Era quasi la mezzanotte di sabato 19 giugno 1982 quando
Adriano Poggiarelli e Stefano Calamandrei, due giovani che stavano transitando lungo
la buia via Virginio Nuova per raggiungere Baccaiano – una frazione del comune
di Montespertoli – notarono sulla loro destra un’auto finita fuori strada, le
ruote anteriori sulla banchina e le posteriori dentro il canaletto laterale di
scolo, quindi inclinata con la coda in basso (come mostra la foto seguente, si
tenga presente però che la portiera destra era chiusa).
Pareva la scena di un incidente stradale, ma in un primo
momento, visti i fari spenti e l’assenza di persone all’intorno, i due non si
fermarono. Arrivati in paese e trovato deserto il bar dove erano diretti, presi
da uno scrupolo decisero di tornare indietro, raggiungendo il luogo del
presunto incidente dopo appena qualche minuto dal precedente passaggio. Il
tempo di scendere a terra e furono raggiunti, con provenienza dalla direzione
opposta, da una coppia di fidanzati, Concetta Bartalesi e Graziano Marini, anch’essi
insospettiti dall’auto fuoristrada e anch’essi tornati indietro a controllare.
Quasi immediatamente i quattro giovani si resero conto che
quella non era la scena di un incidente stradale. Dietro il vetro in frantumi
del finestrino anteriore sinistro un ragazzo respirava a fatica, seduto alla
guida con il busto appoggiato alla spalliera inclinata, mentre sul divanetto
posteriore sedeva una ragazza priva di conoscenza. Ma, soprattutto, c’era un buco
sul parabrezza, al quale Bartalesi e Marini associarono gli schiocchi che
avevano udito provenire dal posto poco prima del loro precedente transito. Intuendo
che c’era stata una sparatoria, presi dal panico i quattro corsero a telefonare
ai Carabinieri e al Pronto Soccorso, lasciando la scena del crimine
incustodita. Dopo quindici, venti minuti iniziò ad arrivare gente, e poi
l’ambulanza.
Entrati nell’abitacolo attraverso la portiera del
passeggero forzata con il piede di porco in dotazione, i paramedici
constatarono il decesso della ragazza, mentre estrassero il ragazzo incosciente
ma vivo. Purtroppo però non c’era più nulla da fare neppure per lui: giunto in
ospedale in coma irreversibile, otto ore più tardi morì.
Antonella Migliorini e Paolo Mainardi, 20 e 22 anni,
fidanzati da tempo, avevano trascorso la serata a cena da un amico di famiglia,
l’ultimo ad averli visti vivi, per poi uscire, attorno alle 22.30, a bordo
della loro Fiat 147, una 127 economica a due porte costruita in Brasile. Si
erano appartati quasi subito in un piccolo spiazzo erboso a fianco di un lungo
rettilineo su una provinciale di medio scorrimento, via Virginio Nuova, a un
chilometro circa da Baccaiano. A parte il lato d’ingresso il posto era
circondato da fitti cespugli, quindi assicurava una ragionevole protezione da
sguardi indiscreti, ma non era troppo isolato, rimanendo l’auto comunque ben
visibile dalla strada. A detta degli amici intervistati nei giorni successivi,
Antonella aveva terrore del Mostro, e sembra logico ritenere che la scelta di
un luogo con simili caratteristiche fosse dovuta proprio a quello.
Purtroppo la loro accortezza non risultò sufficiente.
Un complicatissimo
scenario. La ricostruzione della dinamica del delitto ha presentato da sempre
notevoli problemi, sia per la sua intrinseca complessità dovuta allo
spostamento dell’auto durante l’azione, sia per l’intervento dei paramedici che
soccorsero Paolo, i quali fecero quel che andava fatto ma alterando in modo
irrimediabile la scena del crimine. La presenza al suo interno di bossoli e
frammenti di vetro attesta senza dubbio alcuno che l’attacco era iniziato
sulla piazzola antistante, dove la 147 sostava con il muso rivolto verso i
campi e la coda verso la strada. Così l’aveva vista Francesco Carletti, che vi
era passato davanti attorno alle 23.40. Pochi minuti dopo, quando erano
transitate le auto dei due amici e dei fidanzati, la 147 si trovava dalla parte
opposta con le ruote posteriori nel fosso, dove evidentemente era finita a
marcia indietro. La figura sottostante schematizza lo scenario e l’azione.
I pallini rossi indicano i nove bossoli,
contrassegnati da lettere dell’alfabeto che non vogliono indicare alcuna
sequenza temporale. Le lettere “F”, “G”, “H”, “I” replicano quelle utilizzate
dalla Scientifica così come si evince dalle foto sottostanti. La seconda immagine
è costituita dall’accostamento di due fotogrammi televisivi di un filmato non
noto a chi scrive, pubblicata su Calibro 22, dove si vedono tutti e quattro i
bossoli ritrovati sull’asfalto, di cui “F” dalla parte della piazzola. Riguardo
invece quelli ritrovati in piazzola, dei quali non sono emerse foto, da Storia delle merende infami si apprende
che “A”, “B” e “C” erano tutti vicini, a 11 metri dalla ruota anteriore destra
della 147 presa come punto di riferimento nella relazione della Scientifica, mentre “D” era a 10 metri.
Il bossolo “X” fu raccolto all’interno dell’auto, sul
tappetino posteriore destro.
Sui proiettili repertati si sa poco – nella perizia
Arcese-Iadevito si parla di sei frammenti e di una “parte” – mentre sono
esaurienti le descrizioni delle ferite.
Antonella fu colpita due volte alla fronte: il proiettile “A”, non mortale, attraversò la cute e fuoriuscì, mentre il
proiettile “B” la prese frontalmente penetrando nella cavità cranica e
uccidendola. Varie escoriazioni e piccole ferite, delle quali la più importante
lacero-contusa al naso con fratture delle ossa (“C”), furono dovute ai frammenti di vetro del finestrino infranto
(perizia De Fazio: “Sul cadavere sono state anche
riscontrate piccole escoriazioni multiple e piccole ferite da taglio sparse
riferibili all'azione dei frammenti del cristallo frantumato”).
Va segnalata infine un’ecchimosi a una gamba – quasi certamente la destra – nelle vicinanze del piede.
Paolo fu colpito da quattro proiettili: “A” alla spalla
sinistra con ingresso da dietro, “B” alla tempia sinistra con ingresso sopra e dietro l'orecchio e attraversamento dell’encefalo (l’unico mortale),
“C” all’orecchio sinistro, non penetrato e rimbalzato in basso verso la
mandibola, “D” alla punta della mandibola, sulla sinistra e dal basso in alto, con
fuoriuscita dallo zigomo sinistro. Anche in questo caso la perizia De Fazio
parla di piccole ferite da frammenti di vetro, in particolare nella zona della
tempia e dell’orecchio sinistri. In più furono osservati lividi e abrasioni sul tronco e agli arti superiori.
Né Antonella né Paolo avevano addosso ferite d’arma bianca.
Ai sei proiettili che raggiunsero le vittime ne vanno
aggiunti due che colpirono i fari anteriori della 147, sparati ad auto già
fuoristrada poiché i relativi frammenti di vetro furono ritrovati lì sotto,
mentre al foro sul parabrezza probabilmente corrisponde una delle ferite già
descritte. Per pareggiare i conti con i nove bossoli ne manca uno, quindi: più avanti vedremo dove andò a finire.
Ulteriori elementi da tenere in considerazione riguardano
l’auto. Il cambio era in retromarcia e il freno a mano inserito solo in parte.
Le ruote anteriori erano sterzate verso destra, in una posizione ben compatibile con lo spostamento ad arco di cerchio della vettura. Lo sportello lato passeggero era bloccato dall’interno, quello di guida no,
quantomeno così l’aveva trovato la Scientifica. Ma vedremo che con
tutta probabilità era bloccato anche quello, e la relativa sicura si era sollevata
nel momento in cui un soccorritore aveva tirato la maniglia dall’interno. All’intervento
del medesimo soccorritore si deve anche il sedile di guida semireclinato, in
origine in piedi come quello del passeggero. Infine le chiavi, che, furono
trovate nel campo dietro l’auto in una posizione purtroppo non ben precisata.
Sul sedile posteriore della 147 venne recuperato
l’orologio di Antonella con il cinturino privo di una delle due maglie di
giunzione, rinvenuta in ospedale tra i capelli di Paolo, “arcuata e deformata” (De Fazio). Dal pavimento fu
invece raccolto un profilattico annodato contenente sperma, e di sperma era
sporco un fazzoletto di carta anch’esso trovato in macchina.
La ricostruzione ufficiale.
Nella sentenza di primo grado contro Pacciani è riassunta la ricostruzione ufficiale:
[…] il ragazzo, forse già
ferito, ma non mortalmente, dai colpi di arma da fuoco, era riuscito a mettere
in moto l'auto e ad inserire la retromarcia, abbandonando la piazzola sterrata,
cercando di immettersi sulla strada provinciale. Non vi era purtroppo riuscito
perché l'omicida lo aveva inseguito esplodendo contro lui e la ragazza una serie
di colpi che avevano ucciso quest'ultima, trovata seduta nella parte posteriore
dell'auto, e ferito mortalmente lui. A macchina ferma l'omicida aveva sparato
due colpi contro i fari anteriori; aveva poi danneggiato con un oggetto
metallico e a punta i fanalini di posizione anteriori, sfilando anche le chiavi
dal cruscotto.
La ragionevole anche se grossolana dinamica presuppone
dunque che fosse stato Paolo Mainardi, sorpreso alla guida e forse ferito, a
tentare la fuga, finendo per incagliarsi nella fossa sul lato opposto della
strada dove il Mostro avrebbe terminato la sua azione di morte. Ma chi
all’epoca fu incaricato di ipotizzare una ricostruzione (forse Arcese e
Iadevito con l’aiuto di Maurri) dovette far fronte a non pochi dubbi, come
appare evidente da quanto ne scrisse De Fazio un paio d’anni dopo.
Delle tre ricostruzioni proposte
dai Periti medico-legali, nella perizia eseguita nell'83, la terza appare per
alcuni versi la più convincente, in quanto esplicativa del fatto che il
Mainardi, quando fu attinto dai colpi di arma da fuoco, si trovasse sul sedile
anteriore, al posto di guida: tale ricostruzione implica infatti che il primo
colpo sia stato sparato contro il parabrezza e possa essere quindi uscito dal finestrino
dello sportello di sx., il cui vetro sarebbe quindi stato frantumato
dall'interno, e che poi vi siano stati da un canto gli spostamenti e le manovre
del Mainardi per mettere in moto l'auto, dall'altro lo spostamento dell'omicida
nel fianco sx. dell'auto, per sparare all'interno di questa, in rapida
successione, i colpi che hanno attinto le due vittime, mentre l'auto si muoveva
in retromarcia lentamente in quanto verosimilmente era innestato il freno a
mano, e l'omicida si teneva a contatto dell'auto, forse appoggiato a questa
correndole a fianco e sparando i colpi in rapida successione.
Si capisce subito che i periti dovettero aver combinato un
gran pasticcio, nelle loro tre versioni, se De Fazio ne privilegiò una che già
partiva male, con un improbabile primo colpo verso il parabrezza il cui bossolo
avrebbe dovuto trovarsi isolato in mezzo ai cespugli davanti all’auto. E non
era lì.
Vedremo che l’errore sarebbe stato ripetuto da altre
ricostruzioni, alternative a quella ufficiale. Pur senza menzionare il problema
del bossolo, De Fazio respinse l’ipotesi, confermando però la posizione di
Paolo alla guida.
Tale interpretazione contrasta
tuttavia col reperto di minute e numerose escoriazioni in zona
temporo-auricolare sx. evidentemente prodotte da frammenti di vetro,
proiettatisi quindi all'interno dell'auto, verosimilmente in un momento in cui
il Mainardi si trovava al posto di guida, ovvero sul sedile posteriore con la
testa protesa in avanti, forse nell'atto di protendere il braccio verso la parte
anteriore dell'auto. Vi è un particolare che non è stato tenuto in
considerazione nella ricostruzione dinamica dei fatti: l'orologio della
Miglìorini è stato trovato sul sedile posteriore dell'auto, col cinturino
libero ad una estremità, in quanto mancante della barretta che la tiene fissa
al corpo dell'orologio; tale barretta è stata rinvenuta, arcuata e deformata,
tra i capelli del Mainardi, da uno dei medici dell'ospedale in cui fu
ricoverato.
Appare quindi verosimile che
il polso sinistro della Migliorini si trovasse, nel momento in cui fu infranto
il vetro dello sportello sx., a contatto con i capelli del Mainardi, e come
appoggiato sul suo capo, in modo da essere investito da parte delle scheggie di
vetro, una delle quali verosimilmente ha deformato e liberato la barretta che
poi è stata trovata tra i capelli dell'uomo. Tale circostanza diviene possibile
ove si ipotizzi non già la vicinanza della coppia per effusioni (non si capisce
infatti in quale posizione reciproca potessero trovarsi le due vittime secondo
tale ipotesi), ma una situazione diversa, forse di all'erta, in cui l'uomo si
trovava seduto al posto di guida e la donna, forse per l'istintiva ricerca di
un contatto rassicurante, si protendeva dal sedile posteriore cingendo con la
mano sinistra il capo del compagno.
Le osservazioni di De Fazio sui frammenti di vetro e
sull’orologio di Antonella sono molto acute, e senz’altro condivisibili. Ma
anche lui non affrontò il vero problema di ogni ricostruzione che avesse
collocato Paolo Mainardi al posto di guida: i soccorritori intervenuti dopo
mezz’ora lo avevano trovato a sedere sul divanetto posteriore.
Paolo Mainardi
seduto dietro. Nelle ore immediatamente successive al delitto, la notte
stessa, furono interrogati i quattro ragazzi che per primi si erano fermati
accanto alla 147. Tutti dichiararono di aver visto Paolo Mainardi sul sedile di
guida. D’altra parte anche le macchie di sangue indicavano la stessa cosa. In
un documento redatto dal Pubblico Ministero alle 2 di notte si poteva leggere:
“Gli ufficiali di P.G. presenti riferiscono che,
sul sedile anteriore di guida, in base a dichiarazioni assunte in loco, era
adagiato il corpo di un giovane identificato in Mainardi Paolo”. Si
può immaginare lo sconcerto degli inquirenti quando, uno o due giorni dopo,
interrogarono i quattro soccorritori, i quali dichiararono all’unisono di aver
trovato Mainardi seduto dietro. Si trattava di un adulto, Lorenzo Allegranti,
che guidava l’ambulanza, e tre ragazzi neppure maggiorenni (Silvano Gargalini,
Marco Martini e Paolo Ciampi - EDIT: in realtà Gargalini aveva 29 anni, come mi è stato fatto notare dal lettore Pardo), tutti volontari della Croce d’Oro di
Montespertoli. Nell’articolo La sentenza CdM e Baccaiano (paragrafo: “Secondo e terzo riscontro”) sono già
state evidenziate le enormi pressioni di chi li aveva interrogati affinché
cambiassero versione, tanto da ottenere che Martini, dopo tre ore e mezza di eroica resistenza,
firmasse quel che volevano: “Non sono in grado,
invece, di precisare l'esatta posizione del corpo del Mainardi in origine in
quanto, al momento del mio intervento, il corpo stesso era già stato spostato
dal mio collega”. Ma in precedenza a “Paese Sera” (21 giugno) il
ragazzo aveva dichiarato: “Ricordo benissimo che,
per togliere il corpo di Paolo dalla macchina, abbiamo dovuto spostare in
avanti i sedili anteriori. Lui
stava seduto accanto ad Antonella su quelli posteriori”.
Il problema fu presto dimenticato, anzi, probabilmente già
De Fazio non ne fu messo al corrente, considerando che nella sua perizia
non se ne fa menzione. Anche al processo Pacciani non si sentì parlare dei
quattro soccorritori. Fu Nino Filastò, nell’intento di confutare le
dichiarazioni di Giancarlo Lotti, a chiamarli a deporre al processo Vanni (vedi
qui: Allegranti,
Gargalini,
Martini,
Ciampi).
Ebbene, tutti, compreso chi suo malgrado aveva firmato verbali compiacenti
(Martini e Ciampi) furono concordi nel dichiarare che Paolo Mainardi era seduto
dietro. Chi ha letto l’articolo poco sopra citato sa già come andò a finire: i
giudici non si impressionarono affatto e si voltarono dall’altra parte.
Eppure le parole soprattutto di Martini e Gargalini furono
efficacissime nel dimostrare il primo le pressioni subite all’epoca e nel
raccontare il secondo le manovre di soccorso. A entrare in auto erano stati lui
avanti e Martini dietro, ed entrambi avevano sollevato il ferito passandolo a Ciampi
e Allegranti che erano fuori. Per una serena valutazione del loro operato si
tenga presente che si trattava di volontari giovanissimi – a parte l’autista –
addirittura al loro primo intervento, quindi è comprensibile che il servizio
svolto non fosse stato perfetto, per l’inesperienza e soprattutto per l’emozione.
Va segnalato, ad esempio, l’inutile scardinamento della
portiera destra. Mentre Gargalini constatava
che la portiera del passeggero era bloccata Martini tentava di aprire quella di guida, trovando bloccata anch’essa, quasi
sicuramente per la levetta della sicura abbassata, tanto è vero che lo stesso Gargalini poi
l’aprì facilmente dall’interno usando la maniglia (“gli
sportelli forzavano e non si aprivano, oppure era chiusa. Io, questo, in
particolare, non lo so. Io so che, dalla parte di là, l'ho forzata; dalla parte
di là ho tirato la maniglia dall'interno e si è aperto lo sportello”).
Non è ben chiaro in quale momento Gargalini avrebbe aperto la portiera di
guida, che fu trovata effettivamente senza sicura, ma chiusa. Forse fu lui
stesso a richiuderla, o forse qualcuno dall’esterno, anche semplicemente
appoggiandovisi sopra.
Proviamo in ogni caso a sintetizzare il racconto di
Gargalini con l’aiuto di qualche foto ricostruttiva, ripresa a bordo di una
vera Fiat 127. Purtroppo nell’orario in cui il demolitore ha concesso l’uso
dell’auto non era disponibile una figura femminile, quindi il lettore dovrà
metterci un po’ d’immaginazione.
Una volta scardinata la portiera destra, Gargalini si
sporse verso Antonella e ne verificò la morte (“la
donna dietro lì, al lato destro, tasto il polso, tasto la carotide: non c'era
segni di vita”). Poi cercò di tirare su il sedile del passeggero per
accedere al vano posteriore e compiere la medesima verifica su Paolo, ma non
trovò la leva di sblocco (“quei sedili, di solito,
ci vuole una leva per tirarla. Io non la trovavo, con la furia”). A dire il vero la leva era in una posizione di facile accesso, sul lato esterno della spalliera, ma evidentemente il ragazzo la cercò in basso, dove invece si trovava quella per regolare l'inclinazione dello schienale.
Visto che non riusciva ad alzare il sedile del passeggero,
il ragazzo entrò posizionandosi sull’altro (“io sono salito sul sedile, allora, a questo punto, a sinistra”), senza però riuscire ad arrivare a
Paolo (“non arrivando a fare quello che dovevo fare”). Si tenga presente che il sedile in foto era tutto indietro e non
scorreva, quindi in realtà lo spazio tra soccorritore e ferito poteva essere
maggiore.
Gargalini decise quindi di reclinare la spalliera con la leva in basso (“Ho reclinato il sedile di dietro, per poter arrivare meglio
alla persona”).
Verificato che Paolo era ancora vivo, Gargalini uscì e
cercò ancora una volta di trovare la leva di sblocco dei sedili, finalmente riuscendovi.
Quindi i due sedili furono basculati in avanti e lui entrò nel vano posteriore
iniziando le manovre di estrazione. A seguire entrò anche Martini, mentre
Ciampi e Allegranti erano fuori sul lato destro dell’auto in attesa di prendere il ferito.
I sedili furono poi rimessi al loro posto, non si sa bene da chi e quando, probabilmente dalla Scientifica. Nella foto sottostante si vede bene quello del passeggero abbassato mentre quello di guida sembrerebbe ancora basculato in avanti. In altra foto risulta invece abbassato.
A questo punto appare evidente che i quattro soccorritori non potevano essersi sbagliati asserendo di aver trovato Paolo seduto dietro. Per quale motivo, infatti, si sarebbero inventati una manovra così articolata e del tutto plausibile? È altrettanto evidente l’ottusità degli inquirenti dell’epoca e dei giudici del processo Vanni nel non voler credere alle loro parole.
I sedili furono poi rimessi al loro posto, non si sa bene da chi e quando, probabilmente dalla Scientifica. Nella foto sottostante si vede bene quello del passeggero abbassato mentre quello di guida sembrerebbe ancora basculato in avanti. In altra foto risulta invece abbassato.
A questo punto appare evidente che i quattro soccorritori non potevano essersi sbagliati asserendo di aver trovato Paolo seduto dietro. Per quale motivo, infatti, si sarebbero inventati una manovra così articolata e del tutto plausibile? È altrettanto evidente l’ottusità degli inquirenti dell’epoca e dei giudici del processo Vanni nel non voler credere alle loro parole.
La ricostruzione di
Filastò. Persa la battaglia in tribunale, nel libro Storia delle merende infami l'indomabile Nino Filastò propose in
seguito la propria personalissima ricostruzione, secondo la quale Paolo Mainardi
non sarebbe stato sorpreso al posto di guida, ma sul divanetto posteriore, dove
la coppia aveva fatto l’amore e forse ancora stava per farlo. Il Mostro, dopo
aver sparato i primi colpi in piazzola credendo di aver ucciso entrambi i ragazzi, si sarebbe messo al volante alla ricerca di un posto più riparato dove
portare a termine l’ambita mutilazione. Durante il percorso a marcia indietro però
Antonella, ancora viva, si sarebbe agitata costringendolo a sparare e
facendogli perdere il controllo dell’auto finita in fossetta, con il tentativo
di ripartenza impedito dalle ruote anteriori motrici prive di aderenza.
I punti deboli di questa artificiosa ricostruzione sono
innumerevoli, qui conviene limitarsi solo ai principali. Che la coppia avesse
scelto i sedili dietro per fare l’amore è assurdo. Già riesce difficile credere
che i ragazzi si sarebbero chiusi in trappola sul sedile posteriore, per di più
di un’auto a due porte, per di più con Antonella che aveva paura del Mostro.
Sarebbe successo due anni dopo a Vicchio, ma Pia Rontini e Claudio Stefanacci
probabilmente contavano sul fatto che il Mostro fosse in galera, e inoltre furono sorpresi in una fase preparatoria, quando ancora non avevano finito di preparare l'ampio giaciglio che, tramite smontaggio dello schienale posteriore, la loro Panda metteva a disposizione.
Ma a rendere del tutto impossibile l’ipotesi di Filastò
sono le dimensioni del divanetto posteriore: 128 cm di larghezza e 45 di
profondità. Le due foto sottostanti, con protagonista una persona di altezza
media (1.75), lo dimostrano con chiarezza (purtroppo la prima è stata rovinata
dai riflessi del sole sul parabrezza molto sporco).
Chi scrive non ha trovato una fonte diretta, è
comunque diffusa la convinzione che i due ragazzi fossero piuttosto robusti. Ad
esempio di Paolo “ragazzone robusto” si
legge in Il Mostro di Firenze di
Cecioni e Monastra, mentre per Wikipedia addirittura sarebbe stato alto quasi
due metri. Di Antonella che sarebbe pesata 90 kg si legge invece nel documento
di De Gothia che a breve andremo a
trattare. I quasi due metri e i novanta chili saranno senz’altro delle esagerazioni, in
ogni caso si può ragionevolmente escludere per entrambi una costituzione particolarmente
minuta.
Come abbiamo già visto, l’auto era dotata di molto più
comodi sedili reclinabili, del resto previsti proprio per situazioni del
genere, ai quali non si comprende davvero il perché Antonella e Paolo avrebbero
dovuto preferire il divanetto posteriore. Rimane da spiegare la posizione di
Antonella: perché era dietro? Vedremo nella seconda parte dell’articolo una
logica spiegazione.
Ma se anche la coppia avesse adottato strane posizioni da kamasutra sul divanetto posteriore, a
dimostrare che al momento dell’attacco Paolo era seduto davanti intervengono
due fattori decisivi: il vetro anteriore andato in frantumi – i cui frammenti
ferirono la faccia di entrambi – e le copiose macchie di sangue rinvenute sul
sedile di guida, attribuite con troppa disinvoltura da Filastò alla fase di
soccorso. In quel frangente il sedile era basculato in avanti, quindi al massimo un pur
imponente fiotto di sangue lo avrebbe macchiato sul retro. In ogni caso la
presenza di una strisciata lungo la portiera, lo vedremo a tempo debito,
dimostra che il ragazzo aveva sanguinato a lungo mentre si trovava sul sedile anteriore.
Risulta inoltre poco ragionevole che il Mostro avesse
deciso di spostarsi dalla piazzola, dove la vegetazione all’intorno risultava più
che sufficiente ai suoi scopi: bastava trascinare il corpo di Antonella per
appena un paio di metri e nessuno lo avrebbe visto mentre la mutilava. D’altra parte
andare in giro con un’auto dal vetro anteriore sinistro infranto, il parabrezza
forato da una pallottola e due cadaveri a bordo certamente non sarebbe stato un
buon sistema per diminuire i rischi di essere colto sul fatto.
Va infine segnalata un’ultima gravissima incongruenza che
riguarda i due bossoli
raccolti tra la piazzola e la strada (“D” e “F”), poiché la loro posizione, nell'ambito della dinamica proposta da Filastò, presupporrebbe che lo sparatore fosse uscito dall’auto incastrata
nel fosso e avesse attraversato nuovamente l’asfalto per sparare da lontano: a
quale scopo e verso quale bersaglio?
Altre
ricostruzioni. Quella di Filastò non è certo l’unica ricostruzione alternativa
che riconosce valide le testimonianze dei soccorritori. Anche il compianto Mario
Spezi in Dolci colline di sangue ne abbozzò
una, ad esempio. Paolo sarebbe stato sì sorpreso alla guida, ma, una volta
rimasto bloccato nel fosso, sarebbe stato spostato sul divanetto posteriore dal
sopraggiunto Mostro che poi avrebbe preso il volante per portarsi in un luogo
riparato ove effettuare l’escissione. Le ruote però avrebbero girato a vuoto,
costringendolo a rinunciare. Come la classica coperta troppo corta, la dinamica
proposta da Spezi elimina qualche problema rispetto a quella di Filastò ma ne
introduce altri, il primo dei quali è l’estrema difficoltà – se non addirittura
l’impossibilità – dello spostamento di un corpo inanimato dal vano anteriore a
quello posteriore nell’angusto abitacolo dell’utilitaria. E poi, perché tanta
fatica quando sarebbe bastato lasciarlo scivolare a terra nel fosso?
Nelle lunghe discussioni in rete sono stati abbozzati altri
tentativi di ricostruzione, e in due casi sono nati dei documenti che adesso
circolano tra gli appassionati. Il primo a provarci fu il mitico De Gothia con La notte dei salami, uno scritto
arguto e piacevole dove però si sommano vari errori e inverosimiglianze che il
lettore può scoprire da sé. Va comunque riconosciuto al compianto padre dell’ipotesi Maniac di aver notato ed evidenziato un
particolare importante scoperto su una foto della 147 scattata dopo il
trasporto in una caserma dei carabinieri di Signa: delle macchie di sangue sul
longherone esterno sinistro, ormai note sui forum come “colature di De Gothia”.
Tra poco ne tratteremo, giungendo però a conclusioni del tutto differenti da
quelle del loro scopritore.
Partendo dalle citate colature integrate con una
misteriosa macchia di sangue sull’asfalto vista in un filmato dell’epoca, un
forumista noto come Accent ha
proposto un’incredibile ricostruzione dal titolo Il Mostro e la legge di Murphy (ne esistono due versioni, con la seconda
che cerca di eliminare qualche grave difetto della prima).
Il tentativo è interessante per alcuni dati raccolti – anche inediti, come
quelli sulle caratteristiche dell’auto – e da ammirare è la grande
fantasia con cui l’autore ha cercato di far quadrare i conti, ma il tutto è terribilmente
artificioso, e il risultato finale è pessimo. Ecco un breve campionario delle ingegnose invenzioni contenute nel documento e di qualche loro punto debole.
Secondo Accent a far muovere l’auto in retromarcia sarebbe stato il motorino di avviamento azionato da Antonella. Dopo un primo tentativo di Paolo seduto accanto a lei sul divanetto posteriore, neutralizzato dai primi spari del Mostro, la ragazza si sarebbe gettata sulla chiave di accensione girandola per tentare la fuga. Si può già osservare che l'azione, al di là della sua inverosimiglianza – a chi sarebbe venuta in mente in quel contesto di massima sorpresa e spavento, per di più confidando che fosse innestata la retromarcia? – risulta con tutta probabilità anche impossibile. Se davvero i due ragazzi avevano scelto il divanetto per fare l'amore, per farsi un minimo di spazio avrebbero almeno basculato in avanti i sedili anteriori, con il che la chiave di accensione sarebbe risultata inaccessibile.
Ma andiamo avanti. Secondo Accent il Mostro avrebbe inseguito l'auto che singhiozzava a marcia indietro riuscendo a colpire Antonella di striscio alla fronte attraverso il parabrezza. Ad auto ferma avrebbe quindi ingaggiato una strenua lotta con la disgraziata fino a colpirla con un pugno al naso provocandole la ferita di cui si è già detto (che però era lacero-contusa, quindi poco compatibile con un pugno). Dopo aver finito Antonella con un proiettile, sarebbe poi entrato per togliere l'auto dalla strada – è a questo punto, con l'apertura della portiera, che viene collocata la formazione delle colature e della macchia sull'asfalto – ma la poca conoscenza del mezzo e l'eccitazione lo avrebbero fatto finire in fossetta. A questo punto si immagina un infruttuoso tentativo di ripartenza – però assai improbabile, vista la posizione del cambio ritrovato in retromarcia, del freno a mano in parte tirato e delle ruote girate a destra – e gli spari ai fari. Ma tutte queste azioni condotte sulla strada non sarebbero potute avvenire nei tempi ristrettissimi, dell'ordine del minuto o due, che il Mostro aveva avuto a disposizione tra un passaggio di auto e un altro, lo vedremo più avanti.
Qualche parola infine sulla ricostruzione più ambiziosa e recente, pubblicata da Valerio Scrivo nel libro Il Mostro di Firenze esiste ancora. Il tentativo di conciliare la posizione di Paolo sul sedile anteriore a inizio attacco con quella sul sedile posteriore rilevata dai soccorritori è lodevole, ma purtroppo anche macchinoso e pieno di punti deboli, dei quali qui si evidenziano soltanto i principali.
Secondo Accent a far muovere l’auto in retromarcia sarebbe stato il motorino di avviamento azionato da Antonella. Dopo un primo tentativo di Paolo seduto accanto a lei sul divanetto posteriore, neutralizzato dai primi spari del Mostro, la ragazza si sarebbe gettata sulla chiave di accensione girandola per tentare la fuga. Si può già osservare che l'azione, al di là della sua inverosimiglianza – a chi sarebbe venuta in mente in quel contesto di massima sorpresa e spavento, per di più confidando che fosse innestata la retromarcia? – risulta con tutta probabilità anche impossibile. Se davvero i due ragazzi avevano scelto il divanetto per fare l'amore, per farsi un minimo di spazio avrebbero almeno basculato in avanti i sedili anteriori, con il che la chiave di accensione sarebbe risultata inaccessibile.
Ma andiamo avanti. Secondo Accent il Mostro avrebbe inseguito l'auto che singhiozzava a marcia indietro riuscendo a colpire Antonella di striscio alla fronte attraverso il parabrezza. Ad auto ferma avrebbe quindi ingaggiato una strenua lotta con la disgraziata fino a colpirla con un pugno al naso provocandole la ferita di cui si è già detto (che però era lacero-contusa, quindi poco compatibile con un pugno). Dopo aver finito Antonella con un proiettile, sarebbe poi entrato per togliere l'auto dalla strada – è a questo punto, con l'apertura della portiera, che viene collocata la formazione delle colature e della macchia sull'asfalto – ma la poca conoscenza del mezzo e l'eccitazione lo avrebbero fatto finire in fossetta. A questo punto si immagina un infruttuoso tentativo di ripartenza – però assai improbabile, vista la posizione del cambio ritrovato in retromarcia, del freno a mano in parte tirato e delle ruote girate a destra – e gli spari ai fari. Ma tutte queste azioni condotte sulla strada non sarebbero potute avvenire nei tempi ristrettissimi, dell'ordine del minuto o due, che il Mostro aveva avuto a disposizione tra un passaggio di auto e un altro, lo vedremo più avanti.
Qualche parola infine sulla ricostruzione più ambiziosa e recente, pubblicata da Valerio Scrivo nel libro Il Mostro di Firenze esiste ancora. Il tentativo di conciliare la posizione di Paolo sul sedile anteriore a inizio attacco con quella sul sedile posteriore rilevata dai soccorritori è lodevole, ma purtroppo anche macchinoso e pieno di punti deboli, dei quali qui si evidenziano soltanto i principali.
La sparatoria viene divisa in tre fasi. Inizialmente
vengono esplosi i tre colpi corrispondenti ai bossoli raccolti in piazzola
(“A”, “B” e “C”): il primo infrange il vetro senza colpire nessuno, il secondo
colpisce la spalla di Paolo che comunque riesce a partire, il terzo, ad auto in
movimento, attraversa il parabrezza e provoca la ferita di striscio alla fronte
di Antonella. Come è facile intuire, passando dal primo colpo al terzo, la
canna della pistola avrebbe dovuto cambiare direzione, da laterale a frontale in rapporto
all’auto (gli angoli della traiettoria sulla superficie dei due vetri non
avrebbero potuto essere troppo lontani dai 90 gradi, altrimenti il proiettile
sarebbe scivolato via, soprattutto sul duro e già inclinato parabrezza). Però i tre bossoli erano vicini tra loro, indice di una
canna rimasta più o meno ferma. Infine puzza la coincidenza di un proiettile
sparato contro il parabrezza dell’auto in movimento che colpisce proprio la
fronte della ragazza seduta dietro, per di più dall’altra parte rispetto al
foro sul vetro. In ogni ricostruzione bisogna sempre diffidare dei colpi
fortuiti, anche se in qualche caso possono certo esserci stati. In realtà
vedremo che questo fu sparato mirando e colpendo la testa di Paolo.
Nella seconda fase immaginata da Scrivo vengono esplosi i
due colpi contro i fari, corrispondenti ai bossoli raccolti tra piazzola e
asfalto (“D” e “F”). Qui torna poco sia la mira dello sparatore, che a distanza
di vari metri e non da fermo (i due bossoli erano lontani tra loro, indice di
movimento) colpisce con precisione i fari che per di più lo stavano abbagliando,
sia la motivazione: con le vittime ancora vive, perché sprecare due delle sei cartucce
residue per abbuiare i fari? In realtà anche questi due colpi furono sparati a
contatto, e i bossoli corrispondenti non sono certo i due immaginati da Scrivo.
La ricostruzione che si concretizza nella terza fase è la
più macchinosa di tutte, e non potrebbe essere altrimenti, visto che si propone
di spiegare lo spostamento di Paolo, l’enigma massimo. Ad auto incastrata nella
fossa, il Mostro impone al ragazzo di uscire e passare sui sedili posteriori,
ma, ancora prima che si sieda, gli spara tre colpi alla testa facendolo
accasciare dove sarebbe stato soccorso (bossoli “I”, “G”, “H”). Infine con l’ultima cartuccia, mettendo la
mano dentro l’abitacolo, dà il colpo di grazia ad Antonella ancora viva
(bossolo “X”). Tutto questo perché vuole mettersi alla guida e spostare
l’auto da lì, forse riportandola nella stessa piazzola, per ritardare la
scoperta del delitto e quindi raggiungere a piedi con maggior tranquillità la
propria auto parcheggiata lontano. Ma davvero il Mostro si sarebbe preoccupato
per una improbabilissima caccia all’uomo organizzata in quattro e quattr’otto?
In effetti, se mai ci fu, sappiamo bene che l’ipotizzato tentativo di
ripartenza non andò a buon fine, ma non si assistette a nessuna caccia
all’uomo, tantomeno immediata.
Si può poi ripetere la considerazione già fatta per la finestra temporale minima: mentre il Mostro avrebbe
minacciato Mainardi per costringerlo a uscire stavano avvicinandosi le auto dei
due amici e dei fidanzati. Vedremo nella seconda parte quanto
stretti furono i tempi dall’uscita di strada della 147 alla fermata di
Poggiarelli e Calamandrei, tanto che risulta fuori luogo immaginare qualsiasi
azione complessa da parte del Mostro in quei frangenti.
In ogni modo ad affossare del tutto l’ingegnosa ipotesi di Scrivo sono i bossoli, gli impietosi censori di ogni ricostruzione artificiosa: “I”, “G” e “H”, con lo sparatore nella posizione da lui immaginata, avrebbero dovuto finire in mezzo ai campi, come mostra la figura sottostante, e invece furono ritrovati sulla strada, davanti al muso dell’auto.
In ogni modo ad affossare del tutto l’ingegnosa ipotesi di Scrivo sono i bossoli, gli impietosi censori di ogni ricostruzione artificiosa: “I”, “G” e “H”, con lo sparatore nella posizione da lui immaginata, avrebbero dovuto finire in mezzo ai campi, come mostra la figura sottostante, e invece furono ritrovati sulla strada, davanti al muso dell’auto.
Comunque tutte le ricostruzioni elaborate, compresa quella
ufficiale, soffrono di un grosso inconveniente: non riescono a conciliare la
testimonianza dei ragazzi intervenuti per primi, secondo la quale Paolo
Mainardi era al posto di guida, con quella dei paramedici arrivati poco dopo
che invece lo trovarono seduto dietro, e dunque costringono gli ideatori a rifiutare
una delle due. Vedremo che l’apparentemente impossibile conciliazione è invece
possibile, ma prima è necessario mettere i cosiddetti puntini sulle i riguardo
alcune importanti questioni.
Segue
Segue
Il mostro che cerca di spostare la macchina per recarsi in un altra piazzola non sta in piedi, oltre al richio nel girare con 2 cadaveri e un finestrino distrutto é da chiedersi in quale piazzola sarebbe andato , e se nella piazzola scelta c'erano un altra macchina? Girava finché non ne trovava una libera?... l' unica possibilità é che il mostro avesse un complice con il compito di tenere libera la piazzola scelta per il mutilamento della donna ma entriamo in teorie che fanno impallidire quella della terra piatta ...Un volta entrato in auto non c'era la possibilità di spostare la macchina in retro cercato posti sicuri nella vegetazione sottostante? Forse lo stava x fare ma ha visto i fari di una macchina in arrivo ed é scappato... Cosa ne pensi
RispondiEliminaIl Mostro non è mai entrato in macchina. Quando arrivarono i quattro ragazzi al posto di guida c'era Mainardi. I soccorritori poi trovarono la portiera con la sicura innestata.
EliminaAllegranti ha dichiarato che i sedili di quel modello non sono reclinabili . Disse qualcosa come " so io la fatica che ho fatto per tirarli fuori da dietro ". Ma erano reclinabili.
EliminaLa chiave come ha fatto a finire nel prato dietro la macchina?
RispondiEliminaSiamo soltanto alla prima puntata, un po' di pazienza...
Eliminanon è necessario entrare in una macchina per prendere la chiave di avviamento
EliminaAllegranti e l'autista dell'autoambulanza sostennero che entrambe le vittime erano sui sedili posteriori. Non puoi ignorare questo. Fu il mostro a mettersi alla guida, senza dubbio.
RispondiEliminaTroppo faticoso leggere prima di commentare?
EliminaCaro Andrea, in tutta la vicenda del MdF i "senza dubbio" scarseggiano. Leggiti prima la ricostruzione di Antonio.
EliminaCarissimo Antonio, il tuo blog è veramente notevole e meritevole di elogi. Sicuramente lo inserirò nella sitologia nella prossima edizione del libro. Ora sto leggendo di fretta e ti rispondo di fretta. Come dici tu ho cercato di conciliare la posizione iniziale di Mainardi con quella finale. Non so come siano andate le cose quindi ho cercato una soluzione basandomi sui reperti. Riguardo alla posizione dei bossoli nella parte finale dell'attacco mi sono reso conto che poteva contraddire la ricostruzione. Tuttavia, sono convinto che l'esecuzione delle vittime sia avvenuta nella terza fase. Il fatto di aver trovato i bossoli a sn del tiratore invece che a dx potrebbe trovare una spiegazione, che nel libro avrei dovuto dare ma non ricordo perché l'ho omessa, presupponendo che l'assassino tenesse in quel momento la pistola girata di 180°, ovvero alla rovescia. Mi chiederai perché avrebbe dovuto impugnare l'arma a codesta maniera. Ti rispondo che non lo so. Tuttavia, non è un'ipotesi impossibile. Insomma, questa potrebbe essere una spiegazione probabile. Ti chiedo se per caso sai dove esattamente vennero ritrovate le chiavi dell'autovettura.
RispondiEliminaTi ringrazio per avermi citato e ti faccio nuovamente i migliori complimenti per l'ottimo lavoro che svolgi.
Cordialmente, Valerio Scrivo
Ciao Valerio, prendo atto delle tue precisazioni, e sono pronto a sostenere eventuali tue critiche al mio differente punto di vista.
EliminaNon è possibile che l'omicida abbia spostato Mainardi dal sedile davanti a quello dietro (per ragioni che non conosco), nella finestra temporale durante la quale i quattro ragazzi sono andati a cercare soccorso?
RispondiEliminaOltre al fatto che non c'era alcuna ragione, era del tutto impossibile. Si trattava dell'abitacolo di un'utilitaria, e di un corpo inanimato di un ragazzone alto, a quanto sembra, più di 1.90. Il Mostro avrebbe dovuto posizionarsi prima lui sul divanetto e tirare, poi, chissà come, sgusciare via, per una manovra difficilissima. Tra l'altro le sicure di entrambi gli sportelli erano calate, anche quella lato guida, che fu sollevata da uno dei soccorritori intervendo sulla maniglia.
EliminaArrivo su questo blog un po' per caso, non seguendo particolarmente la vicenda. Tuttavia ho notato che la ricostruzione di Filastò (letta su questo blog) ha un particolare problema: i fari. Se i due ragazzi fossero stati dietro, i fari sarebbero stati spenti. Se l'assassino fosse messo alla guida, come li avrebbe accesi? Girando le chiavi? E allora perchè sparare ai fari se bastava girare le chiavi? Se, incece, li avesse accesi in qualche altro modo, avrebbe anche saputo sicuramente spegnerli senza sparare.
RispondiEliminaDirei che l'osservazione è ottima, ed evidenzia una delle tante magagne della ricostruzione di Filastò, che è irrispettosa della logica e degli elementi noti. Partendo da un'evidente manchevolezza di quella ufficiale (il non aver riconosciuto la posizione sul sedile posteriore di Mainardi al momento dell'arrivo dell'ambulanza), la risolve in modo del tutto sbagliato. Si potrebbe dire quello che dice lui nel suo libro in altro contesto: "Peso il tacòn del buso".
EliminaNo, la dinamica di Baccaiano è stata la seguente:
Elimina1)le due vittime erano DIETRO, e questo è perfettamente logico: è testimoniato dai soccorritori, ma sopratutto erano dietro entrambi che perché stavano per avere un rapporto sessuale (o lo avevano appena avuto, come provato dal preservativo e dal fazzoletto): la vedo difficile avere un rapporto sessuale se lei sta seduta dietro e lui davanti. I DUE ERANO DIETRO: DIETRO, lo ripeto fino allo spasmo
2)il mostro si avvicina e comincia a sparare, apre la portiera e verifica se i ragazzi sono morti
3) esattamente come dice Filastò, il mostro capisce che non può escindere la ragazza lì dov'è, ma nota che le chiavi sono nel quadro e si mette alla guida mettendo in moto
4) dalla manovra che compie si capisce che vuole andare in direzione fornacette: probabile che la sua auto fosse in una piazzola vicina in direzione Fornacette
5) essendo notte e avendo in più la visibilità del lunotto parzialmente impedita dalla presenza dei ragazzi, non nota la cunetta e la macchina va fuori strada
6) in quel momento arrivano i due testimoni che dicono di aver visto un uomo chinato sul volante: quell'uomo non era Mainardi, era proprio il mostro che si stava nascondendo aspettano che i testimoni di allontanassero
7) i testimoni si allontanano, il mostro spara un colpo di grazia ai ragazzi, esce all'auto con le chiavi in mano, chiude l'auto e lancia le chiavi
8) si accorge dei fari rimasti accesi, vorrebbe spegnerli ma non può più entrare in macchina perchè ha gettato le chiavi, quindi, volendo ritardare il ritrovamento dell'auto, spacca i fari e se ne va nella notte.
Intervenire senza aver neppure letto l'articolo, dove le questioni da lei poste sono state tutte affrontate, la qualifica come uno spocchioso ignorante. Pubblicherò un altro suo intervento soltanto quando porrà delle critiche motivate dimostrando di aver letto.
EliminaC'è un punto che non viene mai preso in considerazione sulla scena del crimine ed è quello citato nel rapporto dei CC: "Alla predetta piazzola si accede dalla via Nuova Virginio ed è circondata da alberi e arbusti di varia grandezza, salvo che sul lato (destro o sinistro non si capisce, ma non è importante: credo sia destro) parte anteriore, ove c'è un passaggio largo mediamente mt. 2, che immette in un terreno pascolativo che si estende fino al torrente Virginio"
EliminaQuello stesso passaggio è citato nell'articolo di Ennio Macconi che ritiene che l'assassino sia giunto proprio di lì. I Carabinieri ci dicono che quel passaggio è largo due metri, più che sufficiente perché l'auto ci passi a marcia avanti con un paio di manovre. Certo, essendoci poi un campo, il rischio è che l'automobile potesse avere difficoltà ad uscire o potesse rimanere danneggiata, ma non credo che la cosa dovesse preoccupare chi mirava semplicemente a rendersi meno visibile dalla strada per cinque minuti.
Altro punto sempre citato nel suddetto verbale è questo: "A fine del corpo della ragazza, sulla sinistra, e cioè sul posto posteriore [dove avrebbe dovuto sedere Paolo] vi erano: Un maglione da uomo di colore bleu, forma tipo a "V"; una borsetta bianca, con cinghia a tracolla, imbrattata di sangue". Insomma, non solo Paolo doveva riuscire a districarsi in uno spazio angusto, ma doveva pure convivere con il proprio maglione e la borsa della ragazza sulla parte del divanetto dove avrebbe dovuto sedere lui. La borsa, peraltro, non viene citata nel verbale della Polizia che giunge sul luogo più tardi. O c'è una dimenticanza, oppure l'oggetto è già stato rimosso dai CC.
Perche' pensare che stessero per rifare l amore, visto che erano perfettamente rivestiti?
RispondiEliminaInfatti.
EliminaQuindi la cosa più importante sarebbe la certezza dei corpi all'interno dell'auto. Le due versioni sono diametralmente opposte e contrastanti. Non è possibile che dietro ci fosse la ragazza e che Manairdi fosse passato davanti per spostare la macchina e andarsene e in quel momento fosse comparso il mostro??? Preso dalla paura abbia sbagliato manovra e sia per istinto andato nel sedile posteriore per cercare "rifugio" o proteggere la ragazza. La mente umana lavora in modi inaspettati... Lavoro docet
RispondiEliminaNon ho ben capito la sua ricostruzione. In ogni caso ritengo poco plausibile che i ragazzi avessero scelto il divanetto posteriore per le loro faccende. Era troppo piccolo, come ho verificato personalmente e come si vede anche dalle foto pubblicate. Quindi fu la ragazza a cambiare posto, andando dietro a rivestirsi.
Eliminasignor Segnini per quale oscura ragione lei si ostina a ignorare la testimonianza dei paramedici della croce d'oro che hanno deposto in tribunale affermando che il Mainardi era sul divano posteriore? Buona pasqua.
Eliminauno spocchioso ignorante.
Ma li legge i miei articoli prima di intervenire? Quando mai avrei ignorato tale testimonianza? Già in questa prima parte parlo dei paramedici accettando senza alcuna riserva la loro testimonianza, poi ci sono la parte due e la parte tre in cui la concilio con quella dei ragazzi intervenuti per primi.
EliminaGrazie della buona Pasqua, contraccambio, ma questo non le può togliere l'accusa di essere spocchioso e ignorante!
mi scusi stavolta ha ragione, prima in ogni caso presentavo la mia teoria all'utente Unknown, non a lei, come può evincere dall'indentazione.
EliminaHo letto la sua ricostruzione e mi è anche piaciuta, sopratutto il particolare tragicamente romantico del povero Mainardi che si trascina a fianco della compagna morente o già morta, tuttavia non sono sicuro che qualcuno prluricolpito alla testa possa avere la forza di sollevarsi dal sedile e contorcersi passando tra lo spazio tra i due sedili per andare dietro.
Ma sopratutto, se Mainardi era ancora vivo ed erano accorsi i 4 ragazzi, non era più semplice per lui gridare aiuto?se il vetro lato guida era infranto e Mainardi era lì sanguinante ma cosciente, non poteva dire "ci hanno sparato, aiutateci" ? possibile che non si fosse accorto che erano sopraggiunte altre persone? Poi non ho ben capito quale sarebbe stata l'utilità si sparare ai fari.
Saluti.
In questa vicenda sicurezze non ne esistono, tranne forse qualcuna. Ad esempio si può essere ragionevolmente certi che non passò l'Enterprise del capitano Kirk con il suo raggio traente a spostare Mainardi, che i ragazzi intervenuti per primi avevano visto seduto davanti (e le tracce di sangue danno loro ragione) e che i soccorritori avevano visto seduto dietro.
EliminaRiguardo il fatto che il poveretto non fosse riuscito a parlare lei dimentica che la ferita sotto il mento doveva avergli riempito la bocca di sangue e comunque leso i muscoli circostanti.
Poi è sempre la solita storia, di cosa avrei fatto io al posto suo, che lascia sempre il tempo che trova, tantopiù in una circostanza come questa, del tutto inimmaginabile da chi siede comodamente davanti a una tastiera.
Seconde me, è altamente improbabile che, il mostro abbia deciso di mettersi alla guida e ancor più (al sopraggiungere delle luci dei fari della prima auto) di rimanere "ingabbiato" all'interno della macchina, precludendosi ogni possibilità di fuga, conscio del fatto che le auto al transito si sarebbero sicuramente fermate vedendo la 147 fuoristrada! ne consegue la necessità di riportare tutto al buio, scappare e sparire tra i campi. Il killer era già lontano quando veniva notato nel sedile di guida ..
RispondiEliminaSalve,
RispondiEliminaprecisazione: il Gargalini all' epoca dell intervento in ambulanza a baccaiano aveva 29 anni.
Grazie, effettivamente ha ragione, me ne sono sincerato. Provvedo a mettere una nota. Questo rende il suo racconto, se possibile, ancora più affidabile.
EliminaDi nulla si figuri , complimenti per il suo lavoro e la sua passione.
EliminaLa testimonianza più incerta secondo me è quella dei primi ragazzi che giunsero sul posto. Erano spaventati e sono corso via subito in cerca di aiuti
RispondiEliminaLe macchie di sangue sul sedile di guida di spiegano perché Mainardi fu colpito mentre era seduto al posto di guida e rimase con la testa appoggiata al vetro anteriore sinistro (il suo finestrino) il che spiega le macchie di De Gothia
Il problema della ricostruzione è quello che è successo dopo. Io ho un'altra possibile spiegazione rispetto alla Sua se ipotizziamo che la testimonianza dei primi ragazzi non quella (invece corretta) dei soccorritori sua errata
Se però non ci dice il perché e dove fosse errata non si capisce dove intende arrivare.
EliminaHa ragione non mancherò non appena avrò un minuto. Le dico però la Sua ricostruzione resta comunque l'unica che risolve le tante incognite dell'equazione Baccaiano. Io ho ragionato su una possibile alternativa avendo comunque la Sua ricostruzione come riferimento e ipotizzando che i ragazzi giunti per primi sul posto si siano sbagliati : il Mainardi era già dietro non davanti
RispondiEliminaPerò abbia pazienza, lei dice che la mia dinamica risolve le tante incognite poi ne elimina una. Perché i ragazzi avrebbero dovuto sbagliarsi? Non ne vedo la ragione.
EliminaSecondo me è andata così: il mostro spara dal davanti della vettura, prima a lui e poi a lei. Lui finisce in coma, lei è ancora viva. A questo punto ci sono due alternative: i ragazzi erano entrambi DIETRO. questo è un dato di fatto incontrovertibile , come dicono le testimonianze dei soccorritori. Dicevo le due alternative: 1) sappiamo che la ragazza era terrorizzata dal mostro e quindi è probabile che prima di appartarsi nella piazzola avessero innestato la retromarcia. Quindi: o uno dei due al momento dell'aggressione , dal sedile posteriore, ha avuto la prontezza e l'istinto di girare la chiave, per cui la macchina con la retro innestata è andata all'indietro senza controllo, intrappolando nella cunetta. Da lì il mostro li ha raggiunto e finiti. Poi si è messo al volante della macchina perché voleva fare le escissioni per andare in un posto sicuro che aveva già in mente. La macchina gira a vuoto , ne prende atto, finisce la ragazza con un colpo( bossolo trovato in macchina), nel frattempo prima aveva ovviamente spento i fari con la pistola, prende la chiave , chiude la macchina, distrugge le luci di posizione , lancia le chiavi lontano e si allontana a piedi da dove è sbucato per raggiungere il mezzo che aveva parcheggiato poco distante. Conosce benissimo la zona, e a piedi, oltre il torrente raggiunge auto o motoc ha e si allontana. La seconda teoria è essenzialmente quella dell'avvocato filasto', con lui che distratto dalla ragazza e dalla scarsa visuale del posteriore per la presenza dei corpi, si mette alla guida, fa retromarcia mentre spara alla ragazza e commette un errore finendo nel fosso. Una cosa è certa: gli è andata bene perché è sicuramente l'unico delitto in cui ha rischiato di essere riconosciuto e catturato.
RispondiEliminaCosa vuole che le dica, se le piace liquidare il problema così alla grossa faccia pure. Penso comunque che la mia ricostruzione non l'abbia neppure letta. Se vuole intervenire ancora, ma in modo sensato, la prego di farsi riconoscere almeno con una sigla.
EliminaSignor Segnini,, la sigla con la quale può chiamarmi è S.B. Ho letto la sua ricostruzione, molto particolareggiata, e , pur riproponendomi di rileggerla più attentamente soprattutto per quanto riguarda i proiettili sparati al povero Paolo in cui in effetti il primo proettile fu esploso dal lato guidatore,la trovo un po' forzata. A parte il fatto che lei liquida come "poco attendibile" la testimonianza di Allegranti,e non ne capisco francamente il motivo. Quindi secondo lei uno con tre proiettili in corpo, che la perizia al processo di un medico dice già di per sé invalidanti, riesce a trascinarsi sul sedile posteriore? Mi pare che lei tenda a rifiutare qualsiasi cosa che confuti le sue ricostruzioni. Ammesso e non concesso che Paolo fosse in grado di svolgere una manovra di questo tipo, ( e lo trovo assurdo) non capisco perché avrebbe dovuto farlo. A che scopo andare sul sedile posteriore? Per rimanere vicino ad Antonella? A quel punto, se in grado di spostarsi, aveva già capito che era morta. Inoltre le testimonianze dei ragazzi dicono "ci parve di vedere qualcuno che si muovesse". Ragazzi spaventati ed impauriti in una strada in cui c'era buio pesto ed avevano appena visto il foro sul parabrezza, quindi terrorizzati. Perché afferma che Mainardi fosse al posto guida al momento dell'attacco? Cosa le dà questa sicurezza? Le stesse ferite al ragazzo non potevano essere fatte anche se lui fosse stato seduto dietro? Perché sottovalutare il fatto che il mostro volesse fare le escissioni? E quindi cercare di spostare la macchina? Ed inoltre in un gesto di rabbia ed in quella situazione, se c'è qualcosa che non va nel come voglio e voglio fare arrivare i soccorsi il più tardi possibile, come dice Filasto', le chiavi non mi limito a lasciarle dove sono, ma le butto più lontano che posso. In ogni caso la ringrazio , anche se mi dice di intervenire in "modo sensato" come se chiunque non condivida o abbia dubbi sulla sua ricostruzione dica fregnacce.
EliminaLei fa delle affermazioni gratuite e spezzettate, senza tentarne una dimostrazione, che del resto in uno spazio piccolo come questo non sarebbe neppure possibile. I social sono pieni di luoghi nei quali può proporre una sua ricostruzione completa, lo faccia.
EliminaSu qualche osservazione mi permetto di dissentire. Ad esempio su quelle del tipo "cosa avrei fatto io al posto suo", come nel caso di Paolo che decide di trascinarsi sul sedile posteriore. Come fa a mettersi nei suoi panni?
Per il resto devo dire che lei avrà anche letto il mio articolo, ma non lo ha fatto con la dovuta attenzione da poterlo criticare oppure non ci ha capito nulla. La rilegga meglio, perché ci sono già tutte le risposte alle sue domande. E se queste risposte non la soddisfano, me le riproponga assieme ai motivi che gliele fanno respingere. Non ho voglia di discutere di quello che ho scritto con chi prima non lo legge con sufficiente attenzione.
"il mostro spara dal davanti della vettura... snip...i ragazzi erano entrambi DIETRO. questo è un dato di fatto incontrovertibile, come dicono le testimonianze dei soccorritori... La macchina gira a vuoto..."
RispondiElimina"dato di fatto"(sic!) ASSOLUTAMENTE FALSO.
1) Vedasi l'intercapedine dello sportello anteriore sx pieno di sangue (e relativa deposizione in tribunale in merito), che rendono impossibile la posizione del Mainardi sul sedile posteriore al momento degli spari ed il suo spostamento in seguito
2) Vedasi l'impossibilità di tale travaso e riempimento di sangue nei tempi minimi accertati, grazie ai testimoni di passaggio, della posizione dell'auto e dunque dell'assalto.
3) Vedasi (degnarsi di leggere!) le deposizioni in aula dei testimoni, ambulanzieri compresi (ambulanzieri tutt'altro che omogenei nelle loro dichiarazioni, con ognuno che smentisce l'altro con una differente versione di ricordo, e quindi tutt'altro che certi sulla posizione del Mainardi! Anzi).
4) Non ci fu nessun pattinamento delle ruote, come dimostrato nelle foto ad alta definizione della Scientifica (e non i francobolli di jpg compressi per il web) e testimoniato in aula.
Tutto materiale -ufficiale- tranquillamente reperibile ad esempio su Insufficienza di Prove (e in parte [orari], più facilmente assemblato, nel libro di Cochi.)
hazet
Risoondo brevemente: 1) Allegranti ha tirato fuori i cadaveri dai sedili posteriori. I ragazzi erano DIETRO, questo è incontestabile. Appunto iragazzi erano dietro e se il mostro sbuca dalla parte anteriore della vettura e spara , i proiettili mi raggiungono anche se sono dietro, non vedo il problema.2) ora i travasi di sangue secondo me è un punto delicato. Non oso immaginare quanto sangue c'era in macchina con due corpi martoriati di colpi a quella maniera. Allegranti stesso dice che il sangue schizzava da tutte le parti e che cercò lui stesso di tamponare l'arteria del povero Mainardi con un dito. Quindi i rivoli di sangue sono normali purtroppo.3) chi dice che non ci fu nessun pattinamento delle ruote?? Tutte le ricostruzioni, anche quelle balorde dell'accusa ammettono il pattinamento. D'altra parte va anche a logica. Se una macchina è in bilico sulla cunetta , è chiaro che il guidatore, cioè il mostro, si sia messo alla guida cercando di tirarla fuori perché voleva fare le escissioni. Come afferma filasto'. E per fare questo doveva per forza fare pattinare le ruote e ho letto che la macchina aveva la frizione bruciata. Segno che ha cercato eccome di tirarla fuori di li. O non mi vorrai dire che il mostro o i mostri avrebbero cercato di spostare i cadaveri in pochi minuti, sulla strada correndo un rischio altissimo di essere visti??
RispondiElimina@unknown
RispondiEliminavedasi esattamente la stessa risposta del "2 luglio 2020 06:18", parola per parola e confermata in toto.
Le immagini e le deposizioni a conferma del contenuto del "2 luglio 2020 06:18" sono a disposizione in rete: è sufficiente fare lo sforzo di usare un motore di ricerca per cercarsele e leggersele.
@Unknown
EliminaAllegranti
"Allegranti ha tirato fuori i cadaveri dai sedili posteriori." [cit].
Peccato che gli altri ambulazieri proprio non siano d'accordo e nessuno di loro (nè Ciampi, nè Gargalini nè Martini) avvalori la versione dell'Allegranti.
Proprio nessuno de tre, anzi!
Ciampi
http://insufficienzadiprove.blogspot.com/2014/12/paolo-ciampi-processo-contro-mario.html
Gargalini
http://insufficienzadiprove.blogspot.com/2014/11/silvano-gargalini-processo-contro-mario.html
Martini
http://insufficienzadiprove.blogspot.it/2014/12/marco-martini-processo-contro-mario_2.html
Hazet
Signor Segnini, trovo quantomeno indisponente questo suo modo di fare. Mi pare che lei rifiuti il confronto con chiunque abbia una tesi alternativa alla sua ed invece "degni"di considerazione solo chi da per assodata la sua ricostruzione. Io non ho detto che la sua ricostruzione è sbagliata , ho posto delle domande dialogando. Se lei non risponde o considera solo chi appoggia la sua ricostruzione, non mi sembra un approccio valido e costruttivo. SB
RispondiEliminaSignor SB, lei è qui per far polemica, mascherandosi da persona pacata. Le rispondo e poi chiudo.
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A parte il fatto che lei liquida come "poco attendibile" la testimonianza di Allegranti,e non ne capisco francamente il motivo.
Dove avrei scritto una cosa del genere? Semmai "poco attendibile" l'ho sempre sostenuto per la questione delle telefonate del Mostro, che con la dinamica non c'incastra nulla.
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Quindi secondo lei uno con tre proiettili in corpo, che la perizia al processo di un medico dice già di per sé invalidanti, riesce a trascinarsi sul sedile posteriore?
Legga bene le mie considerazioni. Il medico sbaglia a individuare il primo colpo, non è infallibile. Le mie considerazioni sulle ferite vanno confutate in base a considerazioni mediche, non ai pareri di un medico in dibattimento, per giunta confusi. Abbiamo già visto i madornali errori di Maurri a Scopeti.
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Mi pare che lei tenda a rifiutare qualsiasi cosa che confuti le sue ricostruzioni. Ammesso e non concesso che Paolo fosse in grado di svolgere una manovra di questo tipo, ( e lo trovo assurdo) non capisco perché avrebbe dovuto farlo. A che scopo andare sul sedile posteriore? Per rimanere vicino ad Antonella? A quel punto, se in grado di spostarsi, aveva già capito che era morta.
Ecco qui il "se ci fossi stato io al suo posto avrei fatto così". Ma lei al suo posto non c'era. In più la sua è una logica da carta igienica. Che vuol dire che se era in grado di spostarsi aveva capito che era morta? Da cosa? Gli aveva sentito il polso?
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Inoltre le testimonianze dei ragazzi dicono "ci parve di vedere qualcuno che si muovesse". Ragazzi spaventati ed impauriti in una strada in cui c'era buio pesto ed avevano appena visto il foro sul parabrezza, quindi terrorizzati.
Questa è una sua opinione, buona per far tornare i suoi conti, che mi par di capire siano quelli di Filastò, la cui ricostruzione è un obbrobrio logico che non tiene conto neppure dei bossoli.
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Perché afferma che Mainardi fosse al posto guida al momento dell'attacco? Cosa le dà questa sicurezza? Le stesse ferite al ragazzo non potevano essere fatte anche se lui fosse stato seduto dietro?
Sono mille gli elementi che dicono che Mainardi era davanti. Tra tutti ne basta anche solo uno: la strisciata di sangue dentro lo sportello, che non avrebbe potuto formarsi se lui era dietro. Le altre ragioni sono scritte nel mio articolo e non ho voglia di ripeterle qui.
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Perché sottovalutare il fatto che il mostro volesse fare le escissioni? E quindi cercare di spostare la macchina?
C'era tutto lo spazio per fare le escissioni dietro la piazzola, come ho già scritto nel mio articolo.
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Ed inoltre in un gesto di rabbia ed in quella situazione, se c'è qualcosa che non va nel come voglio e voglio fare arrivare i soccorsi il più tardi possibile, come dice Filasto', le chiavi non mi limito a lasciarle dove sono, ma le butto più lontano che posso.
Giusto la sua logica da carta igienica può associare un ritardo dei soccorsi al lancio delle chiavi.
Non scriva più perché non pubblico. Mi ha già fatto perdere abbastanza tempo.
Saluti
Buongiorno a tutti, vorrei proporre la mia ricostruzione. Sono,ovviamente, pronta ad accogliere precisazioni, confutazioni e quant'altro. Io credo che il Mainardi fosse seduto sul sedile anteriore al momento dei primi spari, ma che lo schienale fosse abbassato. Appena iniziato l'attacco, Mainardi, senza risollevare lo schienale, mette in moto e cerca di fuggire in retromarcia. Preso dal panico finisce in cunetta e il suo corpo viene sbalzato all'indietro. Il mostro raggiunge l'auto entra e si mette alla guida, ma vista la posizione inclinata del mezzo, per evitare di scivolare indietro anche lui, solleva lo schienale. Mette in moto si accorge che l'auto non può uscire dalla cunetta e decide di allontanarsi, ma prima chiude lo sportello con la chiave (che poi getterà) e spara sui fari allo scopo di ritardare lo scoprimento del delitto.
RispondiEliminaDifficile che il corpo possa essere finito seduto sul divanetto posteriore, con questa dinamica. Al momento dell'impatto è da escludere, essendoci lo schienale abbassato che occupava lo spazio. Dovrebbe quindi avercelo messo il Mostro dopo essere entrato in auto, ma non credo che lo avrebbe posizionato con tale precisione. Non avrebbe avuto motivo di farlo né ci sarebbe riuscito, con un corpo esanime.
EliminaPerché poi chiudere lo sportello? Pensa davvero che in un momento come quello si sarebbe preoccupato di una cosa del genere? A che scopo? Ritardare i soccorsi per inutile sadismo su cadaveri, o quelli che lui credeva fossero cadaveri? Prtroppo la terribile logica di Filastò continua a far danno! Ma poi c'era il finestrino rotto, dunque il nottolino era facile sollevarlo. Non lo fece il giovanissimo Martini soltanto perché, comprensibilmente, era nel panico.
Se vuole intervenire ancora metta almeno una sigla in fondo al suo scritto.
Mi scuso per l'anonimato, non volevo celarmi. Per incapacità mia ho scritto come sconosciuto. Ha ragione circa il fascino delle tesi di Filastò. La lettura dei suoi scritti mi ispira e mi stimola a approfondire. Rosanna Becciu
RispondiEliminaMi dispiace di non poterla sostenere riguardo il buon avvocato. Per la mia richiesta di una sigla, non è per l'anonimato, è per poter individuare gli interventi dello stesso lettore. Comunque va bene Rosanna, il suo bel nome l'ho letto molto volentieri!
EliminaAntonio secondo te ha importanza la testimonianza del 2005 di Leda Matteuzzi?
RispondiEliminaSecondo me ha una grande importanza. Tra l'altro viene collocata dubbiosamente al lunedì. Fosse del martedì sarebbe il giorno in cui uscirono i giornali con la notizia di Mainardi che aveva detto qualcosa.
EliminaNon occorre che lo pubblichi. Solo qualche considerazione sul fatto che trovo improbabile che la frattura delle ossa nasali di Antonella sia stata causata da frammenti di vetro.
RispondiEliminahttps://mdf-alias-mostrodifirenze.blogspot.com/2023/10/dall-autopsia-di-antonella-migliorini.html
Nei video ho attribuito la frattura con maggior probabilità ad un urto contro la sommità del sedile.
EliminaAh allora la foto non era chiara. Contro la sommità del sedile anteriore durante la retromarcia a singhiozzo ? Mi pare improbabile lo stesso, non c'era una forza cinetica da giustificarla, mentre quando la macchina cade nel fosso, in caso riceveva un colpo sul retro del capo, non davanti. Se guarda bene la foto col grosso ematoma e pensa ad un frattura nasale parrebbe proprio un colpo violento, sferrato con un corpo contundente. Comunque sono solo dettagli.
EliminaCorreggo il post nel blog, e mi scuso per il malinteso.
Mentre la ragazza stava finendo di vestirsi il sedile davanti a lei era basculato in avanti. Durante la marcia a singhiozzo oppure quando l'auto finì nel fosso il sedile tornò al suo posto, colpendola con la parte inferiore del telaio alla caviglia destra e con la sommità della spalliera al naso. Si deve pensare anche a un corpo senza vita sballottato avanti e indietro.
EliminaHo capito cosa intende. L'ematoma alla caviglia destra sembra avere proprio quella genesi ma la frattura al naso, secondo me, necessita di una forza ben maggiore di quella prodotta dal sedile che torna indietro. Inoltre le forza in gioco si applicano a tutti i corpi, se il sedile va indietro, perchè la macchina cade nel fossato, va indietro anche il corpo della ragazza, e la distanza "relativa" fra sedile e ragazza rimane costante.
EliminaCome facciamo a sapere cosa successe durante gli sballottamenti di una macchina che, guidata da un ragazzo ferito e ostacolata da un freno a mano, poteva essere andata a singhiozzo?
EliminaLe ripeto, frattura nasale con ematoma allo zigomo destro, non hanno mica avuto un incidente stradale, a quanto poteva andare in retromarcia ? Sull'andare a singhiozzo, mi pare che in un suo video lei stesso fa notare che col freno a mano NON tirato fino all'ultima tacca, l'andatura poteva essere, diciamo, "fluente". Comunque penso non ci sia altro da aggiungere, nel 99,99% ognuno rimane della propria ide, è una regola, specie per quanto riguarda il MdF.
EliminaBuongiorno Antonio, la sua ricostruzione della dinamica di Baccaiano è dettagliata, arguta e ben argomentata, sicuramente di gran lunga la migliore che ho letto e sulla quale concordo pienamente. Vorrei tuttavia porle un paio di riflessioni:
RispondiElimina- la ferita al naso di Antonella sembra più da trauma diretto che da schegge di vetro generate dalla frantumazione del vetro lato guida, posso ipotizzare che, resasi conto del pericolo, Antonella si sia avvicinata con la testa a quella di Paolo come dimostra anche la sua dinamica e che Paolo abbia avuto nella concitazione del momento un rapido movimento all' indietro ferendo con la zona parietale destra della sua testa il naso di Antonella provocandole una ferita lacero contusa, un trauma al setto nasale e alle ossa proprie del naso.
-Paolo si sposta sul sedile posteriore trascinandosi con le residue forze che gli rimangono per stare vicino ad Antonella e accertarsi che sia viva
Come medico posso dire che nonostante le ferite sanguinanti e il forte dolore per il proiettile al torace questa manovra Paolo l'avrebbe potuta fare. Credo però sia importante per confermare lo spostamento di Paolo sul sedile posteriore (anche in parte aiutato dalla pozione inclinata nel fossato della 147), definire dove fossero il bacino e le gambe di Paolo, perché Allegranti dice chiaramente che le gambe erano sotto il sedile anteriore di guida e in questo caso sarebbe difficile credere che Paolo abbia avuto anche la forza di mettere le gambe sotto il sedile di guida.( e perché poi?)
Mentre sembra che la testa e il busto di Paolo fossero sul sedile posteriore , purtroppo nessuna domanda fu rivolta nello specifico a Gargalini o Marini sulla posizione del bacino e delle gambe di Paolo, si trovavano nel tunnel tra i due sedili anteriori? Erano sotto il sedile anteriore lato guida come sostiene Allegranti?
Chiarire questo punto sarebbe stato molto utile. Un saluto
Su questa dinamica ho realizzato successivamente dei video, ben sette, dei quali il più importante è questo
Eliminahttps://www.youtube.com/watch?v=32-knMW6TX0
Conviene che lo guardi, magari anche gli altri, se è seriamente interessato.
Questo perché su alcuni particolari potrei aver aggiustato il tiro. Sicuramente sulla ferita lacero contusa al naso di Antonella, che ritengo sia dovuta all'urto contro la spalliera del sedile anteriore, che era basculato in avanti e che a un certo punto ricadde all'indietro. Il ritorno indietro del sedile fu anche causa del trauma alla caviglia destra, con la sua intelaiatura della seduta.
Riguardo invece la posizione delle gambe di Paolo, credo che la valutazione di Allegranti sia poco significativa. Allegranti non entrò in macchina, ma aiutò da fuori, e la sua valutazione fu probabilmente effettuata con il sedile anteriore basculato in avanti, mentre Martini e Gargalini, che erano dentro, cercavano di estrarre il corpo e passarlo a lui e a Ciampi. Bisogna infatti tener presente che, dopo i primi tentativi infruttuosi, Gargalini riuscì a sbloccare il sedile anteriore, mandandolo contro il cruscotto. A quel punto potrebbe anche essere stato lui stesso a distendere le gambe di Paolo, per prenderlo meglio, e dunque a offrire quella visione ad Allegranti.