Pagine

mercoledì 2 novembre 2016

La dinamica di Calenzano

Sette anni tra il primo delitto e il secondo, appena quattro mesi e poco più tra il secondo e il terzo: nella notte del 22 ottobre 1981 il Mostro di Firenze uccise Susanna Cambi e Stefano Baldi a Calenzano, località Travalle. I ragazzi erano partita da casa Baldi, situata in paese, poco prima delle 23, con l’intento di accompagnare Susanna a casa sua a Firenze. Sfortunatamente furono presi dal desiderio, e percorsi appena due chilometri si appartarono in una stradina di campagna.
La ricostruzione della dinamica del delitto presenta notevoli difficoltà, dovute sia ai rilievi carenti sia a una intrinseca complessità della scena del crimine, a causa della quale si è anche ipotizzato un improbabile staging (manipolazione volontaria della scena del crimine). Riguardo i rilievi c’è da dire che intervenne fin troppa gente, tra carabinieri e polizia, con una suddivisione dei compiti e relazioni doppie assai deleterie per la certezza dei dati acquisiti, lo vedremo. Per la complessità basti dire che questo fu l’unico caso in cui anche il corpo della vittima maschile giaceva fuori dall’auto.





La Golf si era addentrata per circa 60 metri in una stradina campestre laterale a via dei Prati, il muso rivolto verso la campagna. Entrambe le portiere risultavano chiuse, la sinistra senza sicura e con il finestrino intatto, la destra con la sicura e con il finestrino rotto. La spalliera del sedile di guida era normalmente rialzata, quella del sedile del passeggero reclinata (attenzione! dal confronto delle ultime due foto si arguisce che la maggior parte dei frammenti di vetro visibili sul sedile del passeggero dovettero esservi caduti durante i rilievi, causa un'apertura e soprattutto richiusura poco accorte della portiera).
Il corpo di Stefano giaceva sul fianco destro in un modesto avvallamento sulla sinistra dell’auto, a circa tre metri dal muso. Indossava una camicia e un paio di pantaloni infilati soltanto alla gamba sinistra; al piede aveva ancora lo stivale, mentre l’altro, il destro, fu rinvenuto dentro l’auto. Da sotto i glutei spuntava il suo maglione arrotolato. Il corpo di Susanna giaceva invece sulla destra dell’auto, a circa cinque metri dal muso, quasi seduto dentro una specie di fossetto. Indossava una maglietta e un reggiseno alzati fin sotto il collo, e una gonna che il Mostro aveva tagliato per asportarle il pube. Al braccio sinistro erano ancora infilati un maglione e una giacca.

Dubbi sui bossoli. Prima di proporre una dinamica ragionevole, è necessario andare a fondo sulla questione dei bossoli recuperati. Le fonti concordano sul loro numero, sette, ma non sulla loro posizione, almeno non del tutto. Secondo il rapporto della Polizia, sulla base del quale fu poi redatta la perizia De Fazio, un bossolo fu trovato a bordo dell’auto, sul tappetino anteriore destro, e i restanti sei fuori, sul lato destro, entro un raggio di 90 centimetri dalla ruota anteriore. Durante il processo Pacciani l’agente di polizia Claudio Valente, partecipante ai rilievi, lo confermò (vedi). I bossoli furono tutti contrassegnati e fotografati, ma ripresi singolarmente e senza lo sfondo dell’auto a dimostrarne l’effettiva collocazione rispetto a essa, la quale dunque non appare del tutto sicura, tanto più che, appena prima di Valente, il maresciallo dei carabinieri Dino Salvini aveva dichiarato (vedi):

Erano cinque i bossoli dalla parte destra dell'autovettura.[…].
[domanda il PM] Lei ricorda che furono repertati cinque bossoli?
Mah, io ricordo bene, perché […] quando veniva trovato qualche cosa, veniva indicato alla Scientifica […]
Io mi ricordo che vidi cinque bossoli a sinistra, uno sopra l'autovettura, e uno sul lato destro.[…] Dentro l'autovettura, non sopra. […]
Lì c'erano: un bossolo, l'orologio e l'orecchino.

Dunque, secondo Salvini – che nella deposizione si pose idealmente davanti al frontale dell’auto rovesciando le posizioni – i bossoli sul lato destro erano cinque, uno invece era sul lato sinistro. Il sottufficiale ricordava bene, poiché nel verbale dei carabinieri si trova scritto:

Per terra, in prossimità dello sportello destro dell’autovettura, in ordine sparso, rinvenivamo 5 bossoli di pistola presumibilmente cal.22 L.R.; un bossolo è invece all’interno del veicolo, posto ai piedi per chi siede a fianco di chi guida. Altro bossolo è presente per terra, vicino allo sportello sinistro dell’autovettura, vicino a quest’ultimo vi è un orologio con bracciale, con quadrante bianco, calendario segnante il giorno “23”, funzionante e segnante l’ora giusta, marca “Philip-Watch Cormoran”. Nei pressi di detti oggetti sono presenti alcune macchie di sangue […]

Anche le sentenze di primo grado e d’appello del processo ai Compagni di Merende avrebbero entrambe confermato il contenuto di questo verbale:

[…] erano stati rinvenuti sul posto n.7 bossoli calibro 22 L.R., ed esattamente 5 in vicinanza della portiera laterale destra, uno all’interno dell’auto, sul tappetino del posto anteriore destro, ed un altro sul lato sinistro della vettura, a circa cm.70 dalla ruota anteriore sinistra.

D’altra parte la presenza di un bossolo accanto allo sportello sinistro consente di disegnare una dinamica molto più lineare, logica e verosimile in confronto a quella ottenibile posizionandolo assieme agli altri cinque sulla destra.

Proiettili e ferite. Secondo la perizia Arcese-Iadevito, furono recuperati cinque proiettili più due frammenti, il che sembrerebbe accordarsi con i sette bossoli. Ma i colpi sparati e andati a bersaglio furono quasi certamente otto, quindi sia un bossolo sia un proiettile mancarono all’appello. Riguardo le ferite c’è purtroppo qualche discrepanza nelle fonti (perizia De Fazio, perizia Arcese-Iadevito, deposizione Maria Grazia Cucurnia al processo Pacciani).


Stefano era stato colpito da quattro proiettili, dei quali tre ritenuti: uno al naso (1), non penetrato nel cranio e recuperato in prossimità della mandibola; uno in zona toracica sinistra (2), rimasto in superficie e fuoriuscito dal fianco sinistro; uno alla base destra del torace (3), con entrata al dorso e tramite basso-alto verso sinistra, recuperato in prossimità dell’ascella sinistra; infine uno all’emitorace destro (8), l’unico immediatamente mortale, che interessò anche il cuore.
Riguardo il proiettile numero 3, è necessaria una precisazione. Sia sul sito Calibro 22 di Master sia nel libro Il Mostro di Firenze esiste ancora l’ingresso è indicato sì alla base dell’emitorace destro, ma frontale. Vediamo che cosa dicono le fonti disponibili a chi scrive. Messa da parte la perizia Arcese-Iadevito, dove neppure si parla di colpo all’emitorace destro, rimangono la deposizione Cucurnia e la perizia De Fazio. Questa la descrizione della Cucurnia:

Quarto colpo alla base del torace destro. Questo fu trovato ritenuto a livello dell'emitorace sinistro. Un proiettile con un decorso leggermente obliquo verso l'alto che interessò la faccia superiore del fegato…

Non furono fatte ulteriori precisazioni, quindi, come si vede, non si parlò né di un ingresso frontale né di un ingresso dorsale. Questa invece la descrizione nella perizia De Fazio:

[Un colpo] in regione dorsale, con tramite interessante il lobo destro del fegato, il diaframma ed il polmone sinistro e ritenzione del proiettile sulla linea ascellare anteriore sinistra a livello sottocutaneo.

Come si vede viene indicato chiaramente un ingresso dal dorso. In questa sede si è ritenuta valida la descrizione De Fazio, anche perché ben si accorda con una dinamica semplice e lineare, lo vedremo.


Sul ragazzo vanno inoltre giustificate quattro ferite di coltello, come in figura, tutte inferte post-mortem e con forza non eccessiva.


Anche riguardo le ferite di Susanna ci sono discrepanze nelle fonti. Chi scrive ritiene ragionevole supporre che la ragazza fosse stata colpita da cinque proiettili, dei quali quattro ritenuti: uno passante al pollice della mano destra (1), lo stesso che poi avrebbe colpito anche Stefano forse al naso; uno alla faccia esterna (laterale) del braccio sinistro (4); uno al dorso destro (5), mortale; uno al braccio destro, con canna a contatto, uscito ed entrato poi nel torace (6); infine l’ultimo (7) sul lato destro del torace, mortale poiché attraversò il cuore, anch’esso sparato con la canna a contatto.
Anche su Susanna il Mostro usò il coltello, colpendola al dorso, mentre vedremo che una ferita sotto la mammella sinistra va probabilmente appaiata a quella, ben più importante, al pube.

L’attacco. Susanna e Stefano erano stati presi da un forte desiderio che, per il poco tempo a disposizione, volevano soddisfare in fretta. Fidanzati ormai da molti anni, erano in procinto di sposarsi, quindi di sicuro non mancavano loro le occasione per fare l’amore. Ma forse quella sera era da diverso tempo che non lo facevano, o forse erano semplicemente felici ed eccitati per l’imminente matrimonio. In ogni caso, appena parcheggiata l’auto poco dentro la stradina di campagna, accesero la luce e iniziarono subito a spogliarsi. Il Mostro era già nei paraggi, certamente non ad aspettare loro, ma la prima coppietta che si fosse appartata in una zona a lui ben nota e che sapeva adatta ai suoi tristi scopi. Non è forse un caso se una coppietta testimoniò di aver visto un individuo, all'apparenza un guardone, aggirarsi nei paraggi attorno alle 22.40.
Con il sedile non ancora reclinato, Stefano si era tolto il maglione, lo stivale destro e la gamba destra dei pantaloni. Si può ragionevolmente supporre che, per la frenesia, il maglione gli fosse rimasto infilato a un braccio, vedremo presto il perché. Susanna aveva invece già reclinato il proprio sedile e si era tolta parzialmente la maglia e la giacca lasciandole infilate al braccio sinistro. Contrariamente ai due episodi precedenti, l’aggressore attaccò dal lato destro, dove la presenza di arbusti lo proteggeva in fase di avvicinamento. Avrebbe potuto girare dalla parte del ragazzo, per esser sicuro di eliminare subito il soggetto più pericoloso, ma il successo della sua scellerata impresa di pochi mesi prima doveva avergli infuso una grande sicurezza in sé stesso, quindi non lo fece.


Un attimo prima degli spari, i ragazzi dovettero accorgersi del pericolo. Mentre era proteso verso Susanna, forse nell’atto di sfilarsi qualcosa, stivale o maglione, Stefano alzò la testa. Frenato dall’impatto con il vetro del finestrino anteriore, il primo proiettile lo colse al naso, senza penetrare nel cranio. Come nei due episodi precedenti, con subitaneo raddoppio l’aggressore sparò ancora, cogliendo il ragazzo al torace con un colpo non mortale. Uno dei due proiettili colse prima Susanna al pollice della mano destra alzata a difesa.


Mentre forse, come al solito, l’aggressore perdeva alcuni secondi per buttar giù qualche frammento di vetro, ferito non gravemente Stefano si gettò sulla maniglia della portiera, riuscendo ad aprirla. Ma prima che potesse approfittarne per uscire un proiettile lo colpì al dorso destro, con un leggero andamento dal basso verso l’alto dovuto all’inclinazione del busto. Il colpo non fu immediatamente mortale, ma in ogni caso abbastanza grave da causare la perdita di conoscenza del ragazzo che si accasciò con il busto mezzo o tutto fuori, riverso un po’ sul fianco sinistro.


Istintivamente anche Susanna si protese verso l’uscita, ma fece appena in tempo a girarsi che ricevette un proiettile nel braccio sinistro, al quale era appoggiata. Il braccio cedette e il busto iniziò a tornare indietro (nel tentativo di scavalcare il corpo del fidanzato – quindi in una posizione dinamica difficile da replicare – rispetto all’attrice in foto la ragazza doveva essersi girata molto di più, fino a presentare allo sparatore quasi il fianco sinistro, poiché il proiettile le colse il braccio sulla faccia laterale esterna).


Durante la fase di ritorno sul proprio sedile Susanna fu colpita da un ulteriore proiettile al dorso, per una ferita molto grave che la fece accasciare.


Probabilmente la ragazza non perse conoscenza, quindi l’assassino decise di finirla avvicinando l’arma quasi a contatto. Forse per il suo stato d’eccitazione, forse per un movimento repentino della vittima, non fu però abbastanza preciso e la colse al braccio destro, che il proiettile trapassò interessando anche il torace, per un’altra ferita grave ma ancora non immediatamente mortale.


Il Mostro decise quindi di spararle di nuovo, avvicinandosi di più e puntando con maggior precisione verso il cuore. Il bossolo ritrovato sul tappetino anteriore destro fu espulso in questo sparo, oppure nel precedente, mentre gli altri sei erano finiti tutti fuori, vicino alla ruota anteriore destra (uno andò perso).


Intanto Stefano giaceva con il busto fuori dall’auto, privo di conoscenza ma ancora vivo, con il sangue che gocciolava sull’erba (ne sarebbero state trovate apprezzabili tracce). Il Mostro aggirò l’auto dalla parte della coda, lo raggiunse e gli sparò il colpo di grazia al cuore (per la mancanza di un fondo adeguato e per la giornata piovigginosa non è stato possibile replicare convenientemente la scena, il lettore dovrà sopperire con un po’ d’immaginazione…).

L’estrazione di Stefano. Dopo aver esploso l’ultimo colpo su Stefano l’assassino dovette guardarsi intorno per controllare eventuali arrivi e per trovare un posto riparato dove compiere la medesima macabra operazione di Scandicci. Abbiamo già visto che la portiera del passeggero fu trovata bloccata, e quindi non c’è ragione per ipotizzarne l’apertura da parte del Mostro. Anche la consistente quota di frammenti di vetro rimasti in sede – ben visibili in una foto – lo conferma. Quindi il corpo di Susanna fu estratto dalla portiera lato guida, naturalmente dopo quello del fidanzato. La doppia fatica può essere giustificata con lo spazio troppo angusto che la vegetazione sul lato destro rendeva disponibile per la manovra. Per di più il corpo di Stefano era già mezzo fuori, anche se non sappiamo bene quanto, e l’assassino avrebbe dovuto rimetterlo dentro per non allarmare eventuali coppie sopravvenute durante l’operazione che doveva compiere su Susanna. A quel punto preferì estrarlo del tutto e cercare di nasconderlo.


Tornato di fronte al corpo di Stefano, il Mostro mise mano al coltello per raggiungere la certezza assoluta che fosse morto. Gli si posizionò quindi sul davanti e gli vibrò quattro coltellate, una al collo e tre al dorso. Poi lo prese per le ascelle e iniziò a trascinarlo a pancia in su verso la vicina infossatura già individuata. A chi scrive non pare certo un indizio di staging la presenza sul tappetino anteriore sinistro dello stivale che Stefano si era tolto, trovato ancora in piedi. Se anche fosse caduto all'esterno in seguito all'estrazione dei corpi, ma non è detto, il Mostro potrebbe averlo rimesso a posto prima di richiudere la portiera soltanto per eliminare anche quella piccola possibilità di allarme per chi fosse sopraggiunto.


Nella foto precedente sembra di poter intravedere le tracce del trascinamento, sia sulla stradina sia e soprattutto sull’erba (anche Salvini ne parlò, in modo però generico). Il percorso a U indicato dalla linea rossa servì probabilmente per aggirare la vegetazione, più folta nel primo tratto, e spiega bene la posizione finale del corpo se questo fu afferrato sotto le ascelle, come pare logico. Giunto in B, il Mostro lo lasciò scivolare nella buca facendogli compiere una rotazione di 90 gradi con conseguente posizionamento sul fianco destro.


Durante il tragitto sia il maglione sia i pantaloni, entrambi ancora infilati a un arto, seguirono arrotolandosi. Il maglione a un certo punto si sfilò del tutto – le fonti riportano che fu trovato libero –  ma dovette rimanere incastrato tra il fondoschiena e il terreno sino all’ultimo, più o meno nel modo mostrato dalla foto. Quindi anche il maglione messo sotto i glutei non va considerato affatto un indizio di staging. Trattenuti dallo stivale, i pantaloni invece non si sganciarono. Anche su questo punto, come al solito, le fonti sono discordi – per la perizia De Fazio infilati, secondo i ricordi di Salvini al processo Pacciani no – ma sembra logico immaginare che se si fossero sfilati sarebbero rimasti per strada.


A parere di chi scrive non è il caso di attribuire soverchia importanza all’impronta lasciata dalla presa dell’assassino sul fianco sinistro della camicia di Stefano, ben visibile nella foto sovrastante. Se ne è discusso molto in rete, chiedendosi se nella forma delle tracce di sangue potesse ravvisarsi la figura di una pistola impugnata con la mano sinistra, come suggerisce il fotomontaggio tratto da Calibro 22. Ma pare davvero poco ragionevole che all’atto del trascinamento l’assassino ancora tenesse in mano la pistola, e ancora meno che, prima di afferrare il corpo di Stefano, non se la fosse messa in tasca. Più che al trascinamento, in occasione del quale il punto di aggancio doveva essere stato più in alto, sotto le ascelle, l’impronta potrebbe essere attribuita a una delle manovre di aggiustamento della posizione del corpo prima dello scarico nella buca, con la stoffa che avrebbe tenuto memoria dell’ultima piega incollandosi al sangue sottostante.

La mutilazione di Susanna. Sistemato Stefano il Mostro si occupò di Susanna. Al momento di prenderla le sferrò una coltellata al dorso, più che altro per accertarsi dell’avvenuto decesso. Una volta fuori dall’auto dovette lasciarla a terra, almeno per chiudere la portiera nell’intento di non allarmare chi fosse transitato dalla vicina strada. Poi se la caricò in spalla – Salvini non vide tracce di trascinamento – con delle manovre che provocarono la caduta a terra dell’orologio e di un orecchino. Come a Scandicci voleva raggiungere un posto il più possibile riparato per poter manipolare il cadavere in tranquillità. Quindi si addentrò tra la vegetazione abbastanza folta dalla parte destra dell’auto, compiendo un tragitto di cinque metri fino a un fossetto, dove lo adagiò con il busto appoggiato all’argine.
Le fonti riportano che la mutilazione degli organi sessuali di Susanna Cambi fu più ampia rispetto a quella compiuta su Carmela De Nuccio. Del corpo di quest’ultima il Mostro aveva reciso sostanzialmente il vello pilifero, con soltanto un piccolo interessamento del grande labbro di sinistra. Su Susanna la mutilazione si spinse invece molto più in basso, fino al perineo. Con grande probabilità dovette però trattarsi di un effetto non del tutto voluto, visto che nella circostanza successiva, a Vicchio, fu ancora asportato soltanto il vello pilifero. Forse fu la posizione non supina del cadavere a influenzare il percorso della lama.
Il cadavere di Susanna fu trovato con le braccia sopra la testa e la maglietta e il reggiseno alzati fin sotto le ascelle. Di sicuro non era stato un trascinamento bocconi per i piedi a produrre l’effetto, poiché sul davanti il corpo era pulito, come testimoniò Salvini. Quindi i due indumenti erano stati tirati su dall’assassino, ragionevolmente assieme alle braccia. Si aggiunga la presenza di una ferita di coltello così descritta nella perizia De Fazio:

Una ferita da punta e taglio, ovalare, di cm. 2,5 x 1,5 a maggior asse obliquo dall'alto verso il basso e verso sinistra, in regione sottomammaria sx. Detta ferita è poco profonda, presenta margini netti, angolo inferiore acuto, infiltrazione ematica molto scarsa o del tutto assente.

Riguardo questa ferita nella stessa perizia si afferma che “è stata evidentemente inferta con l'intento di raggiungere una zona vitale”, escludendo un interesse dell’assassino per il seno. Ma non sembra affatto così, tenendo conto della maglietta e del reggiseno alzati fin sotto le ascelle e delle braccia posizionate sopra la testa. La scena fa pensare invece che il Mostro avesse progettato già allora di escindere il seno sinistro, e che avesse rinunciato, subito dopo un breve saggio nella zona, per qualche motivo che non conosceremo mai. Come ben si sa, per portare a buon fine la scellerata operazione avrebbe dovuto attendere altri tre anni, fino al delitto di Vicchio, poiché a Baccaiano le circostanze gliel’avrebbero impedita (ma le chiavi ritrovate fuori dall’auto costituiscono un indizio della sua volontà di provarci, lo vedremo), mentre a Giogoli non c’erano seni da escindere.

La borsetta. La borsetta di Susanna fu trovata, chiusa, sul sedile posteriore, “in perfetto ordine” secondo Salvini, quindi sembrerebbe che l’assassino l’avesse ignorata, tanto più che nessuno degli oggetti in essa contenuti fu trovato al di fuori. Ci sono però due particolari sui quali si è ricamato per supporre che comunque fosse stata frugata: al suo interno c’erano un borsellino vuoto e la carta di circolazione dell’auto di Stefano.
Sul borsellino non vale la pena spendere più di qualche parola. In nessun caso fu mai dimostrato un interesse del Mostro per gli oggetti di valore delle proprie vittime. Tanto per rimanere sul caso in esame, basti dire che Stefano portava in una tasca dei pantaloni il portafoglio con una somma equivalente a una cinquantina di euro di adesso: l’uno e l'altra furono lasciati al loro posto. Quindi semplicemente il borsellino di Susanna era vuoto perché la ragazza aveva speso tutti i propri spiccioli e non ve ne aveva ancora inseriti altri.
Riguardo la carta di circolazione il discorso pare più complesso. Si è ipotizzato che fosse stata custodita in origine dentro il portaoggetti dell’auto, che il Mostro avesse frugato quello e la borsetta e poi avesse rimesso tutto in ordine sbagliando posto per la carta di circolazione. Francamente si tratta di un’ipotesi alquanto contorta e priva di qualsiasi logica. Il comportamento dell’assassino denotò grande preoccupazione verso l’eventualità dell’arrivo di estranei, come ben testimonia il laborioso nascondimento del corpo di Stefano. Che lo stesso individuo si fosse attardato a svuotare borsetta e portaoggetti – per forza sotto una luce, ma dove, dentro l’auto o fuori? – preoccupandosi poi di rimettere tutto a posto è un’eventualità da escludere senza dubbio alcuno.
Quel libretto di circolazione nella borsetta di Susanna può spiegarsi semplicemente con la consuetudine che potrebbe aver avuto Stefano a non lasciare i documenti a bordo auto. Una volta, quando i computer nella pubblica amministrazioni erano del tutto sconosciuti, si pensava che sarebbe stato più semplice denunciare il furto della propria auto con in mano il libretto di circolazione originale, e nel contempo di ostacolare in qualche modo il ladro non lasciando che rubasse anche quello. Quindi può essere che quella sera la ragazza, al momento di uscire, avesse messo nella propria borsetta il documento che era appoggiato su un mobile, oppure che fosse stato lo stesso fidanzato a chiederle di tenerglielo.

Considerazioni finali. Ancora una volta, come già a Scandicci, il comportamento dell’assassino non può che lasciare perplessi. Qual era la molla che lo aveva spinto a uccidere e a mutilare? Quale godimento poteva aver raggiunto non avendo lasciato intravedere alcun interesse sessuale, né verso l’uomo né verso la donna, a parte quell’unica e sconvolgente operazione che il giorno dopo avrebbe contribuito a far diventare ancora più grossi i titoli dei giornali? La perizia De Fazio, proprio affrontando la ricostruzione del delitto di Calenzano, riporta alcune interessanti considerazioni, sulle quali il lettore motivato ad andare bene a fondo alla vicenda dovrebbe riflettere in modo attento.

La dinamica di questo delitto si sovrappone pressoché completamente a quella del delitto precedente […]. Va sottolineata di nuovo la mancanza di interesse per l'uomo, se non per quanto concerne gli atti lesivi che rendono l'omicida certo del suo decesso. Le ferite da arma bianca sono evidentemente mirate a punti vitali (sia nell'uomo che, del resto, anche nella donna). Anche la presenza di un'ampia ferita esclusivamente da taglio al collo non è sufficiente di per sé e, soprattutto, se considerata contestualmente alla dinamica dell'azione, a far ritenere che sia stata inferta per procurarsi piacere sadico-sessuale, o per motivi diversi da quello del perseguimento di un esito letale. La mancanza di interesse per l'uomo (e l'assenza di lesioni e di mutilazioni ai genitali maschili, in questo come negli altri casi), porterebbe ad escludere un orientamento omosessuale dell'omicida, sia nel caso delle azioni delittuose che al di fuori di esse.
Ancor più appare evidente in questo caso che manca la ricerca di un contatto fisico con le vittime, anche quelle di sesso femminile; non solo non vi sono tracce di violenza sadica o sessuale di alcun tipo, né tracce della ricerca di gratificazioni sessuali abnormi nel contesto dell'azione (al di là del significato che in tal senso possono rivestire l'azione omicidaria in sé e l'asportazione del pube), ma sembra anzi ci sia il tentativo di limitare al minimo indispensabile il contatto fisico con la vittima; in tal senso possono essere viste le manovre di denudazione della vittima femminile, operate attraverso l'uso del coltello, senza alcuna manovra di svestizione manuale.
Come si è detto, mancano segni di ferite gravi e mutilazioni anche in altre parti del corpo, di significato sessuale o passibili di rivestirlo (vagina, cosce, natiche, ano); […] l'assenza di ferite di tal natura, cioè a tipo "mutilazioni sadiche", spoglia di contenuto sessuale immediato la stessa asportazione del pube, nel senso che induce a vedere in questo atto un comportamento di per sé non istintuale, compulsivo o contestuale al godimento sessuale, ma un atto pienamente "funzionale" al possesso dell'oggetto feticistico.
Depongono per tale interpretazione la freddezza, la razionalità, la precisione con cui viene compiuto l'atto, nonché ovviamente la mancanza di eviscerazione vera e propria (i visceri infatti non solo sono lasciati in situ; ma non vengono né lesi ulteriormente né manipolati) e di tutti quei comportamenti più tipici delle forme patologiche più gravi, che alludono a componenti istintuali antropologiche, agite realmente o in maniera larvata.

Un ben strano lustmurderer, quindi, del tutto indifferente alle carni che invece avrebbero dovuto costituire l’oggetto della sua gratificazione, come accadeva e accade per tutti i maniaci della medesima categoria. Di fronte alla spiazzante questione, a De Fazio non restò che supporre un suo esclusivo interesse per la parte mutilata, da godersi non sul posto ma a casa propria. Un freddo collezionista di velli pubici e di seni sinistri, quindi? Sembra molto uno scenario cinematografico. E di cinema parleremo nel prossimo articolo, dove verrà sviluppata un’ipotesi in grado di spiegare bene il contraddittorio comportamento del Mostro di Firenze, che, a parere di chi scrive, non era un vero e proprio lustmurderer, ma soltanto un malvagio imitatore.

76 commenti:

  1. Ciao Antonio , una considerazione su chi sostiene possibile la tesi di filastó, ma se la Cambi avesse abbassato il finestrino ( o era già abbassato fa li stes) e il mdf avesse controllaTo i documenti , una volta rimesso apposto tale documento nella borsa sempre con il finestrino aperto, il mdf gli avrebbe sparato 1 colpo al braccio sinistro, 1 al braccio destro ,1 al pollice della mano ,1 al torace e 1 al dorso... o forse come la logica impone gli avrebbe tirato subito in testa con la canna a pochi cm approfittando dell'azione della donna e dalla mancanza del vetro ? Anche a Baccaiano se avesse domandato i documenti al Mainardi non credo che lo stesso sarebbe riuscito a spostare la macchina di 1 solo cm ...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Mik, ma in questa tua ricostruzione il vetro quando verrebbe rotto? Mi pare poco probabile che il killer avesse aspettato che Susanna rialzasse il vetro prima di sparare. Poi non so come agite voi, ma io di solito, quando vengo fermato per un controllo, scendo dall'auto anche per una forma di rispetto verso l'agente di PS. A meno che non mi venga detto di non farlo, ma non ricordo che ciò sia mai accaduto. Forse a qualche posto di blocco.

      Elimina
  2. Quel che scrivi è del tutto logico. Questo mio sforzo per ricostruire le dinamiche ha due finalità principali.
    La prima: contribuire a mettere da parte le fantasie, tra cui poliziotti che chiedono documenti e bande di sciamannati al soldo di sette sataniche.
    La seconda: contribuire a delineare una figura di assassino che si differenziò da tutti gli altri lustmurder in apparenza suoi simili.

    RispondiElimina
  3. ciao Antonio
    sono incuriosito dalla perizia Arcese-Iadevito che citi - e hai citato già relativamente al 1974. E' quella del 1983? ce l'hai tutta o solo le poche pagine che sono girate in rete? nel caso, puoi metterla nei documenti scaricabili?
    grazie per questi interessanti e ben documentati tentativi di ricostruzione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come ben sai, sono sulla tua stessa barca. Ho soltanto le poche pagine con elenco di bossoli, proiettili e ferite.

      Elimina
    2. ciao,premetto subito che non ho mai visitato i posti degli omicidi poiché non sono toscano, ma abito nella vicina umbria. detto questo sono un grande appassionato di "storie nere" e in particolare di questa che ho "vissuto" indirettamente come tanti che avevano la mia eta (6-10 anni) ai tempi dei delitti degli anni '80, e a quell' età di bambino le cose ti rimangono attaccate come nella memoria per sempre, soprattutto quando subisci degli shock come avvenne al famoso natalino mele, che a mio parere avrebbe dovuto pure rocricore il numero dei fili d'erba del prato in cui era parcheggiata l'auto........ma questo è un altro discorso......
      tornando a noi voglio farti i complimenti per la passione e l' impegno che metti nelle tue ricostruzioni.....
      tuttavia vorrei farti notare, secondo me delle imprecisioni ( poi magari mi dirai se sbaglio) in questa ricostruzione come nelle altre ci sono passi del racconto che contrastano.
      in primis, all' inizio del racconto si dice che il corpo del ragazzo fu trovato a sinistra dell' auto adagiato sul PROPIO FIANCO SINISTRO, per poi cambiare versione più tardi, quando si parla di trascinamento del cadavere del ragazzo,facendogli compiere una rotazione di 90 gradi che lo fece stabilizzare sul FIANCO DESTRO.......a parte che personalmente non vedo il bisogno da parte dell' assassino una volta arrivaro alla posizione "B" tenendo il cadavere per le ascelle, di farlo roteare in un posto quasi del tutto in piano, (forse un leggerissimo avvallamento in discesa), ma tale da non comportare nessuna rotazione......e comunque, perché cambia il fianco su cui poggiava il cadavere da SINISTRO a DESTRO?
      I
      inoltre noto che nella foto del baldi si nota il maglione e qualcosa somigliante a qualche altro indumento che nella foto dicasi essere pantaloni.......quali pantaloni se il baldi li aveva parzialmente ancora indossati nella gamba sinistra?
      un ultima cosa, benché personalmente non abbia capito neanche molto la posizione del cadavere della cambi ( si menziona prima quasi seduta in un fossetto, poi supina con le braccia alzate...... )vorrei chiederti questo: nell'omicidio di scandicci il foggi viene trovato con il pantalone calzato nella gamba destra mentre qui inversamente il baldi viene trovato col pantalone calzato nella gamba sinistra......personalmente io quando mi spoglio o mi vesto essendo destro, tendo a iniziare con la parte destra in tutte e 2 le " operazioni"......
      ne deduco che i due omicidi siano avvenuti in due differenti momenti del momento amoroso, uno, quello foggi-de nuccio a rapporto concluso e l'altro, ( in questo concordo con te) ancora in fase di preparazione.
      naturalmente è una mia convinzione, rapportando il tutto sul mio essere destrimano, magari il foggi puo essere sta to tranquillamente mancino, e fare l'inverso di come faccio io. grazie e scusa il dilungare del mio discorso, spero appena tu possa mi risponderai.

      Elimina
    3. Le foto indicano chiaramente che il corpo del ragazzo fu trovato sul fianco destro, quindi la mia descrizione iniziale è errata, mi va bene che tu me l'abbia fatto notare, adesso correggo. In ogni caso la dinamica rimane valida, poiché presuppone che il corpo giacesse sul fianco destro, come in effetti era.
      Il ragazzo fu trascinato lontano dall'auto proprio per farlo adagiare in quella specie di avvallamento. Il fatto che fosse stato fatto roteare di 90 gradi non mi pare così misterioso, evidentemente all'arrivo chi lo trascinava per le ascelle, che naturalmente non aveva gli occhi sulla nuca, si accorse di non essere capitato proprio sulla parte più bassa, quindi ce lo fece andare spingendolo di lato.
      Sui pantaloni non c'è uniformità di vedute nelle fonti. Secondo il mio parere nel trascinamento del cadavere erano rimasti indietro, senza però sfilarsi del tutto per la presenza dello stivale. La foto dove io ho scritto "pantaloni" conferma questa supposizione.
      Non sappiamo se Baldi era destrimane o mancino, come non lo sappiamo per Foggi, e comunque non sappiamo quali fossero le loro abitudini in termini di scelta della prima gamba dei pantaloni da sfilare. In più in un ambiente ristretto come quello di un abitacolo non credo si debba per forza rispettare l'ordine di "sfilamento" che si adotterebbe in caso di ambiente libero. Utilizzare questo elemento come prova di un delitto avvenuto a cose fatte nel caso di Scandicci mi pare assai azzardato, quando a conferma nient'altro si può aggiungere. Anzi, pur senza pretendere che sia una prova, è notorio che le ragazze sono molto più lente sia a spogliarsi sia a rivestirsi, e questo lascia pensare che Giovanni Foggi e Carmela De Nuccio fossero in fase di svestizione, lui avanti lei indietro.

      Elimina
  4. La ricostruzione mi pare semplice e chiara e dunque realistica!

    Una domanda: nell'articolo c'è la foto che inquadra il sedile del passeggero pieno di vetri attraverso il vetro completamente rotto della portiera, però nella foto subito sopra si vede il vetro della stessa portiera per un buon tratto, specie inferiore, ancora in piedi... Vedo male io o c'è altro che ho frainteso?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vedi bene, semplicemente (ho aggiunto una frase poi) qualche agente ha aperto e richiuso in modo poco accorto la portiera facendo cadere i vetri ancora in sede all'interno.

      Elimina
  5. Direi che non resta fuori nessuna traccia, è logica e conseguente.
    Questa "freddezza" nella fase dell'escissione, poco lust e più consona ad un emulatore, attraversa tutti i delitti ed è a mio parere uno degli elementi più interessanti ed inquietanti. Nello sparare, nonostante sia meno abile, è più coinvolto, più caldo. Se escludiamo la presenza di un secondo killer (le scene dei crimini lo escluderebbero), l'aspetto lust potrebbe essere collocato nelle fasi concitate di agguato e uccisione e non escluderebbe l'emulazione. L'arma da fuoco sarebbe il vero feticcio e le escissioni sarebbero così "retrocesse" a trofei o a semplice azione di emulazione e "depistaggio".
    Se questa ipotesi avesse qualche fondamento, il killer sarebbe potuto essere un frequentatore di poligoni (anche privati o abusivi) per "piacere", per "allenamento", per tenere a bada il mostro nelle lunghe pause.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Personalmente credo che il killer uccidesse per rabbia e divertimento, e che le escissioni fossero soltanto uno scellerato spettacolo per amplificare i titoli dei giornali il giorno dopo. Questa ipotesi spiega molte cose, tra cui la cadenza regolare dei delitti, quindi non dipendenti da impulsi incontrollabili, e la loro interruzione, anche questa possibile per la mancanza delle gravi patologie che potevano impedirla.

      Elimina
    2. E' una intuizione molto interessante. Più probabile e attinente dell'ipotesi che attribuisce la freddezza e la cadenza dei delitti a ragioni mercenarie (vendita di feticci).

      P.s.(Fuori topic) Sto leggendo "Maniac" di De Gothia scoprendo che a Baccaiano il mostro ha colpito vicinissimo al poligono di tiro usato da Vigna e altri poliziotti. Attendo la tua ricostruzione per sapere se anche tu ci vedi una sfida.

      Elimina
    3. Per me è soltanto una coincidenza, Firenze e dintorni non sono gli Stati Uniti.

      Elimina
  6. E' probabile, mi stupisce cmq scoprirlo solo ora; ho visto gli inquirenti arzigogolare su coincidenze assai meno evidenti e sospette.

    RispondiElimina
  7. Ciao Antonio mi trovo in sintonia totale con te quando asserisci che il mostro colpiva per rabbia e divertimento. A mio parere nel delitto del 1974 il killer è influenzato dalla lettura di alcuni giornaletti pornografici quando inserisce il tralcio di vite su Stefania. Credo pure io che conoscesse la Stefania anche se probabilmente in modo superficiale.

    RispondiElimina
  8. Ho notato che, indipendentemente dalla pista seguita, molti (me compreso) convengono sull'idea che il mostro fosse un consumatore di pornografia e più in generale di giornali, film, libri gialli. Che si sappia, Lotti era pornomane?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che andasse a vedere i porno al cinema, mi pare che si evince dalla testimonianza di Pucci e da quella di Fabrizio Butini (https://www.youtube.com/watch?v=m4oz_2-b-sA)

      Elimina
  9. Sì è evidente, Butini afferma pure che l'idea fu di Lotti. Si può ragionevolmente supporre che vedesse pure film del circuito parallelo "horror di serie b" e nello specifico che possa aver visto Maniac. Insomma devo rassegnarmi a tenerlo tra i nomi da non escludere. Sembra cresciuto con la prerogativa di fingersi stupido per sopravvivere, come meccanismo di difesa. Non so se ti sei mai appassionato di enneagramma. Lotti parrebbe un enneatipo 9, l'accondiscendente che evita i conflitti ma trattiene una rabbia enorme senza quasi averne coscienza. Rabbia che in soggetti particolarmente stressati può esplodere, trasformandoli letteralmente. Se così fosse, neppure i genitori avrebbero saputo esattamente con chi avevano a che fare poichè la nevrosi si fissa a 4 anni e l'ossessione che ne deriva a 7/9 anni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Confesso di non aver mai sentito parlare di enneagramma. Magari darò un'occhiata.

      Elimina
  10. Molto accurata e precisa la ricostruzione di questo delitto. Interessante la perizia De Fazio, che sembrava escludere un maniaco omosessuale: Lotti aveva inclinazioni omosessuali ed è proprio per questo che io non riesco a vederlo nei panni del serial killer. Uno dei testimoni al processo Pacciani ricordo che raccontava il disprezzo dell'imputato per le coppiette che amoreggiavano in macchina. Non è possibile che Lotti sia stato coinvolto a un certo punto? E proprio a Giogoli, quando le vittime erano due maschi? Del resto è vero che il profilo del mostro tracciato dall'Fbi si attagliava più a Lotti che a Pacciani (per età, altezza, inibizioni sessuali), ma non risultano precedenti del Lotti riconducibili a una furia omicida né a a perversioni sessuali. Possibile che improvvisamente nel Lotti si sia scatenato un istinto assassino senza che le evidenze biografiche indichino nessuna (precedente) tendenza in questo senso? Come hai ragione sull'assurdità dell'ipotesi del mostro poliziotto sostenuta ostinatamente da Filastò... che l'altra sua professione, quella di scrittore di gialli, gli abbia preso la mano?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perché poi dovrebbe essere tanto assurda l ipotesi poliziotto,?

      Elimina
    2. Non so se Kozincev vorrà rispondere, intanto lo faccio io. Che il Mostro fosse un poliziotto è sicuramente possibile, anche se non dette l'impressione di essere un esperto di armi, per tanti motivi, come invece da un poliziotto ci si aspetterebbe. In ogni caso poteva essere benissimo un poliziotto, però come anche un idraulico, o un bibliotecario. L'assurdità dell'ipotesi di Filastò sta nel fatto che, secondo lui, avrebbe aggredito qualificandosi come poliziotto, il che è poco sensato e facilmente smentibile dallo studio delle dinamiche omicidiarie. Quello non si qualificava affatto, sparava all'improvviso e basta.

      Elimina
    3. L ipotesi filasto non convince nemmeno me e sono d'accordo che al soggetto interessava sparare e basta.ma se fosse stato un soggetto vicino alle fdo o appartenente ad esse sarebbe stato certamente facilitato nelle sue perlustrazioni..immagino che i tentativi di trovare la coppia giusta saranno stati innumerevoli e girare con coltelli pistola e altro era pericolosissimo.mostrare un tesserino era molto rassicurante.. ricordiamo che soprattutto dopo l 82 la zona era molto attenzionata con molti posti di blocchi..dott degni la ringrazio della risposta e le faccio i miei complimenti per il lavoro immenso e faticoso che ha fatto e che apprezzo tantissimo anche se l ipotesi lotti non mi convince del tutto.dimenticavo, è un ipotesi di cui se ne è sempre parlato pochissimo ma secondo me il soggetto si è sempre mosso in moto.un auto parcheggiata anche A 2 km sarebbe stata certamente vista e segnalata,un motorino si nasconde molto facilmente.. ancora complimenti e grazie mi piacerebbe sapere un suo parere

      Elimina
    4. L'ipotesi del mezzo a due ruote è senz'altro plausibile. Lei capisce però che non posso appoggiargliela, se voglio rimanere della mia idea su Lotti. Per lui varrebbe soltanto nel caso del 1974, poiché non si ha notizia di moto o motorini dai suoi conoscenti degli anni '80.

      Elimina
    5. CAPISCO BENISSIMO,OLTRE CHE INTELLIGENTE MI PERMETTA DI DIRLE CHE è ANCHE UNA PERSONA ONESTA..SONO COMUNQUE GRATIFICATO DAL FATTO CHE RITIENE PLAUSIBILE UNA MIA IDEA.BUON TUTTO E CONTINUI COSI

      Elimina
  11. Ciao Antonio,
    innanzitutto ti faccio tanti complimenti per il tuo blog.

    Ultimamente stavo rileggendo quanto sostenuto dall'avvocato Vieri Adriani, secondo cui il corpo della vittima maschile sarebbe stato spostato da due persone.
    Osservando la foto che hai inserito nell'articolo si vede una pozzanghera davanti all'auto proprio sulla traiettoria che avrebbe seguito il corpo se trascinato da una sola persona.
    Quindi il maglione,se trascinato per i piedi, o i pantaloni ,se trascinato per le braccia, avrebbe dovuto sporcarsi di fango. Tu sai qualcosa a riguardo? Perché altrimenti sarebbe stato sollevato, azione che un solo omicida difficilmente avrebbe compiuto.
    Saluti
    Christian

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Onestamente non lo so. Nel verbale di sopralluogo dei carabinieri non viene specificato. Mi chiedo però perchè il maglione, che sollevando il corpo non si sarebbe sfilato da solo, i due personaggi se lo sarebbero portato dietro.

      Elimina
  12. Supponendo il Lotti come autore dei delitti e considerando la sua condizione di vita tutt'altro che agiata, perché non prendeva il denaro in possesso delle vittime? Gli oggetti, anche se di valore, potevano essere difficili da utilizzare, ma il denaro contante non avrebbe creato problemi; perché allora lasciare quei soldi, visto che di certo non ne aveva granché a disposizione?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Al solito, è sempre bene tener presente, come molte altre volte ho scritto, che mettersi nei panni degli altri è difficile, tantopiù in quelli di un assassino seriale.
      Detto questo, posso pensare che di fronte all'enormità di quello che stava facendo, chiunque fosse, in quel momento a tutto pensava fuorché a rubacchiare qualche soldo. Se vogliamo prendere il caso specifico di Lotti, non credo che qualche decina di migliaia di lire gli avrebbero cambiato la vita.

      Elimina
    2. Grazie per la puntuale risposta. Mi trovi d'accordo, entrare nella mente degli altri è virtualmente impossibile e lo è ancora di più quando parliamo di menti con un funzionamento anomalo. Come medico posso dire che anche i colleghi psichiatri falliscono spesso quando cercano di prevedere il comportamento di menti malate. Per amor di rigore intellettuale voglio però far notare che questo problema lo abbiamo sempre quando cerchiamo di interpretare e ricostruire a posteriore i comportamenti delle persone, siano essi i tanti testimoni comparsi in questa vicenda o lo stesso Pacciani. E' stato detto più volte che questo assassino non sembrerebbe un tipico lust murder, anzi viene il forte sospetto che i macabri rituali di mutilazione non siano in realtà rispondenti a un compulsivo sadico impulso interno, quanto piuttosto una lucida decisione, magari ispirata da qualche elemento esterno, per destare maggiore clamore e costruire una sorta di firma; se partiamo da questo assunto dobbiamo concludere che l'omicida è un soggetto organizzato, lucido, abbastanza freddo, che ha un buon controllo della sfera emotiva durante le sue barbare imprese. Non sarebbe in contrasto, quindi, immaginare la sottrazione di denaro alle vittime, non come scopo naturalmente, ma come vantaggio collaterale; pochi spiccioli non avrebbero magari avuto interesse, ma non sono poi sempre così pochi; proprio qui a Calenzano si parla di una cifra equiparabile a un 50 € odierni, non proprio pochi per una persona indigente. Sono perfettamente consapevole che non esiste risposta, ma poiché apprezzo il tuo lavoro per il rigore metodologico e il principio di massima verisimiglianza che tu applichi come strumento interpretativo, sembra sempre utile tenere a mente quelle che possono apparire come incongruenze.
      A proposito del Lotti, anche per deformazione professionale, mi domandavo se scriverai mai un capitolo su di lui, sia come ricostruzione della sua storia personale, sia per inquadrarlo sul piano della personalità, naturalmente non sul piano tecnico, ma sulla base della tua idea personale, anche perché mi piacerebbe capire quali sono gli elementi in base ai quali ti sei fatto un'idea così diversa dall'immagine che mediamente viene data di questo individuo, il grullo del villaggio, Katanga, l'idiota totale che correva a vedere gli ufo.
      Grazie ancora per il tuo straordinario lavoro

      Elimina
    3. Messo da parte il caso del '74, che ha motivazioni del tutto diverse, sono convinto che il Mostro, fosse chi fosse, uccideva dietro lo stimolo di sentimenti come odio, rabbia, frustrazione, desiderio di rivalsa, soddisfazione di vedere le sue sciagurate imprese nelle cronache dei giornali.
      Questo non vuol dire che durante gli omicidi fosse indifferente a quello che stava facendo. Le modalità di attacco, molto disordinate, indicano persona in preda a una forte tempesta emotiva, anche se non di natura sessuale. Ecco perché ritengo abbastanza plausibile che non fosse interessato a 50 euro, in quei momenti.
      Riguardo Lotti, ho pronto moltissimo materiale su di lui, un'analisi approfondita degli elementi che lo riguardano con relativa interpretazione. Ma non è questa la sede per discuterli, è necessario un contesto più ampio. Attendo il momento più opportuno.
      Grazie per l'apprezzamento.

      Elimina
  13. Mi permetto di dissentire sul suo giudizio circa modalità di attacco “disordinate”. In realtà siamo in presenza di un caso di killer seriale che ha una percentuale di successo (uccisione delle sue vittime) pari al 100% in sette attacchi (di cui sei in poco più di quattro anni): un caso unico nella storia dei serial killer moderni. Una striscia di successi di questo tipo mal si concilia con una persona “in preda a una forte tempesta emotiva”. Gli attacchi sembrano invece rapidi ed efficaci anche in condizioni non semplici ( a Giogoli ad esempio ha sparato colpendo L’obiettivo attraverso la lamiera del furgone VW) . Si ha in realtà l’impressione di confusione e non totale controllo della situazione solo in due casi , a mio avviso , e cioè Baccaiano (1982) gli Scopeti (1985). Tuttavia questa a ben vedere è solo una sensazione “superficiale”. Infatti: a Baccaino il disordine si lega alla decisione di attaccare i due ragazzi parcheggiati con la loro auto a bordo di una strada trafficata, particolarmente quella notte come noto ( il piano era quello di neutralizzare le vittime pur con automobili in frequente transito e di portarle, mettendosi alla guida della loro stessa auto, in un luogo dove sarebbe stato possibile praticare l’escissione; al di là della boscaglia sul lato della strada dove i due ragazzi erano inizialmente parcheggiati c’era una stradina secondaria non visibile dalla strada Baccaiano-Cerbaia, lungo un corso d’acqua, raggiungibile dal punto di attacco percorrendo un brevissimo tratto della stessa strada Baccaiano-Cerbaia, poi svoltando a destra e ancora a destra): un piano audace che pochi potrebbero osare (nessuno con scarsa esperienza di imboscate o azioni militari) che sappiamo non poté essere attuato molto probabilmente per la reazione del Mainardi. Non c’entra però lo stato emozionale o il disordine, c’entra piuttosto la grande difficoltà del teatro di azione.
    Agli Scopeti i due ragazzi erano in una tenda. Le possibilità sono maggiori rispetto all’essere in un’automobile. In effetti nonostante il probabile piano di attacco che consisteva nel far concentrare le vittime sul lato opposto della tenda rispetto a quello di effettivo attacco (con il taglio del lembo di tenda praticato con il coltello) , il ragazzo francese riuscì a sgaiattolare fuori e a provare una fuga. Ancora una volta la reazione è pronta, spietata e letale. Onestamente tutta questa confusione io non ce la vedo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un serial killer professionista, in quelle condizioni di vicinanza estrema, avrebbe sparato un colpo alla testa di entrambi e sarebbe finita lì, dopo aver magari rotto il finestrino con un corpo contundente.
      Il Mostro spreca molti colpi con bersagli vicini a lui e impossibilitati a scappare. Anche se non è vero, a mio parere, che colpì il ragazzo attraverso la lamiere, è comunque vero che a Giogoli fu più efficace che negli altri casi. Su Baccaiano dissento totalmente dalla sua idea del progetto che avrebbe dovuto avere. L'idea di mettersi alla guida la trovo del tutto inutile e pericolosa. Dietro l'auto c'erano dei campi protetti dalla boscaglia rispetto alla strada, sarebbe bastato trascinare il corpo dietro lì.
      Le riporto il parere di Arcese-Iadevito nella perizia successiva a Giogoli:

      Si tratta di un individuo per il quale la scelta dell’arma è limitata ad un fatto puramente occasionale o, quanto meno, obbligato (ad esempio, è l’unica che possiede e altre non può possederne); […] il modus operandi denoterebbe una persona che ha dimestichezza solo occasionale con armi da fuoco; manca di «professionalità» in quanto non riesce a sfruttare compiutamente l’elemento sorpresa; prova ne siano i colpi esplosi in maniera disordinata, anche se in rapida successione.

      Quello di De Fazio nella perizia successiva a Vicchio:

      Soggetto non espertissimo, al più dedito al tiro occasionale, con discrete doti naturali di tiro più che con esperienza consumata, che però ha poi «appreso» […]. Non sembra tuttavia che «il miglioramento» raggiunga livelli particolarmente elevati, ovvero di tipo «professionale», poiché l'omicida, nelle fasi iniziali delle sue azioni, esprime costantemente un comportamento piuttosto disordinato: è mobile, non sfrutta vantaggiosamente l'elemento sorpresa, tende a «sprecare» proiettili con tiro rapido ed istintivo.

      Elimina
  14. È un caso puramente “speculativo” purtroppo e quindi i punti di vista possono essere diversi e restare diversi. In effetti io credo che il tratto distintivo delle azioni omicidiarie di MdF non sia tanto la capacità balistica in senso stretto (anche se in alcuni casi questa è emersa) quanto la capacità di gestione situazioni difficili e reagire ad imprevisti. In questo MdF mostra una spiccata attitudine “militare”. Questa attitudine andrebbe associata alla capacità di prevenire e depistare le strategie investigative e alla capacità di utilizzare tecniche di compartimentazione (utilizzo a propri fini di soggetti non pienamente informati o totalmente disinformati su identità e decisioni del vertice). Queste capacità messe assieme consentono il profiling realmente selettivo del serial killer fiorentino. Le perizie sono invece andate dietro al profilo “classico” del lust murderer che non voglio dire sia assente, ma non è l’elemento veramente selettivo per tracciare il possibile profilo di MdF.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alcuni ragionamenti è comunque doveroso farli e porli al vaglio delle probabilità. La scelta e l'uso dell'arma, ad esempio. Non sono un esperto, si dice però che il calibro 22, tipico di armi da tirassegno e non da difesa, sia il preferito da certi killer professionisti, capaci di colpire con precisione bersagli vitali. In questo caso la maggior leggerezza dell'arma è un vantaggio, come lo è la sua maggior silenziosità. D'altra parte un colpo in testa o al cuore di un piccolo proiettile ottiene il medesimo effetto mortale di uno grosso.
      Ma il Mostro quella pistola la usava in tutt'altro modo, in molti casi sparacchiando a più non posso, e quindi provocando rumori più sospetti ancora di quelli dovuti a un paio di colpi di un calibro maggiore. In ogni caso scontando il rischio di vittime non del tutto neutralizzate, come nei casi clamorosi di Baccaiano e Scopeti.
      Trovo davvero difficile vedere nel Mostro un individuo addestrato militarmente, mi pare una forzatura. Ritenerlo poi un depistatore è non guardare in faccia la realtà di indagini che non avevano bisogno di alcun depistaggio per essere inconcludenti. L'unico vero depistaggio ritengo sia stato quello che ha fatto partire la pista sarda, che potè contare sulla contingenza di una pistola usata per un delitto comune giunta all'insaputa degli originari detentori nelle mani di un soggetto a loro sconosciuto. Non lo posso dimostrare, naturalmente, posso però constatare le sue caratteristiche di logica spiegazione rispetto a più di un enigma della vicenda.

      Elimina
  15. Il depistaggio fu infatti l’apertura della pista sarda. Ma non mi pare qualcosa di poco conto essendosi rivelato l’atto decisivo che ha portato ad anni di inutili indagini finite con un nulla di fatto. Fare quel depistaggio e farlo in risposta (probabilmente) al “trucco Della Monica” mi sembra indice di una mente lucida da giocatore di scacchi , di uno che vede e prevede la reazione della controparte (inquirenti e forze dell’ordine). Uno più “ordinario” si trincera e non da’ alcuna indicazione, specie se teme che gli inquirenti abbiano “qualcosa” in mano perché una vittima prima di spirare ha spifferato “qualcosa” (cosa avrebbe potuto dire il povero Mainardi poi, in quelle condizioni in cui venne per sua somma sfortuna a trovarsi, non mi è ancora chiaro, ma tant’è). MdF appare invece come un soggetto sicuro di se’ , capace e ancor più voglioso di prendersi rischi ma sempre in maniera calcolata. D’altro canto si tratta di qualcuno che ha commesso sei attacchi con esito al 100% mortale praticamente sempre nella stessa zona (la Val di Pesa con quattro attacchi su sei) in soli quattro anni, senza mai lasciare tracce e restando sempre inafferrabile ai più svariati tentativi di intercettazione. Guardi che la probabilità di realizzare una simile impresa per un soggetto che si muova senza preparazione e soprattutto senza informazioni diciamo così “privilegiate” io la giudico vicina allo zero, ancorché, in statistica l’evento nullo non esista, per carità.

    RispondiElimina
  16. qualcuno sa in quale cimitero sono seppelliti susanna e stefano? sono vicini tra loro?

    RispondiElimina
  17. A mio avviso proprio perche la donna non e stata trascinata fuori ma presa in braccio ..quel gg nel momento dell omicidio c erano piu persone ..piu persone che poi sempre secondo me..hanno preso per gambe e braccia la poveretta..una persona da sola come avrebbe potuto prendersela e mettersela in spalla a sacco di patate??

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so quale sia il suo livello di forma fisica, io mi tengo ben allenato, in ogni caso un paio d'anni fa avevo 65 anni, pesavo 68 chili e, in una simulazione del delitto di Scandicci ripresa in video (chissà, forse un giorno si vedrà, speriamo Lorenzo!) mi sono messo in spalla una ragazza di una cinquantina. Se il Mostro era chi dico io, non credo proprio che avesse avuto dei problemi.

      Elimina
  18. Antonio riguardo l'impronta di scarpone, so che tu giustamente la ritieni del Mostro. Ma come spieghi il fatto che, secondo la deposizione di un carabiniere, quell'impronta passasse anche sotto la macchina?

    RispondiElimina
  19. Non vorrei gettare benzina sul fuoco ma l'ha postata Manieri su facebook

    RispondiElimina
  20. Dovrebbe essere la deposizione di Dino Salvini:

    http://insufficienzadiprove.blogspot.com/2012/05/dino-salvini-deposizione-del-28-aprile_09.html?m=1

    RispondiElimina
  21. La deposizione (che comunque a me sembra incerta) del maresciallo Dino Salvini.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. c'è anche la deposizione di Claudio Valente (che dovrebbe pure essere l'agente che fece i rilievi fotografici), Ispettore della Polizia di Stato, ascoltato in aula il 28 aprile 1994
      Se quella di Dino Salvini poteva essere etichettata come 'vaga', quella del Valente il "poteva essere" diventa "è".

      Post Scriptum:
      --------------
      Su Insuf di Prov: c'è il trascritto solo delle deomande del PM.
      Invece, a questo indirizzo è ascoltabile l'audizione [le domande e risposte in merito alle impronte, sono solo nella parte dopo le domande del PM]
      https://youtu.be/ZFzWE4DLCDQ

      2 more cents

      Elimina
  22. se ne parla all'udienza del 28 aprile 1994, come al solito in maniera confusa. Salvini crede di ricordare che le impronte passavano sotto la macchina, Canessa lo sottolinea perché gli fa gioco e tutto il mondo è in pace. Visto che glielo ha chiesto probabilmente sapeva già la risposta, funziona così. Bisognerebbe avere il verbale di sopralluogo.

    RispondiElimina
  23. Se quelle impronte di scarpone fossero state lasciate dal MdF, sarebbero quasi da paragonare al "magic bullet di Oswald" del caso JFK.

    Infatti:
    suddividendo come vista dall'alto l'area del delitto in:
    * una "zona-A" (da strada asfaltata/stradello sterrato/fino alla macchina),
    * una "zona-B" (tutto attorno all'auto, o quanto meno specialmente nei pressi della portiera dalla quale estrasse i corpi [o presso entrambe caso mai le avesse usate entrambe])
    * una "zona-C" (dalla macchina in 'avanti')

    avremmo che:
    - il mdf avrebbe lasciato delle nitide impronte in zona-A

    - il mdf avrebbe lasciato delle nitide impronte in zona-C
    * ma non in coerenza con un percorso avanti/indietro per lo spostamento della vittima maschile, visto dove il cadavere venne ritrovato

    - il mdf NON avrebbe praticamente lascato impronte in zona-B
    * zona in cui avrebbe però dovuto esercitare il maggior numero di passi [avanti e indietro] per la duplice estrazione dei cadaveri;
    * zona in cui avrebbe il peso sarebbe stato maggiore visto il carico dei singoli corpi, e quindi più probabile e facile lasciare impronte nel terreno (ben marcate come le altre)

    E' inoltre da notare che dalle immagini della sdc, non si notano particolari differenze di fondo dello stradello e che quindi, almeno in prima battuta, è corretto valutarlo come tutto in medesime condizioni di 'morbidezza/rigidità' dato che tutto lo stradello era soggetto alle medesime condizioni climatiche.

    RispondiElimina
  24. Che le impronte fossero presenti anche "sotto l'auto", in base a quanto su accennato in esposizione, è quindi una 'non-questione'.
    Sia che il DS ricordi correttamente del 'sotto' o meno.
    Certo è infatti che le impronte procedevano in medesimo senso di marcia da area strada asfaltata fino alla vettura e poi proseguivano con stesso senso di marcia anche dopo l'autovettura.

    Ma siccome il MdF intorno alla vettura si fermò e calpestò il terreno eccome:
    * e non solo per sparare alle vittime, perchè come minimo da lì estrasse ed iniziò un tragitto per portare il corpo della vittima maschile fin dove la portò (alcuni metri più avanti, lato guida),
    * poi ritornò suoi passi da lì fino alla macchina per estrarre la vittima femminile e deporla grossomodo accanto all'auto (dal lato passeggero)

    * e poi....Fossero sue le impronte, avrebbe dovuto pure iniziare un nuovo percorso, per lasciare quelle che furono notate, che proseguivano in senso di marcia iniziale, in allontanamento quindi dalla sdc, dopo l'auto

    Ma come già detto:
    nessuno cita traccia di quelle, copiose e disordinate ed addirittura più marcatamente profonde, che avrebbero dovuto trovarsi in zona portiera lato guida ed in doppio senso di marcia, avanti ed indietro, per lo spostamento della vittima maschile.

    Le impronte vennero lasciate in altro momento. Non in concomitanza con il delitto. O quanto meno, questo è ciò che i riscontri permettono di formulare restando aderenti a ciò che oggettivamente fu rlevato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hazet quindi le tracce sicuramente del mostro rinvenute attorno alla macchina che numero avevano ?

      Elimina
    2. @Mik 84
      bella domanda!
      Non mi risulta però (ma magari in qualche documento/audio a me non disponibile o non noto, ci può essere detto) che:
      - sia stato determinato un numero di calzatura di quelle impronte
      [NOTA:
      immagino tu intenda riferirti ad un qualcosa di calpestio multiplo fronte lato portiera che il mdf avrebbe dovuto lasciare in una situazione parimenti "fangosa" come quella delle famose impronte di anfibio, eh!
      Perchè, ad esempio, se già includi parte di quelle relative allo spostamento del corpo della Vittima Maschile, è lo stesso DS ha informarci in deposizione in aula che quelle che riuscirono ad osservare, assieme alle tracce di trascinamento, non erano 'impronte' [stile pedata nel fango, per intendersi, da cui rilevarsi una suola], ma semplici piegature per pressione dei ciuffi d'erba [e quindi non valutabili nel dettaglio da te domandato, perchè l'erba si piega e si rialza anche almeno in parte o in toto ] nel pezzo di prato che il mdf dovette percorrere fuori carreggiata per lì deporre il corpo della vittima maschile.
      Non parla (e quindi non rilevò) minimamente, ad esempio, delle impronte che il mdf avrebbe dovuto lasciare (se il fondo fosse stato così fangoso come quello calpestato dai famosi anfibi) nel tratto da sportello fino almeno all'arrivo a bordo prato sulla sx dell'auto (da dove poi lasciare quelle di pressione sull'erba umida [di pioggia, umidità, rugiada].

      Dai documenti (a me) disponibili, ribadisco, non pare rilevarsi niente in merito alla tua domanda da poterla soddisfare.
      Ed il punto, mi par di capire, è proprio che le impronte (in senso lato) che il mdf per obbligo di azioni avrebbe dovuto lasciare: erano di così ambiguo segno, da non aver un identificativo certo ed utile su cui lavorare

      Elimina
    3. Sono state rinvenute tracce sicuramente del mostro intorno alla macchina? Puoi gentilmente dire da dove hai preso questa informazione? Grazie.
      Stefania

      Elimina
    4. Stefania la mia era una domanda ironica nel senso che, se è vero che tracce di quell'anfibio non sono state trovate intorno alla macchina , è pur vero che sono le uniche visibili ... quindi la questione è strana come tutta la storia ... ricordiamoci che una traccia di anfibio n44 è stato trovata anche a scopeti vicino al ritrovamento del francese

      Elimina
    5. Ah ok, scusa, siccome ho ancora tanto da sapere su questa vicenda, pensavo che davvero avessero trovato impronte di scarpe intorno all'auto!

      Elimina
    6. @mik
      "...anfibio n44 è stato trovata anche a scopeti..."[cit].

      Scusa, eh, ma:
      -e con ciò?
      -e le altre tracce di "anfibio" che altrettanto avrebbero dovuto essere presenti a Scopeti? che fine avrebbero fatto?
      - e dove sarebbe dimostrato che quella impronta 1985 fosse del mdf (e non, che so, pre-esistente)?
      - e, una impronta del 1985 cosa ha a che vedere col percorso di quelle impresse nel 1981bis che non si accostano allo sportello etc etc?

      Non è che anfibi in campagna siano usa cosa così rara.
      Non è cha la taglia n44 per un anfibio corrisponda a quella di un gigante unico al mondo che solo lui compra ed usa scarponi di quella misura.
      Non è che il (una volta famoso) mercatino militare di Livorno, tra le montagne di parafrenalie militari non avesse sulle sue bancarelle robe italiane, portoghesi, francesi (i kepì blanc erano immancabili), americane e persino (visti coi miei occhi nel 1980) pastrani da marinaio russi.

      Se uno trova impronte su una scena del delitto, queste sono certamente da prendere in considerazione.
      Ma una volta prese in attenzione: ma ci si dovrà pur, si o no, porre le domande/problemi/logiche:
      a) dello stato delle impronte
      b) della coerenza o meno con le fasi delittuali

      Non è che le campagne o gli spiazzolini da imbosco siano dei terreni vergini, che vengono rastrellati e spianati prima di ogni imbrunire o che non ci si vada ad imboscare nessuno se qualcuno ha già camminato in loco.

      Quindi, una(n) impronte: hanno/possono avere un valore indiziario/probatorio:
      - solo ed esclusivamente se come minimo almeno in coerenza con i movimenti che uno (o più) assalitori deve per forza aver compiuto.

      Mik,
      davvero, non è una "cattiveria" dire e ragionare a partire da simili paletti; non è un cecare di "smontare" un qualchecosa (cosa poi? il niente, visto che nessun tribunale ne ha certificato alcunchè, nè nessuna indagine in tal senso ha portato prova certificata o altro).

      E' un saper/dover accettare i limiti imposti da:
      - i riscontri documentati dai rilievi e dalla Scientifica (a volte imperfetti" ci mancherebbe altro)
      - comportamenti e fato del mdf (massima attenzione, pura fortuna, mix delle due, etc)

      Meno (pseudo-)elementi aleatori si mettono nel calderone, minore è la possibilità di prendere fischi per fiaschi; anche se poi, ovviamente e purtroppo, ci si ritrova in mano con un numero minore di robe su cui montare delle ipotesi.. che poi vengono auto-alimentate fino a ritenerle verità assodate (quando non lo sono).

      In linea di principio di possibilità, nessuno può nemmeno escludere che il MdF nel 1981bis, si sia cambiato le calzature uno o più di una volta a seconda di cosa voleva far ritrovare appositamente come impronte agli investigatori.
      Non è una cosa che le leggi fisiche di questo universo proibiscono, e quindi chissà eh, magari andò pure così.
      Però: probabilità, statistiche, comune buon senso etc, tendono a smentire che così sia andata.

      Io mi son limitato e mi limito a prendere atto che le impronte di quel "famoso anfibio" del 1981bis, non mostrano attinenza di coerenza con lo svolgersi dei movimenti del crimine.
      Da lì ne traggo la (logica) conclusione che non debbano essere ascritte al mdf.
      Se uno ne trae una conclusione differente (indubbiamente fisicamente possibile in questo universo), va bene altrettanto:
      - però dovrebbe argomentarne il perchè; il più possibile con dati e spiegazioni alla mano
      (un perchè, ben inteso, interno a quel delitto non con elementi, di altri delitti [pure successivi, quindi, in altrettanta pura ipotesi: soggetti magari ad apposito depistaggio o emulazione).

      Elimina
    7. altre tracce di anfibio a scopeti non c'erano , c'era solo quella ed era anche profonda come se quello che l'ha lasciata era sotto sforzo ed era vicino al cadavere .... dopo di che può essere del mostro perchè nei pressi di uno dei delitti fu trovato anche un bottone di una giacca da caccia ... può darsi che per lui era come andare a caccia e si vestiva da cacciatore ... mi sembra strano che uno metta anfibi militari per portare il cane a pisciare o per farsi un giretto serale per smaltire la minestrina .... ancora piu strano mettere gli anfibi per esplorare la piazzola di scopeti ... fattene una ragione non era sv il mostro , aveva un'alibi nel 84 , non era cosi idiota da portarsi le indagini in casa nel luglio 82 , pedinato nel 85 ed era in carcere quando il mostro spedi la vhs nel 87 e non puo essere lui ad aver spedito la busta al giornalista nel 88 ....

      Elimina
    8. @Mik,
      sorry ma proprio non capisco i "legami" che proponi.
      Mi spiego:

      *1) stai parlando di UNA orma di ANFIBIO militare[?] ( il prezzemolino del sospetto "francese special forces"... anche se nessuno lo ha mai stabilito per Scopeti) E per sostanziarne la correlazione (non provata da nessuno nè da niente di speciale a parte il punto prossim alla VM [NOTA : vedi *2] , lo abbini ad un "...perchè nei pressi di UNO dei delitti [quale? Scopeti????? mhmmm] fu trovato anche un bottone di una giacca da caccia"???
      - "militare" / "cacciatore" ???
      dove starebbe il nesso di legame di univocità, per cui se lasci una impronta di anfibio allora un bottone da cacciatore debba essere dello stesso soggetto (e o viceversa)?

      2) l'impronta vicino al corpo della Vittima Maschile sarebbe "profonda come se quello che l'ha lasciata era sotto sforzo".
      ok.
      DOVE SONO LE ALTRE, sempre lì attorno, sempre in identica condizione, anche temporale, di terreno, che il mdf, "sotto sforzo" avrebbe dovuto lasciare?

      *3) "mi sembra strano che uno metta anfibi militari per portare il cane a pisciare o per farsi un giretto serale per smaltire la minestrina"[cit.]
      a parte che c'è pieno di gente che gli anfibi se li mette anche per andare a spasso sul marciapiede,
      a parte che se vai a spasso in terreno non asfaltato, già la cosa è ben più normale di quello ce pensi,
      ma è cosa molto meno strana ancora se vai a spasso per la natura, che so [puro esempio], al mattino presto quando c'è la rugiada, magari per cercare funghi o far foto. O magari perchè sei uscito di casa semplicemente per passeggiare in mezzo alla natura in una giornata piovigginosa o che rischiava di diventarlo o che lo era appena stata.


      *4) "fattene una ragione non era sv il mostro"[cit]
      affermazione che centra come i cavoli a merenda con il parlare di una impronta a Scopeti.
      V,ale ovviamente, come "non so come rispondere alle contestazioni e quindi cambio argomento sperando che mi vada di lusso".

      Elimina
    9. @Mik 84

      Mi pare si stia parlando dell'orma di Calenzano, per cui l'argomento SV c'entra come i cavoli a merenda cosi' come OFf Topic sono le tue considerazioni secondo cui bisognerebbe mettersi l'anima in pace circa la possibile colpevolezza di SV stesso.
      E per tali Off topic va precisato:

      - che l'alibi di SV nell'84 era talmente traballino che "Il p.m., dubitando anche dei riscontri all'alibi di Vinci, intanto effettuati, richiedeva, nell'autunno 85, la formale istruzione a suo carico per l'omicidio duplice del 1984"
      - Che il fatto che l'anonimo 82 l'abbia scritto il mdf e' solo una illazione romanzesca. Effettivamente... che un anonimo, nell'82, puntasse a Signa, lo dicono tutti tranne i dati ufficiali. Un anonimo ci fu, per via di esso si aprirono le indagini volte alla ricerca di precedenti ai quali si risali' (tramite ricordo di Fiori) a Signa, ma invitava gli inquirenti a ricercare il mdf in un reato a sfondo sessuale nel quale ne Mele, ne i Vinci avevano a che fare.

      - sul pedinamento 85 se ne e' discusso fino alla nausa.Tralasciando le ore in cui era effettivamente controllato, l'allegato 18 e famigli vari, basta leggere la pag. 2 della sentenza Rotella: SV era imputato anche per quel delitto. Evidentemente a qualcuno in procura non l'avevano detto che era controllato. Oppure, semplicemente, in Procura si dubito' della bonta' di tali controlli. Tanto che dall'ottobre 85 iniziarono a farli 'veramente' i pedinamenti (24h su 24) [cosa che non avrebbe avuto ragion di essere fatte giacche' era 'pedinato' e quindi depennabile dalla losta dei sospetti].. A meno che non hai la prova certa che il delitto 85 sia avvenuto tra le 20 e le 24 di Sabato notte o tra le 23 e 24 di domenica sera, SV non puo' essere escluso.

      Sulla vhs 87 e sulla lettera a Vagheggi dell 88, non te la prendere, ma mi viene da dire Zalonescamente:"ma e' del mestiere, questo?"

      SV era veramente il mdf? Non lo sappiamo. Chissa',  forse no. Ma escluderlo per via delle ragioni da te esposte non si puo'. Se ne devono trovare altre.

      Pace.

      Elimina
    10. "Sv c'entra come i cavoli a merenda"... Il punto è che a quanto pare non solo l'unico che ha la sensazione che i fans di quella teoria si ostinino a dare cose per scontate quando scontate non lo sono. Come fate a dire con codesta sicurezza che anche l'impronta a Scopeti non c'entra con il Mostro? Possibile che non vi sfiori nemmeno il dubbio?

      Elimina
    11. Phoenix , dopo la vhs spedita si allertò la sam e dissero pure che c'erano dei contesti che solo gli inquirenti sapevano , è stato insabbiato tutto e il motivo mi pare palese o devo dirtelo ? la lettera spedita a Vagheggi era stato fatta con le modalità identiche a quella ufficiale del 85 e nessuno nel 88 aveva riportato quella del 85 , quindi o il mostro o un inquirente o un bontempone che ha fatto lo stesso lavoro del mostro , stessa probabilità che ha il Venezia di vincere il campionato .... la compagna D'Onofrio ha ultimamente detto a Cochi che quella sera finirono di mangiare tardi ma x i salvatorvinciani sv si è teletrasportato come goku o vegeta alla boschetta in un 'orario anomalo , chissene se in quel periodo cera un soggetto strano che si aggirava tra la boschetta , bar la spiaggia e Bardazzi ... è stato SV anche se non si è mai visto in quei posti , chissene se Poggiali testimoniò che erano stati pedinati .... l'articolo del 82 fu spedito proprio quando Vigna e company stavano pensando di indagare sulla pistola rubata nel 65 nel Mugello , ma sicuramente sarà una coincidenza ... ad ogni mossa degli inquirenti il mostro era un passo avanti

      Elimina
  25. E se fossero state visibili solo quelle xché solo in quei punti il terreno era rimasto morbido dopo l'ultimo temporale?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. @il collega:
      basta guardare le foto (quelle disponibili) dello stradello sterrato della scena del crimine, per rendersi conto in un instante che il fondo stradale è tutto il medesimo.
      Quindi, tutto soggetto alle medesime condizioni atmosferiche e meteoriche.
      E quand'anche ci fosse qualche punto 'più solido' o 'più asciugante', questo non sarebbe sufficiente a spiegare l'assenza di ogni (ogni!) impronta di quello "scarpone" (che se calzato dal mdf avrebbe obbligatoriamente percorso anche i tratti relativi allo spostamento delle vittime) solo ed esclusivamente per tutti i tratti differenti da quelli di una 'camminata diritta e senza fretta in mezzo alla carreggiata dello stradello'[deposizioni + sopralluogo + scientifica].

      Elimina
    2. Hazet ho capito che c'era solo quella orma profonda , ma questo vale anche per il turista in visita a scopeti ... il mostro aveva 2 gambe e il turista o il guardane ne aveva una e volava ?

      Elimina
  26. E se fossero state visibili solo quelle xché solo in quei punti il terreno era rimasto morbido dopo l'ultimo temporale?...
    ...sarebbe un assai ben selettivo miracolo.

    RispondiElimina
  27. Non so chi ti dia tutte queste sicurezze.

    RispondiElimina
  28. "Non so chi ti dia tutte queste sicurezze"...
    ...i riscontri, le foto della scientifica, il normale buon senso, la fisica, l'aver abitato in aperta campagna alcuni anni e sapere che la terra battuta di uno stradello di campagna in uno/due giorni di 'sole di ottobre' non asciuga magicamente tutto ad un tratto nè lo fa in modo assoluto solo per alcuni tratti di un medesimo percorso tanto da renderla incapace di recepire impronte (in alcuni punti potranno essere più profonde in altri meno, ma in quelle condizioni: le lasci lo stesso).

    Le impronte di quegli anfibi, come molto ben visibili nelle foto (comprese quelle rilasciate da Paz un pò di tempo fa, e che puoi vedere su un certo Forum di mostr"I"), sono impronte molto molto marcate, con il fango che trattiene appieno il disegno del carrarmato: ossia sono impronte che sono state lasciate in concomitanza temperale con un un fondo stradale molto 'umido'. Nelle stesse foto ed in tutte le altre, non risultano però invece così marcate le impronte dei pneumatici (che si vedono assieme a quelle delle impronte degli anfibi): ed una macchina, con due persone a bordo, pesa molto di più di un essere umano con degli anfibi ai piedi.
    Il fatto stesso che dalle foto della scientifica si veda bene come i partecipanti al sopralluogo non stiano pattinando nel fango nè a loro volta lascino impronte (e così marcate!) ad ogni passo che fanno, così come il fatto che pure le impronte dei pneumatici della (pesante) auto delle vittime abbia lasciato tracce meno marcate di singoli anfibi: indica che temporalmente quelle impronte di famoso anfibio siano antecedenti il delitto.
    In più, un essere umano con in più il carico di corpo a peso morto, pesa di più che senza: e quindi è più facile che lasci impronte (a parità di condizioni di data, luogo e condizioni atmosferiche, tutte mantenute in questo caso): in questo caso invece il mdf avrebbe lasciato impronte nitidissime camminando senza pesi aggiuntivi, e per i tratti percorsi con le vittime da spostaer: non ne avrebbe lasciate nessuna.

    Che qualche impronta possa essere differente a marcatura o scomparire o non essere lasciata per un motivo qualsiasi (un punto del sotto del fondo stradale 'differente', un ciuffetto d'erba, altro boh?) non è una cosa strana, improbabile o impossibile.
    E' invece strano, improbabile ed impossibile che solo ed esclusivamente tutte quelle che avrebbero dovuto riguardare i movimenti relativi ad affiancamento portiera/e, estrazione dei corpi, spostamento dei corpi, ritorno verso l'auto e/o giri attorno all'auto: non solo non siano meno marcate o incomplete, ma proprio non ci siano del tutto.

    Se, come logica vorrebbe, le impronte che si rilevano a terra, generalmente, sono elementi che permettono di ricostruire una serie di movimenti (stiamo larghi, e diciamo almeno di massima): quelle dell'anfibio del 1981 non ricostruiscono in nessun modo nè l'assalto nè lo spostamento dei corpi.
    Se prese per buone come del mdf:
    tutt'al più ricostruiscono una fase di "approcciamento alla scena del crimine" [arrivando a piedi da lato strada asfaltata] ed una di "allontanamento dalla scena del crimine" [con il mdf che non ritornerebbe da dove arrivato ma che proseguirebbe in direzione opposta].
    Di certo quelle impronte a mezzo strada, non ricostruiscono nè la presenza del mdf nei pressi dello sportello lato guida, nè i due differenti percorsi compiuti per spostare in due punti separati le due povere vittime.

    RispondiElimina
  29. Insomma, 40 anni di dubbi e di indagini quando, per dissiparli senza alcuna esitazione, bastava ascoltare cosa aveva da dire il lettore di un blog che aveva vissuto qualche anno in campagna.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Insomma, 40 anni di dubbi e di indagini"....
      ...guarda che in questi 40 anni non c'è stata alcuna indagine che abbia attribuito, in tribunale, quelle impronte come esplicitamente del mdf.
      Meno che meno nessuna indagine (manco amatoriale) che lo abbia dimostrato.

      Poi, se a te personalmente non piacciono gli elementi, i ragionamenti, i riscontri fotografici, atmosferici e fisici, le esperienze e le valutazioni riassuntive su riportate:
      la cosa non credo sia in grado di modificare gli elementi fattuali su cui ragionare.
      (ragionare, non buttare lì ipotesi senza le annesse spiegazioni causali tipo perchè: uno stradello in terra battuta in mezzo ad un campo, dopo piovuto, dovrebbe magicamente asciugare completamente solo in ben specifici e comodisssimi punti; o perchè le impronte di qualcuno marcano pesantemente il terreno mentre le impronte dello stesso soggetto ma carico di un corpo a peso morto invece no; o come è possibile che un auto con due persone a bordo lasci, negli stessi punti, impronte meno marcate di quelle di un soggetto che cammina a piedi).

      Nell'esprimere 'accordo' o 'disaccordo' / 'opzioni' o 'contro opzioni', è IMHO sempre buona norma spiegare (con i dovuti riferimenti) ciò che si espone.

      Mi sembra di averlo fatto.
      A sufficienza.
      E a più riprese.
      Non ho quindi altro da aggiungere sull'argomento in mancanza di concrete contro-argomentazioni da analizzare e valutare o di novità di riscontri ufficiali.

      Posso solo aggiungere, come NOTA e per dovere di cronaca e di fonti, che:
      ci sarebbe anche la testimonianza di Claudio Valente, 28 apr 1994, agente di Polizia di Stato, con mansioni di addetto al posto di segnalamento e documentazione della Polizia Scientifica di Prato, che intervenne e documentò la sdc.
      Ma la sua deposizione (a 13 anni dal delitto) è davvero tutta un "non ricordo", "non son sicuro" etc.
      E' comunque ascoltabile integralmente a questo indirizzo https://youtu.be/ZFzWE4DLCDQ
      le (non)risposte alle domande sulle impronte sono dopo l'escussione da parte del pm (che in merito non gli chiede nulla a differenza delle parti).

      Elimina
  30. Allora. Punto uno: avevo solo chiesto se l'impronte sotto la macchina esistevano perché dalla deposizione di DS non si capisce
    2: Accusi sempre gli altri di basarsi solo su opinioni ma tu fai lo stesso
    3: quelle stesse opinioni vanno sempre nella direzione di togliere con una certezza matematica ogni elemento che porta lontano dalla tua incrollabile fede nell'esistenza di un Mostro altro 1,64 con i tacchi.

    RispondiElimina
  31. @Il collega
    * stiamo affrontando una questio temporale e di percorso di anonime "impronte": che c'entra SV (o PP o XYZ)? Nessuno ha fatto alcun nome di mdf... del resto come si potrebbe da una suola di anfibio?!
    * Sei tu un "nome" a tirarlo in ballo: però come scappatoia ogni volta che non sai/vuoi argomentare e non io!.
    * le mie 'opinioni', sono argomentate e dettagliate (fin già a partire dalle documentazioni fotografiche. integrate da altri elementi, si: compresi quelli di normale esperienza quotidiana, perchè la banale fisica non è una cosa che segue le mode e le opinioni).
    * ti (e/o altri) avrei accusato di che cosa? dove?
    * Mi sono limitato a partecipare all'evolversi di uno scambio di commenti gia' in atto: partecipanti Omar, Phoenix e Tu.
    mi sembrava che il contenuto di quei commenti non fosse abbastanza approfondito e ci ho aggiunto ciò che a me risultava.
    Sei tu poi che hai risposto a me, in forma monoriga e priva di spiegazioni. Ovvio che poi io risponda a te: io non scappo dai confronti. Perchè confrontarsi (a suon di argomenti): è una cosa che aiuta. sia chi scrive sia chi legge.
    * che esistano e meno impronte sotto la macchina, stante la tua ipotesi che "fossero state visibili solo quelle xché solo in quei punti il terreno era rimasto morbido dopo l'ultimo temporale": sarebbe informazione assolutamente indifferente, perchè anche se ci fossero e mostrassero una semplice camminate in linea retta, con quella (non)argomentazione si potrebbe comunque dire che fece anche millecinquento giri attorno e saltelli a iosa, sempre e solo calpestando punti non più umidi dopo l'ultimo temporale.

    RispondiElimina
  32. E' vero ho sbagliato a risponderti ma già da quando hai paragonato Lotti a Tortora. Trovo questa discussione inutile. Saluti

    RispondiElimina
  33. @Il Collega
    "ho sbagliato a risponderti ma già da quando hai paragonato Lotti a Tortora"[cit]
    ?????

    AFFERMAZIONE:
    * "Ad ogni modo stiamo parlando di una persona [NdA: Lotti] condannata quasi all'ergastolo, forse questo vuol dire che qualche 'prova' c'era"
    [cit - Il Collega - 8 settembre 2021 14:59]

    RISPOSTA:
    * "Da un simile 'ragionamento', consegue che:
    - anche TORTORA (per fare un esempio tra i tanti), essendo stato "condannato"[cit], debba quindi essere colpevole e che ci fossero "prove"[cit] a suo carico.
    Sappiamo invece che così non è."
    [cit - Hazet - 9 settembre 2021 23:22]


    Ho semplicemente, con un ben noto a tutti esempio e perfettamente inerente, messo in dubbio la validità della tua affermazione.

    Non ho minimamente "paragonato Lotti a Tortora".

    RispondiElimina
  34. Ancora sulle impronte del 1981bis ed ulteriori elementi utili alla comprensione:
    * a questo indirizzo è disponibile la VERSIONE INTEGRALE della deposizione del DINO SALVINI.

    Vale la pena ascoltarla, tutta, integralmente e con attenzione anche alle parole di Canessa quando questi parla del "corposo faldone" dei rilievi della scientifica (massimamente il lavoro svolto da Cladio Valente).

    Nell'ascolto della deposizione del Dino Salvini, tra le altre cose, si percepisce anche il continuo frusciare di pagine, in cui il DS ha appuntati le sue note.

    La deposizione, ascoltata in versione integrale, restituisce un DS molto meno "dubbioso" e/o "dubitabile" nelle sue risposte. di quello che si paventava.

    Se ne consiglia caldamente l'ascolto

    RispondiElimina
  35. Hazet: vabbene, ma (quantomeno da smartphone) il link non compare...

    RispondiElimina
  36. non compare perchè.... ops! non l'ho messo!
    è rimasto nel cut-n-paste (cioè, nel cut, senza il paste!)
    grazie di avermelo fatto notare.

    Eccolo:
    https://www.youtube.com/watch?v=JD9wor2LBFE

    (se non compare [stavolta l'ho messo! giuro!], cerca "Mostro di Firenze PP - Maresciallo Dino Salvini, intervenne a Calenzano dopo l'omicidio del 1981", in YT)

    RispondiElimina