al 20 marzo
1985 fu di 353.100 lire (176.550 x 2). Applicando all’inverso il coefficiente
della classe quinta troviamo il premio base dell’annata, quello della classe
sesta: 353.100 / 0,92 = 383.800 lire. Cerchiamo di ipotizzare adesso quale
dovette essere più o meno il premio base dell’annata successiva, applicando il
coefficiente d’inflazione del periodo, circa il 12%: 383.800 x 1,12 = 429.850
lire. Il premio effettivo pagato da Lotti fu invece di 196.790 x 2 = 393.580 lire
(vedi). A questo punto calcoliamo il coefficiente bonus malus che
era stato applicato: 393.580 / 429.850 = 0,915.
Che cosa risulta dal
calcolo precedente, Lotti aveva provocato incidenti nel
periodo dal 21 dicembre 1983 al 20 dicembre 1984? No, non ne aveva provocati,
poiché nel periodo successivo la sua classe di merito era diminuita ancora,
diventando 4. Il coefficiente della classe 4 era infatti 0,85, soltanto un po’
migliore dello 0,915 sopra calcolato. La differenza è senz'altro dovuta al
fatto che la compagnia aveva maggiorato il premio base un po’ di più del tasso
d’inflazione medio, dopo aver fatto i propri conti di redditività. Con un
incidente invece Lotti sarebbe tornato in classe sesta e avrebbe pagato il
premio pieno, cioè le 429.850 lire e più sopra ipotizzate.
Addendum 9 luglio 2020: Grazie all'immenso archivio di Francesco Cappelletti, è emerso il certificato che attesta la classe bonus malus di Lotti anche per l'annualità 20 marzo
1985 – 20 marzo 1986. Come si vede, in accordo con i calcoli sopra effettuati la classe è proprio la 4.
Continuiamo
a muoverci lungo la linea del tempo. Per i cinque mesi dal 21 dicembre 1984 al
24 maggio 1985, gli ultimi di utilizzo della 128 secondo la difesa Vanni, purtroppo
nulla possiamo dire, mancando le informazioni necessarie. Chi scrive pensa che
se incidenti ci fossero stati, essendo il periodo a ridosso della data di
voltura in qualche modo sarebbero emersi, dai controlli di Propato e dalla
deposizione di Bartoli. Dal fascicolo della polizza di voltura, la 68731, sappiamo invece per certo che
fino al 20 marzo 1986 gli incidenti furono soltanto i due con Giuliani e
Tartagli, poiché tracce di altri non ne vennero trovate.
Alla
fine di questa verifica dobbiamo accontentarci di un risultato parziale: se
niente sappiamo sulla sinistrosità di Lotti nei cinque anni di guida precedenti
il 20 marzo 1983, possiamo però ritenere abbastanza certo – con soltanto cinque
mesi di lieve dubbio – che nei tre anni dal 20 marzo 1983 al 20 marzo 1986 l’individuo
non avesse mai provocato un incidente. A parte i due in questione (per di più
molto vicini l’uno all’altro), che quindi vedono aumentare ancora la loro
sospettosità. Il lettore si faccia la propria idea.
Prima
di passare oltre vediamo ancora un’anomalia di questi due tediosissimi
incidenti. Come logica suggerisce e come mi ha confermato il mio consulente,
ogni sinistro aveva il proprio fascicolo archiviato per data. Dentro vi si
poteva trovare tutta la documentazione della pratica, spesso abbondantissima: l’eventuale
constatazione amichevole o comunque la denuncia, lettere, perizie, fotografie,
quietanze, in caso di danni alle persone certificati vari, e chi più ne ha più
ne metta. È chiaro che tutto questo cartame non avrebbe potuto albergare nel
fascicolo della polizza, nel quale veniva segnato soltanto un riferimento a
quello del sinistro, numero e data. Nell’ufficio di Giancarlo Gaviraghi tale riferimento
era costituito da una riga su una scheda sinistri.
Ebbene,
perché nel fascicolo della famigerata polizza 68731 erano state inserite le
fotocopie della lettera di denuncia di Lotti relativa al primo incidente e
della lettera di richiesta danni di Tartagli relativa al secondo? Gaviraghi non
è riuscito a trovare una valida motivazione, si è detto però d’accordo con
l’ipotesi che la presenza di questi due documenti costituisse indizio di
qualche problema di gestione dei due sinistri, del resto confermato
dall’abnorme tempistica dell’unico rimborso del quale venne trovata traccia.
Probabilmente anche la scheda sulla quale tale rimborso era registrato non
doveva trovarsi nel fascicolo della polizza, forse però faceva le veci della
riga di Gaviraghi. Tra l’altro suona strano che l’agente responsabile di
allora, Roberto Longo, di questi due anomali incidenti non avesse tenuto memoria,
visto i grattacapi che in qualche modo avevano dovuto dargli.
Il diavolo fa le pentole ma… È davvero incredibile l’insieme
di stranezze che si possono rilevare nella compravendita della Fiat 124 di
Lotti. Si tenga presente che l’intero scenario è racchiuso nell’ambito
dell’officina Bellini, dove ci si occupava dell’operazione in tutti i suoi
aspetti, compresa la polizza assicurativa e le pratiche del passaggio di
proprietà, oltre naturalmente alla messa a punto del mezzo meccanico. Un
servizio davvero completo, quindi, nel quale, per quanto ne sappiamo, erano
impegnate almeno quattro persone di famiglia: padre, figlio, figlia e marito
della figlia. Vediamo adesso alcune anomalie di gestione, ripercorrendo la
vicenda sulla base delle date che i documenti ci hanno tramandato. In nome
della chiarezza, il lettore dovrà perdonare qualche inevitabile ripetizione.
La
data in cui il precedente proprietario, Karl Schwarzenberg, consegnò la vettura
all’officina affinché se ne tentasse la vendita non è nota, dalla sua
deposizione possiamo però collocarla ragionevolmente nella prima metà del
maggio 1985. Si ha invece certezza che il 25 maggio l’auto venne assicurata a
nome Giancarlo Lotti. La nuova polizza sostituiva la precedente valida per la sua
Fiat 128, la cui copertura, da quel momento in poi, aveva quindi termine. Sappiamo
che l’assicuratore, in questo caso Mery Bellini, avrebbe dovuto chiedere
indietro certificato e contrassegno della vecchia polizza. Ma sappiamo bene che
non lo fece, poiché 13 anni dopo il certificato era ancora tra i documenti di
Lotti. È ragionevole ritenere che il contrassegno fosse rimasto sul parabrezza,
e fosse andato perduto al momento della rottamazione dell’auto. In ogni caso
non venne rintracciato tra le carte d’agenzia, dove avrebbe dovuto trovarsi
spillato alla polizza di voltura.
Dalle
parole di Roberto Longo abbiamo già visto a quali conseguenze negative avrebbe
potuto portare, per la compagnia assicuratrice, il mancato ritiro di
certificato e contrassegno della polizza volturata. E allora ci si deve
chiedere il perché a Lotti i due documenti non fossero stati ritirati. Disse
Longo: “Su
duecento, trecento contratti emessi poteva capitare che cinque o sei non avessero
il certificato o il contrassegno precedente allegato al simplo della polizza”. Ma, a giudizio del mio
consulente – al quale, a sua memoria, l’evento sarà capitato una o due volte – tale
frequenza non è per niente ragionevole. In tempi nei quali l’informatizzazione faceva
parte di un futuro ancora molto lontano, il ritiro dei vecchi documenti della
polizza volturata era obbligatorio, e soltanto in casi eccezionali poteva
essere posticipato, ma al più di qualche giorno (esempio: un’urgenza
imprescindibile per un cliente fidato che li aveva lasciati a casa). Capitavano
casi in cui i documenti non venivano più rintracciati, ma allora il cliente
doveva recarsi dai carabinieri e denunciarne lo smarrimento. La consegna della denuncia
faceva poi le veci dei documenti perduti, e la compagnia era comunque esentata
dal continuare a coprire anche gli eventuali danni della vecchia polizza.
Riguardo
Lotti, ammesso e non concesso che l’officina Bellini avesse nutrito riguardi particolari
verso lo squattrinato individuo – ma c’è da dubitarne – per quale motivo gli era
stata stipulata una polizza di voltura senza la richiesta contestuale dei
vecchi documenti? Per quali imprescindibili ragioni d’urgenza si sarebbe
passati sopra alla mancata consegna? Infine, perché nei quattro mesi dalla
voltura del 25 maggio alla scadenza del 20 settembre tali documenti non gli
furono mai richiesti, dandogli così la possibilità pratica di circolare in quel
periodo senza copertura assicurativa valida?
Passiamo a un’altra anomalia. A rigore, al momento dell’accensione della polizza della 124, sul relativo foglio complementare avrebbe dovuto comparire il nome del nuovo proprietario, Giancarlo Lotti, ma, lo abbiamo già visto, era prassi non formalizzarsi troppo per una mancanza del genere, visti i lunghi tempi di trascrizione effettiva da parte del PRA a partire dalla relativa richiesta. Richiesta che doveva comprendere l’atto di vendita firmato dal precedente proprietario. Ma allora, perché Karl Schwarzenberg venne invitato a recarsi all’ACI di San Casciano soltanto a luglio (data di firma il 3)? Fino a quel momento l’auto era ancora sua, poteva quindi pentirsi sulla vendita, visto che con i Bellini c’era stato un semplice accordo verbale. Se, per esempio, in quel mese e più la figlia avesse cambiato idea e fosse tornata a vivere con lui, poteva tornare in officina a riprendersi l’auto. A quel punto che sarebbe successo con l’assicurazione di Lotti oramai volturata?
Gino Coli era ben consapevole dell’anomalia, come dimostra questo frammento della sua deposizione. Siamo in primo grado, quando pareva che la polizza 68731 della 124 fosse partita il 20 settembre 1985, e la data del 25 maggio era ignota alla Corte. Il presidente stava cercando di capire il perché del ritardo di due mesi e mezzo dell’assicurazione rispetto al momento in cui il precedente proprietario aveva firmato l’atto di vendita, il 3 luglio.
Passiamo a un’altra anomalia. A rigore, al momento dell’accensione della polizza della 124, sul relativo foglio complementare avrebbe dovuto comparire il nome del nuovo proprietario, Giancarlo Lotti, ma, lo abbiamo già visto, era prassi non formalizzarsi troppo per una mancanza del genere, visti i lunghi tempi di trascrizione effettiva da parte del PRA a partire dalla relativa richiesta. Richiesta che doveva comprendere l’atto di vendita firmato dal precedente proprietario. Ma allora, perché Karl Schwarzenberg venne invitato a recarsi all’ACI di San Casciano soltanto a luglio (data di firma il 3)? Fino a quel momento l’auto era ancora sua, poteva quindi pentirsi sulla vendita, visto che con i Bellini c’era stato un semplice accordo verbale. Se, per esempio, in quel mese e più la figlia avesse cambiato idea e fosse tornata a vivere con lui, poteva tornare in officina a riprendersi l’auto. A quel punto che sarebbe successo con l’assicurazione di Lotti oramai volturata?
Gino Coli era ben consapevole dell’anomalia, come dimostra questo frammento della sua deposizione. Siamo in primo grado, quando pareva che la polizza 68731 della 124 fosse partita il 20 settembre 1985, e la data del 25 maggio era ignota alla Corte. Il presidente stava cercando di capire il perché del ritardo di due mesi e mezzo dell’assicurazione rispetto al momento in cui il precedente proprietario aveva firmato l’atto di vendita, il 3 luglio.
Presidente: Senta, e la cosa
all'ACI, la pratica all'ACI? La scrittura privata per rivendita, eccetera,
quando la facevate?
Coli: No, noi si portava
il libretto e il complementare. E all'ACI si prendeva residenza, e la fotocopia
della... E dopo il proprietario andava a firmare la vendita.
Presidente: Questo avveniva
prima del pagamento, o dopo il pagamento?
Coli: Mah, normalmente
il pagamento veniva un po' prima. Perché la pratica, noi all'ACI si lascia
tutto lì, va bene? Ci danno il foglio di via. Poi, dopo un giorno o due, il
cliente va a firmare quando c 'è il notaro.
Presidente: Quando questo, la
macchina è già venduta, già consegnata, o no?
Coli: É già consegnata,
perché lui va via con il foglio di via e l’assicurazione.
Presidente: Allora, questa
cosa non torna. Allora, diciamo subito questo: che la polizza di questa
macchina comincia a decorrere dal 20 settembre, mentre la scrittura privata di
cessione dello Schwarzenberg a Lotti è del 3 luglio dell'85.
Coli: Può darsi che in
quel periodo fosse fuori il cliente.
Presidente: E com'è, com'è
questo intervallo? Ecco, lei mi deve spiegare com'è questo intervallo qui.
Coli: É probabile che il
cliente, in quel periodo, sia andato all'estero. Perché normalmente, qualche
volta, andava all'estero, capito, questo signore. E allora che non ci fosse
stato subito per firmare la vendita. Eh, oppure...
Presidente: No, no, la vendita
è prima, la vendita è prima. È due mesi prima.
“La vendita è prima,
è due mesi prima!”,
esclamò stupito il presidente, senza rendersi conto che aveva appena scoperto
un altarino. Come ben si comprende, infatti, Coli intendeva giustificare una data
di firma successiva a quella di partenza dell’assicurazione, non precedente,
come invece gli veniva contestato. Quindi già sapeva dell’esistenza di quel
rateo di semestralità antecedente, con partenza al 25 maggio, che sarebbe
venuto alla luce soltanto in appello, ma si guardò bene dal farlo presente.
Perché?
Ma
lasciamo da parte l’altarino, e mettiamoci nella condizione di polizza accesa
il 25 maggio con urgenza causa un imprescindibile bisogno di Lotti di portarsi
via l’auto (per esempio perché la 128 si era fermata). Poteva il ritardo di un
mese e mezzo nella firma di Karl Schwarzenberg essere dipeso da un suo viaggio
all’estero, come ipotizzato in anticipo da Coli, oppure da un qualsiasi altro
motivo a lui addebitabile? A giudicare dalla sua deposizione si direbbe di no:
Lui mi telefona e dice: “L'abbiamo venduta, vada all'ACI di
San Casciano per firmare il contratto di vendita”. Cosa che ho fatto […].
La macchina non l'ho più veduta da che l'ho affidata al
garage Bellini, che è successo alcune settimane prima della vendita dell'auto.
Non so se è rimasta nel garage, o se il garage l'ha imprestata. Questo non lo
so, non l'ho più rivista. L'ho consegnata, poi mi hanno telefonato, credo
alcune settimane dopo, per dire che avevano finalmente trovato l'acquirente.
Certo,
potrebbe esserci stato qualche difetto nei ricordi di Schwarzenberg, visto che in
questa storia i vuoti di memoria paiono frequentissimi, e forse qualche lettore
tenacemente abbarbicato alle proprie convinzioni non esiterà a farmelo notare.
Però sembra plausibile che i maligni possano pensar male.
Passiamo
alla terza anomalia. Quando Karl Schwarzenberg andò all’ACI di San Casciano a
firmare l’atto di vendita, i documenti della 124 dovevano essere già lì, come
logico e come del resto avrebbe detto Coli in aula. Allora ci si deve chiedere
il perché, subito dopo quella firma, non fosse partita la pratica di
trascrizione al PRA del nuovo proprietario sul foglio complementare, sempre di
competenza dell’ACI. Forse l’officina aveva chiesto di tenerla in sospeso perché
Lotti ancora doveva saldare il conto? Probabilmente sì, e questo depone a
favore di un pagamento e di un ritiro successivi. Di quanto? Il maligno pensa:
stai a vedere che Lotti aveva detto il vero in primo grado, poiché, per
arrivare al 20 settembre, non è che mancasse poi molto!
In
ogni caso quella pratica messa da parte sarebbe stata riesumata quasi un anno
dopo, il primo aprile 1986, quando l’ACI andò a rimetter mano nelle faccende di
Lotti alla sua richiesta di demolizione della 128. La pratica si chiuse poi il
26 novembre successivo.
Delle
numerose anomalie dei due incidenti abbiamo già visto, e non è il caso di
ripetersi. Ce n’è però una che probabilmente a essi si ricollega. Come ormai
sappiamo bene, al 25 maggio 1985 era stata accesa la polizza 68731, con il
recupero del rateo residuo della semestralità già pagata sulla 67053, quella
della 128. Va tenuto presente che tutte le RCA sono polizze annuali,
eventualmente pagabili in due rate semestrali, come faceva Lotti. Ogni
annualità della sua 67053 decorreva dal 20 marzo, quindi la prima semestralità
era 20 marzo – 20 settembre, proprio quella di cui venne sfruttato il rateo. La
68731 assunse la medesima cadenza, quindi al 20 settembre venne pagata la
seconda semestralità. Ebbene, al cambio di annualità del 20 marzo successivo la
polizza venne dimenticata. Semplicemente Lotti cessò di pagarla, e proprio per
questo nel 1992 venne annullata dalla compagnia, come raccontò Bartoli in
aula, lo abbiamo già visto.
Per quale motivo Lotti smise di pagare la polizza 68731? Semplicemente perché sulla sua 124 ne venne accesa un’altra, la 69395, della quale il 20 marzo 1986 pagò la prima semestralità (vedi). Quale fu il motivo di questa operazione del tutto inusuale? Nel caso della voltura dalla 128 alla 124 è chiaro che la polizza, in presenza di un cambio di auto, doveva anch’essa cambiare. Ma al 20 marzo 1986 l’auto rimaneva quella, la 124 blu. Che motivo c’era di abbandonare la polizza 68731 e stipularne una nuova?
Per quale motivo Lotti smise di pagare la polizza 68731? Semplicemente perché sulla sua 124 ne venne accesa un’altra, la 69395, della quale il 20 marzo 1986 pagò la prima semestralità (vedi). Quale fu il motivo di questa operazione del tutto inusuale? Nel caso della voltura dalla 128 alla 124 è chiaro che la polizza, in presenza di un cambio di auto, doveva anch’essa cambiare. Ma al 20 marzo 1986 l’auto rimaneva quella, la 124 blu. Che motivo c’era di abbandonare la polizza 68731 e stipularne una nuova?
Dopo aver preso in esame varie ipotesi assieme al mio
consulente, l’unica ragionevole – a dire il vero tra le sole “oneste”; in tempi
di gestione cartacea qualche trucco si poteva anche fare, però c’era sempre il
pericolo delle ispezioni – ci è parsa quella di un cambio di tipologia.
Continuando con il bonus malus Lotti sarebbe risalito in classe 6, quindi al
rinnovo avrebbe dovuto pagare il premio base, invece di quello scontato del 20%
della classe 3. Questo a causa dei due incidenti. Supponiamo che di quei due
incidenti l’individuo fosse stato all’oscuro: come avrebbe giustificato il suo
agente il notevole aumento di premio, già gravato degli inevitabili adeguamenti
all’inflazione? Magari Lotti si sarebbe arrabbiato – se è vero che “nel loro
piccolo anche le formiche s’incazzano”, forse ogni tanto i babbei le imitano –
e l’anno dopo si sarebbe rivolto a qualcun altro.
Abbandonando il bonus malus per una franchigia opportunamente
calibrata il premio poteva subire ribassi notevoli. Certo, a eventuali incidenti per sua colpa Lotti avrebbe dovuto pagare parte dell’indennizzo di tasca propria,
quindi non sarebbe stato molto contento. In effetti, da alcune sue frasi
smozzicate in appello si capisce che qualche problema dovette averlo avuto, con
quell’assicurazione:
Lotti: Indove comprai la
macchina a San Casciano dal Bellini, lui faceva anche l'assicurazione delle
macchine, però era un'assicurazione... non tanto... i danni non è che te li
facessero... era un'assicurazione non tanto...
Pellegrini: Non dava tante
garanzie.
Lotti: No, a dire la
verità no. Era un po’ bassa come cose... come si chiamano?
Chi lo sa se andò così? Di sicuro per quell’inusuale cambio
di polizza un motivo dovette esserci, e non è detto che Lotti ne fosse stato consapevole,
viste le sue difficoltà con la parola scritta.
Conclusioni. Siamo arrivati a un punto in
cui qualcuno dei miei lettori si sarà già fatto un’idea di ciò che potrebbe
essere accaduto attorno alle due macchine di Lotti, in quei mesi di
primavera-estate 1985. Chi scrive la propria ipotesi ce l’ha, ma poiché non è possibile esibire prove
tangibili a sostegno, bensì soltanto semplici ragionamenti su testimonianze
interpretabili a discrezione – anche se soggette alla logica – è meglio che
essa venga espressa attraverso una storia di fantasia, dove ogni
riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti sia puramente
casuale (qui).
Si potrebbe allora sostenere che questo articolo non ha
dimostrato nulla? Questo non è vero. Se gli eventi li ha soltanto ipotizzati,
ha però dimostrato la superficialità dei tanti che fino a oggi vi hanno
costruito sopra scenari di parte, trascurando o interpretando in modo opportunistico
i numerosi aspetti anomali evidenziati dai documenti e dalle testimonianze. Vediamo
qualche piccola perla.
Disse il relatore d’appello, Bruno Loche, commentando i tre
certificati d’assicurazione consegnati da Bertini (17 maggio 1999, vedi):
Uno che attesta il pagamento della
semestralità di premio fino al settembre dell'85 e si attiene al 128, un altro
che attesta il pagamento di una semestralità di premio dal settembre '85 e
riguarda la macchina 124 e poi un terzo che direi non ce ne importa proprio
nulla, che è una polizza che sostituisce la precedente del 124.
Peccato che quel terzo certificato “che direi non ce ne
importa proprio nulla” andava invece analizzato in profondità, alla ricerca delle
motivazioni che avevano determinato il conseguente cambio di polizza. Ma Loche
si trovava in buona compagnia, poiché di quell’anomalo cambio di polizza
nessuno parve accorgersi.
Si legge in Storia
delle merende infami: “Come spesso accade la registrazione del contratto di
acquisto della per dir così, 'nuova' vettura, è avvenuta con un ritardo di due
mesi”. Qui
Filastò commette due errori al prezzo di uno. Innanzitutto confonde la
registrazione del contratto di acquisto, che è a carico del PRA (ente pubblico)
e che nel caso in questione avvenne il 26 novembre 1986 su domanda del primo
aprile precedente – quindi con un ritardo molto più grande! –, con la firma
dell’atto di vendita davanti a un notaio messo a disposizione dall’ACI (ente
privato). Detto questo, bisogna comunque osservare che non viene mai stipulata un’assicurazione
prima di tale atto e del conseguente avvio della pratica di trascrizione al PRA, quindi non è vero che accade spesso: sarebbe come vendere la pelle dell’orso prima di averlo preso.
Veniamo poi a un libro molto più recente, Al di là di ogni ragionevole dubbio di
Paolo Cochi, che ambisce a smontare “una a una le dichiarazioni del reo confesso Giancarlo Lotti,
questa volta senza possibilità alcuna di appello”, e che quindi, per tale
improbo compito, non dovrebbe permettersi neppure un errore. Vi si legge:
Da qualche parte nelle carte del P.R.A. saltò
fuori la data in cui era stata fatta l’autenticazione dal notaio. La data che
si leggeva era appunto il 3 luglio 1985, quindi almeno da quel giorno il Lotti
era materialmente in possesso dell’auto e non dal novembre ‘86 come annotato
dal registro.
“Quindi almeno da quel giorno il Lotti era materialmente in
possesso dell’auto”, sostiene l’autore. Ma non è per niente detto! Quando c’è di
mezzo un intermediario, in questo caso l’officina Bellini, i due eventi sono
scissi (anche se generalmente contestuali). Da una parte l’intermediario dà i soldi al venditore dopo che questi ha
firmato l’atto di vendita, dall’altra lo stesso intermediario consegna l’auto
all’acquirente dopo che questi ha pagato.
Un secondo esempio dal medesimo libro:
Come possa aver fatto un incidente il 22
giugno con la 124 che era stata acquistata il 3 luglio, lo spiega il terzo
documento: un contratto assicurativo datato 26 maggio 1985. Quel contratto,
polizza 69.395, riguarda infatti un passaggio di assicurazione dalla 128 rossa
al 124 blu, effettuato il 25 maggio del 1985. In sostanza, Lotti era entrato in
possesso del 124 almeno sin dalla fine di maggio e questa doveva essere la vera
data in cui era materialmente stata redatta la scrittura privata e che
evidentemente era stata autenticata solo tempo dopo.
La scrittura privata sarebbe stata autenticata solo tempo
dopo? Ma che vuol dire? In caso di vendita di un’auto il proprietario va dal notaio e firma una dichiarazione che
trova pronta. L’autenticazione è contestuale. Lasciamo poi perdere l’errore sul
numero di polizza, che non è il 69395 ma il 68731, alla terza edizione non
ancora corretto.
In questo terzo esempio vediamo un’ipotesi che non tiene
conto delle testimonianze:
Dalla cartellina dell’avvocato Mazzeo
purtroppo non uscirono fuori i tagliandi, quelli che si espongono sul parabrezza.
Presumibilmente erano stati trasmessi dall’agenzia sub mandataria alla sede
centrale e quindi distrutti dopo dieci anni. Fu così che Lotti poté sostenere
di aver lasciato il tagliando sul parabrezza della 128, cosa che gli avrebbe
permesso di continuare a usare quell’auto senza rischiare a un eventuale
controllo di vedersela sequestrare, poiché l’assicurazione sarebbe risultata
ancora valida.
Sappiamo invece, dalla testimonianza Bartoli, che il
fascicolo della polizza di voltura non era affatto andato al macero, e dentro
avrebbe dovuto trovarsi il tagliando o contrassegno della polizza volturata. Ma
non c’era. E non c’era neppure il corrispondente certificato, che infatti la
Corte ebbe da Bertini. Quindi è ragionevole ritenere che quel contrassegno
fosse rimasto davvero sul parabrezza della 128 di Lotti, e che davvero
quell’auto avesse potuto continuare a circolare impunemente anche senza
assicurazione.
Oggi purtroppo i tanti bla bla hanno ormai inquinato in modo irreparabile l’argomento. Si continuerà a perpetuare all’infinito lo scenario della macchina rossa che a Scopeti non poteva esserci, perché aveva l’assicurazione scaduta, perché era ferma senza le ruote, perché Lotti ne aveva comprata un’altra. Come in questa serie di quattro articoli, dove l’altrimenti ottimo Omar Quatar non dà certo il meglio di sé nel tentativo di dimostrare che Lotti era un bugiardo. Perché, qualcuno aveva dei dubbi?
Ma forse, nel loro piccolo, anche i bugiardi qualche volta dicono la verità...
Oggi purtroppo i tanti bla bla hanno ormai inquinato in modo irreparabile l’argomento. Si continuerà a perpetuare all’infinito lo scenario della macchina rossa che a Scopeti non poteva esserci, perché aveva l’assicurazione scaduta, perché era ferma senza le ruote, perché Lotti ne aveva comprata un’altra. Come in questa serie di quattro articoli, dove l’altrimenti ottimo Omar Quatar non dà certo il meglio di sé nel tentativo di dimostrare che Lotti era un bugiardo. Perché, qualcuno aveva dei dubbi?
Ma forse, nel loro piccolo, anche i bugiardi qualche volta dicono la verità...