Il 12 marzo 1996, il giorno dopo
aver ammesso il primo barlume di complicità con gli assassini, Giancarlo Lotti
era stato condotto a Vicchio. Tra i particolari sui quali agli inquirenti (tra
loro Giuttari e Canessa) premeva far chiarezza c’era anche quello della via di
fuga nata dalla testimonianza dei coniugi Martelli-Caini, della quale era noto
il punto di rientro sulla SP41 Sagginalese, appena prima di Dicomano, ma non il
punto di partenza. A quale altezza del percorso, dopo l’uscita dalla piazzola,
le auto di Lotti e Pacciani avevano temporaneamente deviato dalla Sagginalese
per aggirare il passaggio a livello, come aveva raccontato Lotti il giorno
prima? Innanzitutto, almeno a sentire l’esposizione di Giuttari in
dibattimento (vedi), durante quel sopralluogo l’individuo aveva mostrato di conoscere
bene la zona.
A Ponte a Vicchio dice di svoltare a sinistra,
svoltiamo a sinistra verso Dicomano e il Lotti prestava attenzione a tutte le
deviazioni che si incontravano sulla destra. Passiamo la prima deviazione, dice:
“no, questa no, perché va alle case più sopra”. Ne passiamo un'altra sulla
destra. Dice: “no, questa no perché va ad una fattoria, l'ho percorsa per un
tratto”. Ed è quella strada che porta alla fattoria La Rena. Quindi dichiarava
di conoscere quella strada, anche se l'aveva percorsa per un tratto, a suo
dire. Andando poco più avanti e avvicinandoci alla vera piazzola, alla vera deviazione,
incomincia a dire: “ma mi pare questa”. Quindi presta maggiore attenzione.
Quando siamo proprio sul posto: “è questa”. Quindi ci mettiamo dentro, quindi
la riconosce perfettamente.
Dopo la visita alla piazzola il
novello pentito era stato condotto avanti e indietro lungo la provinciale, ma
ogni tentativo di individuare l’ingresso della sterrata era risultato vano. Dal
libro “Il Mostro di Firenze - Uno Qualcuno Centomila”, p. 143:
Gli fu chiesto di indicare il percorso esatto
seguito da Vanni e Pacciani quella sera per allontanarsi dalla piazzola. Lotti
indicò la stradina che li aveva condotti al fiume dove si erano lavati le mani
per poi condurre gli agenti e il magistrato sino al Bivio per San Martino a
Scopeti. Non riuscì a trovare la “strada in salita e sterrata” percorsa quella
notte con Pacciani e Vanni. Fu condotto nuovamente con direzione Ponte a
Vicchio ma nuovamente Lotti non riuscì a ricostruire l’itinerario di quella
sera.
“Giunti nuovamente al bivio per San Martino
Scopeti si proseguiva ancora in direzione Dicomano al fine di verificare se era
possibile rinvenire altre strade sterrate sulla destra note al Lotti. Si
raggiungeva quindi il bivio sulla destra con indicata la località Bricciana e
si imboccava la strada sterrata che conduce a detta località.”
Lotti riferì d’esser passato proprio di lì il
29 luglio del 1984, seguendo con la sua Fiat 128 l’auto Ford Fiesta del
Pacciani.
Come mostra la piantina
schematica sovrastante, il bivio per Bricciana (R) altro non è che lo sbocco
sulla provinciale della strada di campagna dove era avvenuto l’avvistamento
Martelli-Caini (M), con il passaggio a livello (L) sulla destra della piazzola
(P) superato ormai da tre chilometri. Alla fine dunque gli inquirenti si erano
trovati costretti a portarsi all’uscita della presunta via di fuga, a loro già
nota, dove finalmente sembrerebbe che il novello pentito avesse fatto mente
locale, dichiarando che sì, la strada era quella; ma l’ingresso era rimasto
ignoto. Dal sunto del verbale si arguisce che i tentativi erano stati
effettuati prendendo a destra in uscita dalla piazzola, come del resto si
poteva immaginare avessero fatto gli assassini nel tornare verso San Casciano
secondo il percorso indicato da Lotti. Ebbene, a partire da quel punto non è
mai esistita alcuna strada in grado di aggirare il passaggio a livello. Tale
strada fantasma, se mai fosse esistita, avrebbe comunque dovuto attraversare la
linea ferroviaria prima di potersi congiungere con la sterrata
dell’avvistamento Martelli-Caini, come si può ben vedere dalla piantina. Quindi
in ogni caso, chiuse o non chiuse, quelle sbarre non si sarebbero potute
aggirare. A meno di non prendere a sinistra in uscita dalla piazzola, lo
vedremo.
In ogni caso del passaggio a livello la
sentenza di primo grado non si cura affatto, indicando un percorso che con esso
nulla ha a che fare.
Il Lotti, in sede di accesso nella zona del
delitto insieme alla PG in data il 12.3.1996 (cfr. relativo “verbale di
sopralluogo” a f.88 della filza n.3), ha riconosciuto ed indicato la strada
“sterrata” percorsa quella notte dopo il delitto, nella fase di allontanamento
dalla piazzola. La strada è quella che, partendo dalla provinciale Sagginalese
nel punto di cui alla foto nn. 12, 13 e 14 dell’inserto fotografico in allegato
5° della filza n.6, sale su fino a San Martino a Scopeto, gira ivi a sinistra e
prosegue poi in direzione della località “Bricciana” e “Santa Margherita”, fino
a ricongiungersi più avanti sulla stessa provinciale Sagginalese nei pressi di
Dicomano.
Il punto di partenza di tale strada sterrata
si trova esattamente alla distanza di km 1,600 dalla piazzola del delitto e
sulla destra della provinciale Sagginalese, avuto riguardo alla direzione di
chi provenga dalla piazzola e imbocchi detta provinciale Sagginalese in
direzione di Dicomano, che è poi il senso indicato dallo stesso Lotti.
Il percorso della stessa strada sterrata è
quello evidenziato con pennarello verde sulle carte geografiche “A” e “B”
allegate al verbale di sopralluogo della PG in data 7.3.96 (ff.85 e 86 della
filza n.3). Il punto evidenziato con pennarello azzurro è invece quello dove si
trova la “fonticina” di cui ha parlato il Lotti.
Sarebbe dunque il tratto segnato
in blu nella piantina il percorso ritenuto valido dalla sentenza. Chi scrive non dispone delle carte geografiche ivi menzionate, è però facile verificare con Google Maps che, uscendo a destra dalla piazzola del delitto e percorrendo i 1600 metri indicati dalla sentenza, si deve per forza attraversare il passaggio a livello, precisamente dopo poco più di 800 metri, quindi non si comprende il motivo per il quale Pacciani avrebbe dovuto abbandonare la provinciale dopo averlo ormai attraversato. Tra l’altro
dalla breve citazione si scopre un fatto d’importanza notevole, in grado di
spiegare meglio l'evolversi dell’intero scenario: il giorno successivo al ridicolo racconto
di Lotti secondo il quale questi avrebbe seguito Vanni e Pacciani a Vicchio
senza farsi vedere (6 marzo 1996), in un sopralluogo condotto senza di lui
la Polizia Giudiziaria aveva ipotizzato nel bivio per San Martino a Scopeti (S)
il punto d’inizio della deviazione. Una volta raggiunta la località di San
Martino, gli assassini avrebbero dunque continuato per Bricciana tornando verso
la provinciale fino a riprenderla in R. Si trattava però di un’ipotesi alla
cieca, quando la motivazione delle sbarre abbassate non era ancora nata, quindi
una sterrata valeva l’altra. Ma perché Pacciani avrebbe fatto una scelta in
apparenza così illogica? Per quale motivo, per andare da S a R, al normale
percorso di neppure due chilometri di strada asfaltata avrebbe preferito
un’escursione lunga cinque volte tanto per strade di campagna strette, buie,
piene di buche e quindi a rischio di inconvenienti? La sentenza fa sua quella
primissima ipotesi della Polizia senza darne alcuna giustificazione pratica.
Ma non è finita, poiché, oltre
all’assurdità del percorso, c’è anche un emblematico evento, nel sopralluogo
del 12 marzo, a far escludere del tutto l’ipotesi sposata dalla sentenza. Dopo
il fallito tentativo di trovare l’inizio della sterrata, Lotti era stato
condotto in una zona dove aveva riconosciuto un casolare, a suo dire luogo in cui Vanni e Pacciani avrebbero
occultato la pistola (B). Ebbene, quel casolare era stato raggiunto
proprio dopo aver imboccato il bivio per San Martino (S), girando poi in una vicina sterrata sulla
destra, la cui parte finale era stata percorsa a piedi. Di quella visita Lotti aveva
raccontato molti particolari, quindi è impensabile che non avesse rammentato se
alla ripartenza la piccola carovana si era o no diretta verso l’interno della campagna. Eppure, di
fronte alle domande del Presidente volte a sapere se era passato prima dalla
fonte dell’avvistamento Martelli-Caini o dal casolare, le sue risposte erano
state oltremodo evasive (vedi): “Dalla fonticina e poi questo casolare. O prima, sa la strada
un la conoscevo”, “Questo come fo a giudicarlo, non lo so mica”, “Poi la strada non
lo so se s'è ripresa così o s'è ripresa in un altro modo. Un m'orizzonto su
questo fatto qui. L'è quello”.
È evidente che Lotti, come in
molte altre occasioni, aveva preferito rimanere sul vago per non correre il
rischio di dire fesserie che poi gli potessero essere contestate, un rischio
assai forte, poiché da quella strada lui non c’era mai passato. Non per niente
la fonticina aveva detto di averla vista, ma stranamente non le persone che
vi stavano attingendo acqua né la loro auto i cui fari illuminavano la zona: un
modo per evitare imbarazzanti richieste di ulteriori particolari.
(segue)
(segue)
Per le carte dell'epoca si può interpellare l'Istituto Geografico Militare di Firenze. Io ne possiedo alcune della zona scaricate dal sito, ma la risoluzione del formato digitale non è chiarissima.
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