Che il delitto degli Scopeti non
sia avvenuto domenica 8 settembre 1985 ma ben prima – con estrema probabilità, addirittura
due giorni prima – è ormai pacifico. In verità lo si sapeva già da molto tempo, ma con il
recente e ottimo reportage del regista Paolo Cochi (vedi) si è arrivati alla certezza. Quindi Giancarlo Lotti e Fernando Pucci avevano mentito
raccontando di aver visto Vanni e Pacciani uccidere i due francesi alla
domenica. Questa semplice verità potrebbe far sembrare inutile ogni esame critico
della ricostruzione del delitto presa per buona dai giudici che condannarono il
povero Vanni, ma non è così. È importante andare a vedere come sia stato
possibile, neppure vent’anni fa, individuare un colpevole sbagliato interpretando in modo sbagliato i pochi elementi disponibili. Un’attenta
ma faticosa lettura della sentenza di primo grado ci consente di capirlo. Chi scrive si è già sobbarcato l'improba fatica. Dopo gli orrori sulla fuga da Vicchio, eccone un altro sull'avvistamento di un'auto bianca a Scopeti.
Oltre a quella di Lorenzo Nesi
opportunamente riciclata, per dimostrare la presenza dell’auto di Pacciani
sotto la piazzola di Scopeti la domenica sera, così come avevano raccontato Lotti e Pucci, la
sentenza fece appello alle dichiarazioni della signora Sharon Stepman. Si
trattava di una delle testimonianze recuperate da Michele Giuttari in mezzo
alle carte non utilizzate al processo Pacciani. Lasciamo la parola allo stesso investigatore (da “Compagni di sangue”):
Stepman Sharon, di origine americana, tecnico
nel settore della stampa, si era presentata spontaneamente ai carabinieri il 10
settembre 1985, dopo aver appreso la notizia del delitto. Aveva riferito che
quella notte, verso le ore 23, tornando a casa dopo aver lasciato un amico, nel
percorrere Via di Scopeti verso Firenze, giunta poco prima del ristorante
"La Capannina", aveva notato un'autovettura di media
cilindrata, di colore bianco, squadrata nella parte anteriore. Il conducente nell'uscire
dalla stradina che conduce al luogo del delitto, alla vista dell'auto della
donna, aveva spento le luci facendo marcia indietro con l'evidente scopo di non
farsi vedere.
In un successivo interrogatorio, la donna
aveva precisato di aver avuto l'impressione che, a bordo, ci fosse un'altra
persona.
La circostanza era stata confermata anche
dall'amico della donna, Valeriano Raspollini, organizzatore di mostre d'arte
moderna. Costui aveva dichiarato di avere, per primo, ricevuto la confidenza da
parte della sua amica, che aveva accompagnato alla stazione dei carabinieri,
ritenendo che la conoscenza di quel racconto, da parte degli inquirenti,
potesse essere utile per le indagini.
La Stepman e l’amico Raspollini furono
sentiti in aula il 7 luglio 1997 (vedi e vedi). La sentenza di primo grado dette molta
importanza all’avvistamento della signora americana, tanto da considerarlo uno
dei sette “riscontri esterni” al racconto di Lotti su Scopeti.
[…] la Ford Fiesta del Pacciani, a detta dello
stesso Lotti, si trovava nella zona dirimpetto alla stradina sterrata che
conduce alla piazzola teatro del delitto, al di là della strada asfaltata,
dietro il muro del cancello di una villa.
Tale circostanza trova riscontro nelle
dichiarazioni della teste Stepman Sharon che, transitando in auto all’altezza
di tale punto “verso la mezzanotte” di quella domenica, nella fase di rientro a
Firenze dopo aver accompagnato a casa, in via Scopeti n.9, il suo amico
Raspollini Valeriano col quale era stata in gita nella zona di Perugia, aveva
appunto notato un’auto “bianca” che stava uscendo sulla destra,
perpendicolarmente alla strada asfaltata percorsa da essa Stepman, e che,
anziché fermarsi per darle la precedenza, aveva fatto subito marcia indietro
abbassando i fari, come se il conducente non avesse voluto farsi vedere o
riconoscere.[…]
La teste, nella sua deposizione chiara e
serena, ha tenuto a sottolineare altresì:
a) Che era stata
sicura del punto da dove stava uscendo quell’auto, essendo ritornata sul posto
coi Carabinieri ed avendo potuto
verificare con loro dove una stradina sterrata sulla destra si presentava
“perpendicolare alla strada asfaltata” da lei percorsa;
b) Che aveva avuto
modo di vedere solo una parte dell’auto, ed esattamente tutta la parte
anteriore fino a metà dell’abitacolo; che l’auto era di “media cilindrata” e di
“colore bianco” ed aveva poi “la carrozzeria squadrata nella parte frontale”,
come aveva riferito all’epoca ai Carabinieri;
c) Che era stata
sicura anche dell’ora, perché quella notte, prima di lasciare la casa del
Raspollini, aveva guardato all’orologio che erano le ore 23.55, che era stata
sul momento un po’ indecisa su che strada prendere per far rientro a Firenze e
che aveva poi deciso per via degli Scopeti, trattandosi di strada che le
“piaceva di più”.
Sicché i particolari dell’auto forniti dalla
teste combaciano perfettamente con quelli della Ford Fiesta di Pacciani, che era
appunto “bianca”, di “media cilindrata” e con la “carrozzeria squadrata” nella
parte frontale […]
È chiaro, quindi, che si trattava dell’auto
del Pacciani che stava allontanandosi dalla zona dopo la consumazione del
delitto, tenuto anche conto di quella repentina manovra a “marcia indietro”,
chiaramente fatta per non farsi riconoscere […]
Si tratta dell’unico riscontro
esterno che chiama direttamente in causa Pacciani,
dunque per questo assai prezioso. Ma è giustificata la sicurezza con la quale
i giudici identificarono la Ford Fiesta del contadino nell’auto vista dalla
Stepman? Assolutamente no, e per molte ragioni.
Nonostante la teste avesse visto
l’auto per pochi attimi soltanto e soltanto nella parte anteriore, senza quindi
poter stabilire se si fosse trattato o no di una due volumi come quella di
Pacciani, le sue ottime capacità di osservazione le avevano comunque consentito
di apprezzarne il colore bianco, i fari squadrati e la “media cilindrata”: “… sembrava di media
cilindrata, come la mia. Mi hanno chiesto a quel tempo cosa voleva dire di
media cilindrata. La mia Alfa a quel tempo, per me era una cosa di media
cilindrata”. Ma l’Alfa Romeo posseduta dalla signora, una Giulia
1300, era di taglia assai maggiore rispetto alla Ford Fiesta, in effetti più
una piccola che una media cilindrata. Poi, a rendere ancor meno sicura
l’identificazione, c’è il mancato apprezzamento del vistoso fregio rosso che
caratterizzava l’auto di Pacciani. L’amico Raspollini, al quale era stata mostrata
una foto di quell’auto, così aveva commentato in dibattimento: “… su quel frontale
c'era un fregio rosso trasversale, molto evidente […] devo dire, per la
conoscenza che ho della capacità percettiva di Sharon, se lo avesse visto lo
avrebbe probabilmente notato”. E per dimostrare la fondatezza di
quanto stava ipotizzando, Raspollini raccontò un episodio nel quale
effettivamente la Stepman aveva mostrato un’incredibile capacità di cogliere al
volo, passando in auto, una sfumatura di colore sulla copertina di un libro visto
dietro una vetrina.
Un altro elemento di perplessità
è dato dall’orario. In dibattimento, sia Raspollini sia la stessa Stepman
avevano collocato l’episodio attorno alla mezzanotte. Ma dal verbale compilato
dai carabinieri nell’immediatezza dei fatti (10 settembre, il giorno successivo
a quello della scoperta dei cadaveri) l’orario risultava differente: le 23. Il
documento non è in possesso di chi scrive, però in entrambi i suoi libri Giuttari,
che quel verbale aveva recuperato e valorizzato, scrive proprio le 23, mentre
queste furono le parole pronunciate dal PM durante l’interrogatorio della
signora (al posto di “Capannina” deve leggersi “Baracchina”):
Ecco. Lei si ricorda che disse, le frasi che
disse ai Carabinieri? Al momento del fatto - faccio per ricordarglielo meglio -
lei dice: "La sera dell'8 corrente, verso...” - mi sembra le 23.00, manca
qualcosa, ma... - "alla guida della mia autovettura, percorrevo via degli
Scopeti diretta verso Firenze. Giunta poco prima del ristorante denominato la
Capannina, ho notato una autovettura di colore bianco, probabilmente non di
grossa cilindrata, ma di media cilindrata".
È evidente l’imbarazzo di Canessa
di fronte all’orario che risultava dal verbale: “mi sembra le 23.00, manca qualcosa, ma...”.
Quella era proprio l’ora dell’arrivo di Lotti, con le cui dichiarazioni,
quindi, l’originario racconto della Stepman non andava per nulla d’accordo, visto che in quel momento Vanni e Pacciani si sarebbero trovati attorno alla tenda in procinto di uccidere i due poveri francesi. Ma
perché le 23 erano diventate le 24? Non si può eliminare il sospetto che dodici
anni dopo si fosse fatto di tutto per accordare anche questo avvistamento ai bisogni
della nuova indagine, non solo aggiustando l’orario, ma anche il luogo, identificato dalla sentenza nello slargo antistante la
piazzola del delitto con assoluta certezza: “era stata sicura del punto da dove stava
uscendo quell’auto”. Ma questa frase è un falso, poiché la teste non si era dimostrata affatto sicura, come attesta il seguente scambio con Canessa tratto dalla sua deposizione:
PM: Lei ricorda il
luogo esatto, o almeno approssimativo in cui avvenne questo incontro con questa
macchina? Lei è stata portata lì dalla Polizia?
Stepman: Io, dodici anni
fa, ho provato io, dopo di fare questo percorso un'altra volta, perché non
avevo capito, non ho fatto attenzione. Non ho visto nessun posto che era possibile
uscire di questa macchina che pure ho visto. Dopo undici anni, guardando con la
Polizia, mi hanno fatto vedere dove usciva, dove sembrava che poteva uscire
questa macchina. Che era proprio davanti al piazzolo dove è stato ammazzato
queste persone.
PM: E lei ha avuto la
sensazione che era quello il posto...
Stepman: No, non lo so. Non
ce l'ho...
PM: Non ce l'ha
presente. Lei ha presente solo il fatto che, in questa, nel momento in cui lei
faceva questa strada, ha visto una macchina che veniva dalla sua destra,
andando verso Firenze...
La donna aveva cercato subito di
ritrovare il punto dell’avvistamento, ma non c’era riuscita. Undici anni dopo
aveva ripercorso la via Scopeti assieme alla Polizia, con i seguenti risultati
(parla Canessa):
“L'ufficio dà atto che nel sopralluogo
concluso sono state individuate stradine sterrate sulla destra in direzione di
San Casciano, Ponte degli Scopeti, rispettivamente prima e dopo il ristorante
La Baracchina, in soli due punti: all'altezza del civico 120 e all'altezza del
124. Di cui una è quella con i campanelli intestati...".
Cioè, fanno un rilievo di luoghi con lei. E
poi danno atto che possono escludersi che questa non è, perché non era
perpendicolare alla strada asfaltata. Un'autovettura sarebbe stata illuminata
frontalmente per chi sopraggiungesse con le modalità riferite dalla Stepman.
Quindi la portano a vedere l'altro e dicono: 'siccome l'altro è obliquo, è
l'altro', questa è una deduzione che fanno insieme a lei. È cosi?
Insomma, sembra di capire che
furono individuati soltanto due punti dove poteva essersi verificato
l’avvistamento, e il più idoneo parve proprio lo slargo situato davanti alla
piazzola del delitto (civico 124). Ma è davvero così?
Non sfugga al lettore il seguente suggerimento di Canessa non accolto dalla Stepman: “E lei ha avuto la sensazione che era quello il posto...”,“No, non lo so”. Evidentemente la donna era assai perplessa sull'identificazione che le si voleva attribuire, e aveva tutte le ragioni, poiché con quasi certezza il punto dove aveva visto l'auto era l'altro, quello antistante il civico 120; basta un controllo con Google Maps per dimostrarlo. Innanzitutto, in direzione Firenze, il civico 120 si trova circa 200 metri prima del ristorante “La Baracchina”, mentre il 124 si trova circa 300 metri dopo, e al tempo la Stepman aveva fatto verbalizzare “poco prima del ristorante”.
Poi, anche la forma dei due slarghi depone nettamente per la scelta del civico 120. La teste, infatti, non aveva visto alla sua destra la fiancata dell’auto, ma soltanto la parte del muso che era spuntata fuori, quindi ci doveva essere, se non una strada laterale, almeno una rientranza in grado di nascondere la fiancata stessa. E questo era vero per il civico 120, e non per il 124.
Oggi lo slargo del civico 124 si presenta in modo piuttosto diverso rispetto al 1985, con il cancello che è stato arretrato e posizionato orizzontalmente alla via Scopeti (vedi foto sopra). Attorno al 1996 doveva già essere così, ed è comprensibile che Sharon Stepman non avesse potuto escluderlo come possibile spazio dal quale avrebbe visto spuntare il muso di un'auto bianca, che il muro di destra avrebbe potuto nascondere. Si tenga presente che l'auto della donna si muoveva da destra verso sinistra rispetto alla foto.
Non sfugga al lettore il seguente suggerimento di Canessa non accolto dalla Stepman: “E lei ha avuto la sensazione che era quello il posto...”,“No, non lo so”. Evidentemente la donna era assai perplessa sull'identificazione che le si voleva attribuire, e aveva tutte le ragioni, poiché con quasi certezza il punto dove aveva visto l'auto era l'altro, quello antistante il civico 120; basta un controllo con Google Maps per dimostrarlo. Innanzitutto, in direzione Firenze, il civico 120 si trova circa 200 metri prima del ristorante “La Baracchina”, mentre il 124 si trova circa 300 metri dopo, e al tempo la Stepman aveva fatto verbalizzare “poco prima del ristorante”.
Poi, anche la forma dei due slarghi depone nettamente per la scelta del civico 120. La teste, infatti, non aveva visto alla sua destra la fiancata dell’auto, ma soltanto la parte del muso che era spuntata fuori, quindi ci doveva essere, se non una strada laterale, almeno una rientranza in grado di nascondere la fiancata stessa. E questo era vero per il civico 120, e non per il 124.
Oggi lo slargo del civico 124 si presenta in modo piuttosto diverso rispetto al 1985, con il cancello che è stato arretrato e posizionato orizzontalmente alla via Scopeti (vedi foto sopra). Attorno al 1996 doveva già essere così, ed è comprensibile che Sharon Stepman non avesse potuto escluderlo come possibile spazio dal quale avrebbe visto spuntare il muso di un'auto bianca, che il muro di destra avrebbe potuto nascondere. Si tenga presente che l'auto della donna si muoveva da destra verso sinistra rispetto alla foto.
I due fotogrammi soprastanti, tratti dal noto documentario di History Channel, risalgono ai giorni del delitto, e mostrano come allora, per chi transitava davanti al cancello andando verso Firenze, non c'era nessun muro dietro il quale potesse nascondersi un'auto. Il muro, infatti, piegava dolcemente verso il cancello che si presentava in posizione
quasi frontale. Quindi un’auto ivi parcheggiata con il muso verso via Scopeti
avrebbe mostrato libera da ostacoli la fiancata sinistra a chi viaggiava verso
Firenze, e la signora Stepman avrebbe avuto modo di vedere anche la forma della
coda e stabilire se si trattava di una due o di una tre volumi. In ogni caso avrebbe visto anche il cancello, e quindi non avrebbe mai preso quello spazio per una strada di campagna.
Al contrario, come si vede nella foto sopra, lo slargo all'altezza del civico 120 è molto profondo e ha una forma squadrata, con il muro laterale di via Scopeti che
piega quasi ad angolo retto verso l’interno, per chi se lo trova sulla destra viaggiando verso Firenze.
Dietro quel muro poteva tranquillamente nascondersi un’auto. E nel 1985 l'ambiente doveva
presentarsi in condizioni identiche, poiché i muri paiono assai
vecchi. Evidentemente, nel buio della notte, la Stepman si era convinta di aver visto l’auto
spuntare da una stradina laterale, quindi per questo, nelle sue ricerche personali, aveva
scartato lo slargo, il quale strada non era. Ma la posizione “poco prima del
ristorante” e la mancanza di alternative ne fanno l’unico candidato
possibile.
Resta da capire il perché, dopo il sopralluogo della Polizia assieme alla Stepman, fu privilegiato lo slargo davanti al civico 124 rispetto a quello davanti al civico 120. Non si disponeva di fotografie dell'epoca? Si pensò che la teste si fosse sbagliata nel collocare il punto poco prima della Baracchina? Oppure, come mille altre volte in questa incredibile vicenda di malagiustizia, si preferì far tornare i conti?
Resta da capire il perché, dopo il sopralluogo della Polizia assieme alla Stepman, fu privilegiato lo slargo davanti al civico 124 rispetto a quello davanti al civico 120. Non si disponeva di fotografie dell'epoca? Si pensò che la teste si fosse sbagliata nel collocare il punto poco prima della Baracchina? Oppure, come mille altre volte in questa incredibile vicenda di malagiustizia, si preferì far tornare i conti?
Questo è un'articolo interessante. Ci son passato un paio di volte e non ho visto quello slargo al civico 120 ed è sempre vicino alla Baracchina. Potrebbe essere comunque sempre una macchina legata al mostro che magari si è posta li per ripulirsi e imbustare il macabro feticcio dirigendosi poi verso l'autostrada in un luogo più defilato della Cassia. In linea di principio l'orario è quello vicino temporalmente all'omicidio se pensiamo alla Domenica. Comunque le macchine squadrate davanti negli 80 erano la maggioranza
RispondiEliminaCiao Antonio, complimenti per il blog e l'articolo.
RispondiEliminaCosa ne pensi della testimonianza di Italo Buianni? Ha dichiarato di aver visto agli Scopeti una Ford bianca con il segno rosso ai lati. Questa testimonianza e' interessante perche' si riferisce al Venerdi' e non alla Domenica come le altre.
Devo dare un'occhiata, dammi un po' di tempo, adesso sono messo male. Ciao.
Elimina