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giovedì 3 dicembre 2015

Salme sfregiate a Careggi

Nel suo ultimo libro Confesso che ho indagato Michele Giuttari riporta, in modo peraltro impreciso e parziale, un episodio accaduto nel giugno-luglio 2002 nelle Cappelle del Commiato, le sale mortuarie annesse all’ospedale di Careggi, a Firenze, dove, “nell’arco di poche notti, i volti di tre anziane defunte subiscono tagli e asportazioni della cute, probabilmente con un bisturi”. A tale episodio viene accostato un vecchio appunto. Lasciamo la parola allo stesso Giuttari. 

Le Cappelle del Commiato però non sono nuove nell’inchiesta sul Mostro. Nei vecchi atti trovo un appunto manoscritto dal funzionario della sala operativa della Questura di Firenze dell’epoca, dottor La Sorte, del seguente tenore:
“Caro Sandro [Sandro Federico, dirigente della Squadra mobile dell’epoca], per quella faccenda di cui ti ho parlato delle Cappelle del Commiato mi è stato detto che l’unica persona in grado di fornire qualche particolare sarebbe il superiore dei Padri Cappuccini che gestiscono le stesse Cappelle e che dovrebbero essere gli stessi di Trespiano.”
Il dottor La Sorte, interpellato in merito, riconosce la propria grafia, ma non ricorda i dettagli dell’appunto, che però era riconducibile a una notizia relativa ai delitti del Mostro di Firenze.

Come si vede, Giuttari lascia intendere che quel presunto reato di vilipendio di cadavere poteva aver avuto qualcosa a che fare con i delitti del Mostro. È bene spendere qualche parola per togliere di mezzo questo sospetto, poiché è pacifico che la vicenda delle salme sfregiate all’ospedale di Careggi con il Mostro non c’entra proprio nulla. A meno che detto Mostro non fosse dotato di piccoli ma affilatissimi incisivi!
Ricostruiamo i fatti con l’aiuto dei numerosi articoli pubblicati da "La Repubblica", disponibili on line. Ecco la ricostruzione della partenza (26 giugno):

La squadra mobile diretta da Michele Giuttari, alla quale il Pm Giulio Monferini ha affidato le indagini, ha ricostruito la sequenza degli avvenimenti. Le tre anziane defunte vengono portate alle Cappelle del Commiato sabato 22, rispettivamente alle 4 e alle 6 del mattino e alle 19 di sera. Domenica 23 giugno, poco prima delle esequie, i familiari di una delle tre signore si rendono conto che il suo volto è segnato da una lesione. Segnalano la cosa ai responsabili delle Cappelle del Commiato, ipotizzano con orrore che il corpo della loro cara possa essere stato assalito da un animale, un roditore oppure un uccello. In ogni caso i funerali vengono celebrati e la salma trasportata al cimitero e sepolta.
Nel frattempo gli addetti alle Cappelle avvisano il dirigente, che a sua volta avverte l'assessore alla sanità Graziano Cioni. Viene disposta una ispezione. E la mattina di lunedì 24 giugno si scopre che altre due salme hanno lesioni sul volto. Viene avvisata la magistratura. Il medico legale esclude che si tratti di morsi di animali. I tagli sono netti e sono stati eseguiti con una lama affilata. La polizia scientifica trova a terra, vicino a una delle salme, le tracce di un piccolo rogo, con residui di materia organica che vengono consegnati al medico legale per le analisi. Si pensa a un rito, ad una messa satanica, quindi ad una setta. Che tuttavia, violando la regola della segretezza, avrebbe fatto in modo da rendere la profanazione evidente e clamorosa.
Le escissioni e l'eventuale rito magico risalgono alla notte fra sabato 22 e domenica 23 giugno, non a quella di San Giovanni (24 giugno), che nel calendario satanico è la terza notte di Tregenda, o notte delle streghe volanti e del sabba. Improbabile, per la polizia, che i tagli siano stati eseguiti di giorno, durante la apertura delle cappelle mortuarie, quando c'è un via vai di gente. Le tre salme sfregiate si trovavano nei pressi della porta di servizio, ed è da lì che i profanatori potrebbero essere passati. Da capire che uso sia stato fatto o si intenda fare dei lembi di cute tagliati via. Forse sono stati bruciati sul posto, più probabilmente sono stati o saranno utilizzati in qualche rito, o spediti in segno di minaccia (come avvenne dopo l'ultimo delitto del mostro, quando un lembo di seno fu inviato al Pm Silvia Della Monica).

Giuttari era intervenuto in qualità di capo della Mobile, ma non fece neanche in tempo a prendere contatto con il caso che subito fu estromesso: il procuratore capo Ubaldo Nannucci, con il quale non correva buon sangue, lo accusò di aver rivelato alla stampa informazioni riservate, e affidò il caso alla Guardia di Finanza. Probabilmente la foga di impedire che Giuttari si avvalesse dell’episodio per inseguire le sue sette sataniche fece commettere al magistrato un grave errore: l’accusa era infondata, poiché a parlare con i giornalisti erano stati altri, come si scoprì presto. Minacciato di querela, Nannucci dovette chiedere scusa per iscritto, ma oramai Giuttari era fuori. In ogni modo fu una fortuna per lui, poiché così riuscì a evitare l’insidia di una possibile gran brutta figura.
Il 29 giugno, nonostante il potenziamento dei controlli attorno e dentro le cappelle mortuarie, comparvero ancora lesioni misteriose su una quarta salma. Le telecamere non rivelarono niente di sospetto, e stranamente né il custode notturno né la guardia giurata che gli dava manforte, in lacrime mentre si discolpava, non si accorsero di nulla. Furono allora verificati in modo certosino tutti i possibili accessi e fu rafforzata ulteriormente la vigilanza, ma questo non impedì che la notte successiva venisse sfregiata una quinta salma. Da "La Repubblica" del 1° luglio:

Sorvegliati a vista gli ingressi, ronde dei vigili urbani e degli addetti alla sicurezza nelle camere ardenti. Esaminate tutte le salme dopo la chiusura delle cappelle. Eppure per la quinta volta un cadavere è stato sfregiato. E l'impressione sempre più netta è che sia stata lanciata una sfida del tutto inedita. Dopo quattro donne, in età compresa fra gli 80 e i 90 anni, ieri è stata la volta della salma di un anziano pensionato: con una lama affilata, forse un bisturi, una mano ignota ha tagliato via un lembo di pelle dal viso, appena sotto un occhio, e un altro pezzetto l'ha tagliato all'altezza della gola. Poi, quasi a «firmare» questa ulteriore sfida agli investigatori che indagano sulla vicenda, ha aperto gli occhi alla salma. È un messaggio per qualcuno? Una storia di necrofili? Ha un significato occulto? È parte di un rito satanico?

Si tenga presente che, oltre alle telecamere, c’erano ben otto uomini a vigilare dentro e fuori: due guardie giurate, il custode, due vigili urbani e tre uomini della finanza. Ma non era ancora finita. Qualche giorno dopo la città, sbigottita e incredula, dovette sopportare la notizia del vilipendio di una sesta salma, prima che un ulteriore potenziamento della vigilanza e, soprattutto, la chiusura delle bare per la notte con appositi coperchi di plexiglas, ponessero termine alle profanazioni.
A quel punto qualcuno cominciò a recuperare un po’ di buonsenso. Già nei primi giorni le analisi della Scientifica sulla cenere che aveva fatto sospettare un rito satanico erano giunte alla conclusione che si trattava semplicemente dei resti di un sigaro bruciato. Poi, per quanto potente potesse essere stata la fantomatica setta responsabile delle profanazioni, i suoi adepti non avevano certo il dono dell’invisibilità, e neppure la capacità di attraversare mura e porte chiuse.
Non invisibili ma molto piccoli, non incorporei ma in grado di passare attraverso minuscole aperture, i sospettati naturali non potevano essere che i topi; evidentemente, chi aveva giudicato le ferite opera della mano dell'uomo si era sbagliato. Così scriveva "La Repubblica" l’8 luglio:

La procura non esclude che le escissioni sulle sei salme alle Cappelle del Commiato possano essere state provocate dai morsi di animali, forse topi. È una delle ipotesi sul tavolo dei magistrati. Non la sola né la principale. Lo ha fatto capire ieri il procuratore Ubaldo Nannucci in un incontro con i giornalisti. Tempo fa, in un'altra città si era verificato un episodio simile. Da qui il sospetto. Anche se a condurre su altra strada gli investigatori ci sono i rilievi del medico legale che esaminando le salme mutilate ha parlato fin da subito di una «lama affilata» escludendo che si trattasse di animali. Nella quinta e nella sesta profanazione però le incisioni sarebbero lievi e compatibili coi morsi dei roditori.

Messi di fronte all’impossibilità che qualcuno potesse aver beffato gli accurati controlli, gli inquirenti rividero criticamente le valutazioni del medico legale, e ripensarono a un caso analogo avvenuto 25 anni prima a Francavilla al Mare, dove erano bastate due salme sfregiate per individuare i responsabili, topi, appunto. Qualche controllo più accurato permise di raggiungere analoghe conclusioni anche a Firenze: sulle vesti delle salme profanate furono trovati peli di topo, e una carcassa in un armadietto.
La conclusione della tragicomica vicenda la possiamo leggere in un articolo de "La Repubblica" del 29 agosto:

Forse era veramente un topo il «maniaco» che fra il 23 giugno e il 5 luglio ha profanato sei salme esposte alle Cappelle del Commiato di Careggi in attesa del funerale. La soluzione del «giallo» è rimasta a lungo in bilico fra le valutazioni del medico legale Giovanni Marello, secondo il quale le lesioni sul volto e sul torace delle salme erano state eseguite con una lama affilata, e le analisi della Polizia scientifica, che ha trovato microscopici peli di topo su alcune delle salme. Ieri è venuto alla luce un indizio che sembra avvalorare la pista del topo. Sì, perché in un ripostiglio delle cappelle è stato trovato per l'appunto un roditore morto, stecchito da tempo. […]
L'altro ieri gli addetti alle cappelle hanno notato escrementi lungo il muro di uno stanzino in cui vengono riposti gli attrezzi. Sono stati chiamati i tecnici di una ditta specializzata che, seguendo le tracce, hanno trovato un topo morto all'interno di un armadietto metallico. Le ante dell'armadio erano chiuse, ma non a chiave. È possibile, quindi, che il topo sia entrato in un momento in cui le ante erano socchiuse. A giudicare dallo stato della carcassa, il roditore, ucciso probabilmente dal veleno di una trappola, dovrebbe essere morto diverso tempo fa.
 

4 commenti:

  1. Salve Antonio le scrivo perché in questo periodo di domiciliari forzati mi è tornato in mente un triste caso di cronaca avvenuto a Prato nel luglio 2011. Sarà Baldi e il suo ragazzo, Imad Merone, furono trovati morti nel loro appartamento in via Ariosto uccisi da due colpi di fucile. Si parlò subito di omicidio-suicidio ma alcuni particolari nn tornavano. Cmq l'inchiesta sarà archiviata definitivamente nel 2014 come omicidio-suicidio. A questo punto si chiederà cosa ha a che fare questa storia con quella del Mostro. La risposta è ovvia: assolutamente niente! Almeno x la stragrande maggioranza delle persone. Ricordo, infatti che sul quotidiano La Nazione, sotto la notizia della morte dei ragazzi c'era un appassionato articolo redatto da un opinionista che all'epoca collaborava con quel giornale che faceva notare una strana coincidenza, gettando noi lettori nel dubbio e nello sconforto: Sarà proveniva dallo stesso paese ( Castiglion dei Pepoli, BO) ed era parente di Stefano Baldi, una delle vittime del Mostro! Potrà trovare i dettagli della storia facilmente su Google ma purtroppo io non sono riuscito a trovare l'ambiguo commento dell' opinionista, magari ci riuscirà qualcun altro interessato. Cmq l'indovinello è: secondo lei chi è questo opinionista? Le assicuro: è facilissimo! Buone feste!

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    1. A dire il vero non ho trovato nulla di questo delitto, ma l'opinionista immagino chi sia, anche considerando il posto dove lei ha inserito il suo scritto.
      Buone feste anche a lei.

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  2. Provi a digitare su google "omicidio Prato Baldi Nazione"

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